Intervista Headbang ’80 (Piergiorgio “P.G.” Brunelli, dieci anni di metal nel suo obiettivo)
Intervista a Piergiorgio “PG” Brunelli, fotografo, giornalista hard’n’heavy e colonna del settore a livello mondiale. Dopo la chiacchierata del 2008 [qui il link] sempre su queste stesse pagine a sfondo nero l’occasione di risentirci è nata dalla recente pubblicazione di Headbang ’80 [recensione qui], libro a sua firma uscito per Tsunami Edizioni.
Buona lettura
Steven Rich
La copertina della versione del libro “Variant”, disponibile esclusivamente sul sito della Tsunami Edizioni e ai loro stand. È stata stampata in soli 200 esemplari numerati
INIZIO INTERVISTA
Piergiorgio, com’è avvenuto il contatto con Tsunami Edizioni?
Luca Fassina – collega di Loud’N’Proud, ndr – me lo ha proposto.
Eri già a conoscenza delle loro attività editoriali?
Sapevo che esistevano ma non li conoscevo.
Da dove deriva la scelta di dare un titolo così al libro?
Inizialmente era un titolo lungo con il mio nome dentro, che non era necessario. Un collega ha suggerito qualcosa di spiccio di rapido e d’impatto come Hot Shots. Headbang ‘80 lo ha poi deciso Eugenio Monti di Tsunami Edizioni. Va benissimo così.
Cosa rappresenta, ai tuoi occhi, Headbang ’80?
Mah, un po’ un coronamento alla carriera. Una cosa carina che ti fa pensare di aver fatto qualcosa di importante nella tua vita, qualcosa che la gente ha apprezzato nel mio piccolo.
Quali le band e le foto che “sanguinosamente” non hai potuto inserire nel libro?
Io non ero a favore dell’inserimento dei Nuclear Assault. Avrei messo AC/DC o Van Halen ma non erano abbastanza “metal”. Ci stavano bene gli WASP, secondo me, che sanguinolenti erano assai. Celtic Frost mi sa che erano più famosi in Italia che non in UK per cui non posso commentare.
Tratteggia un profilo di quel gran simpaticone di Ross Halfin, che più volte ti ha scavalcato (per usare un’espressione urbana…)
Stando al recente… Giugno 2016 Alice Cooper Stone Free in tre abbiamo tutto lo show. Lui per l’artista, io per il promoter, un altro per Metal Hammer. Durante Frankenstein mi muovo e gli finisco davanti, mi tocca sulla spalla io me ne accorgo mi sposto. Finita la canzone gli tocco la spalla da dietro il fotografo di MH e faccio il gesto di scusa per l’episodio. Lui passa davanti all’altro e mi viene davanti e a muso duro mi dice che dopo 30 anni dovrei sapere come muovermi nel pit che sono un imbecille e che gli ho rovinato la foto, una di 8000. Io l’ho guardato e gli ho detto Ross are you serious? Get lost. L’altro fotografo, incontrato pochi giorni dopo ha apprezzato il mio atteggiamento composto. Era da pugno in faccia secondo lui.
Poi due settime fa a Download vedo Steven Tyler: ci abbracciamo, come va, quanto tempo ecc. gli dico mi firmi un libro per beneficenza? Uno dei miei di Dio che vale $10000 minimo, firmato da Kiss, Slayer, Slash, Anthrax, Alice Cooper, Vince Neil, Tesla, Queenshryche, Judas Priest, John Paul Jones, Ron Wood ecc ecc. 170 firme sopra per le beneficenza di Wendy per il 2020 il decennale della morte di Ronnie. Il libro era nel camerino di Myles Kennedy per cui al suo si certo ho detto ho tempo di prenderlo? No ci vediamo al Meet and Greet. Chiaramente tra il dire ed il fare ce ne passa e di mezzo ci sono un tot di guardie del corpo. Ma ho un AAA per cui ci arrivo solo che si mette di mezzo Halfin che dice, te lo faccio firmare io. Un angelo improvvisamente? No probabilmente voleva fare il bello, il “capo”, il controllore della situazione. Per cui dopo Alter Bridge, dopo Slayer dopo risposte tipo ”è stressato per lo show, non ha ancora firmato” (ma non era da firmare al Meet and Greet???) o “Sta facendo il make-up” arriviamo alla salita sul palco, lì vedo passare il libro che è ancora nel camerino di Tyler. Ross dice di non rompergli il cazzo, già perché sono stato o a chiederlo a lui, vero? Poi saliti sul palco finalmente me lo porta e mi dice non so se ha firmato. Della serie si è voluto mettere in mezzo ma non gliene fregava un cazzo in verità. Morale della favola: io ho adesso una pagina con una firma che non mi torna… Slayer, Vinnie Appice e Rowan Robertson fa 6 firme. Ce ne sono 7. La S iniziale è simile a certe sue firme. Ma l’Internet non dà certezze, per cui l’ho fotografata e mandata al manager di Alter Bridge e Joe Perry ed ha detto che indaga. Lui crede di si, ma non è sicuro al 100%. Ross resta stronzo o è redento? Resta stronzo!
Angus Young, AC/DC, foto di Piergiorgio Brunelli NON presente nel libro
E’ successo che qualche band ti abbia intimato di non pubblicare le foto che la riguardavano?
Intimare no, ci sono state censure, approvano le foto che fai, Dio, Van Halen, Iron Maiden, ma una cosa del tipo “non usare quella foto o ti facciamo causa” no. Chiaramente il culo di Ronnie fotografato in una serie di culi immortalati col fish eye nel 1987 non lo pubblico, per decenza, e credo che gli scatti di Mustaine ubriaco, foto sul libro, non sarebbero stati approvati se lui avesse avuto voce in capitolo… ma no, intimato mai.
Qualcuno ti ha mai sequestrato/distrutto la macchina fotografica?
No, mi hanno tolto i rullini dalla macchina e distrutti. E’ successo ai Wham, un concerto dove non si poteva fotografare: misi la macchina nelle palle, il tele nei calzini, andai in bagno e mi preparai. Scatto un rullino, a metà del secondo mi sento prendere da dietro dalla security che mi porta all’uscita backstage dell’Academy a Brixton e mi butta fuori dopo aver preso entrambi i rullini. Trattato come un cane. Il capo security era uno che conoscevo ma gli ho mandato un paio di moccoli con possibili conseguenze. Si è frantumato contro la montagna assieme a Stevie Ray Vaughan un paio di mesi dopo. Non credo di essere stato io, giuro…
Quali le foto “rubate” presenti nel libro alle quali sei più legato?
Metallica e Venom. Un esempio di come le cose fossero diverse. Oggi non succederebbe mai con band di un certo livello.
Quali invece quelle che ti sei lasciato scappare e rimpiangi di non aver scattato?
Tante. Negli anni Ottanta ho fatto molto dal vivo, ma non ho spinto più di tanto per le session. Potevo fare molto di più, ne sono certo.
Come dicevi prima nessuna foto di Ac/Dc, nel libro. Com’eri messo con i Guns N’ Roses?
AC/DC non per scelta mia, come spiegato sopra. I Guns non li ho mai fotografati. In tour con Irons nell’88 prima che li cacciassero per abuso di droga e a Vancouver ‘88 scendendo lungo la West Coast quando non arrivarono a LA, nemmeno lì mi fecero fotografare. Idem al Monsters of Rock. A Rock in Rio ‘91 li ho sentiti dall’esterno del Maracana. Noi fotografi ci hanno scortati fuori tutti meno George Chin che lavorava con loro.
Quali invece quelle, sempre presenti su Hedbang ’80, delle quali vai più fiero?
Probabilmente Metallica al Marquee. La foto col fish eye di James con primo piano del collo della chitarra è una delle mie preferite.
A destra, la versione del libro con la “copertina Anthrax”, in uscita a ottobre 2017 allo stesso prezzo
Quale “monte foto” hai dovuto scalare per arrivare a selezionare le foto messe all’interno del libro?
Ho dovuto mettermi un freno. Se mi mettevo a ravanare in archivi di gruppi come Metallica, Dio, Motorhead o Priest a ruota libera ero ancora qui a scegliere…
Fra i vari personaggi che hai conosciuto in carriera perché hai deciso di affidare a Rob Halford dei Judas Priest la prefazione di Headbang ’80?
C’era una lista di nomi da contattare. Bruce Dickinson era uno, ma aveva già scritto la prefazione del mio libro di Dio. Halford era il secondo. Ho contattato la manager Jayne Andrews, che non è stata molto incoraggiante, invero. Avrebbe chiesto, ha detto. Poi quando ha voluto vedere il PDF del libro ho pensato “forse forse…”. Infatti l’introduzione mi è arrivata una settimana dopo. Mi sono venuti i brividi. E’ una cosa bellissima, grazie a Jayne e grazie a Rob, ovviamente!
Hai conosciuto una marea di artisti di persona. Quali quelli che ti hanno deluso di più?
E’ sempre difficile dire se un artista è stronzo di suo o il manager o il tour manager che sta in mezzo ne crea la stronzaggine. Potrei puntare il dito a vanvera. Ma Dave Mustaine non è male in materia… ah,ah,ah!
Ci sono invece dei musicisti con i quali hai mantenuto un rapporto al di fuori del lato prettamente professionale? E’ nata un’amicizia, insomma?
Non più di tanto. Si andava a casa di Bruce Dickinson a farci una birra o a casa di Phil Lynott per una serata di cazzate. Ho abitato a casa di Scott Gorham dei Thin Lizzy per sei mesi, ma tutto 30 anni fa. Amicizia è sentirsi al telefono o vedersi al di fuori del lavoro, per cui oggigiorno no, non ho rapporti di questo tipo con nessuno. Tanti gli artisti con cui ho un buon feeling, tipo Ann Boleyn, con la quale vado a farmi un lunch ogni tanto quando sono a LA. Ma è un po’ lontana per essere un’amica…
Ci sono aneddoti segreti che non hai potuto mettere nel libro?
Se non sono sul libro non possono essere nemmeno qui! Ah,ah,ah!
Di cosa ti occupi oggi, Piergiorgio?
Il solito pop per i giapponesi; sto facendo consulenza per un paio di libroni su gruppi famosi che usciranno tra Natale e febbraio (debbo però mantenere il segreto, sorry) e l’ologramma di Ronnie, di cui non posso fornire dettagli. Ho fatto lo show per gli Iron Maiden a San Bernardino l’altro giorno, ma non so per che cosa. Volevano foto dell’evento ma per quale fine ancora non so. Però fotografare tutto lo show di nuovo tipo vent’anni dopo l’ultima volta fa sempre piacere.
In Inghilterra come si sta muovendo la scena dura?
In tutta sincerità non la seguo affatto.
Twisted Sister, foto di Piergiorgio Brunelli NON presente nel libro
Come approdasti prima a Rockerilla e poi ad H/M?
Giancarlo Trombetti e Beppe Riva furono i miei apripista. Bei tempi, sebbene non sia mai riuscito a prendere tanto, era l’entusiasmo a farmi marciare. Le riviste italiane avevano un profilo internazionale. HM apriva porte ovunque. Altri tempi…
Cosa ti manca di quei tempi?
La libertà. I fotografi erano trattati da VIP e non da buoi da trasferire da un recinto all’altro. Il poter fare le foto più belle alla fine e non battagliare per soli tre pezzi assieme alla massa. Fortunatamente alcune band mi privilegiano ancora e talvolta posso divertirmi anche oggi, vedi Slayer che si sorprendono se non faccio tutto lo show sul palco, così come Alter Bridge e Iron Maiden, recentemente.
Come vedi la scena hard’n’heavy fra dieci anni?
Sempre più underground, nessuna band su etichette maggiori. Etichette specifiche come Nuclear Blast controlleranno tutta la scena. SONY e Warners si libereranno anche degli ultimi gruppi rimasti (Mastodon, ad esempio).
Quali e secondo te le più influenti band degli anni Ottanta?
Judas Priest, Iron Maiden, Slayer, Pantera
Sei ancora in rapporti con i vari Bonutto, Wall, Dome e Barton? Di cosa si occupano oggi? Se la “menano” ancora come in passato oppure si sono dati una calmata pure loro?
Wall è nella stessa gogna ideale dove abita Halfin. Se leggo che gli hanno sparato ringrazio l’assassino. Bonutto lo incrocio talvolta senza amicizia particolare, una conoscenza e basta. Dome è il solito eccentrico, ci conosciamo ma mai più di tanto, non credo che lo conosca bene nessuno. Barton? Boh, non lo vedo da una vita.
A livello di riviste cartacee specializzate com’è messa la Perfida Albione oggi?
Mah, con Kerrang! che e diventato mensile è cambiato molto, l’unico settimanale di musica è NME che è smilzo come uno scampato da un campo di concentramento cinese, manco il riso danno. C’è da vedere come le nuove riviste che lancia Bauer, legata a Planet Rock e il K mensile si muovono. Poi c’è Rock Candy ma quella è tutto anni Settanta e Ottanta.
Spazio a disposizione per chiudere l’intervista come vuoi…
“Keep pushing on” (REO Speedwagon) 🙂
Stefano “Steven Rich” Ricetti