Intervista Katatonia (Anders Nyström e Roger Öjersson)
Incontrare di persona una band come i Katatonia, nello specifico Anders Nyström e Roger Öjersson, non è una occasione che capita tutti i giorni, così non potevamo lasciarci sfuggire l’intervista vis-à-vis poco prima del loro spettacolo all’Alcatraz. Nell’unica data Italia del gruppo, durante il tour di supporto all’ultimo nato in studio, ci siamo recati nel backstage trascorrendo una mezz’ora insieme ai due chitarristi, lungo una chiacchierata inusuale e spontanea perché questa, non è la classica intervista. Senza aggiungere altro, buona lettura.
Ciao ragazzi, come sta andando il tour sino ad ora, vi sentite soddisfatti?
Anders: Si, non potrei che essere contento, sento che c’è molto entusiasmo tra i nostri fans e non poteva che iniziare meglio. Ogni sera riceviamo un’energia così intensa che spesso ci sorprendiamo anche noi di come il pubblico ci stia accogliendo.
Quindi anche questa nuova formazione è stata recepita bene dopo i cambi degli ultimi tempi a seguito di molti anni di stabilità.
Anders: Credo fermamente che ad oggi la band abbia la line-up più stabile e professionale di sempre, non ho mai avuto un feeling così intenso e proporzionato alla voglia di suonare in vita mia.
Roger: Si anche per me vale lo stesso discorso, anzi penso veramente che più di così non avrei mai potuto pensare, sento di essere parte di un gruppo vero per cui non posso che continuare a essere contento giorno dopo giorno.
Dunque anche tu Roger stai recependo bene questa nuova avventura, senti differenze con il passato, il tuo passato musicale e il presente?
Roger: Guarda credo che finalmente posso dire di avere trovato una famiglia, che oltre a farmi stare bene riesce a completare a pieno ogni mia volontà musicale. Essere dentro i Katatonia mi da la possibilità di creare ciò che ho sempre fatto. In passato avendo suonato con i Tiamat stavo bene, non ne posso parlare male, ma oggi è come se il cerchio si fosse chiuso.
Anders: Pensa che abitiamo tutti a Stoccolma, molti sono di Stoccolma del genere che suoniamo, ma non ci eravamo mai visti prima di essere presentati. Un amico in comune un giorno, durante una chiacchierata mi parla di Roger e poco dopo l’ho conosciuto.
Roger: Si in effetti è vero, abitavamo sempre vicini ma non ci eravamo mai incontrati prima.
Anders: Vedi il destino che scherzi ti può fare?
In effetti è un pò come essere in giro per strada e avere la tua ragazza dei sogni che ti passa accanto, ma non la incontrerai mai o magari solamente dopo anni di ricerche infinite per caso.
Anders: Si proprio così, ma Roger, non sei la mia ragazza dei sogni ricordalo. (ridendo NdR)
Quindi mi state dicendo che in molti della scena metal svedese, come risaputo, abitano a Stoccolma ma non si riescono mai a trovare. E’ capitato anche a voi di sapere dopo anni che c’era li vicino quel determinato artista o musicista ma di non sapere nemmeno dove risiedesse prima?
Anders: Sai in Svezia è difficile ritrovarsi sempre e avere un dialogo con le persone, poi siamo anche spesso in giro e a volte capita che incontri questo o quello ma nemmeno gli parli, ma senza cattiveria semplicemente nemmeno ricordi chi sia. Se poi pensi che oggi tutto è fatto attraverso internet, i social che diventano la effettiva comunicazione tra gruppi, fans e persone puoi comprendere come nella maggiorparte dei casi il computer renda ancora più difficile arrivare al rapporto umano.
Quindi credi che oggi internet abbia allontanato le persone, differenziato in peggio i rapporti umani a dispetto di ciò che ci fanno credere?
Roger: Assolutamente, in Svezia e in scandinavia sopratutto.
Anders: Si è vero, devi poi sapere che gli Scandinavi non sono persone molto comunicative, non tendono a parlare e dialogare molto, sopratutto se sei visto come un estraneo. Per farti un esempio, se tu sei in metropolitana, sul tram o anche solo per strada e inizi a parlare con qualcuno che non conosci anche se in buona fede, vedrai che la gente di guarda male. Inizieranno tutti a indietreggiare chiedendosi se hai qualche malattia strana o non sei un pazzo uscito dal manicomio.
Rogers: Si di solito si tende a non avere molto dialogo con chi non si conosce, questo è vero. Preferiscono rimanere isolati, in silenzio.
Anders: Ti puoi stupire se senti qualcuno che magari canta per strada o urla o ha anche un tono di voce superiore alla media consentita nel suolo pubblico.
Ma scusa, ora mi viene una domanda un pò particolare in mente che indirettamente è collegata a questo concetto. Negli anni novanta, nei primi duemila quando la scena scandinava era in fermento, se non c’è mai stato come popolo la volontà di comunicare, come si è arrivati a creare un movimento come il metal che ha le sue radici proprio li. Comunicavate a gesti?
Anders: No amico, semplice c’era questo (indica la lo spritz che si sta bevendo NdR).
Ora mi è più chiaro.
Anders: Senza l’alcol non ci sarebbe mai stato nulla credo, più ti ubriachi e più hai voglia di socializzare e formi amicizie e molti gruppi credo, noi compresi, siano nati grazie all’alcol. (Roger acconsente in silenzio indicando anche lui il suo spritz al ginger NdR) In Svezia come credo anche in Norvegia senza l’alcol i rapporti umani sarebbero difficili, un dei miei peggiori sogni è quello di essere ad un concerto, un mio concerto in Svezia durante la settimana con un pubblico completamente svedese. Rimangono tutti zitti, muti e non capisci che stiano facendo. Certamente sono attenti a quello che suoni e quando hai finito un brano applaudono perché hanno apprezzato e tu come musicisti li guardi e ti viene da dire “Allora ci siete ancora, non siete morti”.
Roger: Si vero confermo ma credo che anche in Finlandia sia così, diciamo che in generale la Scandinavia funziona in questo modo.
Anders: Prova a pensarci, stasera sono in Italia, un lunedì sera e tutti son qua a divertirsi, ridono bevono scherzano e non gli importa che sia lunedì, martedi, venerdi o cosa, c’è festa per questo evento. In Svezia bevono solo il fine settimana e quando lo fanno si distruggono completamente, se invece è durante la settimana l’alcol non si tocca e quindi finisci per sperare di non suonare mai perché se ci aggiungi che non comunicano il gioco è fatto.
Ti devo confessare che proprio questa estate mi sono fatto un viaggio tra Danimarca, Svezia e Finlandia in solitaria, tutti quelli che ho incontrato, uomini, mi han chiesto diverse volte “Visto che belle ragazze che ci sono?” “Visto come sono belle le Svedesi?”. La mia risposta era sempre la stessa “ho visto ragazze bellissime, ma sono senza emozioni, non mi danno nulla, sono dei bellissimi corpi ma senza anima”. Detto da uno che la Svezia la adora alla follia, non ho nulla contro il vostro paese sia chiaro.
Anders: Ti capisco, non mi dici nulla di nuovo tranquillo, all’apparenza può sembrare così perché come ti ho detto nessuno tende a voler comunicare con lo sconosciuto, tranquillo, la prossima devi bere anche tu insieme a loro (Ridendo NdR).
Tornando al discorso tour dunque mi state confermando che state ricevendo più o meno consensi, riscontri completamente differenti in base al paese dove andate, so che da poco siete tornati dal Sud America, come è andata?
Anders: Un’esperienza unica, mi risulta difficile anche da raccontare ma sono entusiasta anche perché abbiamo capito come il nostro pubblico oggi sia più ampio che mai.
Quindi hai notato che ad oggi i Katatonia come gruppo hanno aumentato la loro popolarità? A cosa pensi sia dovuto?
Anders: Credo che il fattore principale di questo nostro grande successo, se proporzionato al passato della band ovviamente, sia dovuto oltre al nuovo album anche al tour acustico che abbiamo fatto dove abbiamo registrato “Sanctitude” dal vivo. Pensa che molti nuovi fans, che sono venuti ai nostri concerti ultimamente sono rimasti sorpresi quando non hanno trovato un gruppo che suonava in acustico, come era accaduto per quel tour, ma piuttosto una sana dose di heavy metal.
Ma pensi che ci siano rimasti male una volta scoperto che “non eravate voi” a suonare l’acustico, avete sempre detto che sarebbe stato un esperimento e tale possiamo definirlo giusto? Un esperimento fine a se stesso.
Anders: Certamente, quel tour è stato un esperimento e così rimarrà, non abbiamo intenzione di diventare una band acustica (ride NdR). Credo inoltre che nessuno dei fans presenti, nuovi, sia rimasto deluso o amareggiato perché alla fine sono rimasti ad ascoltare per tutto i concerto. Certo posso dire che mi sto sorprendendo sempre più come il nostro pubblico oggi sia più variegato che mai, posso trovare la classica famiglia, il cinquantenne e il ragazzi delle nuove generazioni. Penso siamo arrivati come gruppo al picco della nostra popolarità ad oggi.
Quindi mi stai anche dicendo che è anche merito di come sono i Katatonia oggi il successo che state ricevendo.
Anders: Certamente, sono sicuro che senza i nuovi ragazzi non avremmo mai composto il nuovo disco, non sarebbe mai venuto fuori così a dire il vero. Senza Roger, Daniel che ci hanno portato linfa fresca credo avremmo finito per fare il classico album à-la Katatonia. Ora non vedo l’ora di tornare in studio al più presto per creare un album nuovo con questi ragazzi, sono molto impaziente.
So che certamente non ti ricordi ma io e te ci parlammo anni addietro per l’ultimo Bloodbath, mi ricordo alla perfezione come tu mi dicesti che nel nuovo album dei Katatonia ci sarebbero stati dei movimenti nuovi, delle sonorità più pesanti rispetto al passato. Oggi che è uscito confermi tutto questo e senti l’ultimo nato come diverso e più pesante?
Anders: Mmmm.. (riflette un pochino NdR) Credo che siamo sempre noi, ci si riconosce in pochi minuti, credo che tutto il disco suoni sempre in modalità Katatonia, ma l’aver reinserito dopo tanto tempo il doppio pedale è stato un elemento differente dal recente trascorso del gruppo. Se ascolti ‘Passer‘ lo senti.
Infatti appena hai parlato di doppio pedale mi è venuta in mente ‘Passer’, onestamente la vedo più una canzone da prima posizione, massimo seconda invece che ultima come accade in tracklist. Avete optato volontariamente? Cosa c’è dietro questa mossa?
Anders: Volevamo chiudere col botto, avere il finale pirotecnico che nessuno si aspettava. Di solito abbiamo sempre optato per canzoni che tendevano all’effetto fading, questa volta invece abbiamo deciso di stupire, credo ci siamo riusciti.
Tornando alle esperienze live invece, so che avete da poco eseguito un concerto fuori dai vostri standard a Plovdiv, in Bulgaria. Come è andata? Che cosa potete raccontarci in merito?
Anders: Quella è stata una esperienza difficile da descrivere, a tratti surreale perché non avevamo mai suonato in un teatro come quello e mai con una orchestra per cui anche noi abbiamo dovuto suonare diversi dal solito. La particolarità poi di esibirci dentro un contesto come quello, per fare tutto “The Great Cold Distance” è distante dal classico concerto che teniamo regolarmente.
(una immagine dei Katatonia durante l’esibizione di Plovdiv)
Ma avete registrato qualcosa? Avrà un seguito questa serata oppure rimarrà fine a se stessa?
Anders: (Rimanere qualche secondo in silenzio, come se non sapesse o volesse rispondere NdR). Abbiamo registrato solo l’audio, nessun DVD verrà realizzato ma è probabile che faremo un live album con l’intera serata da far uscire più avanti sul mercato. Avendo festeggiato i dieci anni dell’album ci sembrava giusto dare un seguito al tutto.
Posso chiedere come mai è stato scelto proprio “The Great Cold Distance” come album per essere rifatto dal vivo?
Anders: Perché è il nostro album di maggior successo, quello che i fans apprezzano di più, ci sembrava logico suonare proprio quello dopo che avevamo istituito un pool dove proprio il pubblico poteva decidere quale album della nostra carriera eseguire per intero.
Lo chiedo perché pur apprezzandolo il mio è “Viva Emptiness”, come vedi l’ho anche tatuato sul corpo e mi ero fatto questa domanda.
Anders: Lo so, apprezzo questo gesto e non sai quanto, ma abbiamo capito negli anni che “The Great Cold Distance” ha avuto un successo più grande, “Viva” rimarrà il tuo e deve essere così. Penso che tu capisca.
Certamente, era una semplice domanda, una curiosità diciamo. C’è qualcosa che oggi invece non riesci più a suonare, che non tolleri più del tuo repertorio. Qualche canzone o interi album che dentro ti fanno chiedere “Ma cosa avevo in testa quella volta?”
Anders: Mi viene difficile rispondere a questa domanda, credo che ogni album e ogni canzone esprima un periodo della nostra vita, un pensiero e uno stato d’animo. Non posso provare oggi le stesse emozioni di quando avevo sedici o ventuno anni. Credo che se una canzone oggi non riesco più a sentirla come “mia” mi basta ricordarla senza avere pensieri particolari a riguardo, è stato comunque una parte di vita trascorsa.
Giusto capisco a pieno ciò che vuoi dire, la penso come te. Direi che posso fare la fatidica ultima domanda ora. Cosa vi aspetta nel prossimo futuro, cosa vi riserverà il vostro cammino. Avete qualche idea o farete un po’ di relax?
Anders: (Ridendo insieme a Roger NdR) Relax non è una parola del nostro vocabolario, non ricordo cosa vuole dire relax e il suo significato. Posso dirti che finiremo questo tour europeo, poi andremo in Australia, torneremo dopo negli Stati uniti e finito tutto questo andremo in cerca dei mercati dove ancora non siamo conosciuti. Vorremmo esplorare nuovi territori per espanderci ancora di più. Credo proprio che saremo in tour per i prossimi due anni come minimo poi da li nessuno lo sa, vedremo dopo che questo lungo ciclo sarà finito.
Perfetto ragazzi, non so cosa dire e come ringraziarvi per la disponibilità e non ci rimane altro che vederci sono il palco tra poco. Grazie infinite.
Anders e Roger: Grazie a te e ci vediamo live tra poco, stai pronto per qualcosa col botto stasera.