Intervista Magg Dylan (tutta la band)
I Magg Dylan fanno parte della nuova realtà Alternative statunitense. Cogliamo l’occasione dell’uscita del loro primo album ‘Amethyst’, prodotto dalla Eclipse Records, per fare un’interessante chiacchierata.
Ciao ragazzi, prima di tutto benvenuti sulle pagine di TrueMetal.It. Allora, cosa stanno facendo i Magg Dylan in questo momento?
(Suzanne) Ciao a tutti. Al momento stiamo effettuando le prove per il nostro prossimo tour con gli Hed P.E.
Il progetto è nato da un’idea di Brucifer e Suzanne. Cosa ha convinto gli altri musicisti ad entrarne a far parte?
(Suzanne) Per Bone e Les, il credere nella musica che condividevano.
(Les) Incontrare e conoscere Suzie e Bruce e l’immediata vibrazione che si è creata con loro è stato un grande “più”. Sapere che anche loro avevano la stessa voglia che avevo io di far carriera nella musica è stato un altro punto a favore. Il fatto che la musica, per me, sia ben scritta, mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno. Volevo far parte della band, non c’è voluto molto a convincermi. Sapevo dove e come poterli aiutare ad andare avanti. Mi hanno accolto a braccia aperte ed eccoci qua!
Chi ha scelto il monicker Magg Dylan? Cosa significa?
(Suzanne) Il nome della band è stato scelto da me, Rob, Bruce e il nostro ex batterista Jay. Cosa significa esattamente? Unisce i nomi di Maria Maddalena e di Matt Dillon. Per me Maria Maddalena è una donna che è stata ostracizzata. Ero fissata con questa idea, mentre ai ragazzi piace Matt Dillon.
Com’è stato registrare ‘Amethyst’, il vostro album d’esordio?
(Suzanne) Abbiamo lavorato con Jonathan Dolese, che è un genio, ai Konkrete Studios. Avevamo pronte tutte le canzoni prima di registrare. Le migliorie e le aggiunte di Jonathan hanno trasformato i pezzi in qualcosa di più grande di quello che avremmo immaginato. È anche stato un grande momento di unione per la band.
Avete in programma un tour promozionale e, magari, qualche tappa europea?
(Suzanne) Non vediamo l’ora di andare in tour in Europa! Speriamo di poter suonare in Italia alla fine dell’estate.
Da dove deriva il vostro sound? Quali sono le vostre principali influenze?
(Suzanne) A Bruce piacciono le linee vocali ispirate agli anni ’70. La musica che ci ha influenzato proviene da band come i Failure, Korn, Rage Against the Machine e gli Alice in Chains.
L’ametista è una pietra preziosa che, secondo la cristalloterapia, ha diverse proprietà positive (tra le quali, leggenda dice, che impedisce a chi beve di ubriacarsi). Perchè scegliere questo cristallo per il nome dell’album?
(Suzanne) All’inizio l’album doveva chiamarsi ‘Purple’, poi abbiamo pensato che gli Stone Temple Pilots avevano già scritto un album con questo titolo. Rob ha suggerito ‘Amethyst’. Ho un anello di ametista che uso tutti i giorni e che per me è simbolo di sobrietà.
‘Amethyst’ è un continuo sovrastarsi di emozioni. Di cosa parlano i Magg Dylan? In particolare cosa volete dire in ‘Delusional’, ‘Naked Alone in the Tub’, ‘Herakane’ e ‘Rare Breed’?
(Suzanne) Bruce ed io siamo due persone molto intuitive ed emotive. ‘Delusional’ parla della mia personale lotta per uscire dall’alcolismo. ‘Naked Alone In The Tub’ tratta di quanto la vita possa improvvisamente degenerare e da un momento all’altro portare alla depressione. Racconta di quanto sia difficile uscirne. ‘Herakane’ è sull’amore ed i sentimenti non corrisposti in una relazione. Talvolta non si è mai abbastanza per qualcuno anche se ti dice che ti ama, ti distruggono in ogni momento. ‘Rare Breed’ è semplicemente sull’essere unici e sul farne un punto di forza. Non sapevo di essere per metà sudamericana fino ai 22 anni di età. Sono sempre cresciuta sapendo di essere bianca. Tutti mi chiedono sempre di che nazionalità io sia o da dove vengo per vie del colore della mia pelle e dei miei capelli. Tutto ciò mi disturbava perché non capivo cosa c’entrasse o perché dovesse importare a qualcuno. Allora ho deciso che sarebbe stato un mio punto di forza invece di una debolezza. La gente dice sempre che sono unica anche per la mia percezione del mondo.
Parlateci della cover dell’album, a mio parere in contrasto con il sound e gli argomenti trattati dalla band. Quale è il suo significato?
(Suzanne) Quando ho visto quell’immagine è stata come fosse la quintessenza di ‘Scarz’ e ‘Rare Breeed’. Mi ricorda una strega bruciata sul rogo, ovvero come mi sento in certe situazioni. Mi difendo e lotto per le cose in cui credo, non importa quello che la gente pensa. I quattro uomini sono la band e io sono nel mezzo.
Come vedete la scena Alternative odierna? Cosa è cambiato dalla fine degli anni ’80, quando è emersa, ad oggi?
(Les) Cambiamenti tra oggi e gli anni ’80? Alcuni buoni altri meno. Possiamo solo creare un livello di nostalgia che possa ricordare gli ’80. I contenuti sono più oscuri ai giorni nostri e questo mi piace. Gli anni ’80 erano più spensierati: ‘sex, drugs and rock’n’roll’ e un po’ di dolore. Oggi i testi sono più personali su dolore, rabbia e sofferenza. Non tutti, ma una gran parte. Sfortunatamente, c’è connessione con il pubblico e molti possono rispecchiarsi nelle liriche. Forse c’è sempre stata. Forse ai problemi personali non veniva data così tanto risalto come oggi. Alla fine, è sempre stata lì. Ai giorni nostri, sembra che i più vogliano scrivere e parlarne apertamente e più in dettaglio.
Per quanto riguarda la musicalità è quasi incomparabile tra ieri e oggi. Di nuovo, non per tutti ma per la maggior parte. Basta ascoltare riff e assoli del passato e provare a trovarne nella musica di oggi. Si può dire di certo che certe influenze di differenti epoche hanno contribuito a creare le bands di oggi.
Quanto è importante stare sui palchi e quanto in sala d’incisione?
(Brucifer) La tecnologia ha avuto un grande ruolo nella creazione della cosiddetta registrazione digitale. I software odierni permettono all’artista di fare quello che vuole per fargli ricreare tutte le ‘visioni’ che ha avuto. Anche dal vivo, durante i concerti, sia i service che il suono sono nettamente migliori. Ad esempio, ho assistito ad un concerto dei Suicidal Tendencies negli anni ’80 ed erano una buona band al tempo, grande energia e amplificatori assordanti. Li ho rivisti allo Shiprocked nel 2019 e l’energia della band era la stessa ad eccezione di una cosa, il suono era migliore del 100%.
(Les) Essere sul palco e suonare è l’aspetto più importante dell’essere in una band e di suonare musica. L’abilità di connettersi ai propri fan è tanto importante quanto la stessa musica. Sebbene goda personalmente dei benefici della musica che scrivo e suono dal vivo, in realtà lo faccio per condividerla. Non c’è sensazione migliore di essere in uno show rock con una gran performance che corrisponda alla musica. Sia suonando che ascoltandola. Non siamo mica shoegazer! (sottogenere dell’alternative – ndr).
(Bone) Suonare live è sempre stata una scarica di adrenalina per me. Essere sul palco di fronte alla gente, stando seduto dietro alle pelli, è il momento che mi fa sentire più vivo e che il posto a cui appartengo sia proprio quello. Alcuni musicisti diventano quello che sono solo perché volevano imparare a suonare uno strumento. Sono nato in una famiglia in cui il talento musicale non mancava, la musica scorre nelle mie vene e nel mio sangue, mi definisce come persona dentro e fuori dal palcoscenico. Sono appassionato della vita, della mia famiglia e dei miei amici, sono musica pura!
Si conclude così l’intervista a questo emozionante gruppo. Non ci resta che ringraziarli per il tempo concesso e lasciare loro i saluti ai lettori di TrueMetal.it.
Siamo artisti! Scriviamo musica per essere una mano / strumento per le persone che hanno passato le stesse cose che abbiamo passato noi e che stiamo ancora attraversando. Se non fosse per gli ascoltatori ed i lettori non ci sarebbe musica. Grazie mille per il vostro support.
Intervista a cura di Monica Atzei e Andrea Bacigalupo