Intervista Intelligent Music Project (Ronnie Romero)
Intervista a cura di Davide Sciaky
Cominciamo dall’inizio con l’Intelligent Music Project. Sei entrato nella band un paio di anni fa, nel 2020: conoscevi la band prima che ti chiedessero di unirti a loro?
No, direi di no.
In realtà sono entrato nella band alla fine del 2019: ho ricevuto un’email dal dottore Milan Vrabevski che mi ha chiesto di cantare un su un paio di canzoni. Ha sempre avuto tanti ospiti in questa band e all’epoca io stavo facendo tante cose con i Ritchie Blackmore’s Rainbow e altri gruppi ancora quando me l’ha chiesto. Come dicevo non conoscevo niente della band, quindi ho ascoltato un paio di canzoni e ho visto tutti questi grandiosi ospiti, come Simon Phillips dei Toto, e ho trovato la cosa molto interessante.
La cosa è iniziata semplicemente come un’ospitata su un paio di pezzi… ed è finita con noi come rappresentanti della Bulgaria all’Eurovision 2022.
La band non è esattamente la classica formazione Rock dato che è stata fondata da Milan Vrabevski, un businessman e filantropo che funge anche da produttore, autore della musica e dei testi, ma che non suona con voi. Qual è il vostro rapporto con Milan? È una sorta di manager, o è come un membro a tutti gli effetti della band che semplicemente non compare sul palco con voi?
Prima di tutto, Milan è una persona molto intelligente sempre impegnata in progetti diversi.
Ha avuto questa idea di sviluppare il suo interesse per la musica in questa band e [ride] ovviamente non è un gran performer, quindi ha arruolato diversi musicisti per suonare la sua musica.
La cosa che trovo molto interessante è che quando sono entrato sembrava un semplice lavoro da session man, vai lì, registri le tue parti, fai rapporto a qualcuno, ma quello che non mi aspettavo era di trovare un gran numero di miei fan in Bulgaria che mi avevano scoperto grazie al mio lavoro con Ritchie Blackmore nei Rainbow. Quindi la band ha trovato molto interesse e abbiamo cominciato a suonare molti show proprio per l’associazione tra Ronnie Romero e gli Intelligent Music.
Ad un certo punto [Milan] si è reso conto di dover dare più controllo ai musicisti sul progetto, e infatti sull’ultimo disco in due canzoni ho scritto io le linee vocali e i testi.
All’inizio era un po’ un maniaco del controllo, perché giustamente era la sua band, ma oggi cerchiamo di lavorare un po’ più tutti insieme come una band normale, con tutti i membri coinvolti nella scrittura della musica e abbiamo più libertà anche su come gestiamo i concerti, quando fare pause tra le canzoni, quando parlare col pubblico, quando suonare più pezzi consecutivamente e via dicendo.
Come abbiamo detto, quest’anno suonerete in rappresentanza della Bulgaria all’Eurovision. Questa è una cosa che solitamente non ci si aspetterebbe da un gruppo Rock, ma dopo la vittoria dei Måneskin l’anno scorso magari ora c’è anche più interesse nel Rock. Pensi che i Måneskin abbiano aperto nuove porte al Rock, o era solo una questione di tempo prima che il Rock trovasse rinnovato interesse anche nel mainstream?
Penso che sia un mix di elementi diversi.
Ovviamente ogni vittoria da parte di una band Rock aggiunge qualcosa al piatto. Non penso che sia unicamente merito dei Måneskin; sicuramente sono stati grandi, così come anche i Lordi avevano portato interesse [quando hanno vinto l’Eurovision nel 2006 come rappresentanti della Finlandia].
Erano una band Rock, Metal con tutti quei costumi elaborati e hanno vinto l’Eurovision e sono diventati molto popolari, e questo ha portato molta popolarità anche a tutto il Metal del nord Europa.
Ovviamente aiuta, ma negli ultimi anni… sai, io suono Rock da quando ero un ragazzino e mi fa ridere che molti mi dicano che quest’anno suoneremo Rock rappresentando la Bulgaria perché i Måneskin hanno vinto l’anno scorso quando probabilmente suono Rock da prima che i Måneskin nascessero come band. Loro sono molto giovani e io ho formato la mia prima band quando avevo 14 anni ed ero ancora in Cile.
Penso che ci sia un ritorno del Rock in generale, possiamo vederlo nelle statistiche di vendita di fine anno, c’è un rinato interesse nel vinile, ogni volta che pubblichi un album c’è chi chiede la pubblicazione del vinile, quindi c’è un po’ una rinascita del Rock e di questi classici.
Con i Ritchie Blackmore’s Rainbow prima della pandemia abbiamo suonato concerti enormi davanti a 30, 40, 50.000 persone ad ogni show.
Penso che la gente stia cominciando ad interessarsi nuovamente al genere poi, come ti dicevo, quando a questo aggiungi una band Rock che vince l’Eurovision anche questo aiuta.
Ovviamente, come abbiamo detto, rappresenterai la Bulgaria che però non è il tuo paese natale dato che sei cileno. Ti fa strano rappresentare un paese che non è il tuo?
Mi sono abituato a questo dato che sono nato in Cile ma mi sono trasferito in Europa circa 12 anni fa: ho vissuto a Madrid per 10 anni, ora vivo in Romani da quasi tre anni.
Per me non c’è modo migliore di rappresentare lo spirito dell’Europa che avendo un cantante che non viene da nessun paese europeo ma che fa parte di questa grande comunità.
Io mi sento parte di questa cosa e penso che sia un esempio perfetto per mostrare a tutti questo spirito.
Oggi, grazie a internet e ai social, è più facile che mai per una band promuoversi autonomamente, ma questo crea anche molta più competizione. Da quando sei entrato nei Ritchie Blackmore’s Rainbow hai ricevuto molta attenzione e sei finito a suonare con tanti altri grandi musicisti come Michael Schenker e Vandenberg. Pensi che senza i Rainbow avresti raggiunto ugualmente la posizione in cui ti trovi oggi, o la band di Ritchie Blackmore è stata fondamentale per permetterti di raggiungere questo status?
Ovviamente sì, penso che sia stato fondamentale per me.
Quando sono entrato nei Rainbow era il 2015, avevo già un contratto con i Lords of Black, ma è stato importante. Non voglio dare tutto il merito ai Rainbow perché per ottenere un ruolo del genere comunque devi fare bene il tuo lavoro. Sicuramente senza i Rainbow mi ci sarebbe voluto più tempo, e i Rainbow sono stati una grande spinta per la mia carriera perché Ritchie Blackmore mi ha portato davanti ad un pubblico molto più grande. Poi questo mi ha permesso di avere contatti con molti altri musicisti che hanno voluto lavorare con me perché si sono detti, “Questo è il ragazzo che ha suonato con Ritchie Blackmore, dev’essere bravo per forza, no?”. Quindi ho avuto anche molto altro lavoro anche grazie a quello.
Quindi certo, quel lavoro è stata una spinta enorme, ma come dicevo devi essere bravo a raggiungere un livello alto e anche a mantenerlo. L’ultimo show con i Rainbow è stato prima della pandemia nel 2019, ma sto ancora lavorando con altri grandi artisti.
Sei in contatto con i Rainbow, ci sono discussioni su nuovi concerti anche nuova musica, magari?
No. Nel 2020 avremmo dovuto suonare un tour e registrare un paio di canzoni, ma con tutto quello che è successo col COVID… poi Ritchie stava lavorando al nuovo disco dei Blackmore’s Night e ora lui si sta concentrando sul promuovere quello. Quest’anno lui fa 75 anni e ovviamente non vuole andare in giro con il rischio di prendersi il COVID, o anche solo di dover rimandare o cancellare delle date visto che è molto costoso.
Penso che stia semplicemente aspettando di vedere come si sviluppa la situazione, poi se si sentirà abbastanza giovane [ride] da suonare ancora Rock qualcosa succederà di sicuro, ma non penso che succederà nel breve termine.
Come dicevamo, hai suonato con tanti gruppi e progetti negli ultimi anni. Trovi semplice dividere il tuo tempo tra i diversi progetti, e passare da uno stile di musica all’altro, o è una costante sfida?
È una sfida, ma è la cosa bella dell’essere un musicista.
Voglio dire, conosco musicisti che preferiscono suonare un solo tipo di musica, stare in una sola band, pubblicare un disco, andare in tour, pubblicare un disco e così via. Per me fare così sarebbe molto noioso e questo è il motivo per cui lavoro con tanti musicisti diversi e provo a fare cose diverse.
Questo è anche uno dei motivi per cui sono entrato negli Intelligent Music Band: Intelligent Music non era una band di punta che ti metti nel curriculum, ma allo stesso tempo la prima volta che ho sentito la loro musica ho pensato che fosse una sfida per la mia voce e ho deciso di cimentarmi in questa sfida. Per me lavorare con musicisti diversi è sempre così, “Posso cantare questa musica?”, “Sono in grado di raggiungere queste tonalità?”.
Ho imparato moltissimo suonando i concerti dei Rainbow perché con loro devo cantare le canzoni di sette musicisti diversi, cinque dei Rainbow e due dei Deep Purple, quindi c’è molto lavoro per le mie corde vocali.
Penso che sia la cosa esaltante dell’essere un giovane musicista che si deve dimostrare capace, e che posso dimostrare anche a me stesso di essere in grado di farlo.
Mi rimane una sola domanda che ti faccio proprio perché hai suonato con tante band, sia cantando musica originale che cover. Quando pensiamo alla musica classica, oggi, per lo più pensiamo a musica scritta secoli fa e suonata da musicisti che fanno quasi solo esclusivamente quello, suonare musica scritta molto prima che fossero ancora nati, semplicemente perché è musica grandiosa che la gente vuole ancora sentire. Pensando al Rock, invece, pensiamo a band che scrivono e suonano la propria musica. Al giorno d’oggi però molte vecchie glorie si stanno ritirando, o purtroppo alcune sono anche morte, solo questa settimana abbiamo perso sia Gary Brooker dei Procol Harum che Mark Lanegan.
Pensi che in futuro, con la scomparsa di queste leggende, il Rock diventerà più simile alla musica classica nel senso che ci sarà un’ascesa e un maggiore interesse nelle cover band che suoneranno i classici di una volta, o credi che il Rock continuerà ad evolversi, esplorare nuove direzioni e sfornare nuove band che scriveranno nuovi classici?
Questa è la grande sfida per le nuove band.
Ovviamente prima o poi dovranno rimpiazzare le vecchie glorie, come hai detto, che pian piano smettono di suonare, o purtroppo muoiono.
Alcune band smettono di esistere e ci sono altre che dovranno prendere il loro posto. È davvero complicato perché penso che gli amanti del Rock vogliano davvero sentire nuova musica, ma allo stesso tempo vogliono anche sentire i vecchi classici.
È complicato anche perché è una questione sociologica più che unicamente musicale; come dico sempre nelle interviste, le rockstar non esistono più, o almeno non esistono più nel Rock, oggi sono nello sport, nel Pop, nel Rap, Hip Hop, loro hanno ancora delle rockstar.
Nel Rock è così facile per chiunque abbia del talento registrare un disco, perché oggi puoi registrare un album anche semplicemente da casa con un’attrezzatura minima. È molto facile farsi auto-promozione mettendo un video su YouTube e usando i social. Quindi, sostanzialmente, la maggior parte dei musicisti Rock sono diventanti normali persone che fanno musica, non ci sono più gli idoli inavvicinabili e idealizzati dal pubblico, il Rock è una forma di intrattenimento come molte altre.
Poi, come hai detto, c’è anche molta competizione tra l’intrattenimento, e non è neanche solo tra band: c’è internet, Netflix, ma anche il cinema o una vacanza, e per di più ascoltare musica è davvero economico, non è neanche più necessario pagare per ascoltare la musica.
È un mix di tante cose diverse che rende molto complicato per una nuova band il raggiungere quello status di “idolo” o “leggenda del Rock”. Non è una cosa che succederà più in futuro.
Per me la sfida, oggi, è il creare un prodotto, perché non dimentichiamo che la musica è semplicemente un altro prodotto, al pari della Coca-Cola o della Pepsi, c’è chi ama uno e chi ama l’altra. Con la musica è la stessa cosa, c’è chi amerà la tua musica e chi ne preferirà altra.
È un prodotto che le band dovranno rendere interessante per il maggior numero di persone possibile, quindi ogni anno dovranno fare qualcosa di migliore, più complicato e… personalmente trovo importante fare musica con un significato.
Non semplice musica che parla di andare con la mia macchia a fare festa, diversa dalla musica di una volta che parlava di queste cose – donne, feste – la gente cerca qualcosa di profondo: questa è una cosa importante negli Intelligent Music perché in tutti i testi parlando di temi importanti, e questo è anche uno dei motivi per cui la band sta diventando più popolare.
Oggi viviamo un periodo difficile tra COVID, guerra, la mancanza di lavoro e di soldi, quindi la gente vuole ascoltare qualcosa di profondo e incoraggiante, quindi questa è sicuramente una sfida per le nuove band.
Il mondo della musica è cambiato rispetto al passato, i musicisti non ricevono più assegni da milioni per registrare un album, tutto diventa molto più simile ad un normale hobby e quindi bisogna partire da quello per creare il miglior prodotto possibile da portare agli amanti della musica.