Thrash

Intervista Havok (David Sanchez)

Di Davide Sciaky - 28 Aprile 2020 - 11:02
Intervista Havok (David Sanchez)

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao David, come stai? Come ti stai preparando alla pubblicazione di questo nuovo album?

Sto bene, sto facendo tante interviste per email e al telefono.
Ora dovrò prendere la chitarra ed esercitarmi con il nuovo materiale, imparare bene a suonarlo e cantarlo; torneremo a suonare dal vivo l’1 maggio.

 

Non avevo in programma di chiedertelo quando abbiamo fissato la data per l’intervista perché la situazione sembrava diversa da ora, ma qua in Italia adesso siamo in quarantena [N.D.R. l’intervista è stata fatta il 10 marzo]. Come state affrontando l’epidemia di coronavirus negli Stati Uniti?

Ho visto che in Italia siete in quarantena ed è pazzesco, soprattutto considerato il piccolo numero di persone che sono morte, mi sembra una misura assolutamente esagerata.

Però sai, non si tratta solo di quanti sono morti finora ma anche di quanti sono stati contagiati e quanti potrebbero esserlo. Il virus è molto contagioso quindi questa misura serve ad evitare che si diffonda ancora di più.

Sì, questo posso capirlo, ma il giorno in cui sono morte più persone erano comunque molto meno di 200. Ogni giorno muoiono più di 2000 persone suicidandosi, e non parliamo neanche di quanti muoiono di cancro. Ora parliamo di 160 persone morte in un giorno per un virus e tutti si stanno agitando, penso sia una follia.

Ma c’è qualche misura in atto negli Stati Uniti in questo momento?

Sai, non guardo molto i telegiornali e sono stato molto occupato ultimamente quindi non ho seguito molto bene la faccenda, per quanto ne so si sta parlando di fare una sorta di quarantena, ma una cosa certa è che uno dei festival più grossi al mondo, SXSW, in Texas, ha appena annunciato che l’edizione di quest’anno è cancellata.
Le cose si stanno facendo abbastanza serie anche qui, ma per quanto ho capito basta che ti lavi le mani e non ti tocchi la faccia e dovresti essere al sicuro.

 

Passiamo a parlare del nuovo album degli Havok, “V”. Partiamo con una domanda molto generica, come descriveresti questo disco?

Direi che è il disco più “musicalmente denso” che abbiamo mai fatto.
Ci sono un sacco di pezzi che sono intrecciati insieme in modi diversi, ci sono molti momenti in cui i tre strumenti a corde suonano cose diverse creando una grande densità e la necessità di tornare indietro a riascoltare la canzone per capire bene cosa sta succedendo, per cogliere tutti i dettagli.
Penso che per questo motivo sia un disco divertente da ascoltare, e anche con i testi sono molto contento di come sono venuti fuori, penso che anche liricamente sia il nostro disco più maturo.
Per me è il disco migliore che abbiamo mai fatto, sono molto contento di questo album.

 

Sono passati tre anni dall’album precedenti, “Conformicide”, come diresti che si è evoluta la tua musica da allora?

Con l’esperienza penso che siamo migliorati come musicisti, quindi siamo riusciti a scrivere canzoni migliori.
Col tempo pubblichi nuovi album, suoni di più, scrivi nuovi pezzi e migliori.
Penso che l’evoluzione sia evidente ascoltando il disco.
Parlando di altre cose che sono diverse, penso che con i testi ho avuto un approccio diverso che in passato.
Musicalmente non penso sia cambiato molto rispetto all’epoca di “Conformicide”, ascoltiamo tutti più o meno le stesse cose di allora; la differenza più grossa musicalmente è che abbiamo cambiato bassista, Bruce è il nostro bassista adesso e ha contribuito molto alla scrittura della musica e agli arrangiamenti, penso che la gente noterà un po’ più melodia nelle parti di basso.

 

Ecco, questa è un’altra cosa che mi chiedevo, se Bruce avesse preso parte al songwriting dato che comunque mi sembra sia entrato nella band poco prima che iniziaste a lavorare all’album.

Sì, ci siamo incontrati un paio di volte per scrivere musica prima di entrare in studio e abbiamo registrato tutte le idee che avevamo. Per alcune parti di certe canzoni abbiamo registrato idee diverse, per poi tornare in un secondo momento a decidere esattamente come costruire i pezzi.

 

La copertina è stata disegnata da Eliran Kantor e devo dire che è una figata! Com’è arrivato a questo risultato, gli hai dato qualche indicazione sul soggetto o è tutta farina del suo sacco?

Il concept della copertina è un’idea mia, ma la realizzazione è migliore di qualunque cosa avessi mai potuto sperare. Gli ho passato la mia idea, ma lui è un artista davvero bravo e ha fatto un gran lavoro.
Concept a parte, gli ho detto che avrei voluto una cosa che sembrasse un incrocio tra Caravaggio e Salvador Dalì, e penso che ci sia davvero riuscito.

Ora che me lo dici ci posso vedere un po’ di Dalì.

Sì, è davvero fantastico, una sorta di realismo rinascimentale, Kantor è un maestro.

Venite dal Colorado, com’è la scena Metal lì? E come l’hai vista cambiare da quando si sono formati gli Havok più di 15 anni fa?

Sì, la scena Metal qua a Denver è davvero valida.
Ogni volta che siamo in tour, le altre band sono sempre entusiaste di venire a suonare qui perché di solito sono bei concerti; ci sono tante persone che vengono, e quando vado come spettatore ad un concerto ci sono sempre dei volti noti.
Quindi è un bel posto per venire a suonare, e abbiamo anche tante band interessanti che vengono da qui.
Facendo un confronto con quando ho iniziato a suonare le cose sono cambiate parecchio: certi locali hanno chiuso, altri hanno aperto, delle band si sono sciolte e altre sono nate, è una situazione in costante evoluzione.
La scena musicale da quando ne faccio parte è stata solida, ma penso che oggi lo sia più che mai prima d’ora; sembra che molta gente si stia trasferendo a Denver, la popolazione della città è aumentata tantissimo, e questa crescita di popolarità e popolazione ha ovviamente aiutato anche la scena musicale dato che c’è più gente che va ai concerti, che fonda nuove band e via dicendo.

 

Gli Havok fanno parte del revival del Thrash Metal degli ultimi anni al fianco di band come Evile, Vektor e Gama Bomb per fare qualche nome. Com’è il vostro rapporto con le altre band, c’è la sensazione di appartenere ad una scena, come poteva essere quella Thrash della Bay Area negli anni ’80, o tutte queste band oggi sono più distanti?

Siamo amici di molte altre band del genere, amicizie nate da concerti o tour che abbiamo suonato insieme in Europa o qui in America, ma noi siamo di Denver, siamo come in un’isola, la città grande più vicina è a non meno di 6 ore da qui.
Per questo motivo sicuramente per noi non è come la scena della Bay Area degli anni ’80 perché non ci sono così tante band [della scena] che vivono qui. Quando altre band suonano qui, se sono in città vado ai loro concerti, ci vediamo e ci divertiamo insieme, ma per la maggior parte del tempo questa cosa è impossibile perché siamo veramente molto distanti.

Però nel mondo di oggi sicuramente è più facile rimanere in contatto con internet, i social media e via dicendo.

Certo, ma non è neanche male sedersi allo stesso tavolo con una persona [ride].

 

Prima ho nominato i Vektor, e qualche giorno fa per caso ho visto una tua foto in cui indossavi una loro maglietta, quindi immagino tu sia un fan. Personalmente li trovo una delle band più interessanti degli ultimi anni ed è un peccato come siano finiti. Pensi che li vedremo più insieme?

Dubito fortemente che li vedremo con la stessa formazione.
Sì, purtroppo non so se faranno mai più niente.
Siamo stati fortunati a poter suonare con loro un paio di volte, penso nel nostro primissimo tour di sempre, forse il secondo, abbiamo sostituito un’altra band che avrebbe dovuto suonare e abbiamo fatto questo show in una riserva di nativi americani in Arizona: eravamo all’aperto, letteralmente nella polvere, la gente faceva headbanging e pogava sollevando tutta questa polvere che ci finiva in bocca, negli occhi… è passato un sacco di tempo, avrò avuto 17 anni, probabilmente.

Ti saresti mai aspettato di vedere la band finire in questo modo? Voglio dire, avendo suonato con loro qualche volta immagino che ci avrai fatto quattro chiacchiere, che rapporto avevano tra di loro?

Non saprei, non li ho quasi mai visti tutti insieme se non sul palco, di solito passavo del tempo con qualcuno di loro ma non con tutti insieme quindi non ho avuto modo di vedere bene in che rapporto erano tutti quanti.

 

Ho visto che al momento avete solo una manciata di show in programma, tutti negli Stati Uniti. State già facendo piani anche per tornare qua in Europa?

Sì, abbiamo un po’ di festival in programma e stiamo lavorando per organizzare dei concerti nei club tra un festival e l’altro. Dovremmo essere in Europa tra fine luglio e la metà di agosto.

 

Perfetto, questa era la mia ultima domanda.
Ti ringrazio per la tua disponibilità e ti lascio questo spazio se vuoi lasciare un messaggio finale ai nostri lettori.

Se state leggendo quest’intervista state facendo la cosa giusta, continuate a leggere! [ride]