Death Metalcore Thrash

Intervista Delirant Chaotic Sound (tutta la band)

Di Andrea Bacigalupo - 6 Marzo 2021 - 8:30
Intervista Delirant Chaotic Sound (tutta la band)

Intervista a cura di Roberto ‘Bob’ Castellucci

 

Abbiamo chiesto ai Delirant Chaotic Sound, band milanese attiva da una decina di anni, di raccontarci la loro storia e parlarci di “Thàlassa”, il loro primo full-length. Avanti con le domande!

Benvenuti su TrueMetal! Vorrei iniziare con un po’ di storia della band: sulla vostra pagina Facebook ho visto parecchie fotografie di voi ragazzi poco più che adolescenti. Potete raccontarci qualcosa dei vostri anni di “gavetta”, a beneficio dei nostri lettori più giovani che hanno intenzione di intraprendere una carriera musicale?

Un saluto a tutti i lettori! Si, abbiamo iniziato a suonare assieme parecchi anni fa, quando eravamo poco più che 15enni! Ricordiamo con il sorriso quel periodo! Ai tempi si organizzavano più live possibili con l’unico obiettivo di fare esperienza e di passare la serata in compagnia!
Se si ha intenzione di intraprendere una carriera musicale, i consigli che possiamo dare sono i seguenti:

1) Trovarsi come priorità una band di amici validi piuttosto che un gruppo di musicisti competenti! Ci sarà sempre tempo di migliorare le performance musicali ma sarà assai più difficile farlo se si è circondati da persone con cui non ci si trova bene o se ci si scioglie prematuramente!

2) Concedersi il sacrosanto di diritto di sbagliare. I primi live non sono quasi mai belli da sentire! Però se si accompagnano gli errori alla mentalità di volersi migliorare pian piano di volta in volta, i risultati arriveranno con il tempo!

 

Il nome del vostro gruppo suona come una dichiarazione d’intenti. Come è nato il vostro moniker? Ci sono altri significati sotto la superficie dell’interpretazione letterale?

La cosa bizzarra del nostro nome è che il suo concepimento è dovuto all’ingenua leggerezza di un gruppo di amici che si trovava per far baccano in sala prove. “Delirant” è anche un modo maccheronico per dire “delirious”, aggettivo inglese che indica il delirante. Non a caso, la nostra esperienza come scrittori nasce tanti anni fa quando ancora non avevamo bene in mente un’idea del sound che avremmo voluto scegliere. Le prime composizioni, alcune confluite in “The Ride Of Thanatos”, sono un crossover caotico e delirante di tutti quei generi e sottogeneri musicali che all’epoca ci affascinavano. In questo, “Thalassa” costituisce un punto di svolta, dato che è dalla scrittura di questo disco che abbiamo cominciato a delineare uno stile effettivo.

 

“Thàlassa” è un album molto vario, ricco di sonorità diverse e frutto di numerose influenze. A quali correnti musicali vi sentite più legati? Quali artisti ritenete vi abbiano maggiormente ispirato nel raggiungimento del vostro stile?

Ognuno di noi ascolta cose davvero diverse. Questo ci è stato di grande aiuto poiché le diverse influenze rendono la scrittura più complessa ma sicuramente più ricca. Crediamo che per lo stile delle chitarre, i riff più “rocciosi” e forse più vecchi rimangono ancorati ad alcune band del Groove/Death Metal come ad esempio i Lamb of God e i Killer be Killed, mentre la parte più melodica crediamo sia stata influenzata dalle recenti uscite nel panorama Black Metal più mainstream come gli ultimi due dischi dei Behemoth; inoltre ci piace molto sovraincidere di chitarra acustica certi riff melodici. A questo proposito, l’album è stato abbellito con diverse sezioni orchestrali di supporto, per proporre una nuova veste rispetto al disco precedente. In questo senso il metodo di lavoro di una band come i Periphery ci ha molto influenzato nelle registrazioni, provando nuove cose e sperimentando suoni da sommare ad altri.

Il titolo dell’album, “Thàlassa”, è una parola greca che si traduce con mare. Nel videoclip del brano “Annihilation” vi ammiriamo bagnati da una pioggia battente e talvolta direttamente immersi in acqua, mentre la bella copertina del disco raffigura una scena subacquea. Cosa rappresenta per voi l’acqua? Quali messaggi volete diffondere tramite i testi, veicolati dalla corrente impetuosa del vostro delirant chaotic sound?

E’ facile apprendere che tutto il design estetico di “Thalassa” è incentrato sull’acqua, ma se si guarda sotto la superficie c’è di più.

Quello che si vuole rappresentare con la metafora delle acque profonde è un viaggio introspettivo all’interno della psiche umana e della sua complessa profondità. Tutti i brani, in maniera diversa tra loro, raccontano questa eterna lotta alla ricerca della resilienza, rappresentata nel tentativo di riemergere dall’abisso. Una lotta talmente stremante per cui durante il percorso ci si interroga più e più volte per capire se tutto ciò abbia senso, alternando il voler gettare la spugna al continuare a nuotare in risalita.
La Domanda finale invece che ci piace lasciare all’ascoltatore è se, una volta arrivati alla superficie, cambierà effettivamente qualcosa oppure no. Se il tutto sia stato utile oppure soltanto una illusione.

 

Il vostro EP del 2016, “The Ride Of Thanatos”, chiama in causa l’incarnazione maschile della Morte nella cultura greca antica. Il vostro album si intitola “Thàlassa”, arcaica personificazione divina femminile del Mare. Qualcuno di voi ha per caso fatto il Liceo Classico? A parte gli scherzi, che ruolo ha la cultura classica nella vostra arte?

Dave: sono sempre stato affascinato da certe tematiche anche a causa dei miei studi universitari in Scienze dei Beni Culturali e ho sempre trovato in certe figure l’occasione di potermi e poter raccontare qualcosa. La peculiarità di certe figure mitiche è che continuano a riecheggiare culturalmente in quanto archetipi di forme pensiero che cerchiamo di elidere con la rigida razionalità della modernità. La paura, l’angoscia, la disperazione, la follia sono elementi che fanno parte della nostra esistenza e che gli antichi sono riusciti a concretizzare in delle forme straordinariamente efficaci. E la cosa più interessante del mito è appunto la sua estrema malleabilità. Nonostante la storia vada avanti, certe forme o strutture rimangono lì per essere svuotate e riempite di nuovi enigmi e categorie. Se in “The Ride Of Thanatos” era la morte a catalizzare la nostra attenzione, ora è la psiche nella forma più spaventevole. Quella ancestrale personificazione del mare diventa con questo nuovo album la metafora dell’oblio subcosciente, il nero abisso diventa quella recondita parte di noi che a volte ci trascina in basso fino a non permetterci di scorgere la luce.

 

Ho rintracciato la vostra musica su Bandcamp e su Tidal, vi seguo su Facebook e ho messo un bel po’ di mi piace ai vostri video di YouTube, dopo aver dato un’occhiata anche al vostro sito web. Quanto è importante per i musicisti la visibilità digitale in questo periodo storico?

L’utilizzo di piattaforme di streaming e social, al di là della situazione del 2020, è diventata una realtà che non si più sottovalutare. Quasi tutti, avendo accesso a internet, hanno la possibilità di emergere e di crearsi una nicchia solida! E’ difficilissimo riuscire a trovare un proprio spazietto, ma lavorarci sodo è necessario e giusto! Toccando invece l’argomento Covid-19, in questo momento tutti noi avremmo voglia di tornare su un palco a suonare! Inoltre ci manca un sacco la sensazione di essere al di sotto a seguire i live di musicisti che quest’anno hanno annullato date. L’utilizzo obbligato della tecnologia per veicolare i contenuti ai fan non ha sostituito le emozioni che si provano dal vivo, ma ha di certo aiutato a superare un momento che, per tutta l’industria dello spettacolo, è stato vuoto. Dalla nostra, abbiamo sempre cercato di strizzare un occhio al mondo digitale e questo ci ha permesso di arrivare pronti anche alla pubblicazione dell’album completamente online.

E’ praticamente impossibile evitare di parlare della pandemia, soprattutto considerando che il vostro primo album è uscito nel 2020 e che venite da una delle Regioni italiane maggiormente colpite. Come siete riusciti a gestire, tra un lockdown e l’altro, un passo così importante nella vostra carriera?

Siamo riusciti ad ultimare l’album proprio alla fine del primo lockdown terminando le registrazioni delle voci praticamente con le mascherine addosso! Successivamente abbiamo lavorato parecchio alle fasi di Mix del disco attraverso “uno smart working” con Daniele Fasoli del Phaser Studios.
Durante l’estate, invece, mentre l’album veniva masterizzato (sempre a distanza) al 16TH CELLAR STUDIO, abbiamo iniziato con la pubblicazione di un primo singolo: “Empty Shell”, comunque consapevoli che una  release digitale sarebbe potuta passare inosservata. Nonostante ciò, la risposta dal pubblico è stata davvero positiva e la cosa ci ha piacevolmente sorpresi! Constatata la fattibilità dell’online e completato il Master del disco, ci siamo fatti un piano di pubblicazione per le settimane successive! Questo ci ha permesso sia di intrattenere chi ci segue sia di intrattenere noi dato che, a fronte di un primo lockdown, abbiamo constatato che il pericolo maggiore è la noia! A fine Settembre abbiamo caricato un  secondo brano, “Steal My Sight Away”, accompagnato da video musicale, e ci siamo organizzati per reinventarci come “Streamer” su Twitch in modo da poter condividere con chi ci segue opinioni face to face.
La cosa è stata particolarmente utile e divertente durante le fasi finali di pubblicazione del disco e del video musicale di “Annihilation”.

 

Grazie mille per la piacevole chiacchierata! Speriamo di potervi seguire presto nella promozione live del vostro disco; per ingannare l’attesa volete approfittare dell’occasione per rivolgere un saluto ai lettori di TrueMetal?
Assolutamente! Ciao a tutti quanti e grazie mille per la lettura!

Giunti alla fine dell’intervista, ringraziamo e salutiamo calorosamente i Delirant Chaotic Sound per il tempo che ci hanno concesso e le intriganti risposte. Buon ascolto a tutti i lettori!

 

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