Intervista Le Vele Di Oniride
Anche oggi approfondiamo l’ennesima ottima proposta della veterana Lizard Records che, come di consueto, propone a chi è affamato di nuova musica qualcosa sì difficilmente catalogabile ma allo stesso tempo in grado di soddisfare le aspettative dei più svariati tipi di pubblico. La parola a Le Vele Di Oniride!
Ciao ragazzi, raccontateci la vostra storia con un breve ma efficace profilo biografico.
Ciao a tutti i lettori di True Metal; Le Vele di Oniride nascono circa nel 2017, con il trio stabile chitarra, basso, batteria, ma con un po’ di cambi alla tastiera, in quanto è stato molto difficile trovare uno strumentista valido per il nostro genere e che volesse mettersi in gioco, soprattutto dal punto di vista creativo; l’idea della band nasce dal chitarrista (ed inizialmente cantante) Nello De Leo, che già una decina di anni prima aveva una band progressive di nome Ellephant e a cui voleva darle un proseguo; siccome la formazione era totalmente cambiata, abbiamo optato anche per un cambio di nome, ma l’idea di fondo è rimasta la stessa, cioè spaziare dal progressive, alla psichedelia, alla sperimentazione. In fase di registrazione del primo disco, Nello ha voluto coinvolgere un suo vecchio conoscente, Francesco Ronchi, per le parti cantate e, oltre ad accettare l’invito, ha voluto prendersi carico del missaggio e del mastering dell’opera, dato che è il suo lavoro.
Qual è il significato del vostro singolare monicker?
Il nome Le Vele di Oniride nacque dall’inventiva di Loris Furlan, il nostro produttore, che ascoltandoci inventò l’idea di questa nave (vele) che puntano ad una terra inesistente e sospesa, come molte parti dei nostri brani (Oniride).
Quale definizione scegliereste per descrivere il sound de Le Vele Di Oniride?
Il nostro sound ha dei momenti di pura psichedelia, talvolta sognante, talvolta spigolosa e in alcuni episodi anche mistica direi, assecondati dal rock (le ispirazioni maggiori sono sicuramente riscontrabili negli anni ’70, ma anche negli anni ’90) e da varie soluzioni che sicuramente rientrano nel contesto prog (ricorriamo pochissime volte alla classica struttura della canzone ed, in generale, ci piace ragionare al di fuori degli schemi, per far sì che i brani abbiano una loro naturale evoluzione e non dei paletti dettati dalle regole).
Come nasce la collaborazione con la Lizard Records del mitologico ed inimitabile Loris Furlan?
Nel 2018 registrammo 3 brani demo e li inviammo a varie etichette, di cui ne risposero 3; una di queste era la Lizard. Ognuna di loro aveva espresso interesse, ma parlando con Loris è come se ci fossimo sentiti subito “a casa”, in quanto ha iniziato a dispensare tanti consigli (dal nome, a certi consigli sulle sonorità) e ci ha trasmesso un’immensa passione, quella che in un ambito così di nicchia è essenziale; pian piano abbiamo inviato i brani che sono poi andati a formare l’album e su ognuno di essi ha continuato ad indicarci una strada artistica da percorrere. Confermiamo gli aggettivi mitologico e inimitabile e lo ringraziamo di tutto.
Raccontateci la genesi, l’evoluzione e la produzione de La Quadratura Del Cerchio. Quali argomenti avete deciso di affrontare nei testi dell’album?
Tutti i brani e i testi sono stati scritti da Nello De Leo; i testi toccano vari argomenti, ma di fondo, hanno un sempre un vissuto personale all’interno della società, senza mai citare nomi e cognomi e senza mai schierarsi apertamente contro qualcuno in particolare; solo il brano ‘Catarsi’ ha un tema molto più disteso (l’incontro romantico e mistico di due persone), ma per il resto i temi sono il più delle volte una critica al contesto sociale, inteso anche come individui spesso non pensanti e al loro/nostro ruolo all’interno di esso. I brani sono stati elaborati in sala prove; solitamente Nello porta un’idea e ognuno della band cerca di dare il proprio contributo artistico; abbiamo registrato nella nostra sala prove gran parte dell’album, abbiamo quindi deciso di fare un lavoro home made, un po’ anche per via del periodo in cui abbiamo iniziato a registrarlo, cioè nel 2020 in piena pandemia e con zone rosse di continuo, per cui è stato molto più pratico fare tutto all’interno della nostra città.
Parlateci dell’artwork dell’album e quale significato attribuite, in epoca di musica “liquida”, al formato fisico di un disco?
L’artwork dell’album è stato interamente curato da Egidio Marullo, un artista che spesso collabora con la Lizard; inizialmente, ascoltando il nostro lavoro, ci mandò alcune sue opere e, una volta scelta quella preferita (la copertina dell’album) ce la regalò; a quel punto, per dare una continuità artistica, gli abbiamo chiesto se avesse voluto anche curare l’intero progetto; personalmente noi crediamo ancora molto al formato fisico, quindi “reale” della musica, forse per romanticismo, però la gran parte di noi è cresciuta acquistando gli album, quindi possedendoli; in più, la qualità è sicuramente diversa e più alta.
Che progetti avete nel futuro immediato per la promozione dell’album in sede live?
Stiamo rifinendo un po’ di particolari per poter uscire al meglio in inverno.
Su quali canali online possono trovarvi i lettori di TrueMetal?
Ci trovate su Instagram, Facebook, Youtube, Bandcamp e Spotify (praticamente dappertutto).
Un saluto e messaggio finale a tutti i lettori?
Un caro saluto a tutti i lettori di True Metal e un ringraziamento sentito alla redazione per questa intervista; speriamo che l’album vi piaccia e che ci sia anche modo di vederci in live in giro per l’Italia al più presto.