Intervista Dust (tutta la band)
‘Break the Silence’ è l’album con il quale irrompono sul mercato i torinesi Dust. Rispettiamo il titolo e ‘rompiamo il silenzio’ facendo con loro una chiacchierata.
Ciao ragazzi, prima di tutto grazie e benvenuti sulle pagine di TrueMetal.it. I Dust sono nati nel 2016. Com’è iniziata quest’avventura e come siete arrivati ad incidere ‘Break the Silence’?
L’idea nacque quasi per caso, in seguito ad un progetto fallimentare, Riccardo e Stefano (rispettivamente gli attuali cantante e batterista) si trovavano per puro divertimento in una sala prove della provincia. Lì si accorsero fin da subito di essere musicalmente piuttosto compatibili, così cominciarono immediatamente a buttare giù le idee che sarebbero poi diventate ‘Until the Last Breath’ e ‘Another Place to Hide’.
Alcuni mesi dopo, in seguito a varie ricerche, si aggiunsero alla formazione Andrea (basso) e Stefano (chitarra). Con questa line-up, solo quando queste idee cominciarono ad avere forma solida, decidemmo di registrare l’album.
Perché scegliere il monicker ‘Dust’ (polvere)?
Il nome ‘DUST’ ovvero ‘polvere’ rappresenta per noi tutto quello che abbiamo lasciato nel nostro passato senza avere il coraggio di affrontarlo, come chiuso in un armadio a ‘prendere polvere’.
Per promuovere l’album avete girato il video del brano che gli dà il titolo. Prima di tutto: la formazione del CD è composta da cinque elementi, mentre nel video siete in quattro. Cosa è successo?
Quando girammo il videoclip di ‘Break the Silence’ la ricerca di un quinto membro non era ancora nei nostri piani. Dopo circa tre mesi dalla sua realizzazione ci decidemmo finalmente a ricercare il quinto ed ultimo membro, in modo che il nostro frontman, Riccardo, potesse concentrarsi solo ed esclusivamente sulla voce, soprattutto in ambito live. Federico (chitarra) entrò ufficialmente nella band a Marzo 2019.
Dove sono state effettuate le riprese del video? Quanto è stato emozionante o difficile girarlo?
Le riprese vennero effettuate principalmente a Varisella Torinese, luogo di rilevante importanza per Riccardo. L’ambientazione scelta rievoca in un certo senso il messaggio che eravamo intenzionati a lanciare con il brano.
In generale, che tematiche trattano i Dust? In particolare, soffermandoci su qualche brano: di cosa parla ‘Black Stranger’, chi deve ‘rompere il silenzio’ (‘Break the Silence’) e perchè ‘aspettare la morte’ (‘Waiting for Death’)?
Ogni singolo pezzo, all’interno del disco è costituito da metafore; è ciò che ci piace fare!
‘Black Stranger’ non è altro che una conversazione quasi paranoica tra me (Riccardo) e il me stesso del passato che cerca in tutti i modi di riemergere e di farsi sentire. ‘Break the Silence’ è il nostro grido di speranza. Dobbiamo innanzitutto essere noi a dover ‘rompere il silenzio’. La ‘morte’ in ‘Waiting for Death’, invece, non deve essere necessariamente intesa come ‘morte fisica’; diciamo che ognuno può sentirsi libero di avere diverse visioni di questo brano, magari anche immedesimandocisi.
Parlateci dell’artwork della cover: una cella d’isolamento, se non sbaglio, con un’unica finestrella che permette l’ingresso di uno spiraglio di luce. Un posto dove è un po’ difficile ‘rompere il silenzio’, anche per l’elemento più rivoluzionario. Che messaggio volete trasmettere con questa immagine? Chi ha avuto l’idea e chi l’ha disegnata?
La cella di isolamento in copertina rappresenta i muri che tendiamo a crearci, muri che tutti noi avremmo bisogno di abbattere. L’idea è stata elaborata da tutti i componenti della band, e dalla ragazza di Stefano, Chiara.
A lavoro finito, cambiereste qualcosa in ‘Break the Silence’?
È una domanda a cui ci è veramente difficile rispondere.
Probabilmente oggi l’avremmo scritto in modo completamente diverso, ma in quel momento era la musica più vera e spontanea che potessimo produrre.
So che, prima di ‘Break the Silence’, avete suonato in Italia ed anche all’estero. Cosa ci potete dire di questa esperienza? Come siete stati accolti fuori dall’Italia?
L’estate scorsa abbiamo preso parte ad un piccolo tour in Est Europa con gli Scyther, una metal band veneta.
È stata un’esperienza sensazionale, abbiamo avuto la possibilità di esibirci in Serbia, Croazia e Romania; proprio in quest’ultima il pubblico ci è parso decisamente fuori di testa!
Ed ora quali sono i vostri programmi? Promuoverete l’album con un tour? Parteciperete a qualche festival?
Purtroppo, al momento, non abbiamo nuove date in programma ufficialmente … ma statene certi, tra pochissimo potrebbero arrivare grandissime novità!
Com’è la scena metal nei dintorni di Torino ed in Piemonte? Come giudicate quella italiana?
Come abbiamo già avuto modo di precisare, la scena metal piemontese è decisamente variegata, e la qualità non manca sicuramente.
Esistono pochi locali però, che danno la possibilità alle band underground di portare la loro musica su un palco, questo è innegabile.
Quanto è impegnativo essere parte dei Dust, e quanto è emozionante?
Essere parte dei Dust è sicuramente impegnativo, ma la passione che dedichiamo a ciò che facciamo sormonta decisamente la fatica.
In questo momento siamo già impegnati alla lavorazione del secondo album, non ci piace assolutamente stare con le mani in mano!
Purtroppo siamo arrivati alla conclusione. Un sentito ringraziamento ai Dust per la disponibilità ed attendiamo di vederli dal vivo.