Progressive

Intervista Claudio Simonetti’s Goblin (Claudio Simonetti)

Di Davide Sciaky - 11 Agosto 2017 - 12:30
Intervista Claudio Simonetti’s Goblin (Claudio Simonetti)

La mattina prima del concerto di Bollate, in cui i Claudio Simonetti’s Goblin hanno suonato la colonna sonora di Profondo Rosso in contemporanea alla proiezione del film, abbiamo intervistato il leader e tastierista Claudio Simonetti.
La storia di Simonetti spazia attraverso 50 anni di musica, dagli albori del Prog, ai capolavori dei Goblin con Dario Argento, l’excursus Dance con gli Easy Going ed il Gioca Jouer, il ritorno Metal con i Daemonia, il presente con i Claudio Simonetti’s Goblin.
Claudio ci ha concesso una lunga intervista in cui ha raccontato tutto questo, e non solo, andando a toccare tutti i punti della sua notevole carriera ed analizzando la nascita e le caratteristiche del Prog italiano viste da chi l’ha vissuto da vicino.

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao Claudio, benvenuto su TrueMetal.it

Quello che vorrei proporti oggi è un’intervista antologica che andrà a toccare, nei limiti del tempo che abbiamo, un po’ tutta la tua storia.
Cominciamo quindi proprio dall’inizio: sei figlio d’arte, pensi che avresti studiato musica anche se tuo padre si fosse occupato d’altro?

Eh, non lo so [ride].
Non lo so perché ho avuto la fortuna, per l’appunto, di nascere e crescere in un ambiente musicale con un padre come il mio quindi è venuto tutto da solo.
Vabbè, non vuol dire niente perché ho due figli che non suonano niente, quindi figurati…

Hai iniziato a suonare in una band da giovanissimo nel 1968 con i Marco e gli Eremiti, avevi paura di perderti la fine degli anni Sessanta?

Beh, insomma, quando ho cominciato avevo 16 anni, cioè, io ho cominciato a suonare il pianoforte a 8, però con i complessini anche prima, avevo 14 anni, 13 anni, e poi sì, vabbè, Marco e gli Eremiti è stata una cosa un po’ così, niente di che, era più che altro un gruppo con cui facevamo le serate, lavoravamo nei locali, facevamo pure il night la sera o suonavamo negli alberghi, facevamo musica molto commerciale.
Poi c’è stata l’occasione di quel 45 giri, però niente di importante, non la reputo un’esperienza importante nella mia vita.

Arriviamo agli anni ’70, più precisamente al 1973 quando nascono i Goblin…

No, prima ci sono stati i Ritratto di Dorian Grey che è stata fondamentale come, per partire…partendo da lì per poi arrivare ai Goblin nel settantaaa….

‘73, ’74…

No, nel ’74 abbiamo fatto un gruppo che non erano i Goblin ancora, erano Oliver.
I Goblin invece sono nati effettivamente nel ’75 con Profondo Rosso con una formazione diversa da quella di Oliver.

Ecco e, se non ricordo male, questa storia nasce dal tuo servizio militare e l’incontro a Londra con Eddy Offord, giusto?

Sì.
Niente, io quando ho fatto il militare, in quel periodo, siccome l’ho fatto a Roma, avevo un piccolo studio in casa, uno studietto, all’epoca non c’erano le apparecchiature di oggi, e con Massimo Morante abbiamo scritto dei provini; poi con questi provini siamo andati a Londra a farli sentire…da pazzi siamo andati da Eddy Offord che era già un fonico dei più importanti che c’erano, anche produttore, e stranamente ascoltò i nostri brani e gli piacquero molto, però poi alla fine, tra una cosa e l’altra, con lui non siamo riusciti a fare niente insomma, siamo stati a Londra per quasi un anno tra una cosa e l’altra, abbiamo anche suonato lì, però poi siamo tornati in Italia e abbiamo fatto il contratto, grazie a mio padre, con la Cinevox Record che erano gli editori dei film di Dario Argento, ecco perché questo accostamento.

Com’era l’atmosfera a Londra in quegli anni?

Era molto bella, sì, sì, bella musicalmente, c’era un grande fermento nella moda, nel costume, tutto quanto.
Sicuramente una Londra completamente diversa da quella di oggi…che poi noi andiamo spesso a Londra, anche a suonare, e quindi io noto questi grandi cambiamenti; sicuramente era più all’avanguardia prima che non adesso.

Ovviamente non possiamo non parlare di Dario Argento, lo citavi prima, il vostro incontro ha regalato veri capolavori e il successo meritato alla band. Penso che un legame così stretto tra una band ed un regista sia piuttosto unico. Secondo te le arti devono dialogare per dare il meglio di sé?

In che senso?

Voglio dire, secondo te dall’incontro tra diverse forme d’arte, in questo caso cinema e musica, si più esaltare ancor più la qualità delle singole?

Ah, be’, se vogliamo considerare questo…pensavo ci fossero collegamenti con altri tipi di arte, l’arte è talmente immensa che va dalla pittura al cinema al teatro.
Sì, sì, sì, c’è comunque sempre una relazione tra la creatività, in qualsiasi campo dell’arte ti cimenti, è sempre importante che ci sia la creatività, poi è quella creatività che ti permette di fare il musicista, lo scrittore, il pittore.
Il cinema è indissolubile sicuramente dalla musica perché, a parte in qualche raro caso, i film hanno sempre avuto successo anche in base alle musiche che venivano scritte, una volta, forse, più che adesso.
Adesso il cinema si è un po’ standardizzato su…specialmente quello americano, i film sono anche belli ma le musiche non lasciano traccia.
Invece una volta veniva data anche molta importanza alle musiche e quindi il cinema e musica sono sempre andati a braccetto.
Dario Argento è stato uno di questi che ha tenuto moltissimo alle musiche dei suoi film, infatti siamo stati molto fortunati noi a conoscerlo nel ’75 e quando il nostro produttore ci promosse verso Dario Argento per fare la colonna sonora di Profondo Rosso, visto che lui era anche l’editore, siamo capitati nel momento giusto nel posto giusto, quindi da lì poi è nato tutto il successo che è seguito.

Profondo Rosso, per l’appunto, penso si possa dire tranquillamente il pezzo più memorabile e più noto dei Goblin…

In Italia sicuramente, non nel mondo.
Nel mondo il film più importante di Dario Argento è Suspiria; Suspiria è talmente importante che in Giappone Profondo Rosso è uscito dopo e lo chiamarono Suspiria Parte Seconda.
Infatti noi adesso andiamo a suonare in Giappone, ci andiamo tutti gli anni, e l’anno scorso abbiamo fatto Suspiria dal vivo e quest’anno faremo Profondo Rosso; ci sono già i poster fatti, Suspiria Parte Seconda [ride] fa ridere ma è così.

Comunque dicevo, questo pezzo…

No, be’, Profondo Rosso in Italia poi è il disco che ha venduto più di tutti, ha venduto più di 4 milioni di copie, ed è una colonna sonora tanto conosciuta che oggi le giovani generazioni sicuramente conoscono il brano ma magari non sanno neanche chi sia Dario Argento, tanto meno i Goblin.

Ecco, questo pezzo ha terrorizzato diverse generazioni da più di 40 anni, secondo te a cosa è dovuta tanta memorabilità?

Guarda, io non lo so perché avendola scritta non ho idea del perché abbia suscitato tutto questo…non lo so…
Però sicuramente sì, è un brano un po’ particolare calcolando soprattutto l’epoca da dove viene, all’epoca andavano di moda molto le canzoni tipo…negli anni ’70 c’erano i Cugini di Campagna, c’erano tutte le musichette così, i complessi erano Gli Alunni del Sole, la Canzocella, ste cose qua, quindi noi eravamo delle mosche bianche.
C’era tutto il Prog italiano eh, però il Prog italiano è sempre stato un genere molto underground, anche se molto seguito ai festival e così via, però non erano i gruppi più famosi.
Gli stessi gruppi Prog che inizialmente erano Prog, facevano musica così, poi sono diventati famosi grazie alle canzonette, basti pensare ai Pooh, i Pooh pure erano un gruppo Prog, facevano Parsifal, i New Troll, questa gente qua…poi dopo fecero successo grazie alle canzonette, cosa che noi non abbiamo mai fatto.

Andando avanti di qualche anno, poi, i Goblin vanno a lavorare con un altro grande dell’Horror, George Romero. Come nasce questo incontro?

No, in realtà con Romero non c’è mai stato nessun incontro.
Semplicemente Dario Argento doveva distribuire il film Zombie del quale aveva i diritti in Europa ed in Italia, però a lui non piacevano le musiche che aveva messo Romero; Romero aveva messo delle musiche tratte addirittura da libraries americane, neanche c’era un compositore, musiche molto vintage, molto antiche, vecchie e il film era un po’ lunghetto, quindi tagliò di un bei venti minuti e ci fece rifare la colonna sonora a noi.
Noi non abbiamo mai conosciuto Romero, io ho avuto il piacere di conoscerlo l’anno scorso, finalmente dopo 40 anni…39 anni, infatti di Zombi l’anno prossimo si festeggiano i 40 anni, è uscito nel ’78…e ho conosciuto Romero finalmente che è una persona molto alla mano, molto simpatica, molto disponibile, ho passato un pomeriggio con lui, mi sono fatto raccontare tanti aneddoti, e alla fine gli ho chiesto se gli era piaciuta la musica e come mai avesse scelto quella musica così brutta, poi glie l’ho detto, e lui ha detto che non era nelle sue intenzioni, lui voleva dare un sapore retrò al film, ed invece effettivamente con la nostra musica ha acquistato un altro valore, un altro sapore.

Andando avanti ancora alcuni anni e c’è il tuo lavoro nel campo della musica Disco con gli Easy Going e la celeberrima collaborazione con Claudio Cecchetto per il “Gioca Jouer” di cui hai scritto la musica; a cosa si deve questo tuo cambio di genere in quegli anni?

Mah, allora, nel ’78 praticamente finiva un po’ tutta l’era del Rock, di tutti gli anni…che sono stati anche anni duri politicamente, gli Anni di Piombo, brutti, quindi la gente si era stancata molto di questo…diciamo che con l’uccisione di Moro finì un’era, era il ’78, purtroppo è stato anche l’anno in cui è scomparso mio padre e quindi finendo quell’era così la gente si era stancata, anche perché spesso i concerti Rock erano legati ad episodi di violenza, a gente che veniva attaccata dalla polizia, c’erano quelli che non volevano pagare il biglietto perché i concerti dovevano essere gratis, così ad un certo punto finì quest’era ed arrivò la dance, dal ’78, che già esisteva perché negli anni ’70 già si parlava, insomma, già c’era Moroder con Donna Summer, c’era Berry White, però la vera Dance è arrivata con La Febbre del Sabato Sera e quindi da lì è nata tutta un’epoca diversa.
Noi nel ’78 ci siamo sciolti, ci siamo separati con i Goblin e io ho conosciuto un produttore, Giancarlo Meo, che si occupava di, voleva fare il produttore di musica Dance e mi propose di provare a scrivere qualche cosa, così è nato Easy Going, e lì è uscito il mio lato brasiliano, io essendo nato in Brasile mi porto dietro quel tipo di musica, fino ad arrivare poi a Cecchetto che abbiamo conosciuto in televisione, lui presentava, faceva il presentatore, non il discografico né l’artista, e mi propose quest’idea di fare dei comandi che la gente doveva ballare; io scrissi questa “tarantella”, chiamiamola così, ma il colpo di fortuna fu quando gli proposero di presentare il festival di Sanremo, quindi lui mise Gioca Jouer come sigla del festival e da lì è nato…ma infatti, ieri sera siamo andati a mangiare mentre venivamo qui a Milano, a Piacenza c’era un ristorante e c’era un ragazzo che lavorava lì che aveva 22 anni.
Ad un certo punto ha capito che eravamo un gruppo o qualche cosa del genere e ci fa, “Ma voi che siete un gruppo?” e io “Sì, io sono Simonetti, i Goblin, Profondo Rosso, Dario Argento” e lui dice “Mi spiace, non li conosco”, poi gli faccio “Però Gioca Jouer la conosci?” “Sì, sì, sì!” [ride].
Cioè, Gioca Jouer è sopravvissuto….che poi Gioca Jouer ha quasi 40 anni pure quella, siamo là, 35, 36, però con le nuove generazioni…io ho una figlia di sette anni adesso, la più piccola, e lei conosce Gioca JouerProfondo Rosso no.

Facendo un piccolo excursus, la musica progressive è vicina a lidi di follia e psichedelia, può assumere connotazioni circensi, ma anche oscure. Pensi che la musica dei Goblin rientri nel secondo caso?

Ma, guarda, innanzitutto il termine Prog è un termine poi coniato nel tempo, perché all’epoca non si chiamava così, noi facevamo…c’erano i festival Pop, Caracalla, musica Pop era la nostra, poi questo termine Prog non so da dove viene fuori.
Però all’epoca la cosa bella che c’era, rispetto ad oggi, è che c’era molta diversità tra gli artisti, i gruppi famosi dell’epoca erano i Genesis, i King Crimson, i Deep Purple, i Led Zeppelin, i Jethro Tull, e nessuno assomigliava all’altro, erano tutti uno diverso dall’altro, quindi non si poteva generalizzare e fare un genere di tutto quel tipo di musica, ognuno faceva la musica sua.
Oggi c’è un piattume totale in cui più o meno tutti fanno la stessa cosa, infatti vanno a cercare poi le cose nuove in quelle vecchie, ecco perché molti gruppi sono ancora vivi, o redivivi, grazie a questo.
Noi all’epoca, i nostri punti di riferimento erano i ragazzi della nostra età, i Genesis avevano la nostra età, non sentivamo la musica dei nostri padri o dei nonni.
Oggi un ragazzo che va a vedere Vasco Rossi potrebbe essere suo nipote, è bello ma è triste, vuol dire che non c’è un grosso, qualcosa c’è, ma non c’è un grosso ricambio generazionale, invece noi abbiamo fatto la rivoluzione nella moda, nella musica, nella politica, nelle contestazioni, nelle cose…anzi, per certi versi forse, io non mi occupo di politica, ti premetto che non me ne frega assolutamente niente, però sicuramente se ci fossero i ragazzi del ’68, oggi, i nostri politici non si comporterebbero così perché gli avrebbero già dato fuoco al Parlamento e tutto.
Però anche è vero che i politici di oggi sono i figli dei contestatori di allora, quindi vuol dire che qualcosa di strano c’è.
No, anche perché effettivamente sembra strano che, pur non essendo io un politico né me ne frega niente, però è vero che le musiche o le cose nascono sempre in concomitanza col periodo storico che stiamo vivendo quindi, nell’epoca della contestazione, del voler essere diverso, c’era davvero più creatività anche per contestare il mondo in cui vivevi.
Oggi un ragazzo cosa deve contestare? Niente.
Oggi un ragazzo sta a casa e gioca con la Playstation e col computer, quindi questo non è bello, non si socializza più e, non socializzando, non c’è più creatività, si subisce la creatività che ti viene imposta appunto dai videogame; noi invece dovevamo inventare le cose da noi perché non c’era niente!
Non avevamo né i telefonini né niente, per cui io ero costretto ad uscire per stare con gli altri, per imparare a suonare insieme; oggi col computer uno sta a casa, suona da solo, ma questo ti porta ad inaridirti, ecco perché poi ci sono poche realtà innovative oggi.

Parlando di realtà di oggi, c’è una band svedese che attualmente suona un Prog Rock settantiano, ma è divenuta famosa come band Death Metal, il cui leader è appassionato di Goblin e ha anche scritto una canzone dedicata a voi, sai di chi parlo, li conosci?

Chi, gli Opeth?
Sì, sì, loro…come, li conosco? Ho pure suonato con loro!
E sì perché noi l’anno scorso siamo andati…per due anni di seguito, l’anno scorso e due anni fa, a Tilburg, in Olanda, al Roadburn che era organizzato da Mikael Akerfeldt e quindi Mikael mi ha scritto personalmente dicendo che lui era un grande fan e che avrebbe avuto piacere ad averci ospiti.
Siamo andati il primo anno lì e l’ho conosciuto, infatti gli ho detto “Ma come t’è venuto, come mai conosci i Goblin?” e allora lui mi ha confessato che lui lavorava in un negozio, faceva il commesso in un negozio di dischi dove arrivavano molti dischi di importazione, infatti l’ultimo album loro ha questo pezzo, “Goblin”.
A me piacciono molto loro, molto particolari.
Sono un po’ un gruppo…sono del team dei Porcupine Tree, di questa gente qua, anche il produttore penso sia lo stesso.

Sì, Steven Wilson.

Sì, sì, lui.

Comunque sì, è così appassionato che, se non ricordo male, più volte venendo in Italia a suonare chiedeva su Facebook consigli su posti dove comprare musica.

[Ride]

Be’, un giorno anche il bassista dei Dream Theater disse a Morante che lui quando ha cominciato a suonare ascoltava i Goblin.
Infatti ci sono dei piccoli…abbiamo sentito delle cose dei Dream Theater che sono riprese dai Goblin…ecco, i Dream Theater lo reputo l’ultimo gruppo Prog, se vogliamo definirlo così, che però ha sviluppato fino a portare anche ad un esagerazione della tecnica che all’epoca noi non avevamo, c’è da dire questo, una volta noi eravamo molto più creativi però non suonavamo bene come i ragazzi di oggi.
Un ragazzo di 20 anni oggi è una bestia a suonare la chitarra, il basso, all’epoca non c’era gente così brava, però si sono appiattiti perché fanno tutti la stessa cosa, fanno l’inventario delle note sulla chitarra e poi arriva Eric Clapton che fa due note sulla chitarra, o David Gilmour e…
Pensa che David Gilmour è venuto a vederci al Barbican, a Londra, però non abbiamo avuto modo di conoscerlo perché lui è venuto, pensa, ce l’ha detto il promoter, aveva prenotato tutta la balconata sopra, noi aspettavamo che poi venisse a salutarci e invece se n’è andato, eh, che peccato…

Penso che si possa dire che senza ombra di dubbio la musica Prog trovi i propri massimi esponenti tra Inghilterra e Italia, stando in casa nostra, cos’è che secondo te a portato ad un tale sviluppo di questa musica nel nostro Paese?

Be’, questa è una cosa che nasce fin dagli albori, perché quando ci fu l’epoca del Prog negli anni ’70…in America non esisteva, in America c’erano tutti i gruppi Rock, il Prog nasce in Inghilterra, però la cosa strana, io che l’ho vissuta, è che quando uscivano i Genesis e i Gentle Giant non avevano successo nel loro paese, non erano capiti molto, e stranamente invece venivano accolti molto bene in Italia e quindi sono diventati prima più famosi in Italia che Inghilterra, poi dopo chiaramente sono diventati famosi anche là, però per assurdo erano più conosciuti in Italia, gruppi come i Gentle Giant in Italia riempievano i Palasport, in Inghilterra no, anche i Genesis, all’inizio.
I Genesis suonarono al Piper addirittura, il Piper era un club di Roma, io non c’ero che facevo il militare…e quindi noi apprezzavamo quel tipo di musica e quindi volevamo imitarli in qualche modo e lì sono nati il Banco, la PFM, le Orme, i Trip, i New Trolls e tutta questa gente qua e noi poi…noi siamo già meno Prog, i Goblin sono nati nella seconda metà degli anni ’70, forse il Ritratto di Dorian Grey era più Prog, però non abbiamo mai fatto dischi, non facevamo pezzi nostri, eravamo un gruppo di cover.
I Goblin invece sono stati un episodio a sé nella musica Prog italiana perché in realtà noi il Prog non è che l’abbiamo mai…il Prog quello vero, noi eravamo molto più gotici, non lo so, eravamo un po’ strani, un po’ fuori dai canoni e poi apparteniamo alla seconda metà, al secondo quinquennio degli anni ’70.

E secondo te il progressive rock italiano ha una sua riconoscibilità specifica? C’è una linea conduttrice tra Goblin, Area, Balletto di Bronzo, PFM… ?

Ma, guarda, il Prog italiano per certi versi ha un suo stile, un suo…ma forse più riconoscibile nelle melodie, nelle voci, perché in realtà, senza togliere niente alla PFM e al Banco, comunque erano rifacimenti dei King Crimson, di Emerson, Lake & Palmer, tu sentivi che era, non dico uno scopiazzamento, ma lo stile era quello, lo abbiamo fatto anche noi all’inizio.
Difatti non esiste lo “Stile PFM”, appartiene al Prog di quegli anni, invece magari i Goblin hanno questa prerogativa di avere lo “Stile Goblin” che è abbastanza unico nel suo genere ecco, noi, lo ammetto, quando abbiamo fatto Profondo Rosso seguivamo molto Emerson, Lake & Palmer, questa roba qui, ma con Suspiria è nato proprio un genere completamente nuovo e diverso, imitato poi a suo modo dagli altri gruppi insomma.
Infatti se poi parli con questa gente qua, Opeth e altri, conoscono molto bene i Goblin, magari meno altri del famoso Prog italiano.

Com’è nata l’idea di fondare i Daemonia negli anni ‘90? Perché hai optato per un sound più aggressivo rispetto al passato?

Allora, quando ho fatto i Daemonia l’ho fatto con lui che era il batterista [N.D.R. indica Titta Tani] e con un altro chitarrista che però non è quello che abbiamo adesso, lui è venuto dopo e ha preso il posto di quell’altro, e quindi con i Daemonia abbiamo suonato tanti anni e fatto un sacco di cose fino poi ad arrivare ai New Goblin, quando con Massimo Morante e Maurizio Guarini abbiamo deciso di riformare i Goblin, però non essendo possibile riunire tutti insieme perché era impossibile per questioni caratteriali, allora io proposi alla batteria lui e il mio chitarrista al basso perché suona anche quello, quindi abbiamo fatto questi New Goblin.
A tutti gli effetti i Goblin hanno avuto tante formazioni, tantissime, si potrebbe fare un album delle figurine Panini…eh sì, perché tra tutti i cambiamenti che hanno fatto anche loro, altri, così, devo dire che loro [N.D.R. indica la sua band] rientrano perché hanno suonato con i Goblin.
Adesso siamo rimasti solo noi, come i Genesis siamo rimasti in tre, come il loro disco “…and Then There Were Three…”.

Ma, al di là dei cambi di formazione, come mai hai scelto quel sound più aggressivo con i Daemonia?

Con i Daemonia, sì, certamente, perché erano gli anni in cui il Metal aveva preso un po’ il sopravvento quindi…poi loro vengono dall’underground romano del Metal e quindi abbiamo deciso di fare, per non rifare le solite cose, abbiamo deciso di riproporre tutte le mie cose, quelle dei Goblin e anche altre, poi ho fatto i pezzi di Argento, di Morricone, di Emerson, però suonati e rifatti in modo completamente diverso, addirittura con un’orchestra sinfonica perché i primi due album sono fatti con l’orchestra.
Poi dopo invece con i New Goblin siamo tornati sui vecchi Goblin e oggi, tuttora, insomma quando suoniamo facciamo…alcune cose sono in versione Daemonia, altre invece gli abbiamo dato lo stile Goblin quello vero, quello classico, con basso Rickenbacker e tutto…

Parlavi di New Goblin, ma ci sono state varie diverse versioni dei Goblin sotto nomi diversi, mi spieghi un po’ la situazione?

Ma in realtà, guarda, i Goblin sono, a parte me, i Claudio Simonetti’s Goblin, poi ci sono i Goblin Rebirth, il gruppo di Fabio Pignatelli e Agostino Marangolo, basso e batteria, con altri tre musicisti, che sono gli unici che ogni tanto lavorano e fanno qualche cosa.
Poi ci sarebbero i cosiddetti Goblin, si sono presi questo nome, con la formazione originale, però…senza di me, però non è che vanno molto, poi è molto difficile lavorare tutti insieme noi, i problemi che c’erano prima ci sono ancora oggi, quindi in realtà l’unica formazione che gira veramente è la mia e basta.
Anche perché per il fatto che io negli ultimi quarant’anni ho sempre suonato e fatto questa musica, mentre loro…Pignatelli suonava con Venditti, quell’altro con Pino Daniele, quell’altro vive in Canada, l’altro si occupa di tutt’altro che di musica, quindi per loro i Goblin erano una cosa marginale.
Per me invece è stata la fonte di lavoro della mia vita, poi diciamo anche che io ho un repertorio diverso da quello dei Goblin, io poi ho fatto anche molte cose da solo, Opera, Tenebre, Phenomena, tutto il repertorio che io porto e che i Goblin non potrebbero portare perché non sono pezzi loro, quindi…Demoni, ho un sacco di roba personale in più che ho promosso in tutti questi anni, per cui è facile molto più accostare il mio nome ai Goblin invece che il loro…senza togliere niente alla loro bravura, per carità, non voglio…poi è il pubblico che decide sempre.

Negli ultimi anni ti sei concentrato su un tipo di show particolare, l’esecuzione di alcune delle colonne sonore che hai scritto durante la proiezione dei rispettivi film. Com’è nata questa idea?

Quest’idea è nata, pensa, con i Daemonia perché, quando nel 2009 fecero un festival a Torino, Max Casacci dei Subsonica mi chiamò per chiedermi se ci andava di suonare Profondo Rosso dal vivo, in Piazza CLN , quella del film proprio originale, no?
Però io gli ho detto, “Guarda che noi Goblin non esistiamo più, non si può fare, l’unica è poterlo fare con i Daemonia” e lui “Sì, va bene, ok” e allora abbiamo messo su tutto il film suonando dal vivo tutte le parti.
E’ stato complicatissimo perché all’epoca, non sembra ma nel 2009 ancora certe sincronizzazioni con i computer non si potevano fare, per cui veramente dovevamo suonare sopra al film, un casino.
Oggi è molto più semplice perché io, grazie alle nuove tecnologie, sono riuscito a mettere che quando suoniamo dal vivo la musica entra al momento giusto, noi abbiamo tutte le sequenze in cuffia, sappiamo dove suonare, quindi viene un lavoro perfetto.
Dopo quell’esperienza per un po’ di anni non abbiamo più fatto niente, poi dopo  io personalmente ho fatto, mi hanno proposto a Parigi di suonare Nosferatu di Morneau, da solo, con le tastiere; quindi ho fatto a Parigi Morneau, Nosferatu con le mie musiche, poi l’ho rifatta a Montpelier, però non esiste nessuna registrazione e nessun video di quello, e a Trento l’ho rifatto, l’ho fatto solo tre volte.
Quindi ho visto che funzionava questa cosa di suonare dal vivo le colonne sonore, fino a che poi ci chiesero di fare Suspiria in Irlanda, poi Zombi, insomma alla fine, piano piano, abbiamo cominciato a fare prima Suspiria, sicuramente è quello che abbiamo suonato di più in tutto il mondo, Profondo Rosso meno perché è un fenomeno più italiano che non straniero, però Suspiria l’abbiamo fatto in Australia, in Nuova Zelanda, in Inghilterra…alla Union Chapel di Londra abbiamo fatto una sera Zombi e la sera dopo Suspiria, questi sono i film più richiesti, noi portiamo in giro Profondo Rosso, Suspiria e Zombi.
E’ un’esperienza molto particolare perché suoniamo esattamente gli stessi arrangiamenti dei film, con le stesse sonorità e anche con qualche aggiunta di brani in più…effettivamente il film Profondo Rosso non ha molta musica, fa effetto perché arrivava nel punto giusto, però c’è una parte che dura 25 minuti senza musica, però lì ci inventiamo sempre qualche cosa, molto…così, improvvisato.

Mi rimane solo un’ultima domanda: in studio i Claudio Simonetti’s Goblin hanno pubblicato due dischi che sono rivisitazioni dei classici dei Goblin, hai in programma di scrivere nuova musica nel futuro?

Sì, stiamo preparando un disco nuovo finalmente di tutti inediti, o di cose mai fatte prima, quindi…uscirà entro fine anno, e poi continuiamo sempre a fare concerti in giro.

Fantastico, grazie mille per tutto il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a te, a stasera!