Heavy

Intervista Crohm (Sergio Fiorani e Riccardo Taraglio)

Di Stefano Ricetti - 5 Novembre 2021 - 9:00
Intervista Crohm (Sergio Fiorani e Riccardo Taraglio)

In Italia esistono band che, in ossequio a una fede profonda e incrollabile nell’Acciaio, investono su se stesse e in totale regime di autoproduzione sfornano prodotti di assoluta qualità. Qui di seguito la cronaca di una lunga chiacchierata con Sergio Fiorani (Voce) e Riccardo Taraglio (basso), dei valdostani Crohm, attivi dal lontano 1985 e freschi autori del nuovissimo Paindemic Live (qui recensione).

Buona lettura,

Steven Rich

Riccardo Taraglio e Sergio Fiorani, 1986

 

Da dove ha preso origine il vostro nome?

Sergio: Dal dio di Conan il Barbaro, il personaggio creato da Howard. Ci ispirava la sua “filosofia”, vivere sempre il momento con una onorevole voracità. Negli anni ottanta la “H” non c’era ma, non avendo depositato all’epoca il nome, un’altra band ci ha poi preceduto. Ed ecco allora la modifica nel 2014 con l’inserimento dell’acronimo di “Heavy Metal-HM” in fondo, che non cambia sostanzialmente il nostro nome originale.

 

Quali le band di riferimento quando vi siete formati?

Sergio: Judas Priest, Black Sabbath, Blue Oyster Cult, Iron Maiden, Saxon, Accept, Metal Church, Omen, Metallica, Anthrax, Fates Warning, Queensryche, Pretty Maids, Savage, Megadeth, Slayer, Kreator…! Mi fermo per non annoiarti! Voraci, appunto!

 

Riccardo: Tutte le band citate da Sergio più aggiungerei a titolo personale i Rockets, una gran quantità di gruppi e musicisti di musica celtica e per quanto riguarda gli altri membri tante rock band essenzialmente e band decisamente dure d parte del chitarrista che però spazia enciclopedicamente in quasi ogni genere, una mente curiosa e creativa!

 

La vostra parabola artistica risulta piuttosto anomala. Siete nati nel 1985 ma, di fatto, il debutto avviene nel 2015.

Sergio: La causa? Probabilmente una somma di eventi. Negli anni ottanta eravamo giovanissimi, squattrinati, periferici, senza internet, in un panorama nazionale che all’epoca non era propriamente propenso all’Heavy Metal anche nelle città più grandi, a parte Torino e Milano.

 

Riccardo: Nel 2014, dopo 26 anni di “congelamento”, l’occasione di reunion è venuta grazie a “Ottanta Voglia di Rivederti”, un concerto con tante band dell’epoca che ci ha dato la consapevolezza di avere ancora qualcosa da dire sia ai coetanei sia alle nuove generazioni (su loro richiesta!). Ci siamo ritrovati così nel 2014 più anzianotti, con una stabilità economica che ci ha permesso di affrontare le spese di registrazione, con internet e un mondo più piccolo. E ancora tanta voglia di Metal che non se ne è mai andata!

 

Sergio Fiorani, 2020

 

Una vostra definizione dei lavori precedenti:

Legend and Prophecy – 2015

Sergio: Una divertente ed emozionante prima volta a lavorare a un intero disco in uno studio di registrazione. Di nuovo ragazzini, a registrare i nostri pezzi degli anni ottanta! Wow! Una figata! E a sorpresa recensioni e concerti con un buon riscontro.

 

Riccardo: Vedere i propri brani di quasi trent’anni prima prendere forma e fissarsi su un CD per essere tramandati è stato davvero realizzare la Prophecy ed entrare nella Legend! Ah ah ah!

 

Humanity – 2017             

Sergio: Una grande soddisfazione per il lavoro fatto con dei brani completamente nuovi e un’evoluzione  compositiva netta, che non dimentica però le origini. Una sensazione piacevole tradurlo in un disco che ha avuto parecchie buone recensioni e un buona risposta in live. E ancora tanto divertimento.

 

Riccardo: Scoprire che la nostra reunion non è stata un’operazione nostalgica, ma un vero e proprio atto di avvio per una nuova stagione creativa.

 

Failure in the System – 2020

Sergio: Credo un altro passo avanti a livello compositivo. Penso che sia un buon lavoro, molto articolato ed energico (ma si sa, ogni scarafone…!), che esplora anche temi legati a quanto successo, del tutto casualmente poco dopo l’uscita, con la pandemia. Album stoppato appunto brutalmente dal “lockdown” del 2020, istituito due settimane dopo l’uscita! Una vera sfiga, peccato. Inoltre per il concerto di presentazione del disco avremmo avuto la fortuna e l’onore di suonare con i The Cards (la band di Paul Quinn dei Saxon) che sono però stati richiamati in patria insieme agli altri cittadini inglesi due giorni prima del concerto. Noi abbiamo comunque suonato per il release party il 29 febbraio 2020, ma senza di loro. Da notare che ci hanno scritto dicendosi dispiaciuti e visto che, soprattutto rispetto a loro, non siamo nessuno, chapeau! Speriamo di recuperare presto la possibilità di suonarlo in live per divertirci e farlo conoscere a quante più persone possibile.

 

Riccardo: Lo ritengo un vero salto nell’ignoto perché se “Legend and Prophecy” richiamava essenzialmente i brani degli anni ’80 e “Humanity” ne rifletteva, seppur in nuove composizioni, l’influenza degli stessi, “Failure in the System” è il mix delle esperienze musicali che ciascuno di noi ha fatto negli anni che ci hanno visti percorrere strade differenti.

 

Paindemic – 2021

Sergio: Il 1 maggio del 2021 abbiamo avuto l’occasione di suonare in live streaming grazie a un progetto selezionato fra 72 proposte all’amministrazione regionale della Valle d’Aosta. “Paindemic” è il prodotto di quel concerto. Nel titolo è racchiuso il dramma di tutti per la pandemia e la frustrazione di chi a vario titolo fa o lavora nella musica e ha patito questo lungo stop, soprattutto se è la sua fonte di reddito. In sostanza rappresenta la nostra voglia di tornare a suonare e un’opportunità di ravvivare l’attenzione anche su “Failure In The System”. Altra cosa molto importante per noi è stata l’opportunità di metterci prova con una registrazione live in diretta, senza il comfort di uno studio di registrazione. Come dire, buona la prima… E devo dire che, nel nostro piccolo, sono soddisfatto!

 

Riccardo: “Paindemic” è un progetto che ha richiesto l’inserimento di uno strumento musicale diverso usato in modo Metal e quindi un adattamento dei brani. Inoltre è stato un ritorno in live uscendo dalla catacombe dei garage-sala prova dopo oltre un anno di lockdown.

 

Crohm, Paindemic, 2021

 

Quando è nata l’idea di far uscire “Paindemic”?

Sergio: Durante la preparazione del concerto, che abbiamo tenuto in diretta streaming il 1 maggio 2021 presso il Teatro Splendor di Aosta, abbiamo, come dicevo prima, visto una doppia opportunità. Da un lato di trovare un modo alternativo di promuovere il nostro album “Failure In The System”, uscito a ridosso dell’inizio della pandemia, dall’altro di poter suonare finalmente di nuovo in live mettendoci alla prova con una registrazione in presa diretta che darà, a chi vorrà ascoltarlo, la vera misura dei CROHM.

 

Lo show dal quale è tratto il disco, al Teatro Splendor di Aosta, ve lo siete cercato e fissato in autonomia oppure vi è stata offerta la possibilità di suonarci all’interno da terzi?

Sergio: La Regione Valle d’Aosta organizza da più di 20 anni una rassegna culturale chiamata Saison Culturelle che vede svolgersi per diversi mesi spettacoli teatrali, concerti, danza ecc. Anche la Saison ha subito il lockdown nel 2020, ma a inizio 2021, coraggiosamente, hanno deciso di provare a ripartire con una versione in diretta streaming mediante la pubblicazione di un bando per proposte artistiche che non prevedessero un normale concerto o una normale pièce teatrale, ma qualcosa di nuovo. Il progetto da noi presentato prevedeva un doppio concerto Metal con l’inserimento di un violino come quinto elemento della band, un concerto Rap, la compenetrazione tra i due live, una bravissima ballerina di Pole Dance che si è esibita durante la nostra performance e alcuni attori che interpretavano un nostro brano in maniera teatrale. Musica, danza e teatro che convivevano insieme. È stato scelto e messo in cartellone. Yeah!

 

Spiegate la presenza del brano di rottura “Post Fata Resurgo” all’interno di Paindemic…

Sergio: Siamo in ottimi rapporti di amicizia con il rapper/videomaker Fungo Zio. DJ Sago è un musicista molto bravo con cui ci siamo trovati subito bene. Abbiamo pensato che la “forma spettacolo” proposta alla Saison Culturelle della Regione Valle d’Aosta avrebbe potuto ospitare un crossover di due generi distanti musicalmente, ma a volte vicini nei contenuti e nella “rabbia” di esprimerli. Loro erano perfetti. Il resto è venuto molto naturalmente.

 

Riccardo: “Post Fata Resurgo” esprime bene il concetto di “rinascita dopo la morte” che deve essere il messaggio post pandemico. Il brano parte da un testo e un cantato di Fabio “Fungo Zio” Rean che noi abbiamo “rimusicato” in versione metal. Alla fine del concerto l’autore è stato così contento del risultato che ci ha regalato il brano oggi registrato a nostro nome. È stato un vero onore ricevere questo dono che sappiamo prezioso per il musicista che l’ha pensato!

 

Crohm, la copertina di Paindemic Live, 2021

 

A un certo punto del disco vi è un cambio dietro al microfono. Al posto di Sergio Fiorani subentrano i rapper Fabio “Fungo” Rean e Andrea “Dj Sago” Di Renzo…

Sergio: Ah, che bello per una volta non avere la responsabilità di stare sul fronte palco! Ah! Ah!

A parte gli scherzi, come era giusto che fosse, dovevano essere loro in primo piano, autori di testo, ritmo e melodia del cantato. Io mi sono divertito a fare il mestiere più lieve della seconda voce/corista.

La scelta di poter contare sulla presenza del violino di Flavia Simonetti su ben otto brani da dove è scaturita?

Sergio: Flavia è un’amica e una musicista bravissima. Con lei abbiamo già collaborato in passato per “Legend And Prophecy” e ci ha pregiato della sua bravura in diversi concerti successivi. Sempre con l’idea di realizzare lo spettacolo all’interno delle linee guida richieste per la Saison Culturelle abbiamo pensato al suo coinvolgimento, riscrivendo e riadattando molti brani in modo da rendere il violino un vero comprimario della chitarra e dare un sound unico a quell’evento rispetto al nostro standard.

 

Riccardo: Il violino ha un suono naturalmente struggente e destrutturante emotivamente che ben si adatta alle sonorità Metal, ma ha anche quel tocco melodico che i nostri brani contengono come inno finale alla speranza.

 

Crohm alive, 2021, Teatro Splendor Aosta

 

Quanto da voi suonato al teatro Splendor il 1° maggio, e che poi ha incarnato Paindemic Live, è stato riversato pari pari su Cd o vi sono state delle lavorazioni in termini di suoni e bilanciamenti in studio?

Sergio: qualcosa in studio è stato ovviamente fatto, ma principalmente ha riguardato solo il buon bilanciamento dei vari elementi per la resa finale del suono complessivo. Se ascolti con attenzione ti accorgerai infatti che gli errori ci sono e non sono stati corretti e il suono è bello grezzo. È tutto molto genuino, come lo sono i CROHM! Volevamo che si sentisse come siamo veramente in concerto. Inoltre abbiamo deciso (e l’abbiamo scritto sull’album) di aggiungere i “suoni del pubblico” con applausi e fischi in fase di missaggio, visto che siamo stati seguiti in diretta streaming da oltre 7400 persone (me lo sono fatto ripetere 3 volte dal gestore della diretta, wow!). Per cui vero live e vero / finto (!) pubblico! Ah! Ah!

 

Riccardo: Le prese audio live sono state fatte da Enrico Fumasoli e Marco Zaffuto (Fumasoli Audio & Lights Rental) che hanno lavorato in diverse occasioni per il Gods of Metal, mentre il lavoro di mix, digital editing e mastering è stato effettuato dai bravissimi e professionali Luca Cocconi e Simone Sighinolfi di Audiocore Studio, Fontevivo (PR).

 

Il cd contiene quattordici pezzi. Si tratta di un estratto o dell’intero vostro concerto allo Splendor?

Sergio: È quasi l’intero concerto. Abbiamo escluso due o tre brani rispetto a quanto suonato. Già così è un disco abbastanza lungo.

 

La parte del leone, in termini di pezzi presenti su Paindemic Live, la fa Failure In The System…

Sergio: È una canzone che restituisce una visione cupa di ciò che è l’uomo in rapporto alla natura e agli altri esseri umani. Tema intorno al quale ruota, con diversi aspetti, tutto l’album che porta lo stesso titolo. Un brano potente, ruvido, rabbioso. Proprio per questo non è stato inserito il violino, ma abbiamo pensato di inserire i cori Rap di Fungo e Sago. È una litorina lanciata in velocità!

 

Riccardo: “Failure In The System” è una rabbiosa cavalcata che schiaffeggia la mente intorpidita e afona fino a obbligarla a scapocciare ed ergersi fiera su un mondo al collasso. Questa è l’immagine che ho mentre la suono e adoro ascoltare i ricami di chitarra di Zac e l’ossessivo ritornello!

 

Sergio Fiorani, 1987

Illustratemi il significato della copertina, benché parli già da sola…

Sergio: Come ti ho detto l’album ruota intorno al rapporto tra l’uomo, i suoi simili e la natura che li circonda. E offre una visione piuttosto cupa del genere umano, che non impara mai niente dalla storia. Ci è sembrata l’immagine giusta per rappresentare tutto questo.

 

Riccardo: Il progetto grafico è stato curato e realizzato da Giulia Malabocchia che ha fatto suoi i testi dei brani e il significato che volevamo esprimere. In copertina c’è un uomo trasparente che scopre il proprio vuoto interiore con l’unica presenza dei palazzi di una città che rappresenta il mondo moderno, così ricco di informazioni e così povero di contenuti veri. In primo piano una figura in piedi che osserva tutto questo dall’esterno, ma con i piedi immersi nella stessa “bagna” del personaggio trasparente. Rappresenta l’osservatore disincantato, il poeta-guerriero disilluso dalle voci delle sirene ideologiche di politiche, religioni e soluzioni salvifiche varie propinate dal mainstream.

 

Quanto ha influito la pandemia all’interno delle vostre ultime mosse?

Sergio: Moltissimo, come per tutti. Date cancellate, impossibilità di promuovere “Failure In The System” su cui abbiamo lavorato veramente tanto. Rispetto ad altri avevamo almeno la fortuna di non basare il nostro reddito sulla musica, benché autoprodursi sia costoso e rientrare un po’ delle spese non fa mai male. Abbiamo però veicolato la stasi forzata nella scrittura di parecchio nuovo materiale, su cui stiamo lavorando.

 

Riccardo: “Paindemic” è un live che non era previsto nell’immediato all’interno dei nostri progetti di registrazione e possiamo farlo così rientrare nei cambiamenti e adattamenti a cui siamo stati sottoposti. La pandemia ha anche ispirato un nuovo brano, cancellato concerti programmati, limitato i momenti passati in sala prove e in parte influito sul nostro pensiero verso la società… confermando l’assoluta inadeguatezza di chi si ammanta di incarichi e competenze, e del continuo uso dalla “Wash Sin Machine” per riciclarsi di continuo la coscienza.

 

Crohm, 2016

Tre su quattro delle vostre uscite ufficiali hanno visto la luce in regime di autoproduzione, pur mantenendo degli elevati standard qualitativi, a livello di realizzazione e di grafiche. Anche Paindemic Live è stato realizzato in questa modalità? Quali le ragioni? Non trovate etichette? Scelta vostra?

Sergio: “Legend And Prophecy”, il primo album, è stato ovviamente autoprodotto. Per “Humanity” abbiamo collaborato con un’etichetta discografica per stampa e distribuzione dopo aver autoprodotto il disco, ma non soddisfatti del risultato abbiamo optato di nuovo per l’autoproduzione per il successivo “Failure In The System”. Non potendo poi promuoverlo a causa del lockdown è ovvio che non abbiamo destato l’attenzione di nessuno e abbiamo quindi prodotto noi anche “Paindemic”. Chiaramente non ci illudiamo più di tanto, quale etichetta investirebbe, a prescindere dalla qualità, su una band i cui 3 membri su 4 sono della classe 1967. L’unico che si salva è Fabio! Non saremmo un buon investimento! Ah! Ah! Lo facciamo per passione!

 

Riccardo: Confermo quanto detto da Sergio, aggiungendo che l’autoproduzione ti permette di compiere molte scelte in autonomia. Un esempio? Un’etichetta interessata a “Failure in The System” uscito a febbraio 2020 ci aveva proposto l’uscita non prima di dicembre 2020 o gennaio 2021. A vedere cosa è successo probabilmente ancora oggi avrebbe dovuto vedere la luce, non avremmo potuto partecipare al progetto del concerto in live streaming del 1 maggio, registrare e realizzare “Paindemic”, il nostro video “The Wash Sin Machine” non sarebbe stato inserito nel film americano “The Chain” e via dicendo. Cavalcare l’onda del rock è l’unica cosa che ci interessa.

 

Domanda che si riallaccia a quella sopra: Crohm è un progetto totalmente autofinanziato da voi, quindi?

Sergio: Quindi: METAL! Non si può vivere senza.

 

Riccardo: Finché il progetto Crohm sarà una parte importante della nostra vita continuerà ad essere alimentato e continuerà ad alimentare la nostra necessità di espressione.

 

Ve lo chiedo perché anche Paindemic Live gode di un packaging d’eccellenza. Avanti voi…

Sergio: Abbiamo sempre cercato di curare anche il packaging, perché siamo i primi ad apprezzare un disco realizzato bene. Il piacere di avere oltre alla musica che ci piace anche un bell’oggetto da guardare e da possedere, con un libretto da rivedere più volte nel tempo per leggerne i testi, guadarne le immagini. Un po’ come il gusto di avere un libro che ci ha appassionato e rileggerlo più volte.

 

Riccardo: Tutti apprezzano le cose belle, oggetti che hanno un significato oltre che una funzione pratica. Il significato è nelle immagini evocative, nella qualità del materiale, nella cura che traspare e nell’estetica. Crohm è una parte di noi e come tale ne abbiamo cura. Ci piace offrire quella cura a chi ci ascolta.

 

Siete riusciti a realizzare qualcosa in termini economici con le vendite di Failure In The System?

Sergio: Noi partiamo dal presupposto che stiamo finanziando un hobby. Beninteso che per noi rappresenterebbe già un traguardo comunque auspicabile pareggiare le spese! Detto questo, zero concerti = poche vendite di CD… Sostanzialmente per ora è solo una voce di costo, purtroppo.

 

Riccardo: Se con “realizzare” intendi “coprire le spese e guadagnare qualcosa”, la pandemia e la disastrosa crisi economica conseguente (tranne che tu venda mascherine, tamponi o vaccini) è la risposta. Ma se consideriamo questo investimento come quello che si investe in aperitivi, cene, sport, insomma nelle proprie passioni che danno colore alla propria vita, allora abbiamo sicuramente guadagnato parecchio!

 

Crohm, 2015

 

Una vostra definizione delle seguenti band italiane

 

Strana Officina

Sergio:

Un pezzo importante nella storia del Metal italiano. Inossidabili!

Riccardo:

La miglior rocker band italiana

Rain

Sergio:

Non li conosco abbastanza da averne un’opinione.

Riccardo:

Mi piace molto quello che fanno e mi piacerebbe condividere il palco con loro

Nanowar Of Steel

Sergio:

Tantissimo talento, speso in una direzione a me non congeniale.

Riccardo:

Hanno sviluppato il Metal su un terreno caciarone. Bravissimi musicisti con il piglio clownesco tipico dei jongleur medievali.

Rhapsody Of Fire

Sergio:

Idem come sopra. Bravissimi, talentuosi, magari noi fossimo a quel livello. Ma le loro scelte compositive non sono nelle mie corde.

Riccardo:

Musicisti di gran lustro, ma preferisco un metal più ruvido.

 

Skanners

Sergio:

Li ho visti la prima volta nel 1983 o ’84 dalle parti di Trento. Erano una neonata band che, nonostante l’assenza di internet, godeva già di un buon nome nell’underground. Nome meritato e conservato nel tempo. Li ho visti l’ultima volta aprire per i Metal Church nel 2016. Sempre  bravissimi.

Riccardo:

Mi piacciono moltissimo dal vivo per la grande carica senza età. In studio perdono secondo me un po’ di verve e sonorità ruvide.

 

Death SS

Sergio:

Con tutto il rispetto, ma non rientrano nei miei gusti musicali.

Riccardo:

Progetto interessante, ma lontanissimi dai miei gusti in tutti i sensi

Sabotage

Sergio:

Un classico! Dei defenders!

Riccardo:

Confermo!

Vanexa

Sergio:

Altro tassello importante nella storia dell’Hard’n’Heavy italiano. Let’s rock!

Riccardo:

Il palco è la loro casa e apprezzo moltissimo il modo di comporre e le sonorità!

 

Crohm 1985-1988

Com’è la situazione in Valle d’Aosta riguardo la possibilità di esibirsi dal vivo?

Sergio: Molto critica. I locali dove si suona sono quasi inesistenti. Non è una regione che ama particolarmente il rock…

 

Riccardo: Alla situazione descritta da Sergio c’è da aggiungere che da poco e ancora “timidamente” si organizzano eventi live. A volte viene voglia di esplorare nuovi modi, luoghi e formule per esibirsi in live. Diciamo che il clima alpino non è adatto a concerti all’aperto in questo periodo…

 

Crohm, 2021

L’heavy metal, dalle vostre parti, mantiene uno zoccolo duro di appassionati?

Sergio: Sì, è proprio il caso di dire zoccolo duro e per fortuna c’è. Come ti ho detto prima non siamo una regione rock.

 

Riccardo: I metalheads propriamente detti ormai sono specie protetta, ma chi ascolta Metal spesso non si palesa e abbiamo persone insospettabili che apprezzano quello che facciamo …

 

Quale la vostra maggior soddisfazione, sinora, in ambito live?

Sergio: Aver aperto per i RAVEN. Mitici, li ascoltavamo da ragazzini! Grande soddisfazione anche aprire per i MAGO DE ÖZ e suonare sullo stesso palco degli italiani DGM. Forse però la soddisfazione più grande è stata, facendo parecchi live negli anni scorsi, di aver incontrato tante altre band con cui confrontarsi, suonare e divertirsi. E di conseguenza tante persone, alcune delle quali sono diventati nuovi amici, penso per esempio ai ragazzi dei WOLFSINGER o ai BLACK PHANTOM, con cui abbiamo condiviso più volte il palco.

 

Riccardo: Il palco è una dimensione in cui il lavoro di molti mesi finalmente può esprimersi e quando è successo in compagnia di altre band è stato il completamento. Le maggiori soddisfazioni, oltre a quelle citate, sono state tutte quelle volte in cui il pubblico era fuori dal locale e dopo che abbiamo attaccato con il primo pezzo è entrato incuriosito da quello che sentiva provenire dal palco. O anche vedere il pubblico cantare i tuoi pezzi quando abbiamo aperto per i Folkstones a Tavagnasco Rock.

 

Rimpianti?

Sergio: Qualcuno non ne ha? L’ultimo, come dicevo prima, è quello di aver mancato la data con i THE CARDS e non aver conosciuto di persona Paul Quinn, dopo 40 anni passati ad ascoltare la sua chitarra.

 

Riccardo: Aver rifiutato un mini tour con i W.A.S.P. a causa della distanza (Repubblica Ceca, Ucraina e Russia) o anche aver sfiorato l’esibizione in apertura agli Scorpions a causa della mancato arrivo della band di supporto. Occasioni sfiorate che non formano veri e propri rimpianti, quanto risate da presa in giro che la vita ogni tanto si diverte a fare.

 

Cosa bolle attualmente in pentola in casa Crohm?

Sergio: Prima o poi, magari, un quarto disco in studio. Come ti ho detto abbiamo già parecchio materiale nuovo.

 

Riccardo: Il quarto album in studio, la collaborazione con Flavia, il recupero delle date perdute causa pandemia.

 

 

Riccardo Taraglio, 1986

 

Prossime mosse future?

Sergio: Speriamo tanti concerti per portare in giro “Failure In The System” e magari replicare in parte “Paindemic” fuori regione. Dipenderà molto dall’evoluzione della situazione e dai nostri impegni di lavoro che ora sono ripartiti a pieno ritmo (per fortuna!).

 

Riccardo: Riuscire a realizzare uno degli obiettivi di aprire per le band citate e una collaborazione con un artista di genere differente.

 

Chiudete l’intervista a vostro piacimento. Spazio a disposizione. Grazie.

 

Sergio: Intanto grazie per lo spazio che ci avete dedicato. Chissà che non ci si incontri in occasione di un nostro concerto. Ci farebbe molto piacere, prima che la maggior parte della band venga ricoverata in microcomunità! A chi ha avuto l’ardimento di leggere tutta questa intervista, invito ad ascoltare la musica dei CROHM e, se capitiamo dalle vostre parti, di venire a sentirci in concerto. Stay Metal!

 

Riccardo: Auguro a tutti di tenere vivace il fuoco e l’energia selvaggia del Rock nell’anima in modo che la spinta a vivere al meglio spezzi ogni catena!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

 

 

 

 

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