Intervista Flames of Heaven (Cristiano Filippini)
In occasione dell’uscita di “The Force Within” dei “Cristiano Filippini’s Flames of Heaven” per la tedesca Limb Music abbiamo intervistato il compositore e chitarrista Cristiano Filippini, pesarese, classe 1981, grande appassionato di sinfonie e di musica epica.
Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini
Ciao Cristiano e benvenuto su Truemetal.it! Cominciamo con una domanda su di te, considerato anche il tuo nome nel moniker della band: chi è Cristiano Filippini, come nasce musicalmente, come si approccia al mondo della musica orchestrale e al metal.
A sedici anni ho iniziato a suonare e comporre. Il mio sogno è sempre stato quello di dire la mia nel mondo del rock e del metal. Ho cercato di formare diverse band qui in provincia, ma con un genere non facile come il power metal sono riuscito solo a registrare qualche demo e solo in un caso credo di aver raggiunto una lineup all’altezza di questo progetto definitivo, ma non siamo mai riusciti a finalizzare. Mi sono arreso quindi ed ho iniziato a dedicarmi alla composizione. Ho frequentato il conservatorio, due Master in musica da film, uno con il Premio Oscar Bacalov. Sono riuscito così a realizzare alcune produzioni: “The First Crusade” (2010) e “Flames of Passion” (2012) che ancora oggi reputo quasi dei super-demo, album autoprodotti che hanno avuto un buon feedback e che ho portato a teatro nel 2012, poi nel 2016 e nel 2019 in una versione rinnovata e riarrangiata “più matura”. Sarebbe molto bello in futuro riscoprirla in chiave rock metal, ma prima vorrei concentrarmi su alcuni album come “Flames of Heaven”.
Da quali band metal ti senti ispirato come compositore e chitarrista?
Nel 1986, avevo cinque anni, ho visto in televisione il video di “The Final Countdown” che mi ha folgorato. Quello è stato il mio battesimo nel mondo del rock. In età matura ho ri-approcciato il metal a fine scuole medie con una cassetta di “Piece of Mind” dei Maiden, poi naturalmente mi sono appassionato al rock degli anni ’80 dei vari film con band come Survivor ed Europe. Per il metal all’inizio Iron Maiden e Metallica come tutti, poi da lì agli Helloween, Stratovarius, Rhapsody, Edguy ed Avantasia. Poi naturalmente anche i Queen. Ho cercato di creare un mix originale a livello compositivo, sempre naturalmente nei limiti dell’originalità in quanto l’originalità assoluta è impossibile, che potesse coniugare il power metal degli anni ’90 e questo hard rock coi sintetizzatori degli anni ’80.
Come è nata la band “Cristiano Filippini’s Flames of Heaven”? Come siete arrivati alla lineup attuale?
Quando ho composto questi due album sono stati distribuiti da una società di distribuzione che non c’è più, la Andromeda Rocks. Lavorava lì Marco Pastorino (Temperance). Marco è uno veramente molto appassionato e sempre alla ricerca di artisti. Mi ha contattato, dicendomi che se un giorno avessi mai composto un album metal gli sarebbe piaciuto partecipare. Sono stato contattato poi da un altro ragazzo nel 2010, Franco Michelotti che suonava negli Shining Fury, una band abbastanza famosa ai tempi in Toscana e Marco cantava anche per loro. Abbiamo iniziato a fare un po’ di demo ma poi ci siamo fermati presto perché Franco è andato a lavorare in Inghilterra. Non mi sono scoraggiato ed ho iniziato a fare ricerche online, ho incontrato virtualmente Michele “Dr. Viossy” Vioni, l’ho contattato visto che insegna al MMI a Riccione non lontano da qui. Lui non lo sa ma mi sono iscritto solo per incontrare lui dal vivo. Michele è stato il mio insegnante per un anno: all’inizio doveva suonare solo gli assoli nel disco ma poi l’ho coinvolto nell’intero progetto. Lui ha suonato nei Killing Touch di Michele Luppi, quindi con Giorgio Terenziani (basso) e Paolo Caridi (batteria), ed è stato molto facile e naturale quindi arrivare all’attuale lineup. Alle tastiere invece ho un cruccio: anche se come tastierista al momento figuro io sono alla ricerca di un membro stabile.
Quando avete iniziato a registrare?
Le registrazioni sono partite a settembre 2018, con la batteria. Il covid ha portato via 4/5 mesi. Abbiamo fatto ben tre mix e tre mastering di questo album.
E come sei stato contattato da Limb?
Al secondo mastering ho mandato l’album alle etichette, tra le offerte la loro ci è sembrata quella più invitante. Sono un’etichetta che storicamente è riuscita a portare una band italiana in ambito internazionale: Rhapsody e Luca Turilli hanno fatto la storia, hanno raggiunto livelli ipergalattici di composizione e produzione. A me piacciono soprattutto i primi tre dei Rhapsody e i primi due di Luca Turilli. Loro hanno avuto l’idea del genere che non solo hanno inventato, l’hanno anche portato ad un apice mai più raggiunto da nessun altro.
Come è avvenuta la scrittura dei brani?
Per una buona percentuale me ne sono occupato io, direi un 95%. Nella mia vita ho scritto tipo tremila/quattromila minuti di musica, mi piacerebbe tirare tutto fuori ma non ce la farò mai! Solitamente compongo tutta la canzone, le linee vocali, le tastiere, le chitarre ritmiche, naturalmente le orchestrazioni e gli arrangiamenti. Per quanto riguarda i testi li ho scritti io e poi ci siamo visti con Marco Pastorino qualche giorno per migliorare le linee vocali. Ho scritto metà degli assoli, poi quelli più da guitar hero li ha fatti Michele!
Come si sono svolte invece le registrazioni?
La batteria da Priori a Bolgna. Il basso da Terenziani, la chitarra da Viossy, le parti di tastiera invece le abbiamo registrate in più luoghi: le tastiere normali di arrangiamento e riff qui da me nel mio studio, i pianoforti da Luca Zanon a Udine. Io ho scritto gli assoli ma li ha registrati lui in quanto ha i synth anni ’70 e ’80 che erano perfetti per il sound caldo che cercavo. La voce è stata registrata da Michele Guaitoli dei Temperance, ci ha dato anche qualche dritta sugli arrangiamenti. Per quanto riguarda le parti orchestrali abbiamo registrato con l’Orchestra Sinfonica Rossini al Lunik Studio Red qui a Pesaro. Il mix è stato realizzato in Finlandia da Matias Kupiainen, chitarrista e produttore degli Stratovarius. Il mastering definitivo al Finnvox Studios di Helsinki da Mika Jussila (Nightwish, Stratovarius).
Veniamo ai due video: “We Fight for Eternity” e “Far Away”, raccontaci qualcosa su come si sono svolte le registrazioni e se avete avuto particolari problematiche in era covid.
Come sai c’è stato un allentamento nelle nostre zone nei mesi di luglio e agosto. A fine giugno pensando che potesse essere una situazione temporanea ho spinto affinché si registrassero molto velocemente i video. Non si poteva perdere l’occasione. All’inizio pensavo solo di fare un video, “Far Away” con Matteo Ermeti alla regia, che abbiamo registrato in un giorno all’Aeroclub di San Marino. Poi ho trovato una spinta emotiva maggiore anche grazie al covid, c’era ancora del budget e mi sono convinto di fare un ulteriore video: ho contattato Adriano Razzi, regista qui di Pesaro che aveva curato le riprese del backstage delle registrazioni orchestrali. Ho chiesto a Limb quale brano fosse più opportuno registrare ed hanno scelto “We Fight for Eternity”. Ero un po’ scettico in quanto il brano è molto lungo, ma mi sembra sia venuta molto bene. Abbiamo registrato a Villa Caprile e Candelara in tre giorni di riprese.
Da dove trai ispirazione per la tua musica? In questo disco c’è una forte dualità (già evidenziata dai singoli) tra power metal/metal sinfonico tradizionale, per intenderci quello dei Rhapsody di inizio millennio, e metal melodico contemporaneo, sempre con elementi sinfonici con brani magari più intimi tipo “Dyng for Love”, “Finding Yoyrself”, “Always with you”.
Cerco di coniugare metal epico, metal melodico e ballad. Queste sono le mie tre facce. Cerco di alternarle anche all’interno di stessa canzone. In “Moonlight Phantom” puoi trovare l’intro di synth, le chitarre, un po’ di power metal, la parte orchestrale con gli staccati ostinati, le chitarre acustiche del flamenco… un po’ di tutto. Poi cerco di inserirle in una scaletta ben alternata. Mi piacerebbe variare il più possibile, senza fermarmi al solo power metal: se uno si aspetta dieci canzoni con doppia cassa non le troverà mai in un nostro disco. L’importante è sempre mantenere una continuità dei dischi ad alto livello con varietà.
Musica al tempo del covid… come vivi questo periodo da musicista e compositore? Pensi ad una possibile attività live per i Flames of Heaven?
Penso che l’attività live non riprenderà prima di un annetto. Spero che sia tutto a posto per autunno 2021. Per noi posso dire che se ci sarà l’attenzione giusta e delle offerte che potremo prendere in considerazione lo faremo assolutamente. Non siamo una project band che fa metal opera ma una band a tutti gli effetti. Poi certo c’è il mio nome sopra, più che altro per tutto il tempo e le risorse che gli ho dedicato in tutti questi anni, vedo che è qualcosa di abbastanza sdoganato quindi penso non si possa confondere per un progetto.
Cosa ascolti principalmente nel tempo libero?
Nel tempo libero pop rock e metal anni ’80. Ora su youtube stavo ascoltando… Domenico Bini (ride), no a parte lui Judas Priest, Turbo… produzioni molto tamarre che adoro. Anche i Manowar, che passano da incredibili capolavori epici a roba da band del garage negli ultimi anni, ma penso che la band più grande che forse non ha mai ottenuto quanto meritava davvero sono i Virgin Steele. Poi anche i Savatage. I più grandi anche con pochi accordi riescono a fare cose incredibili.
Chiusura di rito: il tuo saluto ai lettori di Truemetal.
Grazie a te per la possibilità di quest’intervista, e un grande saluto ai lettori di Truemetal, spero che si approccino a questo disco con attenzione: è un lavoro che ha un’anima italiana nell’approccio con musicisti di primo livello e una produzione internazionale, ci sono tanti dettagli da scoprire e spero davvero che vi piaccia!