Intervista Liv Kristine
“Dalla mia oscurità si è fatta avanti una luce che mi ha illuminato il cammino“. Si potrebbe racchiudere così, con questa storica frase di Kahlil Gibran, il nuovo motto di vita di Liv Kristine. Dopo una assenza di circa 9 anni dal suo ultimo studio album e a seguito di un periodo di estremo buio che l’ha allontanata per un po’ dalle scene, l’ex cantante di Theatre Of Tragedy e Leaves’Eyes torna a far parlare di sé con un nuovo capitolo discografico che, nelle sue 12 tracce, porta alla luce la voglia della bella norvegese di rimettersi in gioco e lasciarsi un passato doloroso alle spalle. In occasione della release di “Rivers Of Diamonds“, sesto tassello della sua nutrita discografia, abbiamo avuto modo di fare due piacevoli chiacchiere con Liv Kristine che, così, si racconta ai nostri microfoni…
Ciao Liv e benritrovata! Come stai?
Ciao, tutto bene, grazie! Sono passati due anni dall’ultima volta che ci siamo viste. Mi fa sempre piacere vederti!
Spero che tu stia bene e congratulazioni per il tuo matrimonio! L’ultima volta che ci eravamo sentite e viste in videochiamata mi avevi anticipato della grandissima notizia, per cui ancora una volta congratulazioni!
Grazie mille!
Oggi ci troviamo qua per parlare di un’altra nuova uscita, questa volta si tratta del tuo nuovo full length album, “River Of Diamonds”. Il disco segue a distanza di 9 anni il precedente solo album, “Vervain”, uscito nel 2014 su Napalm. Possiamo dire che, effettivamente, sono accadute tantissime cose in questi ultimi anni, cose che ovviamente alcune persone sanno, come la tua uscita dai Leaves’Eyes, e altre che ovviamente io so ma che rimangono, giustamente, nella tua sfera privata. Però vorrei chiederti: come mai, nonostante tutte queste difficoltà che ti hanno coinvolta, il disco vede solo ora la luce?
Beh, in realtà devo dire che la mia vita è cambiata molto dal 2019, ovvero dal momento in cui Michael (l’attuale marito di Liv, ndr) è entrato a far parte della mia vita, così come è cambiata a partire dalla fine del 2015. Verso la fine del 2018 mi sono ritrovata piuttosto impegnata e stavo lottando per far funzionare nuovamente la mia vita, avere delle risorse finanziarie, tenere il tutto unito per la mia famiglia e averne cura. Ho perso le mie entrate nel 2016 quando sono stata costretta a lasciare i Leaves’Eyes, per cui sono ripartita da capo, cercando di rimettermi al lavoro, per sentirmi nuovamente completa e libera da tutto ciò che era successo, tutti i traumi, le delusioni… C’è stato un tempo in cui ho dovuto nuovamente imparare delle cose, ho dovuto affrontare una nuova esperienza che mi ha portato dove sono oggi. Questa è la cosa più importante! Oggi mi sento libera, fortunata, sono così felice di aver incontro l’altra metà della mela, Michael. Mio figlio Leon sta bene, è ormai adulto e si è da poco trasferito in un altro paese, la Svizzera, anche noi ci siamo trasferiti qui. È come se la mia vita ora si fosse calmata un po’ ed è qualcosa per la quale sono grata. Una cosa che ne è derivata da tutto quel brutto periodo legato al 2015/2016 è che ho iniziato a lavorare come insegnante, lavoro in una scuola elementare e in una superiore con ragazzi che hanno bisogno di sostegno. È una cosa che è nata così qui in Svizzera e posso continuare a farla anche ad un livello superiore, per cui è fantastico vedere cosa è nato da un periodo così difficile, così come è divertente sapere che sia la musica, che l’insegnamento nel settore psicologico, non sono cose per le quali ho studiato! (ride, ndr). Ho la passione per entrambi i settori e viene direttamente dal cuore, è successo che questo diventasse il mio lavoro autentico. Ne vale la pena, è il mio lavoro, è una cosa così autentica per me! Oggi mi sento dire che è stata una strada difficile da percorrere, però mi ha portata qui e questa è una benedizione. Quando inizi a far dissolvere i tuoi traumi e a sentirti nuovamente completa, sai che è giunto il tempo di essere creativi e, di conseguenza, di pubblicare un disco! I casi sarebbero stati due: scrivere un libro o pubblicare un disco e ho virato a questa scelta.
Con “Have Courage, Dear Heart” avevi già dimostrato, appunto, questo tuo nuovo motto di vita, se così possiamo dire, ma con questo nuovo album hai dato un’ulteriore testimonianza della tua forza, della tua volontà di voler proseguire il tuo percorso a testa alta, non curandoti dei possibili ostacoli che potresti o avresti potuto incappare. Sarebbe quindi sbagliato dire che “River Of Diamonds” possa rappresentare una nuova fase della tua vita, un nuovo lato di Liv che, appunto, stiamo riscoprendo ultimamente?
Hai ragione! “Skylight” mi ha portata a dire: “Hey, gente, sono ancora qui”, la gente che ha pazientemente atteso che qualcosa uscisse è ancora là fuori, per cui questo è un segno. Ho poi pubblicato “Have Courage, Dear Heart”, quando l’EP era già pronto, ero a metà strada con la produzione di “River Of Diamonds”, quindi con la release precedente avevo capito di non voler stare senza musica. È stato mio marito Michael a dirmi la grinta, mi aveva vista così infelice nell’ultimo periodo e ha visto quanto arduo fosse riuscire a produrre musica e, allo stesso tempo, avere a che fare con un lavoro a tempo pieno, prendersi cura della famiglia. Aveva, però, visto che mancava qualcosa nel mio cuore e aveva ragione, quindi quando è uscito l’EP “Have Courage, Dear Heart” mi sono fatta un tatuaggio sotto il costato e, in realtà, quello ha rappresentato per me l’inizio di una nuova era, di una nuova vita completamente nuova! Mi sento così felice e grata di essere dove sono ora a 47 anni, posso solo sperare di poter dare ad altra gente il coraggio di andare avanti, di attraversare l’oscurità e vi prometto che troverete la luce nel buio. È questo l’argomento che tratto su “River Of Diamonds”, è il diamante che scopri quando esci dall’oscurità in cui ti ritrovavi…
Sai, Liv, te lo dico da sempre io ti ho conosciuta proprio grazie ai Theatre Of Tragedy e noto con piacere che anche in questo nuovo album ci sono molti richiami con la tua band madre, per così dire. L’ho percepito in brani come “One Immortal Day”, bellissima a mio avviso, “Maligna”… In ogni album cerchi comunque di portare un po’ quelle radici passate e io non posso che esserne contenta! Quanto è importante, per te, omaggiare la tua cultura, le tue origini?
È molto importante, perché dal periodo storico dal quale provengo, ovvero gli albori degli anni ’90, tutti noi eravamo studenti, io, Raymond e alcuni degli altri ragazzi siamo divenuti i fondatori dei Theatre Of Tragedy. Eravamo studenti, amavamo Shakespeare, Edgar Allan Poe, Emerson e amavamo tutto ciò che aveva a che fare con il gotico. È stato un periodo molto creativo e all’epoca non sapevamo che cosa stavamo facendo, sapevamo che ciò che facevamo era dettato dalla passione. Ora che ho avuto l’opportunità di lavorare nuovamente con Tommy Olsson, il compositore di “Aegis”, ho sentito il bisogno di tornare a quel genere di sonorità. È stato come chiudere il cerchio per ciò che riguarda quel periodo, ho pubblicato diversi album in studio con tutte e tre le band in cui ho militato, ma ora è come se tornassi a quelle radici e la sensazione è fantastica. Tommy è anche colui che mi ha fornito lo spazio per sviluppare le melodie ed usare le mie parole senza mai metterci becco, quella è una cosa che riguarda solo me! Lui si occupa della musica, degli strumenti e mi lascia lo spazio necessario per respirare ed essere creativa, è una cosa meravigliosa. È stato molto paziente con me, dal momento in cui mi ha mandato brani dal 2015 (ride, ndr). Ha davvero avuto molta pazienza!
Proprio nell’opening track troviamo un cantante che, ovviamente, essendo io cresciuta inizialmente a gothic metal, non si può non riconoscere da un primo ascolto. Parlo ovviamente di Østen Bergøy, indimenticabile cantante dei Tristania. Vorrei chiederti: quando hai composto “One Immortal Day”, avevi già in mente la sua voce per la controparte maschile o, al contrario, ci hai riflettuto su dopo un’attenta analisi? C’erano altri candidati per la parte?
Per quel che riguarda “Our Immortal Day”, eravamo nello studio di registrazione di Tommy. Sai, Tommy è uno dei migliori amici di Østen, lo stesso Østen è il cantante di una band chiamata LongNight. Tommy mi ha presentato il brano dicendomi: “Okay, credo che sia necessaria una voce maschile e tu potresti sapere quale voce potrebbe meglio adattarsi al contesto”. Gli ho risposto di sì, suggerendogli di chiamare Østen. È stato fantastico averlo come ospite.
Rileggendo la tracklist, ritrovo con piacere la presenza di “Gravity”, di cui appunto realizzasti il videoclip qualche tempo fa. All’epoca della nostra ultima chiacchierata, il video era in procinto di uscire, quindi vorrei chiederti qualche feedback in merito al brano. Come fu accolto?
Sì, sembra che la gente abbia apprezzato il fatto che noi tutti fossimo in mezzo alla natura, apparendo in modo naturale. Il video, infatti, mi mostra mentre passeggio vicino al mare del nord, dove sono cresciuta. Mio marito aveva con sé la videocamera, abbiamo fatto partire la canzone sull’iphone e abbiamo girato il video in un’unica sequenza. È stato del tutto naturale e credo che questo la gente lo abbia apprezzato, nei video dell’epoca c’era anche un sacco di glamour, glitter, maschere che interpretavano dei ruoli in video stilosi. Nei video delle band gothic metal c’erano un sacco di donne bellissime, essendo loro le cantanti di quelle band, nei video musicali era tutto patinato ed improntato alla bellezza, ci sono passata anche io ma questa volta ho voluto optare per apparire in modo più naturale. Credo che sia il modo più onesto per comunicare con i miei follower e alcuni di noi che hanno vissuto questo genere musicale ora sono nel pieno della loro vita ora, per cui per me, personalmente, risultava naturale apparire come una donna di 45 anni. Ora ne ho 47 e mi sento bene! Come dicevo, mi ritengo fortunata di essere dove sono e ve lo dimostrerò.
Ci sono tanti graditi ospiti nel disco, come tua sorella Carmen, Fernando appunto, Osten, ma la canzone che mi ha lasciato più con i brividi è stata “Pictured Within”, perché hai duettato con tuo marito! Come è stato incidere in studio di registrazione con la tua dolce metà? Tra l’altro, avete fatto un lavoro meraviglioso, omaggiando un grandissimo della musica, quale Jon Lord!
È stata un’esperienza magica! Non è stato pianificato, a dire il vero, dal momento in cui mio marito non è mai salito su un palco, non ha mai cantato dietro un microfono, non è un cantante. Purtroppo, mio suocero è venuto a mancare la scorsa estate e sia per me che per lo stesso Michael, la musica è stata curativa. Michael stava ascoltando la sua musica preferita, in questo caso “Pictured Within” di Jon Lord, è un brano che parla delle persone a noi care che non sono più tra noi, persone di cui manteniamo i ricordi, come la vita stessa, come nasci e muori. Stava ascoltando questo brano e lo stava cantando, avevamo pianificato di chiamare qualcuno che potesse suonare questa canzone e io avrei inserito le parti vocali. Abbiamo guidato fino allo studio, sapevo che avrei registrato le mie parti, Michael si è messo di fronte al microfono e ha cantato per suo padre. Per me è stata un’esperienza fantastica, perché essendo io una vocal coach, lui è stato la risposta a tutte quelle persone che mi chiedono: “Non sono un cantante, posso diventarlo?”. Chiunque può diventare un cantante, non ho mai dato nessuna lezione di canto a mio marito, non avevamo mai parlato di questo ed è successo, si è trattata di una cosa nata da dentro di lui e questo è ciò che spiego anche nelle mie masterclass. Uso questo episodio come esempio di ciò che, in realtà, è possibile, se ti senti ispirato e provi una sensazione di pace, riesci ad esplorare i tuoi sentimenti con la tua voce. È magia!
So che forse ora mi tirerò la zappa sui piedi da sola, ma l’ultima volta che ci siamo sentite mi avevi parlato delle tue collaborazioni con Raymond I. Rohonyi. A me verrebbe spontaneo chiederti questo: pensi ci potrà mai essere una reunion con i Theatre of Tragedy in futuro? Io, non te lo nascondo, ci spererei tanto! Mi ci rivedo a cantare a squarciagola tutti i brani di “Velvet Darkness They Fear” o “Aegis”.
Beh, sì, se sarà con me alla voce, ma non so nulla riguardo l’altra cantante. Non saprei. Non c’è un piano programmato, ne avevamo parlato un paio di volte qualche anno fa in Norvegia, avevamo parlato di una reunion e della possibilità di suonare live. Io lo farei, mi piacerebbe farlo ma parliamo comunque del 90% della band. La questione è questa: “dovremmo farlo con tutti presenti e rendere il tutto autentico oppure vogliamo provare a farlo con coloro fortemente interessarti a fare la reunion?”. A me piacerebbe persino avere Nell con noi, mi piacerebbe cantare con lei, dal momento che credo che abbia una bellissima voce e abbiamo anche un bel rapporto. Non abbiamo mai avuto discussioni o cose simili, siamo sempre state amiche per cui io ti risponderei “Sì”, ma non ho la certezza che questo possa accadere, se tutti non saranno partecipi. È questo il punto in cui ci troviamo ora, ma io sarei propensa, sì!
Liv, è da tantissimi anni che manchi in Italia. Pensi che potremmo mai rivederti qui anche in veste solista?
Mi piacerebbe! Mi piacerebbe davvero, adesso ho un lavoro a tempo pieno con i miei studenti, ma devo dire che sono stata piuttosto fortunatamente durante il periodo di covid ad aver avuto questo lavoro. È un lavoro che amo, così come amo la musica, ovviamente, per cui sono certa che riuscirò a trovare un equilibrio. Ovviamente non posso, né voglio fare tour che mi portino via 2/3 dell’anno come è successo nei miei ultimi 20/25 anni, non mi sento più pronta a fare una cosa del genere, mi piacerebbe, però, tornare sul palco e fare tour più piccoli, magari durante i periodi di vacanza dalla scuola. Non ci sarebbero problemi. Ho ricevuto un paio di richieste, dal momento in cui il disco uscirà ad aprile e la gente continuava a chiedere se fosse possibile riavermi su un palco. Mi sento onorata e mi piacerebbe davvero molto, per cui spero possa arrivare qualche tour molto presto. Tra tre giorni mi esibirò in Germania, poi avrò uno show in Svizzera il giorno dell’uscita del disco e, successivamente, parteciperò ad un festival in Germania in estate. Ci sarà poi anche uno show speciale a Nattgold, credo che sia l’undicesima volta di fila che mi esibisco lì, a parte una sola pausa avuta durante il periodo di pandemia, per cui questo concerto rappresenterà qualcosa di speciale. Per questa ragione spero che ci siano più concerti, avremo i fine settimana e le vacanze per cui sto bramando veramente di tornare presto su un palcoscenico e, ovviamente, di tornare anche in Italia!