Intervista Heir Apparent (Terry Gorle)
Cronaca della chiacchierata con Terry Gorle, chitarrista e unico rappresentante storico degli americani Heir Apparent, tornati sotto i riflettori grazie alle ristampe operate dalla Hammerheart Records del loro debutto del 1986, lo scintillante Graceful Inheritance (qui la recensione).
Buona lettura,
Steven Rich
Da dove derivò la scelta di chiamare la vostra band Heir Apparent?
Heir Apparent (L’erede apparente) è un termine che si adatta alla filosofia della band e ai temi alla base di molti dei nostri testi. Sembra che l’umanità si sia evoluta per diventare l’erede apparente della Terra. Abbiamo il potere di distruggere o proteggere la sostenibilità della vita su questo pianeta. La domanda è se abbiamo la volontà di accettare la realtà ed eliminare l’illusione e l’avidità prima che sia troppo tardi.
Quali le vostre maggiori influenze musicali gli inizi?
In generale tutte le heavy metal band uscite dalla fucina di Seattle negli anni ’80 furono principalmente influenzate da Rush, Black Sabbath, Dio, Iron Maiden, Judas Priest e Scorpions. Le mie influenze personali sulla chitarra sono invece legate a Hendrix, Page, Trower, Iommi e Santana.
Qual è il significato della copertina di Graceful Inheritance?
La copertina non ha nulla a che fare con il titolo dell’album. Il concetto originale che definiva “elegante eredità” come titolo dell’album stesso era il passaggio di una corona da un Re a un Principe. Quell’opera d’arte è stata realizzata in due versioni da Matt Bazemore, una come un acquerello e una come un grande dipinto a olio. Matt è un caro amico. È stato l’artista coinvolto in The Warning dei Queensrÿche e nel 1984 è quasi diventato il nostro batterista.
Come viveste l’esplosione del fenomeno Grunge nella vostra città?
È stato grandioso vedere Seattle ottenere finalmente l’attenzione che si meritava da parte di tutti gli addetti ai lavori e i fan per la propria musica, sfortunatamente è successo con circa sette anni di ritardo! Ah,ah,ah! 😉
Terry Gorle negli anni Ottanta
Un tuo commento per ogni vostro lavoro.
Graceful Inheritance – 1986
Vedila così: una buona raccolta di canzoni da parte di musicisti che stavano facendo del loro meglio con quello che avevano sottomano. È stato un periodo divertente nella band, eravamo giovani e affamati e abbiamo realizzato qualcosa dal nulla con un piccolo aiuto da parte dei nostri amici. Abbiamo lavorato molto duramente per cercare di essere diversi da tutti gli altri, e molto di questo è stato nel modo in cui Derek Peace ed io abbiamo costruito e successivamente arrangiato le nostre parti. Derek è un bassista molto creativo che non ha paura di suonare da solista, mentre il mio stile era piuttosto potente, talvolta sfociante nel caos. Ci abbiamo lavorato sopra e il mix dei due stili penso abbia funzionato abbastanza bene… 😉
One Small Voice – 1989
Per me era come ricominciare da capo… solo un po’ più vecchio e stanco! Ah,ah,ah! Questo avrebbe potuto essere l’inizio di un fantastico periodo di crescita se la band avesse avuto una gestione e una direzione più professionali. Sono felice dei miei contributi indipendentemente dalle circostanze. E ancora, in quel momento avevamo a disposizione uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi per chi ama quello stile. (Steve Benito, ndr)
The View from Below – 2018
Dopo la lunga fase di ricerca per trovare un vocalist in grado di interpretare al meglio le canzoni dei primi due album in sede live, è finalmente arrivata la possibilità di scrivere un terzo lavoro. The View From Below è stato progettato per lanciare Will Shaw (il cantante, ndr) ed è stato il culmine di un approccio completamente diverso alla scrittura e alla registrazione delle canzoni, un processo molto simile al lavoro in remoto durante il Covid. È stata un’esperienza di apprendimento personale che ho svolto totalmente in solitudine in riferimento alla fasi di lavorazione del disco. Tutto sommato, penso che sia un grande album ma che non sarà mai pienamente apprezzato, per la mancanza dello stato di esposizione del quale necessita la musica in questi giorni.
Ci tengo a precisare una cosa: in generale mi piacciono tutte le canzoni che abbiamo registrato in tutti gli album. Non mi riesce di paragonare oggettivamente i tre dischi fra di loro, perché ognuno riflette un diverso periodo di tempo, con persone diverse, diversi livelli di responsabilità e dinamiche differenti, inevitabilmente.
Che ricordo hai del vostro concerto a Brescia presso il Circolo Colony del 24 ottobre 2015 all’interno del Play It Loud Festival? Fu la vostra “prima” sul suolo italico… (qui il live report)
Quella settimana in Italia ha rappresentato uno degli highlight della mia vita. E’ stato entusiasmante poter visitare alcune città, toccare con mano la storia che ammanta il vostro Paese e incontrare così tante belle persone. Tutti erano molto gentili nei nostri confronti. Mia moglie ed io ricordiamo con nostalgia quei momenti. Abbiamo avuto la possibilità di suonare con giovani band e condividere con loro un palco davvero “caldo”. Tutti quanti i componenti degli Heir Apparent si sono divertiti molto in quelle circostanze.
Heir Apparent, 1986
Un tuo pensiero su alcune delle altre band di Seattle.
Metal Church – Uno dei primi gruppi, dopo Culprit e Queensrÿche, a riscuotere successo nella nostra zona. Non abbiamo mai suonato insieme, sembrerà incredibile ma è così. E’ però capitato, ma solo una volta, di condividere il palco con i Reverend di David Wayne, nel 2002, proprio a Seattle. In passato giravano voci insistenti secondo le quali i Metal Church stavano facendo di tutto per “rubarci” il nostro frontman Paul Davidson… 😉
Queensryche – La band che tutti rispettavano ed emulavano, in un modo o nell’altro. Sono stati l’esempio vivente di ciò serviva per meritare il successo anche fuori Seattle. Geoff Tate nel 1984 non aveva rivali, in campo vocale. Semplicemente sublime.
Fifth Angel – Mi risulta che con le loro due prime formazioni non abbiano mai suonato dal vivo, negli anni Ottanta. Si limitavano ai lavori in studio. Finalmente, nel 2019, è poi capitato di esibirci insieme, al Rock Hard Festival.
Heir Apparent in un’immagine recente
Che fine ha fatto Paul Davidson, il vostro cantante su Graceful Inheritance? Siete ancora in contatto?
Paul lasciò la band all’inizio del 1987 quando la sua voce iniziò a perdere colpi. Abbiamo tentato di tornare insieme un paio di volte negli ultimi ventidue anni, ma la sua voce non si è mai completamente ripresa. Intendo quantomeno abbastanza per potersi esibire in un nostro concerto completo. Paul comunque è in forma, è felicemente sposato e se la passa bene, anche se non ha più nulla a che fare con noi.
Quali le vere ragioni della vostra scarsa prolificità in termini di album?
Eccola la domanda da un milione di dollari! Ah,ah,ah! Semplificando un po’ le cose, sappi che gli Heir Apparent non potevano esistere senza un cantante con i controcolleoni e i cantanti con i controcolleoni sono difficilissimi da trovare. E poi, una volta trovati, bisogna capire se abbiano voglia di dedicarsi corpo e anima al progetto!
Terry Gorle
Sei soddisfatto del lavoro di remastering operato sulla recente ristampa di Graceful Inheritance operato dalla Hammerheart Records?
Come sempre si tratta di gusti personali. Poi dipende molto dall’impianto sul quale si ascolta il disco. Ad esempio, col mio stereo trovo che alcune canzoni suonino meglio delle versioni primigenie ma viceversa altre difettano un po’ nei “bassi”, che evidentemente sono stati sacrificati per enfatizzare i toni “medi”.
Sliding doors: cosa ti viene in mente a riguardo per gli Heir Apparent?
Eh… mica semplice rispondere compiutamente a questa domanda! La vita cambia quando hai moglie, figli, lavoro, responsabilità, ecc… Nulla accade senza investire tempo e denaro, e questo è sempre stato il fattore principale che ha indirizzato le varie scelte degli Heir Apparent. Entrare a far parte di una band e limitarsi a imparare canzoni già scritte è relativamente facile, ma poi bisogna saper rendere giustizia alle stesse composizioni senza perdere la voce! Pensa, quindi, quanto sia ostico trovare qualcuno che oltre a quanto detto sopra abbia il desiderio e la capacità di scrivere e registrare nuove canzoni. Il livello di impegno dei vari membri di una band è diverso, c’è poco da fare. Dentro di te speri che ognuno dia il massimo e che tutto poi non si rovini per circostanze al fuori del tuo controllo ma non funziona così. Sono sposato da oltre 35 anni… Fai caso a quanti matrimoni falliscono e poi moltiplica la difficoltà per quattro o cinque volte, in base al numero dei componenti della line-up. Far parte di una band di successo è difficile e ancor più difficile è tenerla insieme. Chiaro che le diverse situazioni da sliding doors che abbiamo incontrato in carriera abbiano, obtorto collo, dovuto fare i conti con quanto detto poc’anzi!
Heir Apparent in un’immagine recente
Una tua definizione delle seguenti band:
Saxon – Li ho visti in concerto a Seattle una volta negli anni ’80. Non possiedo nessun loro album. Diciamo che non ho familiarità con la loro musica.
Virgin Steele – Li ho visti in concerto una volta, all’Up The Hammers ad Atene, in Grecia, nel 2016. Ricordo che David DeFeis, il loro cantante, si ostinava a voler far passare la sua voce attraverso un processore di effetti che controllava dal palco ma che di fatto la trasformava in una cosa alquanto stonata, davvero inascoltabile! È stato il peggior concerto che abbia sentito in vita mia!
Crimson Glory – Non li ho mai visti in concerto. Ho sentito una loro cassetta, nel 1985, e non possiedo nessuno dei loro album. In sintesi non so null’altro di loro, mi limito a leggere i commenti su Midnight e la loro musica da parte dei fan della band.
Fates Warning – Abbiamo aperto un concerto per loro in un club nel 1988 nell’area di Seattle, poi abbiamo suonato insieme al Keep It True XIX nel 2016. Quando ho chiesto loro se stavano facendo soldi con la Metal Blade si sono messi tutti quanti a ridere!
Savage Grace – Li ho visti dal vivo qualche volta nel 1986. Brave “bestie”, i ragazzi! 😉
Warlord – Come sopra, non ho familiarità con la loro musica.
Vicious Rumors – Il loro nome circolava nei primi anni ’80, quando facevo i suoni per i Culprit.
Tyrant (California) – So che esistono…
Paul Davidson, 1986
Sei soddisfatto di quanto avete realizzato in carriera?
Sarebbe stato bello intraprendere dei tour veri di qualche mese o anche di più, così come sarebbe stato fantastico essere stato abbastanza fortunato da guadagnarmi da vivere suonando musica. Però non ho rimpianti. Ho una grande famiglia al di fuori della band e anche se fosse tutto finito con gli Heir Apparent ammetto di avere avuto una vita fantastica. So fare una dozzina di diversi mestieri che richiedono abilità professionali e mi considero molto di più di un semplice chitarrista. Tutto ciò che sono stato in grado di realizzare con gli Heir Appparent è frutto di determinazione e resilienza. Non abbiamo mai cercato una major, non avevamo nessun genitore ricco, ci siamo fatti il mazzo pressoché da soli. Ho realizzato il sogno di condividere con altri il mio amore per la musica. Ed è stato entusiasmante.
Com’è oggi la situazione in casa Heir Apparent?
Mah, se anche gli altri fossero motivati, a partire dal cantante, si potrebbe riprendere il discorso. Questo presupporrebbe anche un certo investimento economico, però. Per ora ci basta sapere che vi sono nostri fan un po’ dappertutto sparsi per il globo che continuano ad apprezzare la nostra musica!
Terry Gorle, 1986
Quali i momenti migliori della carriera e quali i punti più bassi?
Abbiamo vissuto dei momenti fantastici, dal vivo, questo sì, ma ho un rammarico: non abbiamo mai suonato il concerto assoluto, quantomeno secondo i miei canoni. Era un mio obiettivo: lo spettacolo perfetto, registrato e pronto per essere immortalato in un DVD. Peccato! Il periodo peggiore invece è legato ai problemi che poi portarono allo scioglimento del 1989, prima dell’uscita di “One Small Voice”.
Heir Apparent, 1988
Spazio a disposizione per chiudere l’intervista a tuo piacimento, Terry.
Mi rendo conto che molti lettori possano essere sbalorditi dai miei commenti espressi sopra sulle altre band, ma debbono capire la realtà nella quale mi sono trovato: non ho mai avuto soldi extra da spendere per poter essere un fan di altri gruppi. Possiedo gli album fondamentali per la mia crescita, quelli che mi hanno ispirato a suonare la chitarra e poi formare gli Heir Apparent. Poi, una volta iniziato, tutti i miei sforzi sono stati indirizzati verso la mia crescita e quella della band, senza subire influenze esterne. Non credo di aver acquistato personalmente più di 10 album in 35 anni: i Black Sabbath con Tony Martin, poi Iron Maiden, Queensrÿche e Alice in Chains. Conosco a malapena i nomi delle band che spesso vengono paragonate agli Heir Apparent e viceversa. Le mie risorse economiche extra sono state riversate totalmente nel gruppo, non per seguire gli altri. Mi esprimo attraverso la musica nella speranza che la gente la capisca e la apprezzi… questo è tutto ciò che conta. Si tratta di rendere felici le altre persone essendo me stesso. Per chiudere ti consiglio di saltare in macchina e farti un bel viaggio attraverso il tuo fantastico Paese con in sottofondo “The View From Below” in modalità heavy rotation, ti servirà ad assaporare ancor meglio i concetti che ho esposto sopra! Ah,ah,ah! Grazie per lo spazio!
Stefano “Steven Rich” Ricetti