Intervista Gory Blister (Joe LaViola)
Intervista a Joe LaViola da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM).
Che gioia, dopo più di due decenni, poter ancora contare su dei vecchi amici come i Gory Blister per poter fare quattro chiacchiere a sfondo musicale! Viene davvero da pensare che il tempo che scorre sia un’invenzione umana per giustificare la decadenza del nostro corpo perchè lo spirito è il medesimo insieme alle sensazioni: che differenza c’è tra una chiacchierata con Joe oggi e una con Joe nel 1995 fuori dal Rainbow di Milano? La risposta già la conoscete…buona lettura!
Dunque, caro Joe, 1991. Bloodstained. Un titolo che include una data emblematica: raccontaci la genesi, l’evoluzione e la registrazione del nuovo lavoro dei Gory Blister.
Con 1991.Bloodstained siamo arrivati al sesto album; in 25 anni di carriera, se così possiamo chiamarla, abbiamo sempre cercato di spingere più in là i confini del death metal senza snaturarlo e senza sconfinare in altri generi di musica; questa volta volevamo chiudere il ciclo cominciato con “Art Bleeds”, tornando a quelle sonorità, pur tenendo conto che sono passati 20 anni da quando lo abbiamo registrato. Abbiamo quindi deciso di dare il primo segnale col titolo. Anche se uscito nel 2001, “Art Bleeds” comincia la sua gestazione molti anni prima. I più attenti noteranno che molto dei nostri demo ci finisce dentro a vario titolo. Il 1991 è stato l’anno in cui si è formata ufficialmente la band ed il death metal era in una fase esplosiva. Come non celebrare questa data? Quindi, una volta discusso fra di noi di cosa volevamo ottenere da questa nuova esperienza e di cosa aveva ognuno di noi dentro di sé da mettere sul piatto, ci siamo buttati nella nostra musica cercando di tirar fuori le nostre emozioni. Abbiamo capito che era il momento di trovare la quadratura del cerchio, ovvero recuperare tutta la nostra storia e metterci in gioco con una line-up che non è mai stata così stabile. Il procedimento successivo è più o meno lo stesso che seguiamo da anni; scriviamo la struttura base, proviamo dei ritornelli, registriamo un demo, modifichiamo tutto quello che non ci piace. Alla fine andiamo in studio con le tracce pronte, lavoriamo sui suoni e mixiamo. Un album dei Gory Blister vale almeno un anno di lavoro.
Parlando dei mitici anni Novanta, cosa ti manca e cosa non ti manca di quel periodo?
Quello che sicuramente manca è lo spontaneo furore cieco che si scatenava dalle prime note di ogni nuova uscita metal. Molti gruppi suonavano male, registravano male, uscivano con copertine oscene, ma quando ci mettevi la puntina sopra godevi come un disperato, perché c’era qualcosa in quei dischi che ti entrava dentro e ti faceva urlare finché i vicini non chiamavano la neuro. Oggi, suonano tutti perfettamente, non una sbavatura, non una frequenza fuori posto, non una stonatura… batteristi quindicenni che ti fanno impallidire per la velocità… ma le emozioni? Prendi Punishment dei Coroner… registrato e mixato male, ma quei cambi di tempo quarti/terzine/sedicesimi ti fanno dare le craniate al muro. Per inciso quel disco contiene la strumentale più bella ed eccitante che io abbia mai ascoltato. Purtroppo il momento era quello, non tornerà, anche se i dischi belli escono ancora.
Quello che non mi manca è uno dei più gravi fatti del 900 dopo le due guerre mondiali, almeno in Europa: la guerra in Bosnia, con relativi massacri, stupri e deportazioni a sfondo etnico, mentre la comunità internazionale si faceva complice dei carnefici, restando inerme davanti a tale catastrofe. Ho scritto anche un testo su quegli eventi, in particolare “Mass Grave” (nell’album The Fifth Fury). Parla del fatto che quei popoli, quelle donne furono lasciate sole e che solo i carnefici e la Luna, pallida testimone di quei massacri, possono ancora raccontare la verità, perché le vittime vengono oggi trovate nelle fosse comuni. Se la Luna potesse parlare…
Quali sono gli argomenti trattati nei testi di 1991. Bloodstained?
Anche in questo album ho cercato di far incontrare poesia e attualità. Arte e vita. L’esempio migliore è Anthropocene; fra l’altro, da quando ho scritto questo testo, questa parola è diventata di moda… tutti a usare “Anthropocene”… c’è anche chi ne ha intitolato libri e trasmissioni TV. Attraverso citazioni letterarie (Hamlet, Milton, Coleridge), il brano parla della storia dell’umanità che sarebbe giunta al capitolo finale… l’impero è in declino, è solo questione di tempo. Poi c’è un bell’esperimento, la title-track, che mette insieme anche cronologicamente tutti i titoli di tutti i nostri album, creando la storia di un viaggio. Leggere per credere. Merita attenzione anche “Mutable Past” (citazione Orwell), che nell’era digitale parla del fatto di come si possa riscrivere continuamente non solo il passato, ma anche e di conseguenza, il presente ed il futuro, con la nostra memoria sostituita da quella di un hard disk.
Raccontaci il particolare artwork del disco.
Volevamo una cover diversa dai soliti cliché, qualcosa di vintage, dato che ci rifacciamo al 1991, ma anche di moderno, un’idea che mettesse insieme l’era digitale e quella analogica. Dato che 1991 è un numero palindromo, volevamo qualcuno che fosse in grado di crearne un simbolo usando la geometria. Ci siamo immaginati una specie di cubo maledetto, sorretto da un demone… così ci siamo rivolti ad un nostro amico architetto, Alessio Orrico, che per altro realizzava già cd artworks. E’ stato lui a realizzare la copertina secondo le indicazioni di cui sopra. Già le prime bozze ci erano piaciute molto, era proprio quello che volevamo ed il contrasto fra la geometria del cubo e le curve del teschio rappresentano bene il passaggio analogico/digitale.
Come si muovono i Gory Blister quando si tratta di suonare dal vivo?
Sgombriamo subito il campo da un paio di parametri; ai Gory Blister non interessa suonare nel pub di turno, giusto per poter dire che si sono fatti 300 concerti in un anno… mentre gli avventori si bevono una birra e non si chiedono neanche chi sono quei quattro scappati di casa che stanno suonando. Né ci interessa suonare in quel famoso locale per potercene un giorno vantare. Soprattutto non ci interessa pagare per suonare. Al limite si può pensare di acquistare servizi aggiuntivi, che comunque hanno un costo, ma pagare “solo” per essere nel bill, no. Quello che ci interessa è interfacciarci con local promoter in grado di organizzare un evento (non è affatto scontata la cosa), che conosca la band e che possa metterla nelle condizioni di presentare il suo show. Non lo facciamo per soldi, abbiamo capito da tempo che non ci si guadagna, ma almeno le condizioni minime le chiediamo. Insomma, pochi concerti, ma dove ne vale la pena (quando mi faranno questa domanda per i Mugshots, per pigrizia copierò e incollerò questa risposta di Joe! N.d.M.)
E come vedete la promozione della vostra musica in ambito digitale?
Ormai il canale digitale è il più performante. La maggior parte dei fan ascolta la musica su internet, o su lettori mp3 dopo aver acquistato l’album in digitale o come copia fisica. Al contrario di quello che si poteva pensare qualche anno fa, sono tornati di moda i videoclip, che girano facilmente su youtube o altre piattaforme. Oggi si può realizzare un buon video senza spendere un capitale e la resa, in termini di visualizzazioni può ripagare. Gira bene anche il lyric video, che permette la fruizione del testo della canzone, che è sempre una buona cosa. I gory Blister hanno all’attivo ormai una manciata di video, in particolare per 1991.Bloodstained il video di The Last Call ed il lyric video di Trails Of Lies. Ti preannuncio che nei prossimi mesi ne realizzeremo un altro, dal contenuto piuttosto estremo.
Quali sono i tuoi ascolti musicali attuali? Che consigli o suggerimenti daresti a giovani band che vogliono intraprendere la “carriera” del Death Metal che voi avete sempre definito come “form of art”?
Il primo consiglio che posso dare è di ascoltare musica che dia loro emozioni, di qualsiasi genere. Inutile ascoltare dischi death suonati perfettamente, ma freddi. Non dovete copiare, dovete esprimere quello che avete dentro e tradurlo in death metal. Se volete ascoltare death, almeno ripescate le origini, quando si suonava e si registrava con l’istinto, non col computer. Per esempio, una grande artista che mi fa venire i brividi quando l’ascolto è Diamanda Galàs. Non è death metal, ma vi assicuro che vi si accappona la pelle.
Un saluto e un messaggio finale per i fan dei Gory Blister e i lettori di TrueMetal!
Ultimamente siamo stati in Calabria a suonare ed abbiamo avuto segnali molto positivi. Il sud Italia è ancora metal, nell’attitudine e per quanto riguarda le nuove generazioni. Salutiamo quindi con affetto tutti i fan di quelle zone. Contiamo sul fatto che questo genere di musica abbia ancora molto da dire e che tanti ragazzi lo vogliano ascoltare. Non so quanto i Gory Blister potranno ancora produrre dischi, viviamo alla giornata e speriamo di suonare nei contesti giusti, ma tutto quello che facciamo, lo facciamo col massimo della passione. Ecco, quando ascoltate la vostra musica, o la scrivete, fate lo stesso.