Intervista Druids (tutta la band)
Intervista a cura di Matteo Pedretti
Ciao ragazzi, benvenuti su TrueMetal! Inizio con il ringraziarvi per la vostra disponibilità. Spero stiate tutti bene. “Vol.1”, il vostro primo EP, è uscito da poco più di un mese: sarete certamente orgogliosi di avere raggiunto questo obiettivo…
Ciao, grazie a voi di darci spazio con quest’intervista. Per fortuna stiamo tutti bene, nonostante questo strano periodo. Mentre per quanto riguarda il nostro “Vol.1”, siamo assolutamente orgogliosi! Abbiamo speso tanto tempo sulla sua produzione e con la sua pubblicazione sentiamo di avere raggiunto una tappa significativa lungo il nostro percorso: con i mezzi dello streaming oggi disponibili ci sembra di aver fatto il primo passo in un mondo assai più grande, potendo diffondere la nostra musica al di fuori dalla nostra realtà locale. Potrà sembrare una banalità, ormai lo streaming e l’auto-pubblicazione digitale è ordinaria amministrazione, ma nel nostro piccolo l’emozione di vedere e sentire online la propria musica è stata davvero tanta.
Quali sono state le tappe principali che hanno portato alla formazione dei Druids e alla pubblicazione del vostro esordio discografico? E quali, se ce ne sono state, le maggiori difficoltà?
Di base i Druids si sono formati per i motivi più semplici: la voglia di divertirsi e suonare musica a volumi osceni. Tutto questo grazie alla spinta di Riccardo, il nostro bassista, che ha coinvolto Marco ‘Ciccio’ e Luca (rispettivamente chitarra e voce) con la chiara idea di voler fondare un gruppo Doom Metal; poco tempo dopo si è imbarcato con noi Gabriele alla batteria, e così abbiamo cominciato a suonare nel primo posto disponibile. Fin dall’inizio abbiamo puntato sul suonare musica nostra, radunando i riff per comporre le primissime canzoni, prendendoci i nostri tempi, con calma, e nel giro di un paio d’anni (dal 2016 al 2018) abbiamo collezionato una mezza dozzina di canzoni. Nello stesso periodo abbiamo fatto i nostri primi concerti nella nostra città (Cremona) e alla fine del 2018 siamo giunti alla decisione di entrare in studio per registrare le canzoni scritte fino a quel momento. Ovviamente qualche difficoltà l’abbiamo incontrata lungo il nostro percorso: ci sono stati due cambi di batterista, prima Michele ha sostituito Gabriele nel 2019, poi Andrea è arrivato al posto di Michele giusto l’estate scorsa. Sono state separazioni in amicizia, tanto che il nostro primo batterista Gabriele ha registrato con noi “Vol.1” nonostante fosse già in uscita dal gruppo, ma abbiamo pensato fosse corretto registrare con lui le canzoni scritte assieme a lui. Poi la difficoltà più grossa incontrata è stato lo slittamento dell’uscita di “Vol.1” dovuto, manco a dirlo, all’epidemia di Corona virus in Italia: avevamo fissato la data d’uscita con annesso concerto per sabato 22 febbraio 2020, quasi un anno fa; tuttavia, se ti ricordi, giusto qualche giorno prima venne individuato il primo caso di Covid19 a Codogno, non molto lontano da Cremona, e tutti i comuni della zona sospesero concerti e attività ricreative che comportassero gli assembramenti. Poi la faccenda è degenerata, l’epidemia è esplosa, il lockdown, così il mondo della musica underground dal vivo si è fermato da allora. Nella speranza di poter celebrarla con un concerto, abbiamo rimandato l’uscita di “Vol.1” il più possibile, ma arrivati agli ultimi mesi del 2020 ci siamo arresi all’evidenza: non avremmo potuto fare un release party per ancora molto tempo. Quindi l’unica soluzione rimasta era pubblicare solo in formato digitale sulle piattaforme di streaming, e così è stato: il 21 dicembre 2020 (il solstizio d’inverno) è uscito “Vol.1”.
Il titolo e l’artwork di “Vol.1” richiamano apertamente “Vol.4” dei Black Sabbath. A cosa è dovuta questa scelta, oltre che al vostro evidente amore per il quartetto di Birmingham?
Perché ci sembrava una scelta «assolutamente futile e stupida» (cit.)! Scherzi a parte, come hai ben inteso abbiamo un grande amore per i Black Sabbath e questo traspare anche dalle nostre canzoni (almeno speriamo). La copertina di “Vol.4” è tra le più iconiche dalla storia del Rock e in particolare per il Doom e Stoner, infatti non siamo nemmeno i primi a scegliere di utilizzare quell’artwork per una propria pubblicazione: già lo fecero gli Sleep e i Church of Misery, rimaneggiando un po’ l’artwork originale: da questo punto di vista lo vediamo un po’ come una tappa obbligata o un rito di passaggio per le band del genere. Oltretutto le canzoni contenute nel nostro “Vol.1” non hanno un concept o un filo conduttore che le lega assieme, perciò sulla copertina non era necessario raffigurare il tema della registrazione, quindi eravamo liberi di scegliere quello che più ci piaceva. Così alla luce di chi l’aveva già fatto prima di noi, anche noi abbiamo deciso di tributare i Black Sabbath con la nostra copertina. Tuttavia abbiamo voluto dare un tocco personale e non fare un semplice ‘copia e incolla’: abbiamo preso il nostro Luca con il costume di scena, messo nella posa iconica di Ozzy e scattato la foto che poi sarebbe diventata l’artwork di “Vol.1”. Si è rivelata anche una scelta azzeccata dal punto di vista della visibilità: la copertina è semplice, d’impatto, usando pochi e semplici colori; il rimando è palese e assai riconoscibile, tanto da incuriosire la gente ad indagare di cosa si tratti, e magari fa pure un ascolto dell’EP. Potrebbe sembrare un po’ provocatoria come scelta, ma in verità non vogliamo in alcun modo paragonarci ai nostri mentori musicali e spirituali, non ne siamo degni. Lo consideriamo più come un ‘sigillo di garanzia’ di quello che l’ascoltatore andrà a sentire con il nostro disco: “Qui troverai del Doom Metal.”
Mi hanno colpito le molteplici sfaccettature del vostro sound: pur rimanendo in ambito Doom/Stoner, in “Vol.1” ho sentito Hard Rock settantiano, psichedelia, Heavy Metal tradizionale e addirittura Blues. Siete d’accordo? Qual è il vostro background musicale? E come si sviluppa il processo compositivo dei Druids?
Grazie mille del complimento, e sì, siamo assolutamente d’accordo con te. Questi elementi, sound settantiano, psichedelia, Heavy Metal classico e Blues, si accostano alla nostra principale matrice Doom/Stoner generando la commistione del nostro sound, e questo proprio grazie alle influenze di ognuno di noi. Siamo tutti appassionati del calderone musicale del Doom e dello Stoner, ma il cuore pulsante Doom del gruppo è Riccardo, che ha trascinato tutti gli altri nel vortice di questo fantastico genere; comunque lo stesso Riccardo è assai appassionato di Blues, e per un certo periodo sospettiamo abbia mangiato solo pane, Blues e Black Sabbath: infatti Geezer Butler è un importante riferimento per lui, e si rispecchia molto nel suo modo di suonare. D’altro canto il nostro cantante, Luca, ha un background musicale differente, conteso tra una forte attenzione per gruppi Rock e Metal giapponesi (X-Japan e Versailles per esempio) e gruppi più tradizionali come Metallica, Angra, Ozzy e Dio. A sua volta Marco ‘Ciccio’, il chitarrista, viene da anni di Thrash e Death Metal, più una certa passione per i Black Label Society di Zakk Wylde, tuttavia la vera iniziazione al Doom/Stoner è sempre stata grazie a Riccardo, ampliando i suoi orizzonti. Infine Andrea, il nuovo batterista, ha un background di Hard Rock e Metal classico, con i Deep Purple a farla da padrone, ma una parte del suo cuore ha sempre battuto per i Black Sabbath. Staremmo delle ore a parlarti di altre influenze e gruppi musicali che ci piace ascoltare, ma rischieremmo di andare avanti all’infinito. Ecco, come vedi, le influenze sono davvero tante e variegate: tutte queste generano una tensione positiva nel modo di suonare di ognuno di noi, così donando certe sfumature e varietà al nostro sound. Questo avviene senza una precisa volontà progettuale: infatti abbiamo la fortuna di riuscirci spontaneamente mentre siamo in sala prove. Nonostante questo, abbiamo comunque un approccio abbastanza classico alla composizione: di solito Riccardo dà il La alla composizione di nuovo materiale, scrivendo valanghe di riff a casa, che man mano propone in sala prove, portando anche un abbozzo di struttura per delle canzoni. Tuttavia Riccardo lascia spazio a noi altri per inserirci sul riff di basso, se non per qualche suggerimento; così ognuno arricchisce con il proprio strumento lo spunto di Riccardo e nel giro di qualche prova una canzone è pronta, salvo qualche modifica di arrangiamenti o altri dettagli che nel corso del tempo sembra suonare meglio della forma iniziale. Purtroppo in virtù di come approcciamo la composizione musicale, il 2020 ha colpito pesantemente sul nostro processo creativo, non potendo trovarci in sala prove per molti mesi: infatti facciamo fatica a comporre qualcosa di completo senza poterci trovare e modellare assieme la musica.
Quali argomenti affrontate nei vostri brani?
Per quanto riguarda gli argomenti dei brani, i testi li compone sempre Luca, salvo qualche collaborazione con Riccardo e alcuni spunti di Marco ‘Ciccio’. Luca custodisce un quaderno in pelle dove annota tantissimo materiale, tra idee, spunti, impressioni e suggestioni. Da lì poi sviluppa i testi per i nuovi brani in cantiere, dando alla musica la tematica più pertinente a sua sensazione. Gli argomenti toccati sono i topos del Doom, ovvero la coscienza e la paura di non poter sfuggire ai meccanismi della vita e della morte, il Male, tematiche religiose, ma anche viaggi fantastico/lisergici. Giusto per fare qualche esempio, “Proceed the Weedians” (oltre a citare il verso di “Jerusalem”/”Dopesmoker” degli Sleep) parla del viaggio dei Weedians tra mondi aliene e galassie, ma tutto ambiguamente teso tra il fantascientifico, l’introspettivo e il lisergico. “You See Far” tratta del Male, ma in un’ottica alternativa e di reinterpretazione, dove Lucifero non è mai caduto dal Paradiso, divenendo una figura prometeica per l’Uomo, donandogli la conoscenza e l’immortalità, elevando l’umanità stessa a stato divino; pure qui c’è un po’ di viaggio lisergico (ahahah), ma si cerca di analizzare il Bene ed il Male al di là dell’ottica occidentale cristiana. Infine in ‘Acid Goat’ tramite un’allegoria si tratta della storia del Cristianesimo, inserendo della critica sociale/religiosa perché enfatizza sulla trasformazione dei seguaci da vittime a carnefici. Come ti dicevamo prima, i temi delle canzoni “Vol.1” sono diversi, ma si muovono sempre entro l’immaginario del Doom, tuttavia non solo come mero esercizio di stile e cercando di dare almeno un altro livello di lettura, innestando su temi classici le proprie idee e visioni del mondo.
Con un EP d’esordio fresco di stampa l’impossibilità di suonare dal vivo rappresenta una limitazione evidente per un gruppo giovane che ha bisogno di farsi conoscere. Siete riusciti a sfruttare altri canali promozionali?
Una fortissima limitazione, hai ragione. Come ti dicevamo prima, la data d’uscita era stata fissata per la fine di febbraio 2020, ma poi è successo quel che è successo: tutto rimandato, fermo e al peggio annullato. Così infine abbiamo ripiegato sulla sola pubblicazione digitale. Per fortuna siamo in un periodo storico in cui esistono un sacco di soluzioni per farsi conoscere tramite Internet, in modo da raggiungere un pubblico più ampio di quello della tua zona, pur essendo una band musicale senza contratto discografico. Così abbiamo potuto caricare “Vol.1” sulle principali piattaforme di streaming, come Spotify, AppleMusic e iTunes, YouTube, Deezer, Tidal, ecc… Ce ne sono un sacco! Ma forse il media più importante, per le band underground come noi, è BandCamp, tramite il quale è possibile avere un piccolo ritorno economico mettendo in vendita online le tracce digitali, come anche CD, vinili, MC e altro tipo di merch: una risorsa utilissima per finanziarsi o ripianare parte delle spese affrontate durante la produzione. Oltretutto BandCamp avvicina molto di più i fans alla band rispetto alle altre piattaforme di streaming, dove è possibile avere una maggiore interazione, e vedere i profili dei tuoi ascoltatori e quest’ultimi possono lasciare un commento di apprezzamento alla tua musica, anche tramite mail. Insomma, siamo molto contenti di questa piattaforma in particolare, grazie alla quale siamo finiti pure all’attenzione di una webzine internazionale, DoomCharts, dove siamo stati inseriti nella classifica di dicembre 2020; da questa menzione poi siamo pure stati inclusi in alcuni podcast, sempre nell’ambito underground del Doom/Stoner. Che dire, da cosa nasce cosa, e questi mezzi hanno permesso di farci conoscere al di fuori dall’Italia, cosa altrimenti impossibile a forza di soli concerti. Tuttavia poter promuovere la tua musica con un concerto rimane sempre il momento più bello della vita di una band.
Le vostre canzoni sembrano particolarmente adatte ad essere performate in concerto. Come vi trovate nella dimensione live? Nella vostra zona ci sono locali, circoli e simili che offrono la possibilità di suonare dal vivo a giovani band che propongono materiale originale?
Sì, esatto. Nella dimensione live ci troviamo molto bene e, anzi, ci siamo forgiati. Superfluo aggiungere quanto ci manchi non poter calcare un palco e con un’uscita discografica recente ancora di più. Oltretutto è proprio dal vivo che diamo qualcosa di più; infatti cerchiamo di offrire uno show oltre al solo concerto, sperimentando principalmente con i costumi di scena: Luca veste con un saio da frate, mentre alle volte Riccardo e Marco ‘Ciccio’ hanno indossato dei drappi neri. Niente di originale, certo, sono soluzioni già adottate dai Candlemass e dai Sunn O))), per citarne un paio; ma appunto la nostra scelta vuole anche essere un tributo a questi colossi del genere (un po’ come il discorso dell’artwork di “Vol.1”). In questa maniera possiamo offrire un intrattenimento a tutto tondo, con Luca che si è sempre dimostrato un frontman di carisma e di grande intrattenimento per il pubblico. Sarebbe bello poter sviluppare qualcosa di ulteriore impatto, coinvolgendo anche delle scenografie, ma per ora rimane un sogno nel cassetto, come anche il poter fare un concerto vista la situazione attuale. Inoltre, sempre a causa delle forzate chiusure e messa in pausa del mondo della musica, i pochi locali che potevano permettere a band emergenti di poter suonare stanno sparendo o chiudendo. Per fortuna a Cremona rimane il Circolo Arcipelago, dove abbiamo suonato un paio di volte, ed è forse l’ultima realtà della zona di Cremona che lascia spazio alle band con materiale originale, con una certa attenzione alla scena locale. Mentre il resto dei locali, se ne rimangono, spesso puntano sul solito discorso di cover/tribute band oppure i contest, ma qui rischiamo di scoperchiare un Vaso di Pandora, con una discussione infinita e sfumata da un sacco di delusioni, sia come band e come fruitori di concerti.
Quali sono i vostri programmi per il futuro? C’è un full lenght all’orizzonte?
La prima cosa è poter tornare in sala prove e ricominciare a comporre, una volta rimossi i blocchi e le limitazioni dovute all’epidemia. Sarebbe fantastico anche poter tornare a suonare sui palchi per portare in giro il nostro “Vol.1” e farci conoscere dai locali e dalla gente che apprezza il genere. In ogni caso sì, un full lenght sarà presto o tardi all’orizzonte, oltre al fatto che raggiungere il minutaggio per un LP è abbastanza facile per il nostro genere: noi consideriamo “Vol.1” un EP, ma con sole 6 canzoni sfioriamo i 40 minuti di durata, già sufficienti per un album in piena regola (ahahah!).
Grazie per il tempo dedicatoci e complimenti per “Vol.1”
Grazie a voi per i complimenti e ancora per lo spazio offertoci.