Alternative Metal

Intervista Infection Code (Gabriele Oltracqua)

Di Jennifer Carminati - 20 Gennaio 2024 - 8:30
Intervista Infection Code (Gabriele Oltracqua)

Intervista a cura di Jennifer “Jenny” Carminati

Ciao Gabriele, anzitutto, bentornato su TrueMetal.it, è un piacere ritrovare te e i tuoi Infection Code in occasione dell’uscita di ‘Sulphur’, il vostro nuovo album, di cui potete leggere qui la nostra recensione.

I nostri lettori sicuramente già vi conoscono e, per le domande di rito per una prima intervista, li rimandiamo alla chiacchierata fatta con il nostro Redattore Roberto Castellucci lo scorso anno e che potete trovare a questo link.

Tornando a noi, approfitto di averti qui per farti qualche altra domanda che ci permetta di conoscervi meglio.

Parliamo un attimo del vostro ultimo e nono album Sulphur, uscito a novembre 2023, sulla cui promozione siete giustamente concentrati ora. Quali coordinate stilistiche avete seguito in quest’occasione? Cosa suonano gli Infection Code oggi?

Innanzitutto, vorrei ringraziarti per lo spazio che stai concedendo agli Infection Code sulle pagine di True Metal.it. ‘Sulphur’ è uscito a metà novembre per la Time To Kill Records, etichetta con cui abbiamo firmato un contratto discografico da poco e ‘Sulphur’ è appunto la prima uscita che facciamo con loro. Siamo molto felici di questo accordo perché la Time To Kill Records è un’etichetta che lavora molto bene sulla scena estrema e noi, avendo leggermente spostato un poco il nostro suono su coordinate stilistiche più thrash/death, non possiamo chiedere di meglio. Con questo album abbiamo decisamente virato su sonorità con cui siamo cresciuti sia come ascoltatori che come musicisti. Quel tipo di genere con cui gli Infection Code agli inizi della propria storia sono nati e si sono evoluti. ‘Sulphur’ può essere considerato il capitolo finale di una trilogia iniziata con ‘In.R.I.’ nel 2019, che ha come protagonista il nostro ritorno alle origini. Un ritorno a quel tipo di genere musicale che poi abbiamo abbandonato per dare più spazio alla sperimentazione. A livello compositivo penso che questo disco sia la summa di quanto sono gli Infection Code siano in questo momento storico. Un grosso contributo lo ha dato Chris, che con il suo entusiasmo e creatività ha saputo scrivere e suonare senza intoppi canzoni che identificano la band guardando però al nostro passato.

Come ho scritto nella recensione, l’ho trovato molto più duro e diretto e sicuramente meno cervellotico dei precedenti, con un chiaro intento di colpire l’ascoltare e, personalmente, credo abbiate centrato in pieno l’obiettivo. Vuoi parlarci un po’ della genesi e della produzione dell’album, anche in merito ai cambi di formazione avvenuti nel mentre, che sicuramente hanno influito sulla stesura dello stesso?

Sulphur’ è un album diretto, arrabbiato, carico di tensione, oscuro e molto violento. Rispecchia tanto il nostro stato d’animo quando lo abbiamo composto. Soprattutto da parte di Ricky e Chris che sono gli autori della parte musicale.

Il disco è nato in brevissimo tempo. Lo scorso anno, quando programmavamo la promozione di ‘Alea Iacta Est’, avevamo completato la stesura di ‘Sulphur’. Chris è entrato alla fine del 2021 quando finimmo di registrare ‘Alea Iacta Est’. Avevamo pensato di riprenderne le chitarre e re inciderle ma non era possibile per tanti motivi. Abbiamo scelto una strada che poi a posteriori è risultata vincente: comporre un nuovo album. Chris ha molte idee, è un chitarrista molto dotato tecnicamente e Ricky da par suo, aveva nel suo archivio moltissime bozze ed idee. Siamo partiti da qui. ‘Sulphur’ è nato in poco tempo. Circa tre mesi, considerando anche il fatto che il quel periodo abbiamo suonato per promuovere ‘Alea Iacta Est’ e considerando anche il fatto che poco prima di entrare in studio Davide, il bassista, ha lasciato la band per motivi personali. Quindi la parti di basso sono state riscritte e registrate da Chris con grande professionalità e dedizione.

Abbiamo impiegato qualche mese a trovare un sostituto e, dopo qualche audizione, la scelta è ricaduta su Andrea, musicista molto bravo e persona altrettanto umile che sta dando il suo contributo alla band sia dal punto di vista live sia per quanto riguarda nuovi brani che stiamo componendo proprio in questo periodo. Abbiamo trovato, dopo innumerevoli cambi di line up, forse una situazione stabile e che possa portarci alla fine della nostra esistenza.

 

 

Gabriele, so che sei tu a scrivere i testi basandoti sulle tue letture di Howard P. Lovecraft, Philip K. Dick, Ben Bova, Ray Bradbury, Dan Simmons e Valerio Evangelisti. Puoi spiegare ai lettori di TrueMetal.it quali sono le tematiche contenute nelle canzoni di ‘Sulphur’ e come mai la scelta di questo elemento naturale ambivalente e soprattutto fondamentale per gli esseri viventi come titolo?

I nostri testi si sono sempre basati su riflessioni molto personali che riguardano il declino della società e pensieri piuttosto semplici e lineari di denuncia. Anche nel periodo dei due album cantati in italiano i testi vertevano sempre su temi simili anche se avevo scelto di contestualizzarli in un determinato periodo storico. Da qualche tempo, diciamo da un brano apparso su ‘Alea Iacta Est’, ho cambiato approccio. Infatti, in questo brano (‘Red Death Masquerade’) ho usato un metodo diverso per scrivere il testo. Ho preso riferimento dall’omonimo racconto horror di E.A. Poe che avevo letto poco prima e ci ho costruito una breve storia che ne prendesse riferimento. Visto che questo esperimento ha incuriosito e mi è piaciuto ho pensato che per il nuovo album potessi attuarlo anche per tutte le canzoni. Così ho iniziato a scrivere numerosi testi che avessero come riferimento romanzi o racconti horror e di fantascienza. Sono sempre stato un appassionato di questi argomenti quindi mi è stato facile prendere ispirazione ma ho voluto dedicarmi a romanzi un po’ meno conosciuti anche di autori famosi come Philip K.Dick, il Maestro Lovecraft, Ray Bradbury. In questo modo sono nati i testi di ‘Sulphur’ ad eccezione di ‘Lurking Creeping Love’ che è stata scritta a quattro mani. Da me e Chris ed ha un significato leggermente diverso dagli altri testi.

Il titolo dell’album è stata un’idea di Ricky. Volevamo avere un titolo diretto, semplice ma che potesse dare l’idea e descrivesse la musica contenuta sul disco. Lo zolfo in alchimia è l’elemento fondamentale per generare altri elementi, altri metalli. Diciamo che umilmente abbiamo avvicinato il significato esoterico dello zolfo alla nostra personale interpretazione di come dovrebbe suonare il metal estremo oggi e soprattutto come dovrebbe essere.

L’artwork e la copertina dell’album se guardati con attenzione, a mio avviso, ben rappresentano il contenuto musicale e lirico del vostro album, confermi che ho avuto la giusta impressione?  Ho letto che se ne è occupato Simone Strige di STRX Art. Personalmente, come per un libro, la copertina è la prima cosa che guardo e può indurmi o meno a comprare Anche per te è così importante l’aspetto visivo nei vostri lavori e nei tuoi acquisti? Mi viene da pensare anche alla scelta delle stampe per le magliette ed il merchandising in generale.

Simone di Strx art collabora con noi da qualche anno e quindi conosce abbastanza i nostri gusti. Per la copertina di ‘Sulphur’ ho dato poche indicazioni su come l’avremmo voluta lasciandoli i testi e lui come sempre ha fatto un grande lavoro. Infatti, ci sono molti dettagli che richiamano i testi delle canzoni. Ritengo che sia il lavoro più evocativo che Simone abbia fatto per noi e mi ha colpito fin da subito. Penso che per ogni band, grande o piccola che sia, l’aspetto visivo sia molto importante soprattutto in questo periodo dove la visibilità è fondamentale e sembra un delitto non averne. Ma l’immagine deve racchiudere un contenuto ed un significato. Penso che le nostre grafiche abbiano un costrutto artistico molto importante. Insomma, oltre ad esserci del lavoro, c’è della sostanza.

Da pochi giorni ci siamo lasciti alle spalle il 2023, un anno ricco di uscite discografiche nel metal con anche grandi ritorni; ti seguo sui social e ho avuto l’occasione di vedere un tuo video in cui indicavi la tua personale classifica delle migliori uscite di quest’anno. Ti va di parlarcene anche tra queste righe? Così possiamo capire meglio cosa ascolta Gabriele Oltracqua nel suo, immagino poco, tempo libero tra lavoro, musica e famiglia.

Il tempo è sempre poco ma non perdo la voglia di ascoltare e tenermi aggiornato sulle ultime uscite discografiche acquistando in formato fisico i dischi che mi piacciono. Quest’anno è stato un anno molto prolifico in ambito estremo con l’uscita di alcuni album di mostri sacri su tutti ‘Dying of Everthing’ degli Obituary e ‘Singing in The Pain’ dei Necrodeath ma anche il ritorno dei Revocation con ‘Netherheaven’ e la super conferma dei Sulphur Aeon con ‘Seven Crowns and Seven Seals’. Sono usciti molti album italiani davvero validi, segno che la scena italiana è in salute. Mi hanno colpito i Sepocral con ‘Scourge’ ed i Darkhold con ‘Tales from Hell’. Mi piace tenermi aggiornato ma poi amo sempre ritornare sui classici o su quei dischi che mi hanno cresciuto e sono stati importanti per la mia formazione musicale. Ascolto moltissime cose molto diverse tra loro, dal prog al black metal passando per l’hard-core, l’industrial, il death metal, il metal classico e l’hard rock degli anni Settanta. Il gothic, il doom, e la dark wave sono giuste pause tra i miei ascolti più estremi, quando magari per un mese di fila mi sparo del math core o del death metal ultra-sulfureo.

Ho avuto il piacere di vedervi in sede live in un paio di occasioni e devo ammettere che avete un impatto micidiale che non può lasciare indifferenti. Quanto è importante per voi la dimensione live? nel breve suonerete il 3 febbraio al KM 298 di Lodi in occasione del SaturDeath Night, ovvero quattro serate all’insegna del metal estremo ad ingresso gratuito organizzate da Giancarlo Capra dei Warmblood. Prevedete un tour vero e proprio nel 2024 a supporto dell’uscita di ‘Sulphur’, magari anche con qualche incursione Oltralpe?

La dimensione live per noi è importante. Molto. L’attività in studio di registrazione, la composizione in sala prove o a casa sono attività esaltanti ed appaganti per una band ma calcare il palco e proporre la propria musica ad un pubblico è qualcosa che va oltre l’esaltazione. Almeno per noi è così, se poi si riesce a coinvolgere il pubblico è davvero un risultato eccezionale. Nel passato a volte siamo stati un po’ freddi e distaccati con il pubblico ed è un errore che non si deve commettere. Il fan, il pubblico, la gente che magari viene a vederti ed ascoltare la tua musica deve essere coinvolta, deve partecipare. Se così non è significa che hai fatto a metà il tuo lavoro. Da qualche anno a questa parte abbiamo cambiato approccio e soprattutto con l’avvento di Chris, che è un animale da palco, le cose sono un po’ cambiate. Anche Andrea ha un suo perché sul palco. Ha un’immagine minacciosa e questo fa solo che bene alla band. Sabato 3 febbraio suoneremo alla prima serata del Saturdeath Fest organizzata da GianCarlo dei Warmblood e suoneremo insieme ai Lacerhate. Sarà la nostra prima data del 2024 e porteremo sul palco del KM298 tutto ‘Sulphur’ insieme a qualche nuovo brano che stiamo componendo. Sarà la prima di una serie di date che nella prima parte del 2024 culminerà con la nostra partecipazione a qualche festival estivo, uno di questi potrebbe essere un po’ particolare. Non posso ancora anticipare nulla ma non sarà sulla terraferma. Affrontare un vero e proprio tour adesso, in determinate condizioni è piuttosto proibitivo per tanti motivi. Il primo è quello economico. Dovremmo investire tanti soldi con la consapevolezza che magari potremmo andare in perdita. E non possiamo proprio permettercelo.

Riconducendomi alla domanda precedente, qual è il vostro rapporto con la scena metal underground italiana e come vi rapportate con gli altri gruppi tricolore. Negli oltre vent’anni di carriera avete fatto centinaia di concerti e condiviso i palchi con moltissime band, italiane e non; c’è una data che ricordate con maggior piacere e se sì, come mai.

Abbiamo fatto centinaia di concerti in Italia ed all’estero, in oltre vent’anni di storia. Abbiamo incontrato moltissime band, tanta gente, sono nate amicizie, sono nati scazzi, abbiamo incontrati veri stronzi ma anche persone disponibili, professionali, umili e simpatiche. Stessa cosa molte persone che abbiamo conosciuto possono dire di noi tutto ed il contrario di tutto. Che siamo antipatici, che ce la tiriamo, che siamo spocchiosi e strafottenti. Ma non importa. La cosa fondamentale che non si cada nell’indifferenza più totale. L’importante che se ne parli. Poi se a molti siamo antipatici e strafottenti va bene così. Nel corso di questi anni, soprattutto nella scena, abbiamo incontrato tante band che se la tiravano e poi sono finite dopo poco tempo nel nulla più totale, ma anche tante band (soprattutto straniere) con cui abbiamo fatto amicizia e stretto rapporti per scambio date etc.  Una data che ricordo con molto piacere può essere una delle ultime. Al Metal Valley del 2023. La prima data con la nuova line up. È stato il nostro ennesimo battesimo, in una cornice molto importante.

Domanda ambiziosa lo so, ma come vedi il futuro degli Infection Code? Pensi che questa formazione finalmente sia abbastanza stabile da poter restare la stessa per la stesura del vostro decimo album che immagino non tarderà molto ad arrivare, vista la vostra prolificità ed ispirazione artistica degli ultimi anni.

Al momento siamo molto concentrati sulla promozione di ‘Sulphur’ cercando di organizzare più date possibili e cercando di avere un live impeccabile e perfetto. Sul versante compositivo non ci siamo fermati. Stiamo componendo nuovo materiale. Ed in prospettiva vorremmo fare uscire qualcosa che celebrasse i nostri 25 anni di esistenza sul mercato discografico. Il nostro debutto ‘H.I.V 999’ il MCD che ci permise di farci conoscere, uscì a maggio nel 2000. Non sia mai che potremmo uscire con un vinile celebrativo. Ci stiamo lavorando insieme al sempre costante supporto della Time To Kill Records. Comunque mi auguro che questa possa essere la line up definitiva della band. Gli anni passati abbiamo trascorso davvero momenti assurdi che avrebbero minato l’integrità di qualsiasi band. Siamo ancora qui perché abbiamo voglia di comporre musica che ci appaghi che poi se possa piacere anche a qualcun’altro meglio ancora. Però questo deve avvenire con serenità, voglia di fare, con sacrificio e professionalità e che ci sia rispetto tra i componenti della band.

Personalmente, non capisco il motivo per cui band come voi che fanno musica con passione e attitudine da tantissimo tempo, non riescano ad emergere dal mondo underground che spesso, purtroppo, rappresenta, un limite oggettivo alla carriera. Pensi che quest’album sia quello della svolta o tutto sommato vi va bene così?

Siamo una band underground e rimarremmo così fino alla fine della nostra storia. Abbiamo provato molti anni fa, quando eravamo leggermente più giovani, a fare un salto fuori dall’underground ma bisognava fare investimenti economici davvero ingenti, mollare il lavoro, le famiglie. Insomma, fare un salto nel buio che magari non porta a ciò che ci si è prefissati. E poi siamo in Italia. Gli sforzi e sacrifici per uscire dall’underground e farcela diverrebbero doppi proprio perché arriviamo da un paese dove la cultura rock e metal non esiste. Altra aggravante: facciamo un genere davvero di nicchia che, anche se volessimo, non ci permetterebbe di fare il grande salto. Siamo contenti così. O meglio cerchiamo sempre di migliorarci, di scrivere un album che ci soddisfi, con professionalità e dedizione. Stare bene nell’underground più profondo non vuole dire accontentarsi o vivere nell’anonimato. Significare coltivare ed alimentare una passione, un culto, un qualcosa di profondo, viscerale, che va oltre alle visualizzazioni su YouTube ed ai Mi piace sui social.

Se avete qualcosa da aggiungere prima di concludere questa intervista, questo è il momento giusto, a voi la parola.

Voglio ringraziarti per lo spazio che ci hai concesso e ringraziare tutta la redazione di TrueMetal.it che nel corso degli anni ci ha sempre supportato. Vorrei salutare tutti i lettori di True Metal.it e tutti i nostri fans esortandoli a supportare il metal italiano e l’underground.

 

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