Heavy

Intervista Cirith Ungol (Robert Garven e Tim Baker)

Di Davide Sciaky - 20 Settembre 2024 - 9:00
Intervista Cirith Ungol (Robert Garven e Tim Baker)

A più di 50 anni dalla loro formazione, oltre 30 dallo scioglimento e quasi 10 dall’inatteso (ma apprezzatissimo) ritorno, i Cirith Ungol sono finalmente riusciti a suonare per la prima volta in Italia al Metalitalia Festival 2024. Vere e proprie leggende dell’Epic Metal, che hanno contribuito a plasmare con quattro storici album, gli americani sono tornati sulle scene nel 2016 e da allora hanno pubblicato due album molto apprezzati da pubblico e critica e hanno suonato un po’ in tutto il mondo. Poi l’anno scorso, come un fulmine a ciel sereno, nell’arco di pochi giorni la band annuncia la separazione dal chitarrista Jimmy Barraza e il tour d’addio per il 2024. Sembra quindi di essere riusciti solo per il rotto della cuffia a vederli nel nostro Paese per la prima e ultima volta… ma è davvero così? Abbiamo incontrato al festival Robert Garven, batterista e fondatore, e Tim Baker, cantante, che ci hanno raccontato del tour, dell’ultimo album “Dark Parade” (qui la nostra recensione) e ci hanno rivelato in esclusiva che forse non è ancora arrivata la fine per i Cirith Ungol.

Intervista a cura di Davide Sciaky

You can read the interview in English here.

Come va? Siete arrivati qui oggi?

[Robert Garven]  Sì, abbiamo suonato in Svizzera ieri sera a Basilea e abbiamo attraversato le Alpi per arrivare qui. È stato bellissimo!

Domani suonerete qui al Metalitalia Festival, un concerto che molti aspettavano da tempo. È agrodolce suonare finalmente in Italia per la prima volta solo per il vostro tour d’addio?

[Tim Baker] Sì, è da un po’ che c’è questa sensazione agrodolce, voglio dire, stiamo suonando in tutti questi posti per la prima volta, come ha detto Rob ieri abbiamo suonato in Svizzera e non avevamo mai suonato lì prima, quindi sì, è agrodolce ma è anche fantastico.

[RG] Siamo stati chiamati qui tre o quattro volte in passato, ma tutti gli show alla fine non sono andati in porto.

Avevo in programma di venire a vedervi nel 2022 ma quel concerto, e alla fine anche il tour, sono stati cancellati.

[TB] Il maledetto COVID probabilmente, sì, me lo ricordo.

[RG] Senti, c’è una cosa che voglio dirti subito: quando abbiamo annunciato questo tour come l’ultimo stavamo avendo dei seri problemi con la band, ma ora quei problemi sono scomparsi. Quindi, anche se questo era stato programmato come il nostro ultimo tour, voglio che sappiate che personalmente, e non posso parlare a nome di nessun altro, ma per quanto mi riguarda io non sono pronto a mettere la parola fine e il mio obiettivo è quello di tenere la band insieme e di suonare. Quindi, voglio che sappiate che questo è il mio…

[TB] È il suo obiettivo.

[RG] Voglio che tu capisca le mie ragioni. È come se ti venisse diagnosticato un cancro, vendessi tutte le tue cose e ti preparassi a morire e il dottore ti dicesse: “Beh, sai cosa, hai ancora cinque anni da vivere”…. Cambia l’intera prospettiva. Come ho detto, avevamo dei grossi problemi nella band e sono praticamente scomparsi, quindi ora suoniamo meglio di prima. Lui canta meglio e tutti i nostri fan dicono “Non mollate, non mollate!”. Ma abbiamo già promesso a tutti che questa è l’ultima volta che suoniamo e quindi questo è quello che possiamo dire: in realtà avevamo un mucchio di concerti organizzati per quest’anno che sono stati rimandati all’anno prossimo, quindi il mio obiettivo è fare in modo che il tour finale dei Cirith Ungol sia come quello dei Kiss e che duri per cinque anni [ride].

[TB] O almeno un anno.

[RG] Sì, perché può essere il tour finale, ma se non finisce mai… [ride]

L’anno scorso sono successe molte cose nei Cirith Ungol: avete pubblicato “Dark Parade”, il secondo album dal vostro ritorno, ma vi siete anche separati da Jimmy Barraza e, come abbiamo detto, avete annunciato il vostro tour d’addio. Quando avete annunciato l’addio di Jimmy avete detto che la band non si sarebbe sciolta e che avreste continuato a supportare il nuovo album, ma solo un paio di settimane dopo avete annunciato che il 2024 sarebbe stato il vostro ultimo anno di esibizioni dal vivo. Tecnicamente le due dichiarazioni non sono in contraddizione, avete detto che avreste continuato a suonare per supportare “Dark Parade” e questo è ciò che avete fatto per tutto il 2024, ma credo comunque che alcuni dei vostri fan siano rimasti confusi dalla tempistica di queste dichiarazioni, cosa è successo?

[TB] Sì, il cambio di programma è stato sostanzialmente questo, sì.

[RG] Non vogliamo parlare troppo di questioni personali perché diventano spinose, ma vi diremo che Jimmy ha avuto dei problemi di salute e quindi si è allontanato dalla band. Armand, che è anche nei Night Demon, ha registrato i nostri ultimi tre album – “Forever Black”, “Half Past Human”, “Dark Parade” e il nostro nuovo album dal vivo registrato al Roxy che uscirà prossimamente – quindi è stato nostro amico negli ultimi dieci anni e ha detto che ci avrebbe aiutato suonando solo uno o due concerti ed è finita come con la band stessa. Quando siamo tornati, abbiamo detto che avremmo suonato forse al Keep It True e al Up the Hammers, sai, solo qualche concerto per i nostri fan, ma poi le cose hanno iniziato a decollare a gran velocità. È quello che è successo con Armand, che avrebbe suonato uno o due concerti e ha iniziato a divertirsi, a godersi questa cosa, e noi stiamo suonando, secondo me, meglio di quanto abbiamo mai fatto. Anche quando c’erano i membri che facevano parte della band in passato, quindi questa è la situazione in cui ci troviamo ora.

Pensate che, indipendentemente da cosa accadrà dal vivo con questo tour d’addio, che duri pochi mesi o anni, continuerete a lavorare in studio su nuova musica?

[TB] Beh, è la stessa storia dei live, voglio dire, stiamo solo andando a naso per vedere come va. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Dobbiamo aspettare e vedere che succede, davvero. Non promettiamo nulla.

[RG] Ma non escludiamo nulla perché, alla nostra età, non abbiamo tempo per cazzeggiare. Capisci cosa voglio dire? Non possiamo prenderci altri 20 anni di pausa e tornare insieme, avremo cento anni ormai! Quindi, credo che faremo l’ultimo tour, torneremo a casa e…

[TB] Ci incontreremo e vedremo cosa succederà.

[RG] Sì, poi partiremo per il tour in Sud America, che fa ancora parte del nostro tour finale, e poi suoneremo in Messico, Colorado e New York, che doveva essere quest’anno e invece è l’anno prossimo.

[TB] Va bene così.

[RG] Come ho detto, spero ancora in un tour finale di cinque anni in stile Kiss.

Come abbiamo accennato prima, i Cirith Ungol sono tornati di recente al Frost and Fire Festival nel 2016, e quando è successo siete tornati in attività dopo praticamente 25 anni. Io non c’ero nel ’91, ma credo che nel corso del tempo vi siate guadagnati un seguito di culto piuttosto grande, so per certo che negli ultimi anni c’era molto interesse per la band in certi ambienti musicali. Quanto eravate consapevoli dell’interesse nei confronti della band in quegli anni?

[TB] Sì, sì, è tutto grazie a internet. La proliferazione dei festival musicali dedicati a certe sonorità che si svolgono oggi in tutto il mondo, sai, sono più piccoli, sono festival underground. Proprio ora siamo ad uno di questi che non è poi neanche così piccolo, ma non è neanche un festival enorme. Ci sono molte band che i fan della musica mainstream potrebbero non conoscere. Quindi, voglio dire, è una combinazione di questo e di internet. È questo che ci ha aiutato.

[RG] Inoltre la Metal Blade Records, la nostra casa discografica di lunga data, ha continuato a stampare tutti i nostri album, magari non sempre tutti allo stesso tempo, ma ne ha ristampati alcuni, rendendoli disponibili al pubblico e poi molte riviste qui in Europa, Deaf Forever, Sweden Rocks, Metal Hammer, molte riviste hanno continuato a pubblicare articoli su di noi di tanto in tanto, delle retrospettive su “questa vecchia band che era così figa” o via dicendo. Non saremo mai una band enorme, ma la gente che ci ama lo fa perché non abbiamo mai rinunciato alla nostra visione originale. Molte band nel corso degli anni sono cambiate, hanno cambiato stile, hanno cambiato la loro visione della vita e così via. Per quanto mi riguarda l’unica cosa che abbia mai voluto fare è suonare il Metal più pesante possibile e credo che la differenza tra molte altre band e noi sia che se si ascolta il nostro ultimo album, “Dark Parade”, credo che questo sia il nostro album migliore. Ora, “King of the Dead” è uno degli album che tutti amano ed è fantastico, ma risale al 1984. Voglio dire, questo album ha ancora oggi l’energia, la potenza e la pesantezza che avevamo allora, 40 anni dopo.

Ma voglio dire, voi eravate consapevoli di tutto questo o vi ha colto di sorpresa una volta tornati sui palchi?

[TB] No, anche noi usiamo internet, se apri Facebook o un qualunque altro social media, oh, sì, abbiamo visto queste cose e la gente ci contatta continuamente.

[RG] La gente ci scrive lettere e quando escono gli articoli delle riviste sappiamo che la gente pensa a noi. In effetti, uno degli articoli di una rivista che ho visto di recente era una rivista italiana, con 15 pagine a colori con tutti gli album. Quindi abbiamo pensato che…

[TB] A qualcuno dobbiamo piacere!

[RG] Sappiamo di essere una band qualunque, ma credo che, come ho detto, i nostri fan più accaniti pensino: “Ehi, ecco una band che non ha mai rinunciato alla sua visione originale” e ancora oggi seguiamo quella visione.

I Cirith Ungol, insieme a gruppi come Manilla Road, Manowar, Warlord e altri, sono considerati tra i padri e i più grandi rappresentanti dell’Epic Metal. Sebbene tutte queste band siano americane, oggi sembra che siate più popolari in Europa che nel vostro Paese.

[TB] E’ così.

Come ve lo spiegate?

[TB] Beh, perché di solito il pubblico europeo del Metal sembra essere più intelligente. Non lo dico perché gli piacciamo noi o le altre band che hai appena citato, ma sembra che abbiano gusti molto più diversificati. In America, invece, tutti seguono ciò che è popolare e salgono sul carrozzone di quello che ha successo in un certo momento. So che i Manilla Road la pensano allo stesso modo: hanno fatto molte più cose qui, più tour di quanti ne abbiano mai fatti negli Stati Uniti.

[RG] Noi suoniamo negli Stati Uniti e l’età media dei presenti è di oltre 50 anni. Se suoniamo in Europa, la media sembra essere inferiore ai 30 anni. Quindi, pensiamo anche che l’Heavy Metal stia…

[TB] Rinascendo.

[RG] Sì, e non solo sta rinascendo, ma qui è sempre rimasto popolare.

[TB] Sì, in America l’interesse per il Metal varia molto, voglio dire, oggi non sapresti nemmeno che c’è una scena metal in America a meno di non esserci dentro. Negli anni ’80 non si vedeva altro, su MTV o da altre parti, era la cosa più grossa che c’era e poi è sparito nel nulla. Qui non è mai andato da nessuna parte. Voglio dire, è sempre stata lì, popolare. Underground, va be, ma comunque con il suo seguito.

[RG] Abbiamo suonato una decina di concerti negli Stati Uniti l’anno scorso, e c’è gente che viene agli show, è comunque un buon pubblico, ma non c’è l’intensità che c’è qui in Europa.

Sì, se vai al Keep It True, dove avete suonato qualche anno fa e dove suonerete il mese prossimo, la gente conosce ogni singolo testo di ogni singola band presente.

[TB] Lo so, non è incredibile? È pazzesco, anche di gruppi che non hai mai sentito nominare vai lì e pensi: “Oh, ma questi ragazzi conoscono ogni canzone!”. Il nostro amico, il batterista dei Night Demon, Brian, è così ed un amante dei vinili. È il re delle band poco note, chiedetegli di qualsiasi gruppo Metal dei tempi che furono e lui lo conoscerà. Probabilmente in questo momento sta guardando i dischi nei banchetti del festival.

[RG] Ti racconto una storia divertente sull’ultima volta che abbiamo suonato lì. Uno dei nostri gruppi preferiti, i Lucifer’s Friends, sono tedeschi, hanno suonato e noi abbiamo fatto da headliner una sera, loro l’altra…

[TB] Era all’Hammer of Doom però, no?

[RG] Sì, ma l’Hammer of Doom si è trasformato nel Keep It True Rising. Vedere un gruppo con cui siamo cresciuti, sai, eravamo già in una band e li guardavamo con ammirazione, e poter suonare con gruppi del genere è stato davvero incredibile. Di recente abbiamo suonato in Irlanda con Brian Downey dei Thin Lizzy ed è stato un altra cosa speciale. Ma, sai, stiamo perdendo tutta quella generazione. La stiamo perdendo rapidamente. Quindi, sai, è per questo che stiamo cercando di…

[TB] Andare in giro e continuare a suonare.

[RG] Sì, vogliamo mantenere viva la fiamma.

Ora, passando a “Dark Parade”, come abbiamo detto questo è il vostro secondo album da quando siete tornati, come sono stati i processi di songwriting e di registrazione rispetto a “Forever Black”, le cose sono diventate più fluide dopo alcuni anni di nuovo insieme, o è rimasto tutto uguale?

[RG] Penso che in fondo sia sempre uguale. Dico sempre alla gente che se svelassimo la nostra ricetta segreta, non sarebbe più una ricetta segreta. Comunque, tutti possono scrivere i testi delle canzoni, ma Tim ne scrive la maggior parte. L’unica cosa che abbiamo fatto è stata una sorta di trasformazione, siamo sempre stati una band con una forte impronta fantasy, ma c’è sempre stato un certo “doom”… Una delle prime canzoni che abbiamo scritto su “Metal Massacre 1” è stata “Death of the Sun”, sulla fine della Terra e del sole, quindi l’abbiamo sempre avuto anche un lato più tenebroso. I nostri ultimi album si sono trasformati lentamente in quello che è “Dark Parade”, ovvero l’esperienza doom metal definitiva. Non so se lui abbia altro da dire.

[TB] Beh, non dal punto di vista musicale, ma sicuramente dal punto di vista dei testi.

[RG] Ma questo album è pesante, amico. Domani sera suoneremo alcune canzoni, ma quando ascolto l’album mi dico: “Wow!”, è quello che volevamo. È quello che volevo, qualcosa di cui sono davvero orgoglioso.

Hai parlato dei testi, potrebbe essere considerato una sorta di concept album?

[TB] Beh, in gran parte si tratta di un generico commento su ciò che sta accadendo nel mondo, che è sempre vicino alla fine, no? Capisci quello che voglio dire? È come se fosse a un passo dalla fine, come se l’Orologio dell’apocalisse fosse a un minuto dalla mezzanotte, credo che qualcuno abbia detto così una volta. È più o meno quello di cui parlo.

[RG] È l’ultimo tour anche per la Terra.

[TB] Sì, è vero. Sì, quindi è di questo che si tratta.

Una fine col botto.

[RG] Beh, speriamo di non finire davvero con il botto [ride].

[TB] Beh, sì, ci stiamo avvicinando.

Immagino che abbiate scritto l’ultimo album durante la pandemia. Pensate che questa abbia avuto un’influenza in qualche modo, che sia dal punto di vista musicale o da quello dei testi?

[TB] Non più di quanto avrebbe fatto qualsiasi altra cosa. Con tutte le catastrofi, tutta la merda che accade nel mondo, quella è stata solo una cosa in più che si è accumulata e che ha reso la situazione ancora più insopportabile per il pianeta. E’ quello che è.
Sembra strano, a pensarci ora, che sia andata avanti per quasi tre maledetti anni, ma c’è stata questa cancellazione dalla memoria di tutti, come se fosse scomparsa… È come essere rapiti dagli alieni e tornare e sedersi nella propria camera da letto e pensare: “Dove sono stato per tre giorni?”. Ma in verità la cosa è, “Oh merda. Dove sono finiti questi tre anni, amico?”.

[RG] Sicuramente quando è uscito il nostro album precedente, “Forever Black”, era tipo il 20 marzo, ed era il primo giorno della vera pandemia. Ricordo che camminavo nel mio quartiere, era come in un film di fantascienza: nessuno in giro, niente animali, niente uccelli, niente macchine.

[TB] Quindi non avevamo nient’altro da fare se non scendere in quella grande spirale doomeggiante che che è diventata “Dark Parade”.

Una cosa che trovo davvero impressionante di “Dark Parade” e “Forever Black” è il modo in cui suonano al 100% Cirith Ungol pur essendo freschi e senza copiare voi stessi, il modo in cui suonano moderni ma anche molto old school. È difficile trovare questo equilibrio, è il risultato di un processo molto delicato di creazione delle vostre canzoni, o è semplicemente il modo naturale in cui vengono fuori?

[RG] Ho letto su “Forever Black” e su questo album che la gente dice che suonano come se fossero degli anni ’80, ma quello è stato il periodo di nostro massimo splendore e quindi sarebbe come se i Beatles fossero ancora vivi e si riunissero per fare un album, nessuno si chiederebbe “Ehi, wow, suonano come i Beatles”. Penso che abbiamo semplicemente ripreso da dove avevamo lasciato.

[TB] Beh, in più il suono è molto migliore, credo che questi album siano migliori dal punto di vista musicale. Voglio dire, eravamo più giovani all’epoca, non direi che non sapevamo quello che stavamo facendo, ma, sai, semplicemente tiravamo avanti facendo del classico Metal anni ’80. Ma la tecnologia moderna e la possibilità di essere in studio e fare quello che volevamo fare, perché, come ho detto, Armand ha registrato tutto questo materiale nello studio che si trova nello stesso edificio in cui abbiamo la nostra sala prove, così siamo andati lì e abbiamo registrato. È stata un’accoppiata perfetta e credo che ci abbia aiutato molto. Invece di dover andare da qualche parte, avere un tempo di registrazione limitato, entrare e sudarcela, come abbiamo fatto per i vecchi album. Con questi abbiamo avuto molto più margine di manovra, molto più tempo per fare le cose e farle suonare bene e nel modo in cui volevamo. Per me avrebbe potuto essere ancora molto, molto, molto migliore, ma è  comunque buono. Ha un buon suono e le canzoni sono fantastiche. Quindi, è sempre qualcosa di cui possiamo essere soddisfatti. La tecnologia moderna e la possibilità di avere il tempo di fare ciò che vogliamo è ciò che credo lo renda migliore, diverso e uguale a quello di un tempo.

[RG] Quello che non abbiamo fatto è usare batterie triggerate, non ci sono strani effetti come l’autotune o cose del genere. Ho letto di recente su Youtube un tizio che, parlando di “Velocity”, ha detto: “Credo che il cantante non sapesse di cantare in una tonalità diversa da quella della chitarra” o qualcosa del genere. Ma noi scriviamo solo canzoni…

[TB] Non so nemmeno di cosa stia parlando! [Ride]

[RG] Sì, sai, cerchiamo solo di suonare la musica più pesante che possiamo, non cerchiamo di analizzarla troppo, ma cerchiamo anche di viverla come abbiamo sempre fatto. Anche se alcune delle tecnologie sono nuove, una volta registravamo su nastro e ora lo facciamo in digitale, non abbiamo fatto molto altro di diverso rispetto a quando abbiamo iniziato. È solo che l’attrezzatura è un po’ più moderna.

[TB] È molto più facile registrare oggi!

Hai citato i Beatles e, tornando molto indietro nel tempo, avete iniziato a suonare insieme come Titanic e so che quando avete iniziato suonavate la musica dei Beatles. Anche se qualche punto di contatto può essere trovato in canzoni come “Helter Skelter” o “I Want You (She’s So Heavy)”, che è fondamentalmente un antenato del Doom Metal, ovviamente la musica dei Cirith Ungol è molto diversa dalla loro.

[RG] Beh, sai, siamo cresciuti in quel periodo, ma ad essere onesti era uno dei ragazzi, che ora è morto, Pat Galligan, che ha suonato negli Angry Samoans dopo aver lasciato la nostra band e ha fatto cose punk, ma i Beatles erano la sua passione. Noi gli abbiamo semplicemente dato corda, e Tim non faceva nemmeno parte della band.

[TB] Non ho nulla da dire al riguardo, nessuno può darmi la colpa per quello [ride].

[RG] Sì, guarda, io amo i Beatles, ma all’epoca…

[TB] Erano come una droga di passaggio per altre cose, insomma, ecco cos’era. E poi abbiamo iniziato ad ascoltare altre cose, come i Doors, per poi passare ai Mountain.

[RG] Sì, Blue Cheer.

[TB] E poi arrivano i Black Sabbath, sai, e a quel punto pensi… i Beatles? Va bene [ride].

[RG] E noi abbiamo assistito a tutto ciò dalla prima fila. Ricordo che ero al negozio di dischi di fronte alla nostra scuola e il primo album dei Black Sabbath era lì. Uno dei ragazzi della band mi fa: “Ehi, amico, pensi che sia un buon disco?”. Quindi, abbiamo assistito alla nascita ti tutto questo ed essendo in una band nello stesso periodo, così abbiamo avuto la possibilità di essere in giro per quasi tutta la storia del…

[TB] …del Metal. Oh, sì, certo.

[RG] Ma anche all’epoca dei Beatles, come Jimi Hendrix, i Cream e così via. C’erano un sacco di band che giravano a quell’epoca e che erano un po’ più pesanti, e credo che sia quella la roba verso cui ci orientiamo. Si capisce che ti piacciono i Beatles e, come ho detto, alcuni di quei pezzi sono classici, ma credo che noi siamo più simili alla parte “Helter Skelter” dei Beatles.

La mia ultima domanda sarebbe stata se pensavate di tornare insieme in futuro per suonare di nuovo, come avete fatto l’ultima volta dopo 25 anni di pausa, ma mi avete già risposto…

[TB] Ecco, questo è già il futuro per noi. Come ha detto Rob, anche se provassimo a prenderci una pausa e cose del genere, non diventiamo certo più giovani e, come ha detto lui, molte delle band che vedete in giro, anche alcune delle band che suonano a questo festival, siamo venuti su tutti nello stesso periodo. Tutti noi ci stiamo avviando sulla via del tramonto, quindi non ci resta che aspettare e vedere, ma non possiamo aspettare troppo per vedere cosa succede.

[RG] Questa è la verità per quanto mi riguarda: non sono ancora pronto a mollare. E farò tutto ciò che è in mio potere, cercherò di far andare avanti la band in un modo o nell’altro.
E lasceremo che siate voi a guardare il nostro concerto domani sera e a dirci se…

[TB] … Se è una buona idea.

[RG] E se pensate che abbiamo ancora qualcosa da offrire al mondo.
Credo che domani sera sarà uno show fantastico. Il nostro set copre praticamente tutta la nostra carriera e sai, abbiamo cercato di mettere… questa è un’altra cosa strana: dato che continuiamo a pubblicare album e a scrivere materiale davvero buono, l’anno scorso io e Tim volevamo suonare tutte le canzoni di questo album, perché ai primi tempi dei Black Sabbath, quando li ho visti all’epoca di Vol. 4, salivano sul palco e praticamente suonavano tutto il loro nuovo album e magari qualcosa come Paranoid o War Pigs o poco altro, no?
Ma guarda, capiamo che molti dei nostri fan che non ci hanno mai visto prima vorrebbero vedere un mix di cose. Quindi, c’è un po’ di ogni album.

Oppure potete fare uno show di tre ore e suonare tutto.

[TB] Oh, beh… [finge di tossire poi ride]

[RG] Beh, abbiamo suonato con un sacco di grandi band e le band che fanno concerti di tre ore in realtà spesso fanno un’ora di musica e circa due ore di altro..

[TB] Sì, giocano con il pubblico. Noi non facciamo queste cose [ride] quello che facciamo è cercare di suonare più canzoni possibili.

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