Intervista Magnum (Bob Catley)
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Poco prima dello show di Stoccolma dei Magnum, secondo concerto del tour europeo che passerà da Milano il 13 aprile, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con il cantante della band, l’inossidabile Bob Catley.
Con il musicista inglese abbiamo esplorato il nuovo album “Lost on the Road to Eternity“, le dinamiche della band e l’evoluzione del mondo della musica vista da chi l’ha vissuta da protagonista per 40 anni.
Intervista a cura di Davide Sciaky e Eric Nicodemo
Ciao Bob, come stai? Come sta andando il tour?
Sta andando estremamente bene, grazie.
Molto bene, sì, abbiamo fatto tre settimane nel Regno Unito, ed è andata alla grande, poi abbiamo suonato in Olanda un paio di giorni fa, il primo di 25 show in Europa.
Oggi è il secondo show europeo, va alla grande, ne abbiamo tre in Svezia, uno in Norvegia, poi andremo giù a Monaco in Germania e faremo 13 show in Germania e altri paesi, poi torneremo in Inghilterra il 19 aprile e abbiamo appena scoperto che suoneremo alla Birmingham Symphony Hall e il concerto sarà filmato.
Quindi, sì, sta andando piuttosto bene, grazie!
Ho dato un’occhiata alle scalette degli ultimi concerti e ho visto quali canzoni nuove state suonando. La qualità del nuovo album è molto alta e penso che possa tranquillamente competere con i vostri album classici; avete considerato la possibilità di suonarlo per intero?
Non sai mai cosa potrebbe succedere nel futuro, abbiamo già fatto cose simili, ma per ora no.
Facciamo quattro canzoni dall’album [nuovo] ed è abbastanza, devi mantenere l’equilibrio nello show tra canzoni recenti e roba vecchia.
Fare l’album per interosuona bene, sì, magari fra 10 anni quando saremo davvero vecchi [ride], magari lo faremo allora.
“Lost on the Road to Eternity” mostra, come sempre per i Magnum, una grande attenzione per i testi, sempre profondi e mai banali. Me ne puoi parlare un po’?
Tony scrive tutti i testi, ed io sono felice di cantarli per lui.
Alcune canzoni, la maggior parte delle canzoni raccontano una storia, mentre alcune non raccontano una storia, semplicemente vogliono essere una dichiarazione.
Alcune sono politiche, altre vengono da esperienze di vita di Tony e cose del genere.
E alcune canzoni sono canzoni d’amore, non amore tesoro ti amo, ti amo, parlano d’amore, c’è ‘Without Love’, il nostro ultimo singolo, parla assolutamente d’amore, ma parla di persone sole, possono avere tutto, ma se non c’è l’amore nelle loro vite questo sono piuttosto solitarie, penso.
Non saremmo niente senza l’amore.
La title-track, ‘Lost on the Road to Eternity’ riguarda il…a volte ci si può un po’ perdere nel cammino della vita [ridacchia], la strada è qualcosa che la gente può raffigurarsi nella propria mente, ma a volte nella vita ci si può perdere, lo so perché mi è successo, e c’è bisogno che qualcuno ti prenda e rimetta sulla retta via.
Amo cantare i testi di Tony, l’ho fatto per la maggior parte della mia vita [ride], la maggior parte della mia vita come musicista.
Non sarei me stesso senza le canzoni e i testi di Tony, e non si tratta solo di recitare quelle parole, devi intendere davvero quello che canti o non farlo del tutto [ride] alcune di quelle canzoni non sono per i deboli di cuore, canzoni come ‘Les Morts Dansants’, ‘How Far Jerusalem’, sono canzoni che facciamo ancora oggi.
Sono ciò che rende i Magnum i Magnum.
Sulla title-track c’è Tobias Sammet (Avantasia, Edguy) come ospite, com’è nata questa collaborazione? Era un modo di ricambiarlo per il tuo lavoro con gli Avantasia, o è stato più casuale?
È più di una coincidenza, era una cosa che doveva succedere, credimi!
Ho cantato su vari album degli Avantasia negli ultimi anni, come potreste sapere o meno, e Tony, Tony Clarkin, songwriter, chitarrista, produttore in studio, è tutto per la band, lui ha detto, “Ho quest’idea per una canzone e penso sia perfetta per un duetto, che ne dici se chiedessimo a Tobias se è interessato a cantare l’altra parte del duetto?”, come ho fatto io con lui per gli Avantasia.
Quindi l’abbiamo contattato e lui ha detto, “Certo, ci potete scommettere!”, ma con un accento tedesco [ride], lui è grande, una bravissima persona, e ci ha prestato la sua voce: gli abbiamo mandato il pezzo, “Qui è dove vorremmo che cantassi”, una cosa del genere.
Io faccio una parte, lui fa una parte, poi arriviamo insieme a fare il ritornello come un duetto e funziona alla grande!
Ci ha mandato la sua traccia vocale, all’epoca era in tour con gli Edguy quindi non è potuto venire in studio con noi, e ha detto, “Preferirei essere lì come fai te Bob, a fianco a Tony che mi dice cosa fare e come, ma sono in tour, quindi ecco la mia traccia vocale”.
Questo è come si è svolto il tutto, e penso che la canzone funzioni fantasticamente.
Spero che i fan degli Edguy e degli Avantasia possano ascoltarla e gli piaccia.
Tobias la canterà con noi alla Birmingham Symphony Hall, credo, questa è l’idea, questo è il piano.
Spero che vada tutto secondo i piani perché sarebbe una bellissima cosa da fare.
Una parte integrale dei vostri album, della loro magia, si trova nelle copertine di Rodney Matthews. Qual è il significato della copertina del nuovo album?
È una sorta di rappresentazione di quello che dicevo prima a proposito del perdersi lungo il cammino della vita, il non sapere dove andare a volte.
Tony è andato a parlare con Rodney Matthews e gli ha detto, “Ho quest’idea, falla colorata e usa dei personaggi che la gente possa riconoscere, rendila fiabesca, da Walt Disney, niente di offensivo, qualcosa che possa piacere ai bambini, oltre che agli adulti, personaggi che escono dal bosco, personaggi dal Mago di Oz e da Alice nel Paese delle Meraviglie e cose del genere, tutti quanti che si scontrano tra di loro, “Oh, e ora dove andiamo?!” [ride].
E, con la schiena verso gli osservatori, lo stesso ragazzino che è già stato su altre copertine dei Magnum, quindi c’è un filo conduttore qui; il bambino è ancora qui, non è cresciuto, dev’essere una sorta di Peter Pan.
Il suo personaggio è lì come a dire, “Seguitemi, vi mostro io la via”, quindi è un modo colorato, artistico di raffigurare questo perdersi nella vita, ma è più bello da vedersi di un qualcuno che si chiede, “Ok, dove devo…?” sai, è più interessante per chi ama quei personaggi di film e libri.
Ascoltando la vostra musica l’ascoltatore si può perdere in questi grandiosi, magici mondi evocati dalle vostre melodie e testi. Pensi che la musica di oggi riesca ancora ad avere questo effetto, o è qualcosa che si è perso nelle band più recenti?
Non so quante band abbiano un songwriter come Tony Clarkin, penso che sia piuttosto unico.
Lui mi lascia essere il suo cantastorie, come dice la gente, cosa che io adoro fare, ma le parole vengono dalla sua immaginazione e dalla sua penna.
Penso che faresti fatica a trovare molte altre band e songwriter come Tony, penso che sia piuttosto sottovalutato come artista, penso che meriti una medaglia per la sua longevità [nel mondo della musica], e me ne piacerebbe una anche a me dato che non voglio essere lasciato fuori [ride], siamo in giro da molto tempo e lui continua a migliorare anno dopo anno.
Non conosco molti altri…penso che lui sia piuttosto unico, sai, penso che qualunque band sarebbe orgogliosa di avere Tony come songwriter, quindi penso che dovresti cercare molto, molto a lungo per trovare qualcuno come Tony, e penso che anche altre band ci considerino unici.
Mi è stato detto che anche io ho una voce piuttosto unica, quindi metti insieme queste due cose, penso che i Magnum siano piuttosto unici nel circolo dei musicisti Rock.
Penso che sia questo il motivo del nostro successo, siamo diversi dalla maggior parte delle altre band, ho dischi di altre band che sono simili a dischi di altre band, ma penso che noi siamo piuttosto diversi, piuttosto unici.
Il processo di produzione e le dinamiche di registrazione di un album sono molto cambiate negli anni. Quali sono le cose che sono più diverse oggi, facendo un confronto con gli anni Ottanta?
Be’, la tecnologia si è evoluta molto da allora.
Abbiamo un grande mixer in studio e lo usiamo solo per appoggiare le tazze di tè, ormai al giorno d’oggi si fa tutto al computer.
Abbiamo delle grandi casse ed usiamo quelle piccole, delle [Yamaha] NS10, e se quello che facciamo suona bene sulle NS10 lo ascoltiamo su quelle grandi ed è magnifico.
Tony è molto aggiornato sulle tecnologie moderne, abbiamo anche un fantastico ingegnere [del suono], Sheena Sear che è il nostro ingegnere nello studio a Wolverhampton dove abbiamo registrato.
La tecnologia è fantastica anche se io non ne capisco a metà, sono una persona dei vecchi tempi quando c’erano grosse manovelle, quadranti e leve e, “uuuh”, vapore che usciva dalle macchine, “Registriamo un disco!”, e ci voleva un’eternità ad avvolgere il nastro avanti ed indietro.
Adesso quando Tony ha un’idea può provarla immediatamente, questa è la grande differenza, prima ci voleva un’eternità ad avvolgere il nastro e quando finalmente eri pronto l’idea se n’era andata, si finiva a dire, “Oh, adesso ho un’idea diversa”.
Penso che oggi riusciamo ad ottenere album migliori e più interessanti dal punto di vista della produzione, la tecnologia è decisamente di aiuto.
Penso che certa gente si faccia prendere troppo la mano e finisca a farsi usare dalla tecnologia, ma nel nostro caso siamo noi ad usarla, non utilizziamo quelle strane cose che usano nel Pop per la voce [N.D.R. l’autotune], il cantato suona sempre uguale al giorno d’oggi, lo odio, è orribile.
Quello è abusare della tecnologia, ma questo è quello che va di moda per il Pop, grazie a Dio non siamo un gruppo Pop.
È una buona cosa avere la tecnologia, ma noi siamo ancora una band Rock, quindi ne usiamo solo un po’ quando vogliamo migliorare quello che facciamo.
In retrospettiva, pensi che i Magnum avrebbero meritato un maggior riconoscimento e successo?
Certo che lo penso!
Suvvia, ho detto che Tony merita una medaglia!
Scherzo [ridacchia].
Siamo in giro da più di 40 anni, meritiamo più successo?
Non lo so, questo dipende dai fan, sta a loro dirlo, non a noi.
Noi facciamo quello che facciamo, penso che lo facciamo molto bene, penso che siamo rispettati nell’industria, penso che il nome Magnum rappresenti qualcosa di classe, non spazzatura, non una presa in giro.
Penso che abbiamo…non una grande immagine, non l’abbiamo mai avuta, ma per noi quello che conta è la musica, non che taglio di capelli hai o altre sciocchezze.
Penso che negli anni abbiamo avuto una buona dose di successo, soprattutto negli anni Ottanta, suonavamo nelle grandi arene, eravamo a quel livello, e penso che stiamo cercando di tornarci, ma almeno manteniamo un livello di rispettabilità che ci permette di fare tour, di fare la nostra scena sul palco, di suonare bene, di avere delle buone luci, in questo modo possiamo dare ai nostri fan, e a chiunque altro voglia venire a vederci, un bello show.
Fintanto che la gente ci viene a vedere quello è successo in sé, non abbiamo bisogno di cose appese ai muri per dire, “Ho avuto successo”.
Ho dischi d’oro e d’argento appesi in casa, ma il successo è più di avere un disco d’oro sul muro, è l’intesa con quei fan che ti permettono di andare avanti, penso che quello sia il successo.
Questa era la mia ultima domanda, grazie mille per la tua disponibilità.
È stato un piacere parlare con te.