Intervista Drunkards (Marco Vetturi)
Intervista con i Drunkards nella persona di Marco Vetturi, ascia del combo bergamasco, autore del recentissimo No Trace Of Sanity, secondo full length della carriera uscito esattamente vent’anni dopo il suo concepimento.
Buona lettura.
Steven Rich
Il gruppo nasce nel 1985, uno fra gli anni di consolidamento della scena heavy metal mondiale dopo i botti della Nwobhm e la nascita del Thrash. Cosa ricordi di quel periodo in senso stretto ma anche in generale? Quali sono stati i presupposti che hanno dato il via al progetto Drunkards?
Dei primi anni ottanta ricordo con piacere la scoperta dei gruppi come Ac/Dc, Scorpions, Iron Maiden, Saxon, Judas Priest seguiti poi dai Metallica, Mercyful Fate, Anthrax, Slayer, Megadeth ecc. Frequentavo le scuole superiori e insieme a “Jun” (amico d’infanzia) e mio fratello maggiore Andrea si formò il primo nucleo del gruppo. Dopo un paio di bassisti arrivò finalmente in pianta stabile Germano, più grande di noi di qualche anno. Penso che gli anni ottanta siano stati il periodo di massimo splendore per la musica heavy metal e sono contento di averli vissuti in prima persona.
Che origine ha il Vostro nome?
Il nome “Drunkards” lo ha proposto Andrea, traendo spunto da un romanzo in lingua inglese. Abbiamo aggiunto le dieresi perché “facevano più metal”…
Nel settembre 1985 partecipate alla finale del Salone Internazionale della Musica e High Fidelity presso il teatro Manzoni di Milano. Che ricordi hai a riguardo? Aneddoti?
All’epoca la formazione era composta da cinque elementi: avevamo un cantante solista che non si presentava quasi mai alle prove. Il giorno prima della ns partecipazione alle selezioni del concorso ci diede buca. Lo rimpiazzammo all’ultimo minuto con un amico chitarrista di Germano, che si improvvisò cantante per l’occasione. Il risultato fu ottimo, tant’è che approdammo alla finale svoltasi c/o il teatro Manzoni di Milano. I gruppi erano stati fatti accomodare nei palchetti in alto: noi eravamo vicini alle Lipstick…
01/03/1986: festival “Dangerous meeting” di Pantigliate (Mi) insieme a Extrema, Moon of Steel, Evil Force, Hell Knight e Witness. Vai avanti tu, Marco…
Ricordo che era marzo ma c’era stata una forte nevicata. Abbiamo raggiunto il luogo del concerto a bordo di un furgoncino delle pompe funebri della sorella di un amico. Quando ci fermavamo a chiedere informazioni ai passanti la gente ci faceva le corna! Si respirava un’aria molto tranquilla nel backstage e non c’era assolutamente nessuna stupida rivalità tra i gruppi, solo una sana competizione. Ricordo con piacere Tommy Massara e gli Extrema, i Moon of Steel e i ragazzi che hanno organizzato l’evento. Il fratello di Tommy aveva portato una quantità impressionante di lattine di birra… Fu una bella serata di metal italiano!
22/09/1986: festival “Heavy Metal Night” di Sorisole (Bg) insieme a Royal Air Force, Skanners e Touch of Devil. Idem come sopra, magari racconta qualcosa di interessante riguardo i gruppi coinvolti oltre alle tue sensazioni in quel festival…
Noi eravamo gli sbarbati che aprivano il festival, ma abbiamo fatto una buona esibizione. A seguire c’erano i ns amici Touch of Devil e poi Skanners e Royal Air Force. Nessun problema con gli altri gruppi dei quali non posso che parlare benissimo. “Giocavamo” in casa e quindi c’era molta gente che era venuta al concerto anche per vedere noi. L’accoglienza del pubblico fu veramente sorprendentemente calorosa.
Nella foto: una locandina degli anni Ottanta
Nel dicembre 1987 il gruppo sigla un contratto con la LM Records per la partecipazione alla fortunata compilation “Heavy Rendez-Vous” insieme a Napalm, Adramelch, Moon of Steel, Creeping Death, Masterstroke, M.A.C.E. e Blackburn. A te, Marco…
Prima dell’esordio ufficiale sulla compilation abbiamo realizzato due demo tape: il primo omonimo e il secondo intitolato “Lethal to weak ones”. Fu proprio quest’ultimo a giungere tra le mani del discografico Luigi Mazzesi, che ci propose la partecipazione a “Heavy rendez vous”. Per l’occasione ri-registrammo il brano “Trooper of death” a Firenze c/o il Much More Music Studio di Bernardo Baldassari (chitarrista dei Masterstroke), con la collaborazione di Andrea Corsellini. A noi non sembrava vero di essere riusciti a pubblicare un ns brano su vinile… Era un sogno che si era finalmente materializzato! “Trooper of death” rappresenta il primo brano registrato in maniera professionale dal gruppo e ancora oggi sono orgoglioso della resa sonora di quel pezzo: ha un gran tiro!
Nella foto: Marco Vetturi
Come mai, secondo voi, un bacino sufficientemente metallico come la bergamasca ha tutto sommato partorito così poche band? Chi erano i gruppi con i quali vi sentivate in concorrenza e viceversa quali erano quelli con i quali avete legato di più? Dimmi cosa pensi dei Touch Of Devil…
Non saprei. Mi risulta che dopo di noi anche gli Halloweed, ad esempio, abbiano fatto delle buone cose. In effetti Bergamo non ha partorito molte band all’epoca, sicuramente meno di Milano e Firenze ad esempio. Oggi ce ne sono alcune interessanti come i Tool Silence e i Nemesis Inferi, tanto per citarne alcune che conosco bene. Non c’è mai stata una vera e propria concorrenza tra i gruppi, ma direi piuttosto una sana competizione. Ricordo con estremo piacere Skanners, Extrema, Sabotage, M.a.c.e., Napalm, Creeping Death, Moon of Steel, Adramelch, Xaigon e molti altri ancora… Con i Touch of devil ci si incontrava spesso nei locali della zona che proponevano metal.
Ricordo che avevano inciso dei brani in uno studio di Ibiza con il produttore dei Judas Priest ma se non sbaglio non sono mai riusciti a pubblicare un album: è un vero peccato. Ci sono tanti gruppi che avrebbero meritato molto di più di quello che hanno ottenuto: cito ad esempio i Masterstroke di Firenze.
Nella foto la copertina di “Drunkards” – 1988
Il 1988 vede la pubblicazione dell’omonimo album d’esordio, stampato in una tiratura di 2.000 copie. Come mai la scelta di una copertina così strana? Oltre a questa domanda aggiungi quello che vuoi, Marco, riguardo L’LP…
Dopo la pubblicazione di “Heavy rendez vous” siamo tornati in studio a Firenze per registrare 5 brani: Looking for troubles, Obsession, Human vivisection, Nuclear solution e Captive of my vice. Era nostra intenzione pubblicare un mini L.p. ma la LM Records ci propose un contratto per un album intero, scelta azzeccatissima! Fu così che tornammo in studio per registrare Lost and lonely (in versione acustica) e la nuova “Don’t search for the answer”. Con l’aggiunta di “Trooper of death” l’album era pronto! Per quanto riguarda la copertina non saprei cosa dire: a tante persone piace molto, ad altri fa letteralmente schifo! A me non sembra poi così male: si addice al moniker del gruppo e rappresenta l’entusiasmo di un gruppo all’esordio…è anche un po’ goliardica se vogliamo…
L’attività live prosegue con una serie di date in tutta Italia (allo storico locale “Sorpasso” di Milano, come special guests nella data del tour degli Skanners a Imola, a Torino, al locale “Topsy” di Livorno ecc ecc)…
In quegli anni abbiamo avuto la fortuna di suonare in giro per l’Italia: al “Sorpasso” di Milano, al “Topsy” di Livorno, al “Pussycat” di Viserbella, a Imola di supporto agli Skanners, un paio di volte in provincia di Torino, insieme ai M.a.c.e. a Ravenna; praticamente ci si esibiva almeno una volta alla settimana.
1989: anno cruciale per i Drunkards. Nonostante i brani pronti per il secondo Lp, la band si scioglie nel 1990. Immagino ci sia molto da dire a riguardo.
Eh si! Dopo aver composto e arrangiato i brani, provato per mesi in sala prove, registrato e mixato in due sessioni (luglio e novembre) c/o i Koala Music Studio di Senigallia-Ancona (con al mixer il ns “quinto uomo” Bernardo Baldassari) , l’album pronto per andare in stampa in realtà non ci finirà più… Tutto ciò per motivi indipendenti dalla volontà del gruppo. Si era prospettato anche un tour in Germania come supporter di un gruppo famoso, ma alla fine non se ne fece più nulla… All’inizio del 1990 “Jun” e Andrea decidono di farsi da parte, per motivi di studio e di lavoro (e anche a causa della forte delusione provata dalla mancata pubblicazione del disco). A quel punto io e Germano, senza più cantante/chitarrista/compositore e batterista/paroliere non possiamo far altro che gettare la spugna…
Nel 1991 l’etichetta LM Records pubblica la compilation “Italy 1991 – A portrait of new unsigned talents from Italy” dove come brano di apertura troviamo “A woman like you”, tratta dall’album “No trace of sanity”. Questa canzone è l’unica testimonianza ufficiale del disco, quantomeno fino a oggi?
Si, “A woman like you” è il pezzo più “commerciale” dell’album ed è stato inserito come brano di apertura della compilation della LM Records pubblicata a scopo promozionale.
Svela genesi e aneddoti di un brano atipico come quello.
E’ una canzone nata in sala d’incisione: siamo partiti da un riff che ci piaceva, poi abbiamo composto la ritmica della strofa e il ritornello. Andrea a composto le liriche e ha arrangiato la melodia del cantato adattandola alla musica. E’ un pezzo un po’ atipico per il ns repertorio ma a me piace moltissimo. Inserire un brano diverso dagli altri è sempre stata una costante per noi: si veda “Lost and lonely” in versione acustica nell’album d’esordio, “Metal fury broke free” nel demo “Lethal to weak ones” e “And the dews of night arise” nel primissimo demo tape.
Non vi è venuto in mente di aggiungere all’album qualche pezzo nuovo di recente scrittura?
Purtroppo non abbiamo più composto nulla dall’epoca dello scioglimento del gruppo.
Nella foto la copertina del “nuovo” disco: No Trace Of Sanity
Il 2009 vede, vent’anni dopo, l’uscita del disco No Trace Of Sanity per la New LM Records di Luigi Mazzesi. Come mai il risveglio dei Drunkards? Farete concerti dal vivo? La line-up è quella storica? Che significato ha la copertina e dove è stata concepita?
Fortunatamente nei primi anni novanta avevo salvato una copia del nastro/master di “No trace of sanity” su supporto digitale D.a.t. Recentemente ho conosciuto due persone con le quali è nata una forte amicizia (Davide e Nicola): sono due grandi appassionati di metal italiano e sono stati loro, dopo averlo ascoltato, a spingermi fortemente a lavorare alla pubblicazione postuma dell’album (insieme anche all’amico Giuliano della MyGraveyardProductions). Ho contattato Luigi Mazzesi, il quale aveva sostenuto all’epoca tutte le spese per la realizzazione dell’album, che senza alcun indugio si è detto interessato a stampare l’album con la sua etichetta New LM Records.
Sfortunatamente non c’è in vista nessuna reunion: ho dovuto fare praticamente tutto da solo. Ho rimasterizzato completamente il nastro originale, ho aggiunto una bonus track + 5 brani presi dal demo “Lethal to weak ones” in versione originale. La realizzazione della copertina e del libretto dell’album è stato il lavoro che mi ha impegnato maggiormante e per il quale ho incontrato le maggiori difficoltà, fino a quando ho conosciuto Gabriele Nunziante (responsabile della webzine Italian Metal), che si è impegnato nella realizzazione dell’intera parte grafica. E’ lui che devo ringraziare pubblicamente per aver messo in pratica ciò che io non avrei mai potuto fare da solo… Siamo partiti da una foto gentilmente concessa da una sua amica fotografa e l’abbiamo modificata e colorata. Con la copertina volevo comunicare una sensazione di angoscia e follia; in un certo senso aver lasciato prendere polvere un album per vent’anni è stato un po’ folle se vogliamo… Il disco esce a distanza esatta di vent’anni dalla sua realizzazione.
E’ prevista per il futuro la pubblicazione in formato cd dell’omonimo album d’esordio?
Si, nelle prossime settimane inizierò a lavorare anche alla ristampa in cd del primo album, oltre che alla promozione del secondo disco. Sarebbe un altro sogno che si avvera: ho molte idee in testa ma i soldi a disposizione sono pochi! In questi ultimi mesi ho notato un grande interesse per le ristampe degli album di gruppi italiani degli anni ottanta; paradossalmente oggi è più facile per noi pubblicare un album che non allora…è incredibile! Il primo problema da affrontare sarà sicuramente la scelta della copertina: confermiamo quella originale o una nuova di zecca? Al momento ho sentito pareri opposti ma molti sembrano propendere per l’originale, anche solo per un motivo nostalgico. Sicuramente inseriremo delle bonus tracks dal primo demo omonimo, una biografia/discografia, tutte le copertine dei demo, album e compilation e magari anche una traccia video.
Qual è stato l’highlight della carriera dei Drunkards?
Non credo che ci siano mai stati momenti particolarmente eclatanti, però credo che durante la realizzazione del secondo album il gruppo avesse ottenuto un certo “spessore”… Il vero punto di partenza è stata l’incisioni di “Trooper of death” e in un certo senso l’avventura continua con la pubblicazione postuma del secondo album.
E il più grande rimpianto?
Non avere registrato un terzo album: chissà come avrebbe suonato?
Qual è stata la cosa che vi ha dato più fastidio scritta su di voi?
Fortunatamente siamo risultati sempre abbastanza simpatici ai giornalisti, forse anche per il modo molto semplice con il quale ci siamo spesso proposti. Pur non godendo all’epoca dell’appoggio di giornalisti importanti (o particolarmente influenti), devo dire che in generale la categoria ci ha sempre sostenuto e incoraggiato; devo dire forse ancor più oggi che allora!
Nella foto: Drunkards
Definizione dei Vostri lavori a partire da:
Drunkards (demo 1985) – Acerbo
Lethal to weak ones (demo 1986) – Ambizioso, ma ancora incompleto
Drunkards (official album 1988) – Sorprendente
No Trace Of Sanity (1989/2009 official album) – Maturo
Quali sono stati secondo te i gruppi più influenti dell’HM? E quali quelli meno fortunati che meritavano più di quello che hanno raccolto?
Su tutti gli Iron Maiden, a ruota Judas Priest, Scorpions, Saxon, Def Leppard, Rainbow e molti altri.
(fondamentali i precursori Deep Purple e Ac/Dc). Sicuramente i Riot avrebbero meritato più successo rispetto a quanto ne hanno riscosso. Indipendentemente dal periodo storico, tra i meno fortunati a me piace ricordare gli Omen e i Leatherwolf. Fammi citare anche l’album “Savage” (versione inglese) dei Trust, con Nicko McBrain alla batteria: è uno dei miei dischi preferiti in assoluto!
Stessa domanda per quelli Thrash.
Facile: Metallica, Anthrax, Slayer, Megadeth, Exodus ecc. ecc. Mi piacciono molto gli album “Power and pain” degli Whiplash e “Into the dark past” degli Angel Dust: avrebbero meritato sicuramente un posto più alto nell’Olimpo del thrash!
Chiudi come vuoi, Marco. Grazie.
Grazie a Te Stefano e alla Tua prestigiosa testata per l’ospitalità e l’opportunità che mi avete concesso dedicandomi questo spazio. Grazie a tutti coloro che acquisteranno il ns cd, pubblicato in tiratura limitata a 600 copie. Volevo ringraziare Luigi Mazzesi, tutti i giornalisti che mi stanno aiutando a promuovere l’album con recensioni e interviste e tutte le persone che seguono la scena metal con instancabile dedizione. Supportate i gruppi metal italiani perché anche qui da noi ci sono talenti nascosti e non solo all’estero!
Un abbraccio a tutti.
Marco Vetturi
Stefano “Steven Rich” Ricetti