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Intervista Mayhem (Attila Csihar)

Di Davide Sciaky - 17 Dicembre 2024 - 12:28
Intervista Mayhem (Attila Csihar)

Intervista a cura di Davide Sciaky

You can read the interview in English here.

Ciao Attila, benvenuto su TrueMetal.it.
Prima di tutto, ora siete in tour per celebrare i 40 anni dei Mayhem. Ovviamente tu non sei nella band dall’inizio, ma ne hai fatto parte per molto tempo. Immagino che quando hai iniziato non avresti mai immaginato di essere ancora qui a distanza di così tanti anni, quindi mi chiedevo se c’è stato un momento specifico in cui ricordi di aver realizzato: “Ok, i Mayhem sono qui per restare”.

Certo, io ho iniziato nel 1985, 1986 con la mia prima band, i Tormentor, in Ungheria, e all’epoca non avrei mai pensato una cosa del genere, anche con loro sono quasi 40 anni, sai. Ma la prima volta che ho sentito i Mayhem è stato forse nel 1991, qualcosa del genere, quando Euronymous mi contattò perché cantassi su “De Mysteriis [Dom Sathanas]”. Voleva anche pubblicare il nostro disco dei Tormentor “Anno Domini”, che non era ancora uscito e gli piaceva molto, voleva pubblicarlo con la sua etichetta. Quindi, ovviamente, mi sembrò una grande opportunità. Voglio dire, ero anche molto giovane, avevo circa 20 anni e all’epoca era una cosa grossa poter realizzare un album, quindi pensavo che sarebbe stato una figata. Quando ho ascoltato la loro musica per la prima volta non sono rimasto molto impressionato da “Deathcrush”. Era ok, ovviamente, ma non so, mi sembrava che fosse qualcosa di già sentito, ma quando ho sentito i demo di “De Mysteriis”, quelli sì che erano di un livello superiore, quindi è stato davvero interessante. Pensavo che sarebbe stato fantastico, ma nessuno poteva prevedere questo futuro, sapete. Un momento molto speciale e importante per me è stato qui a Milano, nel 1998, quando ho incontrato per la prima volta dopo la sessione di De Mysteriis [Dom Sathanas] i ragazzi della band, e ho suonato con loro una canzone come ospite, credo fosse al Rainbow Club, giusto?

Credo che fosse lì, sì.

Sì, abbiamo suonato insieme “From the Dark Past”, ed in seguito è stato pubblicato anche un disco dal vivo [“Mediolanum Capta Est”] su Avantgarde [Music], all’epoca. È stato un momento molto speciale, perché è stata la mia prima volta con loro sul palco e la prima volta che ho avuto la possibilità di incontrare i fan dei Mayhem, sai, e… comunque all’epoca hanno riportato in attività la band con una formazione diversa, ovviamente, e nessuno poteva prevedere cosa sarebbe successo in futuro, quindi ora sembra un miracolo essere ancora qui. È fottutamente incredibile. Ora suoniamo questo concerto per il quarantennale, che è un set di due ore, è davvero estremo [ride]. Estremamente lungo da suonare e sopravvivere.

Immagino che debba essere particolarmente difficile per la tua voce.

Sì, devo essere concentrato. Concentrarmi davvero su come canto, non puoi spingere sempre al massimo, non so come dire, ma sì, è un po’ impegnativo.

Quando i Mayhem hanno iniziato, ma anche voi con i Tormentor, avete dato vita a questa nuova scena, avete iniziato a introdurre nuovi elementi nella musica e in tutto ciò che vi circondava, e immagino che parte dell’intenzione fosse di essere anticonvenzionali, di pensare fuori dagli schemi di ciò che era il Metal fino ad allora, ma in seguito il Black Metal è diventato un po’ più codificato. Ora, se fai Black Metal, “devi” mettere il facepainting, vestirti in un certo modo, fare certe cose in un modo molto ben definito, il che è sicuramente diverso da quando avete iniziato. Ti è mai capitato di guardare questa situazione e di pensare: “Non è questo quello che volevamo fare”?

Noi ci siamo ispirati a, non so, King Diamond, Alice Cooper, sai, quella è stata la mia ispirazione, e anche una band chiamata Alien Sex Fiend: ho visto un video e avevano questo stile, quel trucco, come una specie di corpsepaint. Quella band ha anche pubblicato un video, “Live in Tokyo”, che è molto stile anni ’80, metà anni ’80, e non è nemmeno una band Metal, sai, fanno una musica tipo dark goth, roba goth psichedelica malata. Quindi, quella è stata la mia ispirazione, e volevamo fare le cose a modo nostro. Con i Tormentor indossavo già una maschera e del trucco, ma stavamo sperimentando molto. Per esempio, il nostro batterista suonava con la faccia completamente blu, nemmeno bianca, era blu, come se fosse corpsepaint blu [ride]. E io facevo le cose a modo mio, e poi quando ho visto i Mayhem, ovviamente Dead, il loro ex cantante, si truccava a modo suo, quindi è una cosa che tutti stavamo iniziando a fare, ma penso che a quel tempo fosse molto estremo e, voglio dire, anche solo indossare pentagrammi o croci rovesciate e cose del genere era una cosa piuttosto trasgressiva, non come oggi, sai, è quasi commerciale, il che è buono in un certo senso [per diffondere il messaggio] fanculo le religioni, ma a quel tempo era piuttosto estremo. Bisognava avere molta dedizione e credo che fosse qualcosa per le poche persone che avevano le palle di farlo. Non so cosa sia necessario oggi per fondare una band Black Metal, probabilmente hai ragione, probabilmente ora è quasi come un prerequisito avere il trucco. Io mi trucco ancora, cerco di fare a modo mio, non controllo mai quello che fanno gli altri, faccio sempre quello che mi sento di fare. Ma credo che oggi il Black Metal sia piuttosto grande e affermato. Ai tempi non c’era niente, c’erano pochissime band, persino i Mayhem non li avevo mai sentiti nominare prima, sai, era così underground, quindi ho sentito parlare della band solo quando mi hanno contattato.
È stato anche una cosa folle perché il mio nome [d’arte] nei Tormentor era Mayhem.

Sì, ricordo questa assurda coincidenza.

Ho pensato: “Che cazzo succede?”.

“Mi stanno prendendo in giro?”

Per un attimo è proprio quello che ho pensato, ma poi ho capito che si trattava solo di una coincidenza, ed era sicuramente una strana coincidenza. Forse era già un cattivo presagio [ride]. Ma sì, oggi sembra che tutti abbiano sentito parlare del Black Metal, è una scena ben consolidata, e noi siamo probabilmente uno dei gruppi più vecchi, io potrei essere uno dei più vecchi vocalist nel Black Metal, non lo so.

E parlando del Black Metal in generale, penso che sia probabilmente il genere più serio della scena Metal, la gente si prende molto sul serio e alcuni fan lo prendono quasi come uno stile di vita. È un sentimento che condividi o pensi che alcuni si prendano troppo sul serio?

Credo che sia una cosa molto personale, il modo in cui ti approcci a questa musica e il significato che ha per ognuno è molto individuale, secondo me. Questa musica in un certo senso è la mia vita, quindi in realtà quando ho la mia vita normale [al di fuori dei Mayhem] non ci penso troppo, ma è una parte così grande di me che alla fine non posso non pensarci [ride]. È sempre lì, nel modo in cui guardo le cose, nel modo in cui le affronto. Questa energia oscura è sempre presente in qualche modo. Penso che, sì, alcune persone forse la prendono nel modo sbagliato, come anche noi la stavamo prendendo nel modo sbagliato, penso ai Mayhem con persone che sono finite per uccidersi a vicenda e sono andate un po’ oltre. Quello è stato sicuramente eccessivo. Ma sì, queste energie esistono e puoi bruciarti se vai fuori controllo, quindi ho imparato a controllarle, e ogni sera ho a che fare con queste energie, e tutto il passato della band e questa cosa si manifesta ogni sera. È bene imparare a mantenere le distanze in un certo modo, ma anche ad abbracciare questa energia oscura. Voglio dire, moriremo tutti, questa è la questione, e niente può cambiarlo, quindi penso che sia molto originale trattare questo tema in forma di musica, parlare della morte stessa e di come tutto passa e viene spazzato via dal tempo. E allo stesso tempo, penso che sia molto bello sfidare le religioni, perché per me sono queste ad essere blasfeme, perché si occupano tutte di cosa succederà dopo la morte. È una cosa che nessuno sa, cazzo. Ogni religione ti racconta una storia e ti promette questo e quello, ma è tutta una grande forma di controllo delle masse. È tutta una questione di potere che toglie dalla tua esperienza personale, ti programmano come pensare in un certo modo, dicono dei cliché, e c’è una cultura che viene dal cristianesimo che parla di amore e cose del genere, ma non credo che chi sia bisogno di una religione o di una persona che dica: “Io sono l’unica via e non c’è altro modo per raggiungere l’aldilà”, che credo sia quello che Gesù Cristo dice nella Bibbia. Voglio dire, chissà se ha detto qualcosa, perché non so chi abbia scritto questi libri ma è stato sicuramente qualcun altro. Nei Vangeli non si dice che Gesù Cristo è l’autore, ma sono altre persone che ne parlano. Comunque, non voglio aprire questa parentesi [ride], ma sì, in realtà ho un certo rispetto per le religioni più antiche, come l’antica religione romana, e amo i filosofi stoici, per esempio Marco Aurelio, penso che sia un filosofo davvero, davvero grandioso, ed Epitteto, lui era greco ma penso che abbia vissuto anche nell’Impero Romano, e questo è interessante: uno era uno schiavo, Epitteto era uno schiavo, ed è diventato un grande filosofo, e poi Marco Aurelio era un Cesare, prima di diventare imperatore, e anche lui è diventato un grande filosofo, quindi dimostra che è una filosofia forte, è così estrema, ma non importa se sei un imperatore o uno schiavo, può funzionare in entrambi i casi. Questo è davvero interessante, ma ho un certo rispetto per le filosofie pre-giudeocristiane, precedenti a quest’idea di un dio antropomorfo e arrabbiato, che è una fottuta stronzata, mi dispiace, è qualcosa di stupido in cui credere. Voglio dire, la gente può credere a quello che vuole, ma io penso che sia sbagliato. Penso che sia una cosa campata per aria, non ha alcun senso per me, soprattutto perché tutti noi veniamo da una donna, quindi, se ci fosse un dio, almeno dovrebbe essere una donna… Ok, non cominciamo questo discorso[ride].

Ho visto che quest’anno avete suonato alcuni concerti con Messiah e Mannheim come ospiti, qualcosa di piuttosto speciale.

È stato molto bello, e vorrei che fossero qui stasera, mi aiuterebbero molto [ride], perché questo è un set così lungo. Ma seriamente, è stato bello averli con noi, persone fantastiche, ho molto rispetto per loro, hanno fatto parte di questa band, e sfortunatamente ora non hanno potuto partecipare a questo tour perché penso che ci siano stati alcuni problemi, nella loro vita personale, non con la band, quindi non hanno potuto essere con noi, ma li abbiamo avuti come ospiti nei festival estivi. In realtà doveva essere solo ad Oslo, ma mi è piaciuto così tanto che ho chiesto loro se potevano venire per altri spettacoli.

Credo che abbiate reso felici molti fan.

Sì, è stato bello averli con noi, Billy è un grande, Mannheim è un grande.

Pensi che sia qualcosa che si ripeterà in futuro?

Forse, sì. Voglio dire, ora questo tour del 40° anniversario sta per finire, quindi forse in un’altra occasione, ma è stato bello averli almeno per quegli show, per un breve tour.

Nel corso degli anni, i Mayhem hanno avuto una sorta di aura di mistero anche perché c’erano molte voci che giravano intorno alla band e ai suoi membri. Alcune erano false, altre si sono rivelate vere, anche se potevano sembrare davvero incredibili. Siete sempre stati al corrente di queste storie che giravano? O è qualcosa di cui siete venuti a conoscenza in un secondo momento?

Credo che in una band con una storia come la nostra sia normale che la gente si inventi delle storie e che chiunque abbia avuto a che fare con la band provi a raccontarne qualcuna e che questa diventi di dominio pubblico, o che si trasformi in pettegolezzi o altro. Per esempio, Stian Culto suonava negli Shadow Dancers ed è stato per un brevissimo periodo nei Mayhem, ma credo che sia stato nella band veramente giusto una sessione di prove o qualcosa del genere. Ma gli piace ancora parlare del suo passato nella band. Voglio dire, siamo amici e non voglio dirlo come se fosse una cosa negativa, ma sembra che sia molto importante per chiunque sia entrato in contatto con la band dire qualcosa al riguardo, e ovviamente alcune voci sono vere, altre no. Credo che alla fine un po’ tutto sia riconducibile alla realtà. Ora che è uscito questo nuovo film [“Lords of Chaos” (2018)], anche questo fa girare molte voci, perché non è esattamente accurato, ovviamente. È solo un po’ inventato: si basa su quanto accaduto davvero, ma quello che si sente in “Lords of Chaos”, quelle conversazioni, quei personaggi, non sono mai stati così. Nessuno ha detto una singola frase che senti nel film [ride], era tutto inventato. Quindi, sì, va bene. Cosa posso dire? Voglio dire, abbiamo avuto un sacco di eventi estremi nella nostra storia, quindi è logico che ci siano delle voci a riguardo.

Dopo tanti anni nel mondo della musica, qual è il tuo rapporto con la musica? È cambiato in qualche modo? Quando non sei in tour vai a cercare nuove band da ascoltare? O quando sei a casa ti prendi una pausa dalla musica?

No, in realtà è il contrario. Le uniche volte che esco è se c’è un concerto. Ci sono due possibilità: o ci sono miei amici che suonano, e allora vado a vedere anche i gruppi di apertura e tutto il resto, ma non seguo molto il Metal visto che ci sono dentro. Mi piace la musica dark, il vecchio industrial, la musica classica, quel genere di cose. Se viene uno di questi gruppi, alcuni dei quali sono anche miei amici, sicuramente vado a vederli e sono super appassionato di musica. Sono appassionato di stereo e hi-fi, oggi ho un bell’impianto a casa che ho montato pezzo per pezzo, e mi piace molto. Non ho un televisore, ma ho un bellissimo stereo, e quando torno a casa mi siedo sul mio trono davanti all’impianto e mi piace ascoltare la musica. Ma non è necessariamente Metal o Black Metal, può essere qualsiasi cosa. Esco anche, l’ultima volta sono andato a vedere un’opera, il Rigoletto, che è una un’opera molto semplice e kitsch, ma è stata una figata. Il mio amico mi ha invitato e io ho detto: “Ma certo”. Mi piace molto la musica classica, Shostakovich, un compositore russo, è davvero incredibile. Ma anche i vecchi compositori italiani, come Vivaldi e simili, mi piacciono molto. O Bottesini, se è così che si chiama, mi piace. E naturalmente Rigoletto era di Verdi, italiano anche lui. In questo senso ascolto anche molta musica italiana. E ascolto tutto quello che mi capita di sentire e mi piace. Di solito non è mai pop [ride]. Voglio dire, non riesco a trovare niente di interessante, purtroppo, ma adoro l’Hard Rock per esempio, roba vecchia, anni ’70, ’80, roba psichedelica a volte. A volte il jazz, a volte il blues, ma è raro.

C’è qualche altro genere che ti piace e che forse la gente non si aspetterebbe da te, come il rap, l’hip hop?

Non molto. Vorrei poterti dire che mi piace, ma non sono riuscito a trovare il mio… ovviamente qua o là ci può essere una canzone che mi piace, ma mi piace altro. Mi piace l’industrial, mi piace la roba vecchia come gli Skinny Puppy o anche quella nuova. Uno dei miei migliori amici, ex Aborym, ha una band che si chiama Alien Vampires, ed è una band davvero di qualità, sono un fan della sua roba. Ma mi piacciono molte cose, mi piace ascoltare YouTube e penso che suoni abbastanza bene. Tanti non sarebbero d’accordo con me, ma io sono un appassionato di hi-fi: posso dire che se hai un buon impianto, e questo ovviamente deve essere un impianto speciale… ma tutti sono interessati a questi formati lossless, cose come Tidal e simili. Comunque penso che YouTube abbia una buona qualità. Odio YouTube in quanto uno di questi fottuti giganti tecnologici, ma penso che la qualità dell’audio sia abbastanza buona.

Ho letto che siete a buon punto con il nuovo album dei Mayhem, avete molte demo pronte…

Non proprio. Non so chi l’abbia detto ma sono tutte voci [infondate]. Dovremmo fare un nuovo album, ma è molto, molto presto. Ho alcuni schizzi, ho appena iniziato ad abbozzare alcuni testi, e abbiamo alcune idee di demo, ma è molto presto per parlarne. Quindi speriamo che esca l’anno prossimo. Questo è il piano, dovremmo mettere insieme la nostra roba presto. Ma finora siamo stati impegnati con i tour e tutto il resto. Quindi sì, ho qualche idea, ma questo è tutto.

Ok. E queste bozze su cui ha detto di aver lavorato, sono cose che hai fatto da solo?

No, no, abbiamo lavorato insieme. Abbiamo lavorato io, Teloch – Morten – e Charles, i chitarristi, abbiamo messo insieme… Ma non ci sono demo. Abbiamo solo delle idee. Anche i miei testi, avevo dei testi vecchi. Sto lavorando a quelli più recenti. Non so come li combinerò con quelli più vecchi, di un anno fa, quindi non così vecchi. Ma a volte, quando ho l’ispirazione, scrivo un po’ di roba. Quindi sì, vedremo. È ancora molto, molto presto. Sta ancora prendendo forma.

L’eredità dei Mayhem sarà sempre legata a quegli eventi degli anni ’90, il suicidio di Dead, l’omicidio di Euronymous e tutto il resto. Questi fatti naturalmente hanno portato molta attenzione alla band, il che può essere una cosa positiva, ma anche molto interesse da parte di persone che forse erano più interessate a questi eventi che alla musica. Si dice che “ non esiste cattiva pubblicità “, ma pensi che questo sia vero anche nel caso dei Mayhem?

È una buona domanda perché è un bene e un male, la gente… Certo, dipende, ma molti ragazzi pensano: “Sì, non sono più QUEI Mayhem, quindi fanculo”, quindi non è che molti vengano al nostro show pensando… Penso a come i Metallica abbiano fatto un videoclip su di noi. C’è un film su di noi. In confronto a queste cose non c’è poi così tanta gente che ci segue. Siamo ancora un po’ underground [ride]. Tuttavia, il nostro nome è quasi mainstream, quindi questo ci si ritorce contro. E penso che sia una cosa stupida, perché i ragazzi dovrebbero capirlo, cosa dovremmo fare? Siamo ancora tre membri che risalgono a quei tempi. Gli altri se ne sono andati, o sono morti. Quindi, cosa possiamo fare? Dobbiamo avere per forza nuovi membri per poter continuare. Sai, è sempre la stessa band, ma ovviamente all’epoca avevamo vent’anni. Eravamo fuori di testa. Erano tempi diversi. Ora ci concentriamo solo sulla musica, sull’arte e sui nostri concerti. Sono spettacoli di due ore, piuttosto estremi. E abbiamo delle proiezioni dietro di noi che mostrano un po’ la storia della band. Quasi come se fosse un film o come uno spettacolo di narrazione, questo è quello che stiamo facendo ora. Quindi, credo che ci stiamo ancora evolvendo, ma credo che siamo ancora un po’ underground in quel senso, il che va bene, non me ne frega un cazzo, ma non mi dispiacerebbe nemmeno avere più pubblico. Non so, va bene così. La gente è libera di pensare quello che vuole, non mi riguarda, non mi è mai importato. La gente può pensare quello che vuole sull’argomento, quello era il passato, questo è il presente. Pensate quello che volete, i fatti sono fatti. Noi eravamo lì. Io c’ero. C’eravamo tutti. Voglio dire, tre di noi, almeno i vecchi membri, credo che sappiamo cosa sia successo. E questa è la cosa più importante e quindi noi andiamo avanti.

Pensi che ci sia spazio perché i Mayhem possano crescere ancora rispetto ad oggi?

Non lo so. Spero di sì. Ma credo che la nostra musica non sia così commerciale. Il nostro nome è grande, e naturalmente le vecchie canzoni sono di più facile ascolto, come “Deathcrush”, o anche “De Mysteriis”, rispetto a quelle successive. Ma ci piace sfidare noi stessi, sfidare il pubblico. Vedremo, è qualcosa che non si può prevedere e penso che sia sbagliato cercare di prevederlo. Se cerchi di misurare il successo o calcolare cosa sia il meglio, cosa porti più gente ai concerti e cose del genere, per me non è più vera arte. Quindi, vedremo. Lo spero, in realtà. Forse il mondo cambierà e la nostra musica piacerà a più persone. Noi non credo che cambieremo. È comunque difficile cambiare ciò che abbiamo già fatto [ride].

Non credo che sentiremo presto i Mayhem alla radio.

Non sembra che sia uno scenario possibile.

Questo è tutto, grazie.

Grazie e saluti ai fan dall’Italia.

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