Metalcore

Intervista Loudblood (tutta la band)

Di Valentina Rappazzo - 19 Marzo 2025 - 8:30
Intervista Loudblood (tutta la band)

Il panorama musicale è in continua evoluzione ma ci sono band che riescono a distinguersi per il loro sound potente e la loro identità unica.

I Loudblood sono una di queste: un mix di riff travolgenti, un’energia dal vivo che lascia il segno e, adesso posso dirlo anche per esperienza personale, perseguitati dalla sfiga.

Questa intervista, infatti, non è stata risparmiata dalla loro “Bad Luck”, visti i problemi di pezzi mancanti.

In breve, i ragazzi hanno risposto inizialmente solo a metà delle domande, per la “sfiga” di una mail copiata e incollata male da uno di loro che, per questo, è già stato preso in giro abbastanza dai compagni, per cui non aggraverò la sua situazione.

È stato comunque molto divertente e, lo evidenzio, tutto in stile Loudblood.

In questa piccola serie di domande addentratevi con me nel loro mondo per scoprire le ispirazioni, il processo creativo dietro i loro brani e cosa gli riserva il futuro.

Preparatevi ad un viaggio tra musica, passione e adrenalina!

Intervista a cura di Valentina Rappazzo

Ciao ragazzi, e benvenuti sulle pagine di Truemetal.it. Prima di tutto vi ringrazio per il tempo che ci state dedicando. Raccontateci un po’ di voi, come nasce il progetto Loudblood?

Enrico: qualche anno fa, dopo anni a suonare cover con gli amici senza mai riuscire a uscire dalla saletta, ho deciso che volevo darmi una possibilità di suonare pezzi scritti da me in un genere che mi rispecchiasse, con l’obbiettivo di prendere il tutto più seriamente. Una sera ho visto Teo in un bar. Lo conoscevo e sapevo che suonava meglio di me, quindi l’ho placcato. Poi ci siamo messi a cercare il resto della band.

Vale: io sono stata la più fortunata credo, cercavo membri per formare una band e ne ho trovata una intera che voleva fare il mio genere e a cui serviva il cantante, mi sono chiesta dove fosse la fregatura, era troppo giusto per essere vero. Ho capito solo più tardi dove sarebbe stato l’inghippo (ride tra sé e sé).

Alberto: sono entrato quando avevo 15 anni durante la formazione del gruppo. Nonostante la differenza di età, fortunatamente mi sono trovato subito bene e accolto calorosamente. Enri e Teo avevano appena creato il gruppo, il primo provino ha trovato subito la configurazione strumentale definitiva, forse l’unico evento dei Loudblood non sfigato (insieme ad aver trovato Vale).

Matteo: i Loudblood nascono da un incontro casuale in un bar tra due chitarristi, seguito da un’attenta selezione del resto dei membri, i migliori sulla piazza. La formazione definitiva si è completata anni dopo, durante i quali la band ha faticato per trovare compromessi ed equilibri. Con l’ingresso della talentuosa Valentina è stato trovato l’equilibrio tanto atteso e molto di più!

Samuel: un bel giorno mi chiama un mio amico e mi fa: “ciao Samu! Un mio amico sta mettendo su una band Metal perché non lo senti?” Al che io rispondo: “ma stai scherzando … suono da 1 mese!!” E il mio amico: “ma siiiiii!!! Fa niente!!!” E casualmente, quella sera io ed Enrico ci siamo conosciuti in una birreria del nostro paese e da lì a poco abbiamo fatto la prima prova in saletta dove ho conosciuto Matteo e Alberto. Sono stati tutti fantastici a non farmi sentire in difetto essendo il principiante del gruppo.

Siete alla prima pubblicazione, come è stata l’esperienza? Raccontateci di queste “sfighe” che hanno segnato “Bad Luck”.

Enrico: Poi per quanto riguarda l’album in sé, conta che abbiamo iniziato a registrarlo a inizio 2020. A febbraio, se non ricordo male. Prima volta in uno “studio”, una soffitta nel paese di fianco. Era stata la nostra seconda scelta perché nell’home-studio dove dovevamo registrare un UPS aveva preso fuoco. Abbiamo finito le prime quattro canzoni che era ormai il 2021 e io vivevo all’estero. Intanto il nostro primo cantante se ne era andato, ma quella con il senno di poi non è stata una grande sfiga (ciao Fra).

Vale: mi riaggancio alla mia risposta precedente…l’inghippo era che la band ha una forte calamita per avvenimenti al limite del paranormale, al di là degli episodi accaduti prima del mio ingresso nella band io ho vissuto sfighe come prendermi una bronchite fulminante il giorno prima del nostro concerto più grande di quel momento, una data in apertura ai Genus Ordinis Dei. Sono salita sul palco con 39 di febbre e quasi senza voce ma non potevo mollare. Ecco, questo atteggiamento di non mollare nonostante la situazione sfavorevole è quello che ci ha portato a dare il titolo a ‘Bad Luck’. Bisogna ironizzare sempre.

Teo: il titolo di questo album arriva dalla volontà di esorcizzare queste sfighe e sigillarle dentro alla chiusura a digipack del disco. In realtà il disco dovevamo iniziare a inciderlo nel 2019, ma, durante una festa, un movimento errato mi ha fatto saltare un tendine del dito della mano sinistra, costringendomi a mesi di stop dalla chitarra. Anche recentemente, al Metal for Emergency, poco prima che suonassimo si è alzata una bufera intensa quanto basta a regalare problemi tecnici, tali per cui siamo l’unica band ad avere solo la seconda metà del video ufficiale del proprio concerto.

Samuel: innanzitutto chiariamo che è stata una delle esperienze più bella della mia vita, lavorare tutti insieme e tirare fuori un disco di cui andiamo fieri. Però si potrebbe definire quasi un parto! E di sfighe cosa devo aggiungere? Sono il fortunello del gruppo perché la falange che sulla copertina del disco decolla come il tappo dello champagne in ‘Vacanze di Natale ‘83’ è proprio la mia!

Avete girato diversi video, pensate che la loro produzione sia ancora un mezzo di comunicazione efficace nell’era del dominio delle piattaforme di streaming musicale?

Enrico: beh! Cinicamente ti posso rispondere che i numeri più’ significativi finora li abbiamo ottenuti proprio con i video, su Youtube. Sì, l’era di Mtv ce la siamo lasciata alle spalle, ma per una band emergente penso sia importante cercare di usare tutti i canali di comunicazione possibili e questo, almeno per noi, sta funzionando.

Teo: finora abbiamo ottenuto un bel riscontro con i video che abbiamo girato. E poi, diciamocelo, è figo avere dei videoclip per i nostri brani. Combattiamo per non fare morire i videoclip!

Samuel: diciamoci la verità, la situazione video ci è un po’ sfuggita di mano ahaha. Però è una cosa che merita il suo spazio e la sua importanza un buon videoclip. Per il prossimo album cercheremo innanzitutto di non perdere altre dita e poi di fare dei video con la qualità più alta possibile.

Una domanda specifica per Valentina: raccontaci com’è essere una donna in un contesto musicale quasi completamente maschile. Ti è mai capitato di sentirti “discriminata” per qualche motivo?

Ho sempre suonato da vent’anni a questa parte con i maschi e non mi sono mai sentita discriminata anzi, mi sono sempre sentita a mio agio perché io stessa sono un po’ un maschiaccio. I ragazzi sono schietti e riescono ad essere contemporaneamente cazzoni e seri, è una cosa da cui imparare per una come me che si crogiola nei pensieri cupi! Da quello che vedo comunque non è più un mondo quasi completamente maschile, ci sono tante donne che stanno conquistando la scena ed è un grande orgoglio che siano sempre di più. Io sono sempre stata una grande fan delle donne nel metal da Doro Pesch a Lizzy Hale, da Leather Leone alla nostrana Cristina Scabbia, la storia l’hanno scritta anche loro. La discriminazione è un retaggio culturale che va al di là della musica, e sta migliorando in tutti gli ambiti perché ci stiamo evolvendo, non è relegato solo al metal.

Quali sono le vostre influenze, le band che vi hanno accompagnato nel percorso di crescita musicale come singoli e come gruppo?

Enrico: le nostre influenze sono abbastanza varie. Io sono un fan di gruppi sludge metal/prog come Baroness e Mastodon, ma sono cresciuto con band metalcore come i Bullet For My Valentine. Con queste premesse ovviamente adoro gli Iron Maiden. Mi basta sentire due chitarre armonizzate e mi innamoro.

Vale: non credo che si possa circoscrivere le nostre influenze, penso che il bello sia proprio nella varietà di quello che ascoltiamo, non siamo su un binario unico. Io vado a periodi, al momento il metalcore moderno mi ispira parecchio, ma sono stata forgiata dal metal classico (Judas Priest, Iron Maiden, Pantera), sicuramente questo ha un impatto sul mio modo di comporre.

Albi: personalmente sono un grande fan del vecchio Thrash Metal e per me i Pantera sono la band definitiva. Apprezzo molto anche il Metal più moderno, dai Jinjer al Djent dei Periphery. Sicuramente quando ero più piccolo sono stato fortemente influenzato anche da band rock come Led Zeppelin ma anche da gruppi funk come i Tower of Power. Più avanti ho imparato ad apprezzare anche il Jazz.

Samuel: in realtà, a differenza dei miei compagni, arrivo da tutt’altro genere, sono cresciuto ascoltando hip hop anni 80/90 come il wu-tang, N.W.A., Public Enemy, Nas etc. Ovviamente anche con i classici del Rock e Grunge. Mi sono appassionato al Metal realmente quando sono inciampato in questo gruppo.

Teo: nel tempo ho suonato brani appartenenti a diversi generi, in particolare Blues, Rock e Metal, influenze che poi ho riportato in alcuni pezzi dei Loudblood. Chitarristi come John Petrucci, Andy James, Aaron Marshall, Wes Hauch, Olly Steele e band come Periphery, Bury Tomorrow, Jinjer sono tra gli artisti che attualmente ascolto di più e di cui qualche influenza potrebbe ricadere nella composizione.

Secondo voi, com’è la scena Metal in Italia oggi? È facile per una band emergente crearsi contatti e riuscire a trovare agganci per inserirsi in palchi più o meno importanti?

Enrico: ci sono cose positive e negative. Onestamente, ogni volta che abbiamo condiviso il palco con altre band, anche ben più importanti e affermate di noi, abbiamo trovato persone accoglienti e appassionate. Purtroppo le dimensioni della scena italica sono magari inferiori a quelle di molti altri paesi e abbiamo anche avuto esperienze con gestori di locali che ci hanno detto in faccia che stavano cercando di limitare il numero di concerti Metal perché “non e’ il nostro genere”.

Vale: la scena Metal italiana è totalmente e letteralmente underground. Esiste ancora uno zoccolo duro di gente che vive ancora dei suoi ideali e va a vedere le band, ma i locali che fanno suonare Metal sono meno di quelli di una ventina d’anni fa. Musicalmente ci sono delle belle realtà e il livello di certe band è davvero notevole, in tanti meriterebbero non solo i palchi ma anche di essere conosciute. Io credo che se uno vuole stare nel gioco deve conoscere le regole, belle o brutte che siano e darsi da fare senza stare a perder tempo con le lamentele. Oggi grazie a internet puoi fare arrivare la tua musica dall’altra parte del globo anche senza un’etichetta, però per suonare sui palchi importanti hai due strade: far vedere che hai i numeri e “convenire” a chi ti porta o avere la fortuna di farti notare per bravura, dal vivo o anche online, da qualcuno che poi ti dà opportunità.

Matteo: io penso che la scena Metal in Italia oggi sia molto ricca di band più o meno forti, ma comunque motivate e spinte dalla passione per la musica e il Groove. Ed è molto importante che ci siano dei maledetti metallari che creano musica propria, per far rimanere vivo questo genere. Emergere non è semplice in quanto l’ascoltatore medio in Italia non propende a generi più hard, bensì non si può dire che non ci sia una forte cultura in termini di musica metal, perché tra band originali nostrane e non e ascoltatori, c’è una gran bella scena underground ed eventi come il Metal For Emergency lo dimostrano. Personalmente porto rancore nei confronti delle cover band, perché trovo che frenino molto l’evolversi della scena, portando gli ascoltatori a non voler ricercare novità nella musica, ma a risentire sempre la stessa roba, le canzoni del loro disco preferito. Rendono difficile la vita per le band originali che cercano di esibirsi, perché i pub mediamente danno più spazio alle cover band perché portano senza dubbio gente (e sorridi).

Enrico: sul discorso cover band io non sono d’accordo. Se la gente preferisce una cover band a te, probabilmente la tua musica non tira abbastanza o non ti sai promuovere abbastanza bene. Noi siamo ancora sotto alle cover band eh, ma stiamo arrivando!

Quali sono le vostre ambizioni come band? Diamo spesso per scontato che chiunque suoni voglia raggiungere la vetta, ma non è sempre così.

Enrico: i miei obiettivi sono: 1) scrivere della musica di cui andare veramente fiero 2) girare un po’ con i miei compagni di band, magari qualche festival importante. In pratica se un giorno avrò dei figli vorrei avere una “dad lore” di un certo calibro. Tutto il resto è grasso che cola, come si dice.

Vale: Io voglio comporre qualcosa che emozioni e poi suonare quelle canzoni dal vivo guardando la gente esaltarsi, è un’emozione indescrivibile, da qualsiasi tipo di palco. Certo ho dei sogni anch’io, e come Enri adoro i festival, sarebbe una grande opportunità. Tra parentesi quest’anno ne abbiamo avuto un assaggio importante aprendo il Metal For Emergency 2024, è stata un’esperienza fantastica solo che poi ne vuoi ancora!

Albi: Emozionarmi e fare emozionare, comporre musica che mi permetta di sfogarmi, di creare ricordi e riportare sensazioni anche a distanza di anni. Per me la musica è prima di tutto un divertimento e cosa c’è di più divertente di suonare dal vivo, magari in un grande festival o un palco importante.

Samu: penso di essere in linea con i miei compagni, quello di continuare a divertirci insieme, fare altri dischi e suonare in posti sempre più importanti

Teo: parlo a nome di tutti, il nostro obiettivo è fare musica, mettere le nostre emozioni in ciò che scriviamo. E divertirci. Il bello di essere tutti amici così in sintonia con cui condividere gioie, dolori e togliersi grandi soddisfazioni non ha prezzo.

Ma, vogliamo di più, vogliamo salire su palchi sempre più grandi, un gradino alla volta e farci strada nella scena Metal.

Ho capito col tempo che la benzina di tutto ciò è il riscontro della gente che ci ascolta, di quelli che pogano o scapocciano ai nostri live.

Il mio obiettivo è scrivere roba davvero figa e dare un contributo al metal in Italia, farlo apprezzare anche a chi non è amante di queste sonorità. (Ed eliminare le cover band dalla faccia della terra! Ma no dai scherzo, solo ridurle del 50%).

Quali sono i vostri progetti per questo 2025, ci potete già far sapere dove e quando i nostri lettori potranno venire a vedervi?

Vale: per il momento abbiamo deciso di dedicare del tempo alla composizione, abbiamo tanta voglia di portare qualcosa di nuovo alla gente che viene a vederci. Non mancheremo di aggiornarvi se nel frattempo dovesse comparire qualche data, invitiamo tutti a seguirci per non perdersi queste notizie!

Teo: come dice Vale, vogliamo scrivere roba nuova, sempre più figa. E poi portarla in giro per farvela sentire. Vogliamo vedervi pogare di brutto! Restate sintonizzati sui nostri canali social!

Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato e ultimissima domanda: se poteste dire qualcosa ai voi stessi di 10 anni fa, cosa direste?

Enrico: io mi direi per favore di comprare azioni Nvidia, il più possibile.

Vale: io dieci anni fa stavo tornando da Londra a Milano, forse mi direi “non farlo!!” ahahah scherzo.

Albi: mi direi di imparare a scrivere perché ero ancora alle medie.

Samu: di puntare al fantamorto l’8-09-2022 la dipartita della regina Elisabetta e di stare attento alle dita quando lavori.

Teo: mi direi 1) studiatela un pochino di teoria musicale, ma giusto due cose 2) comprati uno snowboard.

 

E li ringraziamo nuovamente per il tempo che ci hanno concesso, e per averci raccontato un po’ di loro!

Ultimi album di Loudblood

Band: Loudblood
Genere: Metalcore  Progressive 
Anno: 2024
74