Intervista Devin Townsend Project (Devin Townsend)
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Nel backstage di uno degli ultimi show dei Devin Townsend Project in questo tour incontriamo un Devin Townsend purtroppo molto influenzato ma, nonostante le condizioni fisiche non ottimali, molto disponibile.
Date le condizioni del musicista abbiamo tagliato parte dell’intervista per permettergli di riposare prima del concerto che, a dimostrazione della straordinarietà di Devin, eseguirà con una maestria tale da non mostrare minimamente i segni dell’influenza.
Cominciamo dal tuo ultimo album, “Transcendence”, come sono state le reazioni della critica rispetto alle tue aspettative, come sta rispondendo il pubblico alle nuove canzoni che suonate e come sta andando il tour in generale?
Il tour sta andando molto bene, la reazione della critica è stata forse un po’…migliore che con l’album precedente, ma generalmente con quello che faccio ottengo un numero simile di persone a cui piace e a cui non piace quindi non penso che quest’album dovesse far cambiare l’idea a qualcuno…ma in generale è stato ricevuto piuttosto bene, sorprendentemente a dir la verità.
Perché sorprendentemente?
Beh, semplicemente perché dopo tanti anni di carriera è difficile mantenere l’interesse per quello che faccio, per questo tipo di musica, questo stile, quindi il fatto che l’abbia fatta franca anche questa volta è piuttosto buono.
Mi interessa in particolare la storia di una delle canzoni del nuovo album, “Stars”; l’hai registrata in live streaming a dicembre del 2015: com’è nata l’idea e hai mai temuto che potesse andare terribilmente male mentre il mondo intero ti guardava?
Questa è una paura che ho dovuto superare tante volte, sai, con Retinal Circus, Ziltoid [Live at the Royal Albert Hall] e quando suonerò tutto “Ocean Machine” la settimana prossima, voglio dire, qualsiasi cosa faccia può andare a puttane, a volte succede, ma penso anche che quando nel passato è successo, quando qualcosa va storto passi oltre e se c’è qualcosa che mi ha permesso di progredire come artista è il fatto che abbia sbagliato così tante volte.
Quindi quando è arrivata quell’opportunità con i ragazzi di Toontrack, siamo amici quindi mi hanno offerto quell’opportunità e se fosse andata male probabilmente starei parlando con te lo stesso, quindi tenere questo a mente è probabilmente il modo migliore per non giocarmi opportunità del genere.
Hai suonato tanti generi diversi nella tua carriera, da quello che hai fatto con Steve Vai agli Strapping Young Lad, dal Devin Townsend Project ai Casualties of Cool, ci sono altri generi che vorresti esplorare in futuro?
Orchestrale, voglio fare roba orchestrale, il prossimo progetto che farò, “The Moth”, è…questo e se tutto va bene verrà fuori bene come spero.
In termini di altri generi non lo so mai, non ci penso mai prima, non penso “Vorrei fare questo”, seguo semplicemente dove [l’ispirazione] mi porta, mi dico “Oh cazzo, immagino che stiamo facendo musica Folk adesso” o “Immagino che ora stiamo facendo Metal”, mi lascio semplicemente guidare invece dell’opposto.
Te l’avrei chiesto dopo ma, dato che hai menzionato “The Moth”, qualche tempo fa ne hai parlato provvedendo ad un titolo fantastico per tutti i siti di musica, una “sinfonia da 10 milioni di dollari sui peni”.
In realtà questo non è esatto, sono 10 milioni di sterline [ride].
Ancora di più allora, perché hai bisogno di così tanti soldi? Puoi approfondire un po’ la questione dei peni?
Non sono solo peni, si tratta anche di vagine, per le pari opportunità sai.
Penso che sarà davvero figo fare una sorta di cosa in stile operistico sugli umani e come siamo fondamentalmente spaventati dalla morte e come questo si manifesti nella necessità di attribuire una ragione alle cose e su questo fronte c’è come una missione per capire la natura di Dio, direi…? E magari l’idea di unità è semplicemente rappresentata da umani che sono programmati per scopare [ride] e questo è un modo di connettersi all’unità, temporaneamente.
Quindi vorrei fare una cosa davvero profondamente grande su sesso, potere, morte e in definitiva una ricerca di significato.
Penso che sarà una tragedia di qualche tipo e penso che…non voglio che sia comico, voglio che sia spaventoso ma è descritta meglio come la “sinfonia dei peni” [ride].
Cambiando argomento, qual è stata la tua prima reazione quando hai visto la copertina del nuovo album dei Deep Purple [N.D.R. da molti accostata al logo del Devin Townsend Project]?
Ho pensato che è figa [ride].
Voglio dire, amo Steve Morse e…non mi interessa.
Penso che sia divertente che la gente si interessi di me, che se ne interessi al posto mio, ma il mio interesse non è nemmeno percepito [ride].
Sai, una “D” ed una “P” insieme sono un modo piuttosto ovvio di fare un logo, suggerirei che c’è una buona probabilità che non abbiano mai visto il nostro logo.
Sono un grande fan, Steve Morse era il mio chitarrista preferito quando ero un ragazzo, quindi se anche avessero una vaga idea di cosa io faccia ne sarei onorato.
Negli anni hai pubblicato un grandissimo numero di album riuscendo a mantenere la qualità sempre molto alta; allo stesso tempo sei sempre stato molto franco sulla gran quantità di soldi che hai bisogno per permettere alla band di andare avanti, le due cose sono connesse? Pubblichi così tanti album semplicemente per una questione di sopravvivenza?
Per tanto tempo è stato così, sì.
Ho svoltato solo ora perché ho scritto un libro e ho firmato un contratto editoriale che ci permette di pagare le bollette se siamo in tour senza che debba fare un altro album quest’anno, ma mi rendo anche conto che la qualità di quello che faccio aumenta se ho più tempo per lavorarci, quindi spero che in futuro mi sia possibile farlo.
Penso anche che in passato abbia lavorato troppo per via della parte dipendente della mia personalità.
Dici di essere dipendente dallo scrivere musica?
Penso di essere dipendente da qualsiasi cosa, lo ero dal bere, dal fumare marijuana e quando ho smesso con quelle cose penso che quel meccanismo dovesse spostarsi da altre parti, quindi ora sto tentando, nell’ultimo paio di anni, un anno e mezzo, di spostare la dipendenza verso la salute, verso l’esercizio e quelle cose lì, perché è un modo produttivo in contrapposizione con dipendenze tossiche.
Speriamo funzioni.
Tra qualche giorno suonerai tutto “Ocean Machine” a Londra e poi lo replicherai a Pvlovdiv a settembre.
Programmi di farlo anche da qualche altra parte? Perché non farlo per un tour intero?
Penso che probabilmente perderebbe di valore se lo facessi troppo spesso; lo faremo anche in Spagna comunque, quindi sono tre show per ora.
Voglio dire, un sacco di volte non prendo io le decisioni su dove e quando suoneremo, un sacco di volte è il management o il booking agent, quindi se mi dicono che devo suonare tutto “Ocean Machine”…
Quindi non decidi neanche quello?
Già, funziona alla grande per me, voglio dire non mi…interessa davvero.
Sono contento di suonare concerti, sono contento se i concerti sono regolari dopo “Ocean Machine” e non abbiamo grandi…non siamo una band super popolare, quindi siamo in grado di mantenerci e di fare cose, se quello che serve per aumentare l’interesse e fare questi show in numero limitato così sia.
Ho ingaggiato il management e il booking agent per prendere queste decisioni al posto mio perché fino a quando ho iniziato a lavorare con loro tutte le decisioni che ho preso erano essenzialmente…sbagliate [ride].
Mi ricordo di aver letto tempo fa, quindi correggimi se sbaglio, che negli ultimi periodi con gli Stapping Young Lad avevi dei problemi a suonare davanti a grandi folle, e che il concerto al Download è stato un momento particolarmente difficile…
Non direi difficile, era l’intenzione di quello che stavo facendo…mi sentivo che se avessi dovuto suonare di fronte a tanta gente avrei dovuto rappresentare qualcosa di diverso.
Sì, ricordo che mi era sembrato strano perché la prima volta che ti ho visto, a Wacken nel 2014, mi eri sembrato incredibilmente a tuo agio col pubblico e quando hai fatto abbracciare tra di loro centinaia di metallari prima di ‘Grace’ avevo pensato “Wow, sto tipo è incredibile”.
[Ride] Tipicamente non sono nervoso davanti alla folla, a volte, dipende dalla giornata, ma 10 anni fa penso di aver ricevuto un paio di lezioni di responsabilità e con questo voglio dire che quello che dico, quello che scrivo, quello con cui decido di rapportarmi, quello diventa il mio mondo e non lo intendo come un’assunzione metafisica, mi sembra che sia davvero così, è come se la tua sensibilità attiri un certo tipo di persone, no?
E verso la fine degli Strapping ho cominciato a sentire che quello che rappresentavo veniva da un posto…ero molto spaventato, sai? Ero spaventato dal confronto, dalla rabbia e da queste cose, quindi cantando di queste cose tanto quanto facevo queste diventavano il mio mondo ed ero molto a disagio con ciò e a Download, è stato un buono show, ma mi ricordo di aver pensato qualcosa tipo “Magari dovresti ripensare a tutto questo, sta diventando più grane e se diventa troppo grande e questo diventa la tua identità sarà davvero dannoso psicologicamente”.
Quindi cose come Wacken, dove sono ora, è ancora Metal, è ancora Progressive, quello che vuoi, ma penso che quello che dico sia salutare per me e dovevo davvero prendere questa decisione per il mio bene, alcuni avrebbero voluto che non lo facessi, non so cosa dire loro.
Taglio qui e ti lascio riposare, grazie Devin.
Lo apprezzo molto, grazie amico.
Davide Sciaky