Intervista Dan Seagrave
Intervista a Dan Seagrave da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.
Buona fruizione.
Quanti di noi ultra-quarantenni si sono avvicinati a certe band grazie esclusivamente alla suggestione che comunicavano le copertine dipinte da questo signore? Vedo parecchie mani alzate…ebbene sì, io sono convinto che un’altissima percentuale del successo di dischi come Altars Of Madness (Morbid Angel), Testimony Of The Ancient (Pestilence), Clandestine (Entombed) e via dicendo sia merito di Dan Seagrave, questo ragazzo inglese che “nell’ombra” della provincia di Nottingham dava vita a sogni ed incubi coi suoi colori, le sue tele e i suoi pennelli. Il suo surrealismo iperrealista ha ipnotizzato un’intera generazione di fan che – non eravamo decisamente nell’epoca digitale – impiegava ore del proprio tempo semplicemente per contemplare queste opere d’arte che mostravano mondi inimmaginabili, visionari e ricchi di incredibili dettagli che spesso notavi solo dopo un po’ di tempo. Sono fiero di presentare ai lettori di TrueMetal la mia chiacchierata col leggendario Dan Seagrave!
Dunque caro Dan, a 17 anni hai dipinto la tua prima copertina di una band – quella dei Lawnmower Deth – seguita da quella del famoso Altars Of Madness dei Morbid Angel un paio d’anni dopo. Com’è stato il tuo inizio nel mondo degli artwork Death Metal?
E’ vero, nell’aprile del 1988 ho realizzato la copertina dei Lawnmower Deth che erano una band Thrash Metal demenziale. Quell’album ci mise un anno ad uscire e in Inghilterra riuscì ad entrare in classifica, credo in prima posizione per una settimana! Dunque il disco venne notato e la Earache era un’etichetta locale di Nottingham, io vivevo poco fuori dalla città. Quella fu la connessione: persone che giravano alla Earache e quel disco col mio nome che in un qualche modo arrivò all’etichetta. Di conseguenza fui invitato a fare un salto (ride, n.d.M.) e io mi portai qualche dipinto del mio portfolio: uno di essi era quasi finito o comunque a metà ed era il dipinto usato per Altars Of Madness. Quello fu il mio primo disco Death Metal, non so quanto abbia venduto ma so che andò molto bene, fu un successo. Nel 1989 facevo molte cose gratis e ci volle un altro anno prima che in un qualche modo (ride, n.d.M.) venissi a sapere che la Roadrunner Records era interessata a contattarmi, si trattava di passaparola, dato che era prima di Internet. Non so, credo che a quel punto me ne andai di casa, non avevo un telefono e li chiamai a loro spese da una cabina telefonica in Inghilterra. Era il 1990 e chiamai la Roadrunner Records a New York da un telefono pubblico! Finii per collaborare ad una compilation: utilizzarono il titolo del mio dipinto (Death’s Doors) per At Death’s Doors…non so, “le porte della morte” sembrava essere un concetto appropriato. Sai, non era un gran dipinto ma fece il suo dovere e fu apprezzato! In seguito viaggiai per un paio di mesi e al mio ritorno avevano altro lavoro per me, erano interessati alla collaborazione e più avanti in quell’anno – il 1990 – proseguii con The Ten Commandments dei Malevolent Creation e a quel punto l’ingranaggio era in moto. Altre etichette con altre opportunità si fecero avanti nel periodo che va dal 1989 al 1994.
Cosa ci dici della tua educazione artistica? Hai frequentato qualche scuola o accademia quando vivevi nel Regno Unito?
Non so come sia in Italia, in Inghilterra lasci la scuola a 16 anni e vai a lavorare oppure al college. Non andavo molto bene a scuola, ho preso un pre-diploma a Mansfield al West Nottingham College: si trattava fondamentalmente di tre giorni di arte e grafica, disegno di figura…non ti insegnavano proprio a dipingere o cose simili ma le lezioni di disegno di figura erano abbastanza interessanti e utili! Si trattava di un corso di dieci mesi ma (ride, n.d.M.) non andavo molto bene in Arte, il mio voto era una E! Quindi da un certo punto di vista è stato inutile ma ho incontrato gente, altri artisti e fu interessante per un po’.
Com’è cambiata la tua vita professionale dopo il trasferimento in Canada?
Sai, sono andato spesso avanti e indietro: Regno Unito e Canada, Regno Unito e Canada (ride, n.d.M.)…ma per lo più mi sono stabilito qui negli ultimi nove anni. Dunque credo che, di conseguenza, abbia realizzato alcuni dei miei migliori lavori in questi nove anni circa. Mi sono come dire focalizzato sul lavoro.
So che dev’essere difficile rispondere: ci sono copertine che preferisci del tuo catalogo e perchè?
E’ dura rispondere, credo che me l’abbiano già chiesto…sì, me l’hanno chiesto. Probabilmente come ti dicevo prima direi cose fatte negli ultimi dieci anni, so che la gente non sarebbe d’accordo perchè conoscono le mie cose più vecchie e lo capisco, perchè sono l’emblema di quell’era e di quella scena musicale, della sua incarnazione iniziale. Penso che risponderei Clandestine perchè è grande, penso che se facessi uscire un libro lo metterei sulla copertina. Quell’anno, il 1991, fu per me e forse per la scena musicale un periodo di focalizzazione, potrei sbagliarmi ma il 1991 ful il centro, l’anno emblematico. Fu allora che realizzai le mie copertine più conosciute: Like An Ever Flowing Stream dei Dismember, Testimony Of The Ancient dei Pestilence, Clandestine degli Entombed, Effigy Of The Forgotten dei Suffocation realizzati nei primi sei mesi di quell’anno! In seguito mi presi una pausa (ride, n.d.M.) e feci solo un’altra copertina a fine anno, quella dei Monstrosity. Sì, quello è l’anno giusto e puoi scegliere quella che preferisci…Clandestine, credo…o forse Effigy Of The Forgotten!
Apprezzi altri artisti attivi nel mondo delle copertine Heavy Metal?
Mhh…cerco di ricordare, provo a pronunciare il suo nome ma forse non dovrei…l’artista polacco che ho come amico su Facebook, fa le copertine dei Ghost…non pronuncerò il suo nome (Zbigniew M. Bielak, n.d.M)! Amo davvero il suo lavoro, credo sia molto meticoloso! Penso sia davvero unico e credo sia influenzato dall’Art Deco e cose simili…
Dieci minuti fa stavamo parlando di cabine telefoniche. Tu hai diretto un cortometraggio intitolato Shadowline, farai ancora qualcosa del genere nel futuro?
Sì, mi piacerebbe…quel film con la cabina telefonica (ride, n.d.M)! Forse era ancora il mio dopo-sbornia legato al mio primo lavoro con la Roadrunner Records! Mi piacerebbe davvero farlo ancora, ho fatto altri corti da solo, senza un budget o una squadra mentre per quel film avevo una squadra ed un budget da parte del Film Council del Regno Unito, con un paio di produttori che gestivano il budget e assumevano la gente con dei veri casting a Londra tramite l’agenzia di casting di Jeremy Zimmermann. E’ stato molto divertente e l’ho apprezzato ma fare una cosa del genere con un equipaggio è un altro livello…bisognerebbe scrivere una sceneggiatura e proporla a dei produttori. Sì, se facessi un altro cortometraggio lo vorrei fare da solo come un’opera d’arte o qualcosa di sperimentale con cui divertirmi.
Che consigli daresti a giovani artisti che vogliono lavorare in questa bizzarra era digitale?
Ohh…non so se darei consigli! Se dovessi farlo direi di fare quello che volete fare, tutto qui. Dovete avere confidenza con il mezzo che scegliete, io personalmente amo dipingere con vera pittura…ho imparato la pittura digitale con Photoshop mediante tablet: è abbastanza divertente ma non la vedrei mai come una cosa per una copertina di un disco o un lavoro su commissione. Per me sono stati dei tentativi ed è stato interessante. Le persone devono utilizzare il mezzo con cui si sentono più sicure ma poi la parte di marketing è difficile! Ma se sei bravo e usi bene i social media, si tratterà di un modo diverso di proporre i tuoi lavori e potrai approcciare etichette discografiche e clienti potenziali, nessuno vi fermerà dall’approcciare un’etichetta o un editore, io l’ho fatto in passato…
…è ancora un ambito in cui si può lavorare…
Sì, puoi parlare ad un art director presentandoti, mandando una mail o scrivendo una lettera (ride, n.d.M.)…è abbastanza semplice, mandi il link alla pagina web, Facebook o che altro.
Quale messaggio e saluto finale manderesti ai fan italiani di Dan Seagrave?
Hehehe…quanti ce ne sono?
Tanti!
Un paio (ride, n.d.M.)? Beh, non voglio dare nulla per scontato, non lo so! Voglio solo dirvi: ciao, grazie…apprezzo davvero che le persone siano interessate a quello che faccio…!
Sarebbe bello averti qui con una mostra o qualcosa di simile…
Mi piacerebbe, se magari conosci un posto…la faccenda è che se intendi una mostra delle copertine dei dischi la vedo dura da organizzare perchè alcune opere sono incorniciate e immagazzinate ma è un gran lavoro incorniciare, spedire e assicurare tutti gli elementi! Ma per piccole mostre artistiche, altri tipi di progetto…sì, mi piacerebbe decisamente metterli in pratica!