Intervista Exodus (Steve ‘Zetro’ Souza)
‘…i primi focolai e i primi raggruppamenti di gente che condivideva la visione del thrash metal, ovvero suonare più veloce di tutti’ sono avvenuti nel corcondario di Brooklyn’
(Steve “Zetro” Souza)
Non potete immaginare che razza di personaggio sia Steve “Zetro” Souza, frontman di una delle più importanti e rappresentative realtà thrash metal di tutti i tempi, gli Exodus. Lo troviamo nel backstage, prima di un concerto. Zetro è più ospitale della stessa organizzazione: ci offre infatti una birra, ci fa accomodare e parla a ruota libera, senza filtri, con una passione ed un entusiasmo incredibili. Si commuove, con vere e proprie lacrime, quando tocchiamo il tema della morte di Cliff Burton dei Metallica, e si agita come un bambino mimando azioni e leggende quando c’è da parlare di musica metal e relativi aneddoti… ci abbraccia ringraziandoci di aver toccato temi che mai durante le interviste vengono toccati… che dire… spettacolare ed immenso!
Ciao Zetro. È un onore per noi poter fare quattro chiacchere con te. Ti dico subito che l’occasione per noi è ghiotta e sebbene voi siate molto attivi come band e dei vostri progetti se ne potrebbe parlare per ore, dato il poco tempo a disposizione, l’occasione è ghiotta per parlare della tua storia. Non credo di sbagliarmi se dico che ne hai viste tantissime nel corso della tua vita in qualità di vera leggenda della bay area californiana fin dai tempi della nascita del thrash metal…
Ahhh, mi stai dicendo che potrei essere tuo nonno? Ahah… Che dire, non so da dove cominciare…
Ma noooo… Ti do una mano. Quali sono i tuoi primissimi ricordi riguardo la nascita del thrash metal nella bay area?
C’era questo locale, il Ruthie’s Inn, una sorta di club blues a Berkeley. Il padrone, un tale Irwin, ne aveva le palle piene di avere queste band malinconiche che strimpellavano per quattro nostalgici, seduti là sul tavolo con la birra mezza vuota in mano. Decide allora di chiamare le prime band di ragazzi che spaccavano in zona, i cui nomi iniziavano a circolare riscontrando apprezzamenti da parte dei giovani metallari e diede vita ad un calendario di eventi. Al tempo i vari Exodus, Slayer, Metallica e noi dei Legacy (diventati poi Testament) cominciavamo ad avere un seguito importante. Le serate erano davvero infuocate, un massacro.
A proposito dei Legacy. Ci sei rimasto poco tempo… è successo qualcosa?
Nulla di particolare. Ho avuto l’opportunità di cantare negli Exodus e ho fatto una scelta. Non ho lasciato la band sulla strada però. Avevo un mio amico che si chiamava Chuck Billy e che dal vivo era un vero portento. Oltre che per la voce, anche per la stazza fisica… faceva davvero paura con quella presenza scenica! La band inizialmente aveva dei dubbi in quanto girava la voce che Chuck fosse in un brutto giro di gang da strada… tutte cazzate. Lo conoscevo bene, era ed è un ragazzo generoso, buono e sempre pronto a difendere i più deboli… Lo ho consigliato al gruppo e la storia ha fatto il resto. Avevo ragione io.
Torno sul discorso dei primi concerti nella baia… quale era il clima che si respirava nei locali durante i primi show thrash metal?
Al tempo non si poteva parlare di movimento artistico ‘thrash metal’, anche se a tutti gli effetti dopo lo è diventanto… anzi, non ci sarebbe stato nessun genere estremo senza il thrash metal! Fu l’attitudine che si condivideva tutti assieme a garantire il crescente interesse. Dai padroni dei locali, ai nostri amici, alle nostre ragazze, alle band… Lo stesso padrone del locale passò dal servire birra a creare dei cocktail devastanti che mandavano subito fuori di testa la gente. Irwin era soprannominato il killer dei cocktail! Lui stesso beveva ed era costantemente ubriaco. In queste condizioni, appena vedeva entrare un poser nel locale lo lanciava letteralmente dalla finestra …era al piano terra, nessuno è morto! Non immaginate quanti vetri rotti e quanti incitazioni leggendarie durante queste scene!
Eheh… che bei momenti. Senti, ma c’era solo qualche locale o tutta la bay area californiana si iniziava al thrash metal?
Diciamo che i primi focolai e i primi raggruppamenti di gente che condivideva la visione del thrash metal, ovvero ‘suonare più veloce di tutti’ sono avvenuti nel corcondario di Brooklyn (Oakland, California, ndr). È stato là che i grandi si incontravano, nei fine settimana, nei festival o semplicemente in giro a veder concerti. MA suonavamo anche nei prati, dietro le scuole. Era un continuo movimento in crescita.
Ci fai qualche nome di band con cui condividevate tutto questo?
Beh, io ho sempre visto in giro Death Angel, Vio-Lence, Possessed, Metallica, Slayer, Legacy, Mordred, Forbidden, Megadeth, Dark Angel… e con loro ho passato buona parte del mio inizio carriera. Poi ho praticamente sempre vissuto di musica, è diventato un lavoro, per cui, forse più di molti altri ho percepito questa presenza sulla strada.
Ci racconti un anneddoto che fra i tanti ti è rimasto in testa?
Beh, io mi divertivo come un matto coi ragazzi dei Metallica, con Lars (Ulrich, batterista dei Metallica) in particolare. Una sera decidiamo di andare a festeggiare in un locale dove suonavano gruppi di musica heavy metal. Mi aveva invitato Lars. Entro e lo vedo che pestava le mani sul tavolo stando a ritmo… era indiavolato, c’era sangue sul tavolo! Guardo il palco e vedo James Hetfield alla batteria e Burton alla voce. Erano gli Spastik Children. Era un vero massacro… c’era pochissima gente… non immagino cosa sarebbe successo se la gente avesse saputo che i ragazzi dei Metallica sotto altro nome stavano facendo casino su un palco in un locale così piccolo. Sarebbe esploso. Booom!
Eheh… Ne sono certo. Riguardo i Metallica, scusa se tocco un tasto dolente, ma è un artista che tutti noi amiamo. Se posso permettermi, cosa ci puoi dire di Cliff Burton?
Che era un grandissimo amico. Una persona splendida che amava la sua ragazza e la sua famiglia. Era un musicista di una cultura che pochi altri avevano a quel tempo. Ascoltava generi musicali per noi sconosciuti come il progressive rock inglese e il punk underground. Era gentile e tranquillo, non usciva mai dagli schemi. Al massimo ci si beveva qualche birra e si fumava qualche canna. Ai concerti o raduni me lo ricordo arrivare con questa macchina scassata assieme ad Ulrich e ricordo fosse molto legato ad Hammet (Kirk, chitarra solista dei Metallica). Ti posso dire che senza Cliff i Metallica non avrebbero mai composto “Ride the Lightning” e “Master of Puppets” e non sarebbero mai andati in tour con Ozzy Osbourne. È stato con quel tour che sono diventati immortali e paradossalmente la loro immortalità è coincisa con la morte di Cliff.
Ricordi quel maledetto giorno in cui Cliff è morto? Chi ti ha chiamato per darti la triste notizia?
Lo ricordo come se fosse ieri. Ero distrutto. Mi ha chiamato la mattina Gary Holt (chitarrista degli Exodus), dicendomi che c’era stato un incidente in Svezia causato dal ghiaccio e che Cliff Burton era morto. Ancora adesso soffro per questa cosa. Era speciale, unico, un vero artista.
Veniamo ai giorni d’oggi. In questi tempi generi come il viking metal e il death ultratecnico piuttosto che il black metal o il metalcore veicolano ferocia e brutalità, ma sono del parere che il thrash metal resti l’unico genere in grado di alimentare ribellione e consapevolezza sociale. Tu che ne pensi?
Nella storia della musica i vari generi che si sono susseguiti si sono sempre spostati su modalità più estreme o si sono fusi tra loro nella ricerca di un qualcosa di nuovo ed originale. Abbiamo avuto il blues, seguito dal rock e dall’hard rock. Il punk ha evoluto nell’hardcore e nel thrash. Grindcore e death sono poi andati a braccetto e così via. Io penso che non ci sia un genere più adatto di un altro a creare consapevolezza. Sono sicuro che finchè il metal continuerà ad espandersi in qualsiasi direzione noi saremo felici perchè il vero fan andrà sempre a rovistare nella storia del suo genere musicale preferito. E là troverà ciò di cui ha bisogno.
Grazie mille davvero.
Grazie a voi… e permettimi di dire una cosa a tutti: ragazzi, portate sempre avanti le vostre passioni con il cuore e con il metal!