Intervista Gengis Khan (Frank Leone)
In occasione dell’uscita del nuovo album Colder Than Heaven abbiamo scambiato un po’ di impressioni con il cantante/bassista Frank Leone, motore pulsante e fondatore dei defender bolognesi Gengis Khan.
Buona lettura.
Steven Rich
Frank, da dove nasce l’idea di chiamarvi Gengis Khan?
Ciao headbanger, nasce dal nostro merchandiser Leandro nell’estate del 2011, eravamo particolarmente alticci e stavamo guardando un documentario in casa appunto riguardante Gengis Khan. Ci venne in mente di dare quel nome alla band quella notte, anche se in realtà mi ronzava da tempo in testa: quando per gioco negli anni 2000 quando militavo nei Rex Inferi, una sera ero con Maurizio Samorì, il chitarrista fondatore della band, e dopo un bel po’ di birre mi disse qual era la sua formazione tipo Heavy Metal. Corrispondeva alla seguente line up: Conte Vlad alla chitarra, Gengis Khan al basso, Nerone alla voce ed Erode alla batteria. Essendo io bassista… dopo quella sbornia ero certo che prima o poi avrei avuto una band che si sarebbe chiamata Gengis Khan! Ahahahah, quante storie malate ci siamo fatti negli anni!
Racconta la genesi della band, che prende forma nel 2012.
Io all’epoca non abitavo a Bologna ma a Forlì ma siamo partiti subito in quarta, dopo una settimana di prove ero riuscito tramite un mio vecchio contatto a volare in Germania per un festival con Messenger, Skanners e altre band che non ricordo. Si trattava della serata della finale di Champions League tra Chelsea e Bayern Monaco e ricordo che suonai con la maglia del Bayern e che un tifoso nazi del Chelsea in un pub voleva picchiarmi perché non ero né tedesco e né inglese… ahah! Poco dopo registrammo “Gengis Khan Was a Rocker”, anche se in realtà odio quel disco perché era un demo di brani che avevo preso da alcuni scarti di band che avevo avuto in passato. A Markus Rosner della MDD Records tedesca piacque e lo volle pubblicare. Onestamente per me è davvero pessimo quel disco, ma in quel periodo non ci interessava molto, l’avevamo presa in maniera molto punk la fase iniziale del progetto, per cui andava bene tutto purché si suonasse e si stesse nell’ambiente a noi più congeniale, ovvero quello dell’Heavy Metal!
Gengis Khan, Frank Leone
A livello di line-up ritieni siate in una situazione stabile, al momento? Visto che qualche scossone ve lo siete preso, sinora…
Al momento è abbastanza stabile eccetto per il ruolo del batterista, che proprio nei giorni in cui mi hai mandato l’intervista ha subito un cambio per problemi logistici legati a Giannantonio Lassi. Lo dico adesso qui su Truemetal: è appena entrato in formazione l’ex Rex Inferi, Danger Zone e già con me nei panni di turnista con Michael Vescera nel tour Franco/Spagnolo 2017 Mr Gianni Lorenzini, a mio avviso un acquisto di ottima qualità dietro le pelli non ché un brother of metal di quelli di razza pura!
Nasce spontanea la domanda: avete rapporti con i grandi vecchi dell’heavy metal bolognese ? Intendo Crying Steel, Rain, Tarchon Fist, Danger Zone?
Come appunto ti dicevo il nostro attuale drummer, Gianni Lorenzini, è un ex Danger Zone, si è imbarcato con loro in America nel 1992 per cercare fortuna oltreoceano suonando in molti dei migliori club Rock/Hard & Heavy della California come Whiskey a Go Go, Troubadour, FM Station e via dicendo. Con i Rain abbiamo fatte mille “baracche” negli anni ma più che altro con Mr Alessio “Amos” Amorati con il quale ho condiviso molti bei momenti. Conosco molto bene Alberto Simonini dei Crying Steel anche se sono tantissimi anni che non lo incontro più e che dire, speriamo di ritrovarci presto a condividere quello che più amiamo tutti insieme senza distanze.
Una tua descrizione di quanto finora da voi realizzato.
Gengis Khan Was a Rocker (2013) – Pessima produzione e anche le canzoni se tornassi indietro le sostituirei con altre. Caso a parte “Heavy Metal Maniac” e “1984 in Tokyo”, molto apprezzate dal vivo dal pubblico tedesco.
Gengis Khan EP (2019) – Grezzo e sudato in sala prove, mi piace molto la spontaneità del mini perché avevo voglia di quel sound early eighties, era tanto che non avevo più una band dopo che Fabio Alessandrini a fine 2015 venne scelto da Jeff Waters degli Annihilator per entrare nella band, per cui insomma, ho un gran bel ricordo di quel periodo, soprattutto anche perché era nata mia figlia poco prima.
Colder Than Heaven (2021) – A voi l’ardua sentenza, per quanto mi riguarda posso dire che nonostante la spontaneità del prodotto, mi sono impegnato molto a cercare di dare una progressione in positivo su quanto fatto nell’Ep cercando di curare maggiormente la produzione, per questo abbiamo deciso di registrare le canzoni da Simone Mularoni (DGM) ai Domination Studio di San Marino.
Spiega la genesi e il significato della copertina di Colder Than Heaven
La copertina è nata da un idea di Philippe, uno dei soci della label con la quale ho firmato, ovvero la francese Steel Shark Records, il titolo è stato un po’ un richiamo per certi versi anche ironico ai Kiss di Hotter Than Hell, ahah! Ma quello che ho messo in primo piano come soggetto a chi ha disegnato la copertina è proprio il fatto di richiamare il gelo della steppa mongola raffigurando un Gengis Khan da secoli defunto che appare in un cielo grigio e oscuro, anche se ognuno può interpretare come meglio crede il significato della cover.
Racconta delle fasi di composizione e di registrazione di Colder, visto la differenza che avete marcato in termini di suono, “botta”, songwriting rispetto all’Ep omonimo del 2019
Ho passato tanto tempo in pre-produzione nella primavera/estate 2020, le canzoni sono state scritte tutte interamente da me con alcuni arrangiamenti di Giannantonio Lassi, dopo di che la botta l’ha data molto il fatto di ritrovarmi in uno dei migliori studi di registrazione Metal che ci sono nella piazza come i Domination, e ovviamente anche la mia Flying V ci ha messo del suo… eheh!
Colder racchiude “solo” sette brani, una stranezza in questi ultimi anni…
Ho sempre pensato che il 7 fosse un numero positivo e fortunato, io sono nato in luglio che è il settimo mese e gli Iron Maiden adoravano il settimo figlio del settimo figlio, il mio ruolo preferito quando giocavo a pallone da piccolo era l’ala destra ovvero il 7 etc etc… Negli anni ‘80 quasi tutti avevano 7 brani + intro e strumentale che diventavano 9 magari, ma se stringiamo al concreto erano spesso 7 in un Lp di canzoni cantate.
Se ti dico Run After To cosa ti sovviene?
Ricordo questo nome perché Maurizio Samorì dei Rex inferi e anche Maurizio Leone dei Gunfire, coi quali ho suonato in passato avevano spesso a che fare con Paul Chain e se non sbaglio qualcuno li citò per via del fatto che avevano a che fare con lui.
Una serie di band a voi affini, un tuo pensiero riguardo ognuna.
Exciter – La legge in campo speed, ho imparato molto da John Ricci e gli ho tributato il titolo in una delle nostre canzoni più apprezzate all’estero, ovvero “Heavy Metal Maniac”, registrata nel nostro primo album Gengis Khan Was a Rocker
Razor – Posseggo solo un loro disco, per me non è stato certo amore a prima vista quello con i Razor, sinceramente dovrei riprenderlo in mano ora per essere più critico e obbiettivo
Manilla Road – Mai perso la testa per questa band a livello di dischi in studio! Viceversa li vidi dal vivo 15/16 anni fa, non ricordo in quale club ma posso dirti che li ho apprezzati veramente tanto, on stage!
Judas Priest – Meglio degli Iron Maiden! Amo i Judas però devo dire che l’ultimo album degno di nota è Angel of Retribution, so che mi vorrete morto ma non adoro Firepower. Stravedo per album come Point of Entry , British Steel e soprattutto Turbo che è tra i miei preferiti.
Band italiane: un aggettivo/descrizione/pensiero per ognuno di queste:
Death SS – I più professionali in ambito Heavy Metal nazionale.
Pino Scotto – E’ tra i cantanti che prediligo da sempre, i Vanadium sono nelle mie band preferite a livello mondiale insieme ai primi Ozzy, Venom, Sepultura e pochi altri. Per Scotto le cose dal 1990 in poi cambiarono, ma permane un grande artista e soprattutto ha l’attitudine vera e pura che è poi quello che fa la differenza.
Bulldozer – non posso dirti molto, di loro ho Alive in Poland soltanto, un disco veramente interessante.
Skanners – grande band e soprattutto belle persone, ci siamo divertiti molto a suonare con loro in Germania nel 2012 e Pictures of War è nei miei scaffali dal lontano 1993.
Lacuna Coil – No Comment!
Labyrinth – li seguivo anni fa quando erano all’apice, una gran band all’epoca e soprattutto memorabile la performance del Gods 98 quando Giannantonio Lassi fece stage diving a mezzogiorno e mezza sotto il sole per più di dieci volte consecutive per poi rimanere infermo in un angolo del Festival senza muoversi fino ai Black Sabbath, che suonarono headliner alle 21… ahahah!
Quale sinora la maggior soddisfazione in casa Gengis Khan?
Direi il Total Metal Attack Tour in Europa del 2014 con Enforcer, Skull Fist e Van Der Buyst, più di un mese di date senza day off di fronte sempre a un pubblico infuocato che riempiva sistematicamente i club dal lunedì alla domenica. Eravamo partiti bene però sai, certi problemi di line-up a volte non si riescono a sistemare nell‘immediato, per cui abbiamo dovuto spezzare la catena, all’epoca…
Quale, invece, la delusione?
Il fatto di non essere riuscito a trovare elementi a me congeniali nel breve tempo dopo la separazione con Fabio Alessandrini, cosa che ha causato una pausa che è durata il tempo che è durata, nel frattempo mi sono occupato di altro.
Sogno nel cassetto?
Il sogno nel cassetto è svegliarsi alla mattina e poter essere in salute e in forma per poter suonare Heavy Metal come si deve, diciamo che i nostri obbiettivi crescono piano piano giorno dopo giorno, come dicono gli allenatori in serie A, guardiamo partita dopo partita… eheh…
Sassolini dalle scarpe da togliere? Prego…
Mah, riguardo ai Gengis Khan direi che non ce ne sono ma se proprio devo dirne una personale direi Michael Vescera (Ex Loudness) nel 2017, poteva andare meglio la collaborazione con lui! Può essere anche che se fosse andata in un altro modo forse non avrei riformato i Gengis Khan a inizio 2018, chissà!
Fate parte della schiera di quelle che NON vanno a vedere i concerti degli altri ma che pretendono viceversa partecipazione ai vostri? Come supportate, a vostro modo, la scena?
Io da quando è nata mia figlia sono uscito molto poco, ahah! E soprattutto dormito molto poco, però quando potevo ho sempre supportato le realtà più underground, ero stanco di far da cliente ai super big di sempre, festival etc etc… Poi io ho sempre preferito i concerti nei piccoli club, anche dei grandi gruppi, ricordo Dio a Pordenone nel ‘96 saremo stati in cento o poco più, Exodus al Factory di Milano nel ‘97 meno di cinquanta, praticamente erano solo le prime due file d’avanti alle transenne… per cui TOTALE SUPPORTO ALLA SCENA!
E’ ormai acclarato, per chi frequenta i concerti nel nostro Paese, che l’heavy metal – grosse band a parte, capaci di radunare folle oceaniche non solo di metallari – non attiri più il pubblico giovanile. Manca da tempo il ricambio generazionale, insomma. Tuoi pensieri e parole a riguardo, Frank…
Quello che penso è che il ricambio c’è stato per quanto riguarda i musicisti e le band, però credo anche che a queste band se non viene fornita la possibilità di potersi esprimere nel migliore dei modi, con il giusto supporto a livello economico e manageriale, un po’ come si faceva una volta, poi è difficile che vengano fuori. Prendi i Def Leppard di On Through the Night: da quello ad High’n’Dry c’è un salto enorme che ha fatto la differenza in maniera sostanziale proprio perché la musica era gestita da professionisti di un certo rango che stavano al di fuori della band. A mio avviso mancano gli addetti ai lavori, il mercato è al collasso ma stranamente i festival di grido sono sempre sold out… non mi torna, deve cambiare qualcosa, può essere che la pandemia cambi le carte in tavola sul piano dell’Heavy Metal underground e del suo sviluppo e della sua crescita, chi può saperlo? C’è bisogno di trovare più vitalità, i club subito prima del Covid erano vuoti, ricordo di aver visto gli Angel Witch o qualche altra band più underground prima della chiusura ma la situazione era pessima a livello di audience, per cui la mia unica speranza è che nonostante la tragedia che stiamo vivendo al momento spero che al finire dell’emergenza la percezione delle persone nei confronti della scena musicale cambi, questo è il mio unico augurio che posso fare al momento per poter diciamo dare un seguito alla musica che amiamo di più ovvero, l’Heavy Metal in tutte le sue sfaccettature.
Fra dieci anni, quando la stragrande maggioranza delle big band avrà appeso gli strumenti al chiodo che scenario si paleserà in termini concertistici e di festival, secondo te?
Eh, questa è veramente una domanda difficile, quello che posso dirti è la stessa identica cosa che Bob Rock disse alla fine di un documentario sui Metallica, se non ricordo male nei primi anni 90: Il Metallo è come uno scarafaggio, rimarrà anche dopo l’apocalisse. Confido in Bob dai!
Quale sarà, secondo te, il futuro dell’heavy metal?
Di certo non facile, soprattutto dopo quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Ma per l’HM non era semplice nemmeno prima e non lo sarà in futuro, nulla è mai stato facile in ambito Heavy Metal, l’importante è continuare a battersi e a lottare per esso per poter tramandare alle generazioni a venire il nostro credo e la nostra fede!
E delle riviste di settore?
Per quanto riguarda le riviste di settore posso solo dirti che il cartaceo lo vedo male, molto male al momento e questo mi dà veramente fastidio, è tutto online e non mi pare che il futuro si prospetti meno digitalizzato di quanto lo è già ora, non credo proprio, per cui l’unica cosa che posso dirti è che la speranza sia l’ultima a morire, NO SURRENDER!
Com’è la situazione riguardo locali e seguito nel bolognese nei confronti dell’heavy metal?
Beh, Bologna ha un buon seguito, c’è movimento anche se per motivi familiari negli ultimi tre anni sono stato un po’ assente, c’è molto raduno all’Alkemika, come realtà underground e anche poco prima del Covid eravamo in molti a vedere gli Annihilator al Locomotiv, i locali ci sono e sono anche belli, speriamo riprendano e a pieni giri anche.
Fra le band della tua zona c’è competizione, invidia o collaborazione?
Sotto sotto c’è sempre stata quella, soprattutto in Italia, ma non saprei dirti, visto il momento storico che stiamo vivendo suppongo e spero che situazioni di un certo tipo siano un po’ andate nel dimenticatoio… ehehe… ripeto, lo spero!
Prossime mosse in casa Gengis Khan?
Il videoclip del brano He’s the King, che accompagnerà l’uscita a fine aprile della versione in vinile di Colder than Heaven.
Spazio a disposizione per chiudere come meglio ti aggrada l’intervista, Frank.
è stata una gran bella intervista Steven, e sono veramente onorato di essere stato intervistato molto probabilmente dal miglior portale Heavy Metal Italiano, il website HM per eccellenza, speriamo di poterci incontrare presto un giorno magari in qualche club o Festival e un saluto a tutti i lettori di Truemetal, abbiamo bisogno di voi e della vostra passione infinita, corna al cielo headbanger! Che l’Heavy Metal sia con voi!
Stefano “Steven Rich” Ricetti