Black

Intervista Mater Infecta (tutta la band)

Di Giuseppe Casafina - 22 Marzo 2023 - 9:11
Intervista Mater Infecta (tutta la band)

Si sa, dal punto di vista redazionale scrivere un’intervista sulla scia dell’entusiasmo non è mai la via più saggia se si vuole analizzare la cosa imparzialmente: ciò che non dobbiamo mai dimenticare però, è che anche noi redattori siamo in primis degli appassionati, quindi quando qualcosa ci stupisce è giusto proseguire la Via Maestra, vale a dire quella dell’entusiasmo che ci ha portato fino a qui, in questo caso TrueMetal.it.
Nel momento il cui il sottoscritto scrive infatti, è reduce da una serata in cui ha potuto assistere, in un mix fra sorpresa ed entusiasmo, alla performance dei Mater Infecta, formazione Black/Death foggiana la quale, almeno a giudicare dalla convinzione con la quale esprimono la loro proposta, pare avere molto da dire: passiamo quindi la parola in primis a Jana Maista, voce e basso del terzetto, donna di carattere superiore che per precisione e attitudine potrebbe prendere a calci negli attributi molti maschietti, me compreso!

Benvenuta sulle pagine di TrueMetal.it, Jana!
Domanda banale ma sempre necessaria per dare via la, nostra Danza Macabra infarcita di parole: presentaci le origini della formazione, il concetto e la sua fondazione.
Lo stesso nome “Mater Infecta” pare scelto di suo non a caso: chiunque sia ‘dentro’ almeno un minimo dentro le Arti Estreme, lo percepisce immediatamente…

(Jana) Premessa: non credo assolutamente di essere una donna di carattere superiore, né di “…poter prendere a calci negli attributi molti maschietti”. Non mi appartiene affatto l’idea di differenziazione tra donne e uomini. ( – mi ci accodo pienamente – Nda )

Jana: L’idea di creare questo progetto nacque in me nel 2017, se non ricordo male. Fu il periodo in cui cominciai seriamente ad appassionarmi alla musica estrema, quindi andai alla ricerca di compagni con cui concretizzare questo desiderio. Io e Nico demmo vita al progetto, il quale vide alcuni cambi di formazione prima di stabilizzarsi in quella attuale.
Serbavo il desiderio di immedesimarmi nel Black Metal, ma non solo. La mia prerogativa è sempre stata quella di sperimentare, perciò con i Mater Infecta cominciammo subito la nostra personale ricerca musicale. Spero che il nostro comune desiderio per la sperimentazione e la voglia di suonare assieme possa portarci sempre più verso un linguaggio originale e stimolante.
Il concetto di “Madre Infetta” balenò all’improvviso nella mia mente credo nel 2018, in seguito a tutte le mie riflessioni sul Male che ci attanaglia e che di conseguenza generiamo. Cominciai a speculare intorno alla figura di Matrice del Male, ovvero l’umanità stessa, il “grembo” malato che ci mette al mondo già corrotti e deviati e che ci induce inevitabilmente ad essere personali creatori di ogni tipo di male, sia per noi stessi che per gli altri.
Intendo “Mater Infecta” come duplice figura retorica: da un lato rappresenta l’ineluttabilità dell’esistere in una realtà da sempre e per sempre dolorosa, venefica ed ingiusta e dall’altro incarna il dramma personale, immaginato come un’eterna gravidanza portatrice di aberrazioni.

Metal Archives informa a vostro riguardo che vi siete formati nel 2019, un anno che sebbene non dica molto di suo ha purtroppo preceduto di netto il nefasto 2020, il quale per la musica in generale ha contrassegnato un buco nero che ha assorbito ogni cosa…
Quanto ciò ha influenzato la vostra esistenza? Noto che da alcune foto vi siete esibiti come un quartetto, ma il nucleo principale resta sempre quello della Trinità blasfema, giusto per restare ancorati a parafrasi più oscure che sicuramente vi contraddistinguono: la perdita di un secondo chitarrista è stata in qualche modo dettata dalla pandemia, oppure (molto probabilmente) suppongo male, essendo magari unicamente un session chiamato a seconda delle esigenze?

Jana: In realtà, come suddetto, il nostro progetto muove i primi passi già nel 2018. Per quanto riguarda la pandemia, possiamo affermare che non ci ha influenzati negativamente. Al contrario, in quel periodo, nonostante le difficoltà, la nostra voglia di dar vita a “Veleno”, il nostro primo Ep, crebbe notevolmente, portandoci in sala registrazioni nonostante le restrizioni.
Da principio, il nostro desiderio fu quello di suonare con due chitarre, cosa che si realizzò per un breve periodo, quando il chitarrista Carlo Raspatelli, membro della primissima formazione, faceva ancora parte della band. Quando ne uscì, si propose come secondo chitarrista turnista Giovanni Gatta (vedi Ningen), il quale ci accompagnò per circa un anno.
Ad oggi abbiamo un buon equilibrio in questa formazione a tre, anche se un giorno, chissà, potremmo anche metterci alla ricerca di una seconda chitarra.

Di voi mi ha colpito, oltre alla precisione chirurgica di esecuzione ( – i ragazzi non hanno commesso un solo errore, roba da far imparare molto anche a formazioni ben più navigate e adulte di loro – Nda) oltre che la convinzione generale, il fatto che sia te che il chitarrista (soprattutto) siete effettivamente molto giovani rispetto al vostro batterista, la cui età doppia la vostra! E ciò a mio avviso è un aspetto spettacolare, perché dimostra come la musica e la voglia di suonare possa portare generazioni diverse per usanze che hanno contraddistinto le stesse ad abbattere le differenze e comunicare un unico linguaggio.
Sapresti descrivere a parole quest’alchimia multigenerazionale che contraddistingue la vostra Creatura?

Nico: Personalmente vedo l’età come una componente totalmente slegata dal nostro modo di fare musica, infatti quest’ultima rompe schemi generazionali e ci permette di lavorare al pari senza porci alcun problema sulla cosa.
La musica non ha età e non percepisco distanze di alcun tipo.
Jana: riprendendo il discorso di Nico, sottolineo che anche per me l’età non rappresenta un limite, né nella musica né in ogni altro ambito. Anzi, la mia filosofia è mirata proprio all’abbattimento di questo limite impostoci, il quale è solo un ulteriore fattore di divisione sociale.

Il nome “Jana Maista” ha sicuramente un significato forte per te, essendo il Black Metal una musica intimista e oscura. Vuoi provare a raccontare le vicissitudini della tua controparte artistica, il tuo Alter Ego musicale? Anche se durante la specifica esibizione a cui ho potuto assistere non eravate dotati di face painting, ho notato che il tuo in particolare ha un feeling quasi tribale.
Ti va di raccontarci qualche significato dietro queste scelte?

Jana: Mi sono imbattuta nella figura della “Jana Maista” durante alcune letture di carattere antropologico sul folklore sardo. Come alcuni sapranno già, le “Janas” sono delle fate delle leggende sarde, a volte descritte come creature benevole, a volte come dispettose o talvolta maligne. È per me molto suggestiva l’immagine delle “domus de janas”, tombe preistoriche scavate nella roccia, tipiche della Sardegna prenuragica, le quali sono la dimora di queste creature fatate e che ospitano anche la loro regina, la Jana Maista. Nella mia fantasia l’ho immaginata come una figura potente e arcaica; una figura che richiama il mistero, la notte e la potenza della natura… e sentivo il bisogno di incarnarmi in un tale personaggio.
Il perché del mio face painting si deduce dai miei interessi antropologici. Inoltre, per me, rappresenta una “maschera da guerra”, o il volto di un’entità ferale in cui desidero trasformarmi, in un atto di metamorfosi liberatoria, un rituale.

Elemento focale per ogni formazione di Metal Estremo che si rispetti sono i testi, e quelli dei Mater Infecta narrano di una dannazione quasi volutamente ricercata, come se le creature di cui racconti le gesta siano volontariamente alla ricerca di un qualcosa che possa portarle nell’abbraccio della dannazione, diversamente pare che appaiano proprio rassegnate al loro destino.
Ciò che spicca ancor più a mio avviso è però, oltre all’alternanza di testi in inglese così come nella nostra lingua madre, l’impostazione quasi poetica, addirittura narrata a mò di dialogo in alcuni di essi: cosa influenza Jana Maista o chi di voi in queste particolari visioni oniriche, oscure e arcane?
Le tue o vostre attività personali extra-musicali influenzano l’attività musicale, oppure parliamo di due entità separate e indipendenti della tua o vostra stessa personalità?

Jana: Nei miei testi utilizzo spesso situazioni e figure immaginifiche e suggestive per descrivere le mie dimensioni esistenziali, emotive, oniriche etc… Anche descrivere la natura che mi circonda quando scrivo è un modo per canalizzare ciò che sento utilizzando immagini e sensazioni.
L’impostazione poetica – se così si può definire, dato che non posseggo le competenze per potermi definire poetessa o scrittrice – nasce dalla mia passione per la letteratura. Di solito i miei testi nascono in forma di poesia o racconto. Di certo la letteratura influenza molto la nostra musica; infatti alcuni nostri brani parlano, per esempio, di alcuni racconti di E.A. Poe (vedi “Colloquium”).

Fatta eccezione per il batterista, sia tu che soprattutto il vostro chitarrista siete decisamente giovani: qual è stato il vostro approccio al Black Metal? Avete una vostra idea circa le questioni “gossip-macabre” delle vicissitudini norvegesi anni ’90 oppure preferite ignorarle del tutto per concentrarvi unicamente sull’idea che avete voi di Black e Death Metal, dei suoni oscuri in genere?
Il vostro approccio multigenerazionale suscita ampie domande in tal senso, magari ci sono influenze e punti di vista che si sono mescolati…potrebbero uscirne fuori delle risposte interessanti.

Naz: Del gossip poco ci importa. Quelle vicende sono state coerenti con quel dato periodo e in quel dato contesto, e sono lontane dal mio modo di far protesta musicale. Chiaramente questo ha dato modo di creare spettacolarizzazioni su casi di cronaca tra film adolescenziali o idee legate al termine “Trve”. Non sto dicendo che non sia affascinante comprendere fenomeni che hanno oggettivamente influenzato un genere ma personalmente ci focalizziamo sul portare noi stessi. Non abbiamo bisogno di essere rilegati alle solite cazzate per mostrarvi la nostra rabbia e il mal di vivere.
Jana: il nostro unico intento è quello di esprimerci e fare musica, del resto ci importa poco.

Vi considerate anticristiani?
Oppure i Mater Infecta sono semplicemente un’entità “avversa” in genere al Mondo della Luce? Che approccio mantenete nei confronti delle masse e di conseguenza della società?
Dire che siamo anticristiani sarebbe abbastanza anacronistico. Siamo semplicemente contro tutte le menzogne e le violenze perpetrate nei secoli della storia dell’umanità, in senso più ampio.

Quali band che più di tutte vi hanno influenzato, anche non necessariamente Metal? Di sicuro tra queste ci sono i Dark Funeral, almeno a giudicare dalla cover di ‘Open The Gates’ che usate proporre dal vivo e dalla t-shirt indossata da Nazario, il vostro chitarrista!
Naz: Se ci soffermiamo sull’ambito Black, i Dark Funeral rappresentano sicuramente un pilastro che mi ha permesso di crescere. Non escluderei neanche Behemoth (in particolar modo fino a Demigod), Emperor, Mayhem e i vecchi Dimmu Borgir (che vengono ingiustamente bistrattati). Vogliamo scordarci degli Ulver? Con loro ho scoperto davvero cosa significa provare freddo anche d’estate (ascoltate Bergtatt ad Agosto, provare per credere!). Escludendo l’ambito sopracitato, ho trovato molta ispirazione in musica distante da distorsioni eccessive, ma vicina di attitudine e spesso anche di tematiche. I Depeche Mode, di cui colleziono l’intera discografia, mi hanno cresciuto. Nick Drake, con Pink Moon, mi ha stravolto l’esistenza. Vogliamo parlare dei Verdena? Senti, c’è troppa roba quindi la chiudo qui.
Nico: Io mi sento particolarmente legato ai Behemoth, Belphegor e al movimento Black-Death degli anni 2000.
Jana: in ambito estremo sono molto legata ai Belphegor , Dark Funeral, Obituary, Sepultura, Dark Tranquillity, Alcest… cito anche i Theatre Of Tragedy, Draconian e My Dying Bride.

Dettaglio: il vostro EP autoprodotto, con un mix di suoni sia grezzi (nella chitarra) e moderni (batteria e voce) e testi scritti su foglio A4, riporta in qualche modo nella modernità il concetto dei vecchi Demo con tanto di testi scritti a mano!
Vi siete influenzati al passato dell’estremo oppure è stato un approccio totalmente vostro, slegato dal passato?

Naz: Sulle chitarre l’approccio è stato personale e senza una particolare idea di base. Siamo arrivati in sala con una testata e cassa, mic posizionato al cono e registrazione diretta senza pedali o altro. Voluto? Si. Esperimento riuscito? Non saprei onestamente. A breve inizieremo le registrazioni per il secondo EP e ci sarà decisamente più ricerca.
Jana: la decisione di autoprodurci è legata a vari fattori. Attualmente ci troviamo benissimo così.
La creazione di “Veleno” è stata una sperimentazione, alla ricerca del nostro personale sound. Non abbiamo troppe pretese per il momento, né molti mezzi a disposizione, ma stiamo riuscendo comunque nel nostro intento.

Ultima domanda (forse fastidiosa, lo ammetto) alla Jana sia persona che musicista, ma fondamentale! Il Metal e il Rock ‘n’ Roll in genere hanno un’apertura mentale non indifferente quanto al sesso dei musicisti però. tuttora, nel Metal Estremo si specificano casi in cui vengono discriminate le donne, come se il sesso dell’artista fosse un elemento caratterizzante per proporre musica di spessore…no comment!
Hai mai riscontrato problemi in questo ambiente?
Jana: mai riscontrato problemi in tal senso.

Ho notato che usate esibirvi anche in eventi non specificatamente Metal, e che tu personalmente ripudi razzismo e ignoranza in ogni sua forma. Personalmente mi permetto di aggiungere che è giusto così, dato che il Black Metal stesso è caos e rottura di ogni qualsivoglia ordine o legge, opposizione agli schemi avversi al mondo ipocrita e preimpostato idealmente profetizzato dalla società!
Spesso invece accade che vi sia una omologazione non scritta voluta da gente che a conti fatti si rivela solo codarda, se non addirittura fifona e ipocrita esattamente come coloro che vorrebbe criticare.
Come ti approcci personalmente alla società?
A giudicare dalla tue esecuzione, nutri un certo disgusto sincero per le cosiddette masse.
Noi Mater Infecta siamo contro ogni forma di violenza e sopruso. I nostri testi non parlano di critica sociale (o almeno, non apertamente) però noi abbiamo un pensiero bel delineato e non qualunquista.
Non direi di nutrire un generalizzato “disgusto per le masse”… il mio pensiero in merito alla società lo si può evincere dalla prima domanda che ci hai posto.

E questo è tutto! Spero di non avervi messo a disagio, soprattutto a te Jana con l’ultima domanda. Programmi per il futuro? Ovviamente ci si ribecca Live e grazie per la vostra pazienza: come potete vedere sono un dannato chiacchierone con ciò che mi appassiona e colpisce!
Speriamo di poter continuare a far musica e fare live nonostante le difficoltà quotidiane. Ci basta questo.
Grazie a te!

Mater Infecta online:

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