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Intervista Malauriu

Di Roberto Castellucci - 5 Marzo 2025 - 11:05
Intervista Malauriu

Grazie per il tempo che ci dedichi, Schizoid, e benvenuto su TrueMetal.it. Sarebbe meglio scrivere ‘bentornato’, considerando le fugaci apparizioni di notizie e recensioni relative ai Malauriu rintracciabili su queste pagine; trattandosi però della prima intervista che concedi al Nostro portale vorrei permettere ai Lettori che si avvicinano alla Tua musica di conoscere le origini e la storia della band. Come, quando, dove e perché nasce il progetto Malauriu?

Malauriu nasce intorno al 2012/2013 come un’esigenza personale, un modo per vomitare tutto il mio malessere. Già allora avevo una prima versione del logo, alcuni riff e delle registrazioni in rehearsal. Dopo alcune esperienze poco soddisfacenti con band Black/Thrash, ho deciso di intraprendere un percorso mio.

Durante l’inverno del 2013 ho iniziato a registrare il primo EP, convinto che sarebbe stato anche l’ultimo. Eppure, tra una cosa e l’altra, siamo arrivati a circa 23 release. È stato un lungo viaggio in cui, grazie al nostro ampio background musicale, abbiamo esplorato le molteplici sfaccettature di Malauriu. Ancora oggi ci piace sperimentare, oscillando tra evoluzione e involuzione.

Anche sul piano lirico c’è stata una crescita significativa. Dai primi testi scarni e luciferini, che erano più che altro uno sfogo post-adolescenziale, siamo passati a un approccio più ricercato, approfondendo tematiche storiche, esoteriche, introspettive e legate al folklore del Sud Italia. Ovviamente, le sfumature più blasfeme e dirette tornano ciclicamente, come dimostra il nuovo album Black Metal/Punk su cui stiamo attualmente lavorando.

Nel corso degli anni, per necessità artistiche e logistiche, la lineup è cambiata diverse volte. L’unico membro ufficiale e fondatore rimango io, ma da tempo collaboro stabilmente con Francesco Cucinotta e Roberto Mura, ormai due pilastri della band.

Vorrei approfondire il significato del nome con cui il Tuo progetto si presenta agli appassionati: la parola Malauriu. Non conosco l’esatta traduzione di questo termine siciliano ma intuisco che l’assonanza con la parola ‘malaugurio’ non sia casuale. Come è nato questo moniker? In che modo il ‘malaugurio’ si abbina alle tematiche trattate nelle canzoni di Malauriu?

La Sicilia è intrisa di un forte cristianesimo popolare, ma al tempo stesso anche di superstizioni radicate: vicine di casa che praticano il malocchio, il cosiddetto scantu—quella paura irrazionale che sfocia quasi nella credenza mistica. Questo contrasto tra religione e superstizione ha dato origine a termini come Malauriu, spesso evocato quando qualcuno porta negatività.

Da ragazzino, crescendo in un contesto familiare cattolico e ascoltando musica estrema, mia madre mi ripeteva spesso che ciò che ascoltavo era un Malauriu. Quella parola, ripetuta con un certo timore, mi è rimasta impressa e col tempo è diventata il nome perfetto per il mio progetto. Oltre al significato, mi ha sempre colpito anche il modo in cui suona.

Siamo qui riuniti oggi in occasione della pubblicazione di un EP split 7” ‘condiviso’ con i Tuoi conterranei Sinoath. La traccia ‘firmata’ Malauriu si intitola “Scuru”: puoi approfondire i contenuti musicali e testuali del brano?

Per quanto riguarda i contenuti musicali, ho sviluppato un riff molto Doom, semplice, in stile ‘sabbathiano’. Con l’aiuto di Marbas, abbiamo arrangiato la batteria e il basso in due pomeriggi, ispirandoci alla vecchia scuola dell’Occult Metal italiano, come Mortuary Drape e Death SS.

Volevamo rendere omaggio a questa corrente, quindi abbiamo pensato che delle tastiere cimiteriali potessero essere il tocco finale perfetto per il brano. Così, abbiamo contattato Regen Graves degli Abysmal Grief, che ha subito accettato con entusiasmo di collaborare con noi.

Schizoid lascia la parola a Roberto Mura per contribuire a questa domanda:

Dal punto di vista musicale per quanto riguarda il cantato c’è stata una fortissima ispirazione derivante dai Cathedral con il brano “Nightmare Castle” nel disco “Supernatural Birth Machine“. Dal punto di vista lirico ho ricercato un qualcosa di oscuro, ‘necro’, che potesse sposare bene l’idea derivante dal vocabolo dialettale scuru. In maniera abbastanza macabra ho esplorato l’immagine della morte che inesorabile avanza, inghiottendo e distruggendo tutto intorno a se.

Il testo di “Scuru”, se l’orecchio non mi inganna, viene cantato e recitato in due lingue: inglese e siciliano. Molti musicisti siculi sfruttano volentieri il dialetto; mi viene in mente, per citarne uno fra i molti, Agghiastru che con i suoi Inchiuvatu ha sdoganato negli anni ’90 l’utilizzo del siciliano nel Metal estremo tricolore. Cosa rappresentano per Te i dialetti? Come riescono (fortunatamente, aggiungo) a sopravvivere e a proliferare in questa modernità caratterizzata da una sempre più forte omologazione esterofila?

Il dialetto è stato una parte fondamentale della mia vita fin da piccolo, cresciuto in una piccola città di provincia. Lo sento profondamente mio e lo uso ancora oggi. I dialetti sono la massima espressione dell’identità culturale di una regione.

Durante l’adolescenza, mi sono avvicinato tanto sia alla musica folkloristica siciliana che al Metal, trovando affascinante come il dialetto, con la sua carica ruvida e tagliente, si adattasse perfettamente a entrambi. Nei miei primi approcci alla musica, ho subito notato quanto il dialetto rendesse tutto più ‘cattivo’, quasi come un grido primordiale.

Credo che i dialetti, soprattutto nel contesto del Metal estremo, abbiano una loro vitalità proprio perché offrono una via d’uscita da un mare di release giornaliere tutte uguali e piatte.

Ho notato che i Sinoath hanno già gravitato intorno ai lavori targati Malauriu. Francesco Cucinotta, nella formazione dei Sinoath dal 2015, ha curato le tastiere nell’omonimo, ultimo disco dei Malauriu pubblicato nel 2022 e nei brani dei Malauriu raccolti nel quadruplo split “Teschi Ossa Morte” del 2019. Come mai si è optato per uno split con i Sinoath?

Con Francesco Cucinotta siamo in contatto ormai da circa dieci anni, forse anche di più. Sono sempre stato un grande estimatore del suo progetto “Felis Catus” e degli altri progetti che gravitano intorno a lui. A partire dal 2015, la nostra collaborazione musicale è decollata: inizialmente tra sample e parti minimali di tastiere, siamo arrivati a comporre interi album o lunghe suite ambient, frutto del suo lavoro creativo.

Lo scorso anno, Wally Ache ha proposto a Francesco, con cui stava collaborando, uno split 7” con i Malauriu. Francesco mi ha parlato di questa opportunità e, senza pensarci due volte, ho accettato subito, iniziando le registrazioni tra la Sicilia e l’Inghilterra. È stata un’occasione interessante, soprattutto perché avevo in mente questo brano Doom che non riuscivo a terminare da tempo. Inoltre, per me è stato un vero onore poter condividere uno split con una band storica come i Sinoath.

Continuiamo a parlare di collaborazioni: “Scuru”, come accennato poco fa, vede la partecipazione alle tastiere di Regen Graves, parte integrante dei doomster genovesi Abysmal Grief. Cosa Ti ha spinto a ‘scegliere’ questo musicista?

Il brano “Scuru” lo considero un tributo al Dark Italian sound. Durante le registrazioni delle chitarre, avevo in mente l’organo degli Abysmal Grief come elemento perfetto per concludere il brano a livello strumentale. Sono sempre stato ossessionato da loro, una delle mie band italiane preferite, insieme ai Mortuary Drape.

La stessa sera, una volta terminate le registrazioni di chitarra e basso, ho inviato una mail a Regen Graves proponendogli questa collaborazione. Gli è piaciuto subito molto il sound del brano, ed ha accettato la proposta senza esitazioni. Non gli ho dato alcuna direttiva precisa, ma nonostante questo ha realizzato esattamente ciò che avevo in mente.

Proprio in quelle settimane, per puro caso, ho avuto il piacere di vederli dal vivo a Brighton e ho avuto l’occasione di conoscerli di persona. Sono davvero grandi musicisti, ma anche persone umili e genuine.

Torniamo sul tema ‘split album’. Ho citato poco fa “Teschi Ossa Morte”, disco degno di nota anche grazie alla presenza di band provenienti da tutto il nostro Stivale: i Vultur dalla Sardegna, i bergamaschi Infèren e gli À Répit, metà piemontesi e metà valdostani. Nel 2021 i Malauriu sono apparsi in un altro split in compagnia dei campani Malvento e dei giapponesi Abigail. La formula dello split album sembra funzionare particolarmente bene; perché, dal Tuo punto di vista, è così radicata nel fitto sottobosco Underground?

Trovo la formula dello split album molto pratica, veloce ed efficace. Lavorare su 2-3 brani rende il processo molto più immediato e istintivo, e anche dal punto di vista economico è decisamente più semplice rispetto alla realizzazione di un intero album. Inoltre, credo che gli split siano un ottimo strumento per scoprire nuove band, visto che spesso li acquistiamo per la fedeltà a una delle formazioni coinvolte.

Tra le Tue ultime pubblicazioni discografiche, oltre al 7” di cui abbiamo parlato, troviamo l’EP “De Natura Obscuritatis” e uno split con i Lykten; queste opere sono senza dubbio latrici di sonorità Black Metal consuete e tradizionali, se così si può dire. L’album omonimo del 2022 e il brano “Terra Niura”, diffuso il 31 dicembre 2024 per il decimo anniversario del progetto Malauriu, sono invece prodotti artistici molto particolari e sperimentali. A cosa dobbiamo la scelta di pubblicare lavori così poco convenzionali? Possiamo aspettarci da parte Tua altre incursioni in questi ‘territori d’avanguardia’?

Malauriu non segue mai una direzione precisa, creiamo esclusivamente musica per noi stessi. Essendo indipendenti e non sotto contratto, possiamo permetterci il lusso di pubblicare tutte le release che vogliamo, senza seguire schemi predefiniti o generi specifici. L’unica costante è sempre e solo il Caos. L’entità di Malauriu è sempre in agguato, pronta a manifestarsi su più fronti musicali. A breve arriverà anche un nuovo capitolo con un sound ‘d’avanguardia’.

Copertina di “Malauriu” del 2022

Su YouTube, nei commenti allo split con i Sinoath, possiamo leggere alcune conferme nella formazione dei Malauriu. Oltre alla Tua presenza, testimoniata dallo pseudonimo Schizoid, ritroviamo Marbas alla batteria, presente sia in “De Natura Obscuritatis” che nello split coi Lykten, Roberto Mura alla voce, anch’egli accreditato nel medesimo split, e il succitato Cucinotta. C’è speranza di incontrare i Malauriu dal vivo, considerando che sembra esserci una certa stabilità nella lineup? Sono previsti concerti nei mesi futuri?

Al momento non sono previsti concerti a breve, ma stiamo lavorando bene con la nuova lineup qui a Londra. Da poco è entrato a far parte della band alle pelli ‘Fuckthenuns’, e stiamo valutando alcune situazioni live interessanti dove poter suonare. Non siamo interessati a fare i soliti tour nei pub solo per postare foto sui social fatte dalle fidanzate o dai soliti quattro amici che vengono ai concerti.

Non escludiamo neanche situazioni live più sperimentali; vorremmo proporre un set che mescoli Dark Ambient e Neo Folk, esplorando nuove sonorità e atmosfere.

La nostra intervista giunge al termine. Colgo l’occasione per invitare tutti i Lettori arrivati fin qui ad approfondire la conoscenza della produzione musicale di Malauriu, approfittando dei collegamenti sottostanti. Oltre a ringraziarti nuovamente per il tempo che ci hai concesso, se Ti fa piacere, Ti invito a dedicare ai Nostri Lettori un saluto, un augurio…o un malaugurio, a Tuo piacimento. L’ultimo spazio vuoto della pagina è tutto Tuo!

Grazie a Truemetal per l’intervista e grazie a quei lettori che hanno ancora la pazienza di arrivare alla fine di una lettura, piuttosto che perdersi in post o inutili stories di 15 secondi. Vi lascio un messaggio: spaccate i vostri smartphone, prendete un libro e un disco, e andate nei cimiteri o nei boschi più remoti a godervi le vostre letture e la vostra musica.