Hard Rock

Intervista Danger Zone (Roberto Priori) 2024

Di Stefano Ricetti - 11 Ottobre 2024 - 8:53
Intervista Danger Zone (Roberto Priori) 2024

L’ultima nostra chiacchierata con i Danger Zone su queste pagine web truemetallare a sfondo nero risale al 2011 (qui il link dell’intervista), ossia appena posteriormente all’uscita del disco che sancì il ritorno del complesso bolognese: Line of Fire. Da allora di cose ne sono successe parecchie, fra concerti live e dischi in studio pubblicati, ben quattro. L’occasione per scambiare qualche riflessione con il chitarrista Roberto Priori la fornisce l’uscita del nuovissimo Shut Up! (qui recensione) album pubblicato sul mercato dalla label tedesca Pride & Joy Music.

Buona lettura.

Steven Rich

 

 

Il vostro nuovo disco si intitola Shut Up! Immagino sia un messaggio veicolato contro qualcuno o qualcosa. Corretto?  

“La frase ‘Shut Up!’ è contenuta nel testo del nostro ultimo singolo ‘I Don’t Care’, che parla di come, per tutta la vita, le nostre scelte siano state oggetto di critiche: il fatto di essere musicisti, di come ci vestivamo, ecc. È una frase liberatoria che significa che, alla nostra età, siamo certi di chi siamo e cosa vogliamo. Questo si riflette anche nella nostra musica e si adatta perfettamente come messaggio per questo disco.”

Il vostro sodalizio con la Pride & Joy Music continua con reciproca soddisfazione, immagino, dal momento che Shut Up! è il terzo vostro lavoro che esce per loro.

“Assolutamente! Pride & Joy è una realtà splendida nel panorama AOR/Hard Rock. La collaborazione è iniziata con Closer To Heaven e siamo molto soddisfatti. Non è facile essere un’etichetta discografica oggi: le vendite di supporti fisici sono calate e gli introiti dal digitale non sono tanti. Tuttavia, l’importante è produrre materiale di qualità, e P&J ha un ottimo catalogo di artisti.”

 

Forniscimi la definizione dei vostri album precedenti.   

 

Line of Fire – 2011

“Come tutti sanno, è un disco con una storia incredibile, che parte dal lontano 1989. Ha segnato il passaggio a una vera produzione, fatta con professionisti che ci hanno letteralmente insegnato come lavorare. Il disco è rimasto fermo per anni, poi è stato pubblicato quando abbiamo ripreso le attività nel 2011. Risente ovviamente di elementi sonori ‘datati’, ma a livello sentimentale rimane una delle cose più importanti che abbiamo fatto.”

Undying – 2012

“Il disco della rinascita, forse il più heavy che abbiamo realizzato, con suoni più scuri e grezzi. In quel momento avevamo bisogno di ricominciare con un impatto forte e classico. Brani come ‘Undying’ e ‘I To I’ ne sono un esempio.”

Closer to Heaven – 2016

“È l’album che ha introdotto le tastiere, ampliando le nostre sonorità. Sicuramente un album più melodico e solare, con canzoni come ‘Go! Closer To Heaven’ e ‘Turn It Up’, che hanno un sapore melodic Hard Rock di stampo americano.”

Don’t Count on Heroes – 2019

“È un album ambizioso, con arrangiamenti più complessi e maestosi. Brani particolari come ‘Destiny’ o ‘Eternity’, fatto in gran parte al pianoforte, mostrano tessiture più ricche. Forse alcuni brani risultano meno immediati, ma riteniamo che abbiano molta profondità.”

Dammi qualche accenno alla line-up e alle grafiche di Shut Up! 

“La line-up è la stessa di sempre: Giacomo Gigantelli alla voce, Paolo Palmieri alla batteria, Matteo Minghetti al basso, Danilo Faggiolino alla chitarra, Pier Mazzini alle tastiere e cori, e io, Roberto Priori, alla chitarra.

Le grafiche sono curate da Patrizia Cogliati, mentre la copertina è stata creata da Umberto Stagni. Volevamo qualcosa di semplice ma d’impatto, con il nostro logo in evidenza. All’interno ci sono foto live, che ci rappresentano meglio che in posa.”

 

Danger Zone, Shut Up! 2024 

 

L’hard rock più puro, sostanzialmente quello che suonate anche voi pressoché da sempre pare non conoscere invecchiamento: sempre uguale a sé stesso ma sempre attuale. Dove risiede il segreto?  

“Il segreto sta nell’energia che trasmette. Al contrario della musica costruita al computer, qui il fattore umano è fondamentale. Se suoni o canti senza energia ed emozione, non arriva nulla all’ascoltatore. Se invece dai tutto te stesso, trasmetti qualcosa di impalpabile che arriva a chi ti ascolta e lo coinvolge.”

 

Band italiane e straniere, tua definizione e aneddoti, se ne hai.  

Death SS

“Una band storica che, stranamente, non abbiamo mai incontrato, forse perché facciamo generi diversi e non siamo mai stati abbinati nei festival.”

Eclipse

“Una delle band recenti che ha davvero lasciato il segno. Mi piacciono molto, grande energia e belle canzoni. Fantastici anche dal vivo!”

Elektradrive

“Un’altra band storica italiana, nostri coetanei e pionieri della scena AOR/Hard Rock melodico in Italia con dischi molto belli come “Due”. Grandi! “

Crying Steel

“Sicuramente una delle migliori e più importanti band italiane. Siamo amici da molto tempo e abbiamo suonato insieme tante volte. Ho anche registrato il loro primo brano ‘Thundergods’, un classico dell’Heavy italiano, e recentemente ho mixato il loro live Live & Thunder.”

Rain

“Una band fondamentale della scena bolognese e italiana, sempre attivi grazie ai vari cambi di formazione che ne hanno rinnovato la grinta. Rende molto dal vivo con uno show coinvolgente.”

 

Danger Zone, line-up 2024 

 

Ritengo che una cover del pezzo “Danger Zone”, colonna sonora del film Top Gun calzerebbe a fagiuolo su di una band come la vostra… Speranze che si avveri, la cosa?   

“Non ci abbiamo mai pensato, ma potrebbe essere un’idea!”

“Children of the Revolution” fa ancora parte della vostra scaletta-tipo dal vivo? Se non rientra è perché si tratta di un’operazione legata ormai al passato dei Danger Zone?   

“Con cinque album all’attivo, abbiamo dovuto fare delle scelte e tagliare alcuni pezzi, tra cui anche ‘Children’. Ma non è detto che non la riprenderemo presto.”

Roberto, racconta come arrivaste, anni fa, a Gigantelli, dal momento che non era di Bologna ma di Verona…

“La nostra manager, nel 1986, iniziò a cercare un cantante di livello. Ci segnalarono questo ragazzo di Verona, che venne a provare con noi. Gli facemmo fare ‘Into the Fire’ dei Dokken, e già dal primo ritornello capimmo che era lui!”

Una tua definizione dello stesso “Giga”…

“La voce è ciò che identifica una band. Quando sento Giga cantare, penso che sia sempre stata perfetta per la musica che ho voluto fare. E poi siamo amici da quasi quarant’anni!”

Quale la maggior soddisfazione, con i Danger Zone sinora?

“Ce ne sono tante, ma suonare negli States durante l’epoca d’oro è sicuramente una delle esperienze più memorabili.”.

Mentre quale la maggior delusione patita?

“Non aver ottenuto un contratto discografico dopo aver registrato Line Of Fire nel 1989, per ragioni legate al business e non alla musica. Fu un periodo molto difficile, che portò alcuni di noi ad allontanarsi.”

Prossime mosse?

Il disco nuovo è uscito, e ne siamo molto orgogliosi, ora tocca a noi uscire, andare dal vivo! Adesso cercheremo di suonare live il più possibile

Chiudi l’intervista come meglio credi, Roberto, spazio a disposizione. Grazie.

“Vogliamo salutare tutti i fan del metal italiano e speriamo di vedervi ai nostri prossimi concerti! Grazie mille, Steven, aspettiamo anche te. Rock on!”

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti