Intervista Mayhem (Attila Csihar)
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I Mayhem pubblicano in questi giorni “Daemon” (qui la nostra recensione), il loro sesto album, e abbiamo raggiunto il cantante Attila Csihar per parlarne.
Un Attila particolarmente loquace ci ha parlato del nuovo disco, ma anche della registrazione del leggendario “De Mysteriis Dom Sathanas“, del rapporto tra Euronymous e Varg Vikernes, la sua opinione sullo stato del Black Metal oggi, sul controverso film “Lords of Chaos” e molto altro ancora.
I Mayhem suonaranno in Italia ai Magazzini Generali di Milano il 12 novembre.
Intervista a cura di Davide Sciaky
Ciao Attila, benvenuto su TrueMetal.it
Ciao, come stai?
Tutto bene tu?
Bene, bene.
Perfetto! Vorrei cominciare parlando del vostro nuovo album, “Deamon”, che uscirà a breve dopo 5 anni da “Esoteric Warfare”. Non è un tempo così lungo come i 7 anni passati tra “Ordo Ad Chao” ed “Esoteric Warfare”, ma è comunque parecchio tempo, perché ci è voluto così tanto perché questo disco fosse pronto?
Be’, tra “Ordo” e “Esoteric” c’è stato un cambio di lineup e quello ha preso tempo.
Poi, dopo la pubblicazione di “Esoteric”, il tour di quel disco è stato combinato con quello per i 30 anni dei Mayhem: è iniziato con un singolo show che abbiamo suonato in Svezia, abbiamo suonato tutto “De Mysteriis Dom Sathanas” e quello è stato qualcosa di speciale per noi.
Non l’avevamo davvero pianificato, ma ci è arrivata quell’offerta e ci siamo detti, “Perché no? Ora è un buon momento per farlo”, così abbiamo suonato quello show ed eravamo davvero soddisfatti, abbiamo pure pubblicato un live registrato quella sera, poi c’è stato più interesse, c’erano altre offerte che abbiamo accettato, altro interesse e alla fine abbiamo detto, “Okay, facciamo un tour intero”, è una cosa che volevamo comunque già fare, e dato il grande interesse quel tour ha preso molto tempo.
Penso che sia stato positivo per noi, poi dopo la fine del tour abbiamo cominciato a lavorare al nuovo disco, quindi c’è voluto del tempo ma è stato un bene perché il tour ci ha unito come persone, eravamo tutti in forma, una band più compatta.
Alla fine del tour, eravamo in Sud America, ci siamo riuniti per parlare di varie cose e abbiamo detto, “Magari dovremmo tornare a prima di “De Mysteriis””, come spirito, tornare all’anima dei Mayhem, questa è stata una mia idea.
In questo modo abbiamo deciso la direzione in cui muoverci, questo era più di un anno fa, giugno dell’anno scorso.
In quel momento abbiamo iniziato a lavorare al disco e c’è voluto un po’ di tempo.
Se non sbaglio la maggior parte dei membri vive in posti diversi, come vi approcciate alla scrittura delle canzoni?
Oggi non è un gran problema perché all’inizio creiamo delle demo a casa, ce le mandiamo, poi ci incontriamo per provare e non è così difficile perché ci metto una giornata per arrivare in Norvegia, il volo dura tre ore per me, io vivo a Budapest, Charles vive in Olanda, gli altri stanno in Norvegia quindi non è complicato.
Non dobbiamo essere sempre insieme, poi abbiamo speso un sacco di tempo insieme in tour, lì abbiamo già condiviso molte idee, ed il resto ce lo possiamo dire usando internet [ride].
Registriamo le demo a casa, oggi basta un portatile per registrare musica, per creare delle demo e tutto, quindi questo è molto comodo e solo quando ci sono le idee ci incontriamo per provare.
Trovo il sound dell’album molto aggressivo e “old school”, come descriveresti l’album a qualcuno che non ne sa niente e che non ha ascoltato i singoli usciti finora?
Questi sono i Mayhem oggi, ma nello spirito c’è un ritorno all’anima originale della band, per me l’essenza della band torna indietro nel tempo, non solo nella musica ma anche nell’approccio.
All’epoca eravamo più coinvolti in tutto il processo creativo, mentre quando ho ripensato agli album più recenti dei Mayhem siamo sempre Teloch, io, Rune (Blasphemer) che abbiamo scritto la maggior parte delle canzoni, prima di me era Maniac, ma se torniamo a prima di “De Mysteriis” c’era più gente coinvolta nella scrittura, quindi il nostro pensiero è stato di coinvolgere più persone per rendere questo disco più speciale.
Volevo più membri della band coinvolti, e per me questo è qualcosa di nuovo e più eccitante.
È una cosa nuova per noi, e parte dall’idea di tornare alle origini.
Vorrei parlare dei tuoi primi momenti con i Mayhem. Innanzitutto, ho letto che sei stato scelto dalla band perché Dead era un fan dei Tormentor, e che avevate anche una corrispondenza. È vero?
Sì, questa è una cosa che ho scoperto dopo, il suo essere un grande fan dei Tormentor, ho un grande rispetto per lui. Non gli ho mai parlato di persona, quindi è una grande coincidenza, ancora di più perché il mio nome [d’arte] nei Tormentor era Mayhem.
Quando ho sentito parlare dei Mayehm, di Dead, e poi ho scoperto quanto amasse i Tormentor ho sentito una grande connessione con lui.
E la storia che avevate una corrispondenza?
No, non ho mai avuto nessun contatto con lui, era una connessione spirituale.
Ovviamente l’omicidio di Euronymous è un fatto noto ai più: tu sei entrato nella band non molto tempo prima, e sei stato nei Mayhem per la maggior parte del tempo in cui anche Varg Vikernes ne ha fatto parte.
Cosa ricordi del rapporto tra Varg e Euronymous?
Sono stato in contatto con Euronymous per alcuni anni prima di incontrarlo, ma la prima volta che li ho incontrati personalmente nel 1993 c’erano Euronymous e Varg ed il resto della band, Snorre e Hellhammer.
La mia prima impressione è stata che fossero dei fighi, dei tipi davvero notevoli: erano entrambi lì quando sono arrivato in treno, mi aspettavano in stazione, e Varg indossava una cotta di maglia, sai, come quelle usate dagli eserciti durante le crociate, hai capito di cosa parlo?
Sì, ho visto delle foto di lui con la cotta di maglia addosso.
[Ride] Sì, era forte.
La mia impressione è stata che fossero dei gentlemen, forti, molto squadrati, molto sobri e anche intelligenti.
Pazzi, ma in un altro senso [ride], non nel senso di festini alcolici, niente del genere, si trattava sempre di musica: ascoltavano molta musica, ho registrato molta musica per i lavori di Euronymous, entrambi i ragazzi mi fecero un’ottima impressione e diventammo amici, direi, almeno così è come mi sentii, la vedevamo in modo simile.
Ma, tornando alla tua domanda, sì, potevo percepire qualcosa di strano, entrambi si parlavano un po’ alle spalle e io pensavo, “Magari dovreste parlare tra di voi”, ma non ci prestai troppa attenzione, non sembrava niente di grave.
Sai, un po’ di black humour, ma pensavo che semplicemente fossero esausti perché le registrazioni erano durate anni e avevano richiesto grandi sforzi.
Era una grossa produzione, in particolare per quegli anni, registrare al Grieghallen in Norvegia, a Bergen, quello era un bel posto: un ottimo studio, molto costoso, non avevamo un’etichetta alle spalle, quindi la band aveva dovuto fare molti sforzi per riuscire a pagarlo.
Quindi questo è quello che ho pensato, “Tutti saranno più tranquilli una volta che l’album sarà uscito e quando cominceremo a suonare dal vivo”, questo era il piano.
Tutti furono carini e amichevoli con me.
Hai più avuto contatti con Varg dopo l’omicidio, dopo che è andato in prigione?
No, ero molto triste dopo quello che era successo.
Ovviamente mi ci è voluto del tempo per capire che avevano dei problemi personali, io non ero mai stato coinvolto a livello personale nella band, nei Mayhem, c’entravo solo per la musica.
Ma non ho più avuto contatti con lui, non so cosa ne sia di Varg.
Ho visto alcuni suoi video su YouTube, possiamo chiamarli interessanti, ma non sono un grande amante di quel genere di cose, non guardo molto cose del genere, preferisco ascoltare musica.
So che ha pubblicato dei nuovi dischi, ho ascoltato qualcosa, ma io ascolto anche altri tipi di musica.
Non condivido la sua ideologia, da quanto ho sentito, ma non sono neanche sicuro di cosa si tratti.
Magari a livello personale sì, ma a livello pubblico non mi interessa, non fa per me, preferisco lasciare quella merda fuori dall’arte. Penso che siano stronzate. Penso che tutto quello che succede dietro alla scena, dietro alla musica, non mi interessa, fanculo! Pensiamo alla musica! [Ride]
Quando hai registrato “De Mysteriis” sei andato in Norvegia solo per registrare o ci hai vissuto per un periodo più lungo? Quali sono i tuoi ricordi dell’epoca, in generale?
Sono stato lì per circa due settimane: andai a Oslo dove provammo un po’ di volte.
Non vedevo l’ora perché quando avevo sentito le cassette di Euronymous, la prima volta che avevo ascoltato “Deathcrush” avevo pensato che fosse interessante ma non COSI’ diverso dai Tormentor, era un po’ Punk. Ma quando sentii il nuovo materiale, le cassette di “De Mysteriis”, senza voce, solo una versione grezza della musica ma già registrata in studio, delle demo o qualcosa del genere, quello mi colpì davvero. La musica suonava avanzata, futuristica, qualcosa che non avevo mai sentito prima e mi interessò molto, ancora più di prima [ride]. A quel punto [l’offerta di registrare con i Mayhen] comincio ad avere senso, quindi non vedevo l’ora di vedere come avrebbe suonato la batteria Hellhammer, e durante le prove fu fantastico.
Poi in studio registrammo tutto in tre giorni, ma ovviamente ci mettemmo un giorno ad arrivare lì, ed un altro a tornare.
I miei ricordi sono, sai, eravamo molto presi dalla musica, da tutta l’idea del disco.
E che bella la natura della Norvegia! Anche quello mi colpì, la strada da Oslo a Bergen è stupenda, ci vuole circa un giorno.
Per caso ero lì in vacanza lo scorso mese e ho fatto proprio quella strada, da Oslo a Bergen in macchina, quindi so esattamente di cosa stai parlando.
Sì, davvero bella.
Oggi c’è una sorta di aurea leggendaria intorno a quell’epoca e a quegli avvenimenti, ma se ci pensiamo si tratta di eventi tragici tra il suicidio di Dead, l’omicidio di Euronymos e via dicendo. Secondo te come mai molti sono così affascinati da quel periodo?
Penso che sia perché quello che è successo all’epoca ha aperto una nuova era per la musica.
Ovviamente era folle ed estremo, ma erano tutti giovani quindi era molto intenso, da quello che ho sentito, ma io non ho mai preso parte a nulla dato che andai in Norvegia solo per quelle due settimane.
Tutto era più underground, un po’ più segreto, e la stampa trattava l’accaduto come se si trattasse di terrorismo [ride] non erano per niente d’aiuto! “Guardatevi le spalle”, questo genere di cose, hanno ingigantito il tutto perché, se ci pensi, due giovani che si uccidono è una cosa che immagino succeda spesso, purtroppo.
Quindi, tra l’accaduto e l’ingigantimento dei media, tutto quello che è successo di contorno, è stata data molta importanza a questi eventi e non sono sicuro che sia stata una buona idea, questo è solo il mio pensiero, ma io preferisco concentrarmi sulla musica.
Ma comunque è stato un interessante e notevole insieme di cose, completamente diverso da oggi, oggi in Norvegia la musica viene supportata, molto è cambiato da allora. Ora è diventata quasi una cosa culturale, ci sono così tante band, così tanto talento e grandi musicisti che vengono dalla Norvegia.
È stato interessante vedere le cose cambiare col tempo, ma ovviamente è passato molto tempo.
Mi ricordo anche ai tempi dei Tormentor, confrontando i Tormentor con i Mayhem… i Mayhem prima di “De Mysteriis” avevano suonato forse dieci concerti, c’è il famoso “Live in Leipzig”, qualcosa in Turchia, in Norvegia forse due o tre show, non tanti, no? E anche dopo, non è stato che con “Wolf’s Liar Abyss”, nel ’98 a Milano, in quel periodo i Mayhem hanno ricominciato ad andare in tour.
Per me la differenza con i Tormentor è stata che dall’85 all’89-’89 abbiamo suonato direi tra i 50 e i 100 concerti, almeno, suonavamo spessissimo [ride].
Poi se guardi gli show dei Mayhem avevano un pubblico di 30, 50 persone, mentre con i Tormentor facevamo quei numeri all’inizio, ma poi siamo arrivati a 700, 800 persone, era pazzesco.
Eravamo una delle poche band che suonavano questa musica, e non abbiamo mai visto un centesimo [ride] perché era un sistema diverso, non eravamo neanche ufficialmente autorizzati a suonare, o potevamo farlo ma non venir pagati perché dovevi richiedere un permesso speciale allo stato e stronzate del genere, quindi suonavamo e basta ma per un sacco di gente, è stata come una scuola di Black Metal per me, è stato forte.
Oggi il Black Metal si è molto evoluto e ci sono tanti sottogeneri, cosa pensi del Black Metal oggi?
Ovviamente, come hai detto, la musica, la definizione raccoglie molti livelli diversi, ci sono molti tipi di Black Metal: può essere Old School molto grezzo, sinfonico, Industrial come facevamo con gli Aborym, quindi ci sono molti tipi diversi.
Penso che sia diverso per tutti, o almeno dovrebbe essere così, ma per me la caratteristica principale è l’oscurità, il Black Metal dovrebbe riguardare l’aspetto oscuro della natura e della natura umana.
Dovrebbe trattare questo aspetto di noi e farlo in maniera esoterica.
Ma tratta anche della vita di tutti i giorni, penso che anche quello sia importante, la vita andrebbe approcciata con libertà, ma visto che si suona insieme ad altri ci dovrebbe essere collaborazione.
In ogni caso il Black Metal dovrebbe sempre toccare un lato personale, il lato oscuro della nostra mente, e quale che sia per una persona la cosa importante è essere onesti con sé stessi.
E’ molto difficile spiegarlo a parole, questo è quello che provo io ma può essere diverso per altre persone, non mi interessa, ma per me c’è una aspetto personale, questa è la mia vita, ho un forte coinvolgimento personale quindi questa musica è parte di me.
Il Black Metal è fantastico.
È penso sia bellissimo il poter accettare questa oscurità, questa cosa che molti cercano di evitare scappando dalle proprie paure, e accettandole si allevia la pressione tramite la musica.
Ci sono così tante persone diverse che ascoltano questa musica, è diffusa ma non direi che è commerciale, è ancora underground ma più diffusa di una volta e questo è fantastico.
Immagino che anche l’internet abbia aiutato.
Sì, e ovviamente alcune band hanno reso il genere più popolare.
Ma per me l’essenza del Black Metal è questa connessione personale con gli altri membri della band e con gli ascoltatori, quello che hai da dire lo dici con la musica, penso sia meraviglioso ed estremo.
Se guardi tutti i generi di musica, penso che il Black Metal sia quella più estrema, forse l’Hip Hop è altrettanto estremo per quanto riguarda i testi, ma non conosco tutto il concept musicale del genere.
Penso che si possa essere orgogliosi di tutta la scena Metal, quello che sta succedendo è molto bello, è bello che sia così diffusa e che la gente si rispetti di più, anche chi ascolta generi di Metal diversi, di Metal estremo, anche se non ascolti Heavy Metal, non è… sai, negli anni ’80 c’era molta più rivalità, oggi c’è più rispetto e unità ed è bello, forse oggi la gente ha una mentalità più aperta.
Rende più variegato quando suoni davanti a 5000 o più persone, ai festival, ovviamente non tutti sono fan sfegatati del Black Metal [ride] e penso che vada bene così [ride] non dovrebbe essere un problema.
Ci sono tante persone diverse, diversi modi di approcciarsi anche al Black Metal e va bene così.
Parlando di un’altra band con cui canti, ho visto i Sunn O))) una volta ed è stato il concerto col volume più alto a cui abbia mai assistito. Avevo tappi da concerto e le orecchie mi facevano male lo stesso.
Com’è per te cantare sul palco con loro? Fai fatica a cantare quanto il volume è così alto?
Sì, questo è parte del concept della band, gli amplificatori Sunn sono belli potenti [ride] sono vecchi, leggendari amplificatori, e la band è nata così, una forma di adorazione verso quegli amplificatori.
Ovviamente con gli anni [i Sunn O)))] sono diventati piuttosto grossi e oggi abbiamo molti di quegli amplificatori, davvero potenti, ma il suono è sempre quel vecchio, bel suono: non acuto, ci sono molte frequenze basse ma penso non sia una cattiva idea avere dei tappi per le orecchie a portata di mano, se sei abituato ai concerti normali un concerto dei Sunn O))) può essere eccessivo, può far male.
Questo non è la cosa fondamentale, la cosa importante è che il concerto è un’esperienza fisica, ci sono vibrazioni, le onde sonore risuonano nel pavimento.
L’approccio vocale si rifà… non agli anni Sessanta, ma è più psichedelico, più sciamanistico.
Abbiamo delle canzoni e tutto, ma per me è un’esperienza intensissima, io sono nel occhio del ciclone, in mezzo a quel suono che è davvero potente, quindi recentemente ho cominciato io stesso ad usare dei monitor in-ear perché altrimenti non sarei più stato in grado di cantare, è troppo rumoroso! È impossibile!
È impegnativo, penso sia una cosa unica, sicuramente è un’esperienza particolare ritrovarsi ad uno show del genere.
Ho suonato un sacco di concerti con loro e ho visto gente venire pure con i sacchi a pelo [ride].
Recentemente mi sono preso un po’ una pausa, ora stanno suonando senza di me, ma ho suonato con Stephen l’altro giorno con i Gravetemple quindi lavoriamo ancora insieme, penso che presto tornerò a cantare con i Sunn O))), ma al momento la mia attenzione è sui Mayhem.
Ho suonato con i Sunn O))) l’estate scorsa, un paio di concerti, ma non in tour.
Va bene così, magari sarebbe eccessivo fare di più [ride] mi piace suonare con loro ma è davvero molto intenso.
Recentemente è uscito il film “Lord of Chaos” che ha causato grandi dibattiti. Tu appari nel film come personaggio e sei interpretato da tuo figlio, Arion. Cosa pensi del film? Ed è stato strano vederti interpretato da tuo figlio?
Prima di tutto, si è parlato di questo film per molti anni, anche con altre produzioni e registi diversi in un primo tempo.
Noi non siamo stati contattati, abbiamo sentito queste voci che si inseguivano di quando in quando, così quando è cominciata la produzione non eravamo coinvolti e abbiamo cercato di prendere le distanze dato che non avevamo niente a che fare con il film.
Chiunque può fare un film su qualunque cosa [ride] e una volta letta la prima sceneggiatura abbiamo pensato, “Oh cazzo, è una follia” e abbiamo detto, “Vi preghiamo, no!”.
Poi è venuto fuori che ci sarebbe stata una produzione più grossa alle spalle, abbiamo sentito che il regista sarebbe stato Åkerlund, quindi sembrava più interessante: lui ha un background nel Metal, ha suonato nei Bathory, ho anche visto un suo film, “Spun”, con Mickey Rourke e mi è piaciuto, quindi la cosa è sembrata un po’ più promettente, ma ancora non avevamo niente a che fare con il film.
La cosa di mio figlio è stata una coincidenza buffa: ero in tour, in Sud America con i Mayhem, tre o quattro anni fa ed il film era stato rimandato più volte, e quando tornai a casa dal tour mi arrivò una telefonata, “Indovina? Tuo figlio interpreterà… te nel film dei Mayhem”, e la mia reazione è stata, “Davvero? Wow! Cosa?!”.
Per caso stavano filmando parte del film in Ungheria perché lì c’è una grossa industria cinematografica, fanno molte produzioni in Ungheria.
Mio figlio è andato per molti anni a scuola di recitazione, una sorta di scuola di recitazione privata, e ora addirittura insegna lì, e poi… non è un artista qualificato, ma ha recitato molto, è coinvolto nell’industria cinematografica, anche se sarebbe più interessato a fare il regista, ma ha recitato in molti film e serie tv.
Comunque, mi chiamò e mi chiese se mi andava bene che accettasse la parte e per un momento sono stato combattuto, ma poi gli ho detto, “Certamente, fai pure”.
Ha la stessa età che avevo io allora, perché gli dovrei mai dire qualcosa, è una buona occasione per lui e questa è una cosa che mi piace del film, penso sia stata un’ottima decisione.
Ha praticamente la stessa età che avevo io all’epoca di quegli eventi, è buffo.
Quindi è questa l’unica cosa che ti piace del film?
Per me tutti i dialoghi sono inventati, sono basati su delle storie, delle dicerie, non sono assolutamente come avrei dipinto io la storia, e io ne faccio parte.
È davvero strano che qualcuno faccia un film su parte della tua vita.
È controverso, quindi questa è una cosa strana, ma d’altra parte è forte che qualcuno faccia un film sulla tua band, è una cosa unica e speciale.
Ho parlato con il regista, sa che è molto delicato fare un film su una band che suona ancora, pubblica dischi, non sarebbe bello per noi se uscisse un film stupido, ci potrebbe danneggiare, i nostri fan potrebbero pensare… qualunque cosa.
Per fortuna non è così male, non sono un critico ma penso che la fotografia sia buona, e comunque si tratta di un film basato su delle storie.
Ovviamente è basato su quanto successo, ma i dialoghi, le bevute, le feste e queste stronzate, non ho mai visto niente del genere, e ricordo che tutti erano assolutamente sobri e concentrati sulla musica quando ero lì.
È un po’ controverso ma ci sta, va bene così, ci siamo passati sopra.
So che oltre al Metal hai fatto altre cose negli anni, hai avuto una parte in una produzione di Jesus Christ Superstar e hai pure lavorato come insegnante privato di matematica e fisica. Hai mai avuto problemi con questi altri lavori a causa del tuo background nel Metal?
Sono cose successe molto tempo fa, avevo appena lasciato i Mayhem e mi ero allontanato da quel mondo, sai, non sempre si può vivere di musica, è difficile, quindi ovviamente mi sono dovuto trovare un lavoro.
Tra il ’94 ed il ’98 ho cantato solo con qualche piccolo gruppo sperimentale, quindi era un buon momento per me per partecipare a quella produzione di Jesus Christ Superstar.
Ho insegnato matematica e fisica perché all’epoca trovavo difficile stare nella società, con le persone, al lavoro, mi piace essere il capo di me stesso e facendo l’insegnante privato potevo esserlo quindi l’ho fatto per anni perché per fortuna ho avuto molto successo già nel primo paio d’anni.
Poi sono migliorato e non avevo neanche bisogno di farmi pubblicità, i ragazzi venivano, vedevano come gli insegnavo, senza un senso di superiorità, si aspettavano un professore stronzo ma io ero semplicemente me stesso.
Normalmente dicevo, okay, la prima lezione è gratis se non ti piace, se ti piace invece ci rivediamo la prossima volta.
Quando chiudevo la porta mi trovavo questi ragazzi e ragazze che fissavano il muro e capivo la situazione, gli parlavo, “Cosa ti piace? Ti piace la musica, ti piace andare alle feste? Ora però hai questo problema con la tua famiglia perché non vai bene a scuola”.
Ovviamente dipendeva dal tipo di studente, alcuni andavano in università ed era diverso, ma se qualcuno aveva dei problemi, nella maggior parte dei casi se c’erano dei problemi dicevo, “Guarda, non sono Einstein, non so molto più di te, ma so come affrontare questi problemi e ti posso insegnare la logica che c’è dietro, cosa fare quando hai questi esami, come fare ad avere voti migliori così i tuoi genitori si rilassano e tu puoi tornare a fare casino con i tuoi amici!” e a loro piaceva!
Quindi seguivano i miei insegnamenti e io non ero mai troppo duro, li seguivo in tutto ma vabbè, non voglio parlare del mio metodo di insegnamento [ride] comunque diventai molto… dopo un po’ mi stufai di insegnare, ma comunque feci questo lavoro per 7, forse 8 anni, molto tempo.
Jesus Christ Superstar è una cosa che feci nello stesso periodo e pensai che potesse essere divertente.
Mi chiesero se ero interessato, un amico me lo propose, e fu interessante vedere come misero insieme tutto quanto, ci volle più di un anno a trovare gli attori e tutto.
Io avevo un ruolo minore, Caiaphas, il pezzo “Jesus must die”, questo personaggio malvagio ed era un pezzo adatto alla mia voce profonda.
Mi divertii, suonammo un po’ di volte e fu un successo, non so perché venne interrotto, ma per me fu un esperimento piacevole suonare con una band Rock e un’orchestra classica allo stesso tempo, con tanti cantanti, una cosa interessante.
Hai cantato con gli Aborym per anni, parli italiano?
Lo capisco un po’, “poco”. [Lo dice in italiano] [ride]
“Io ho capito poco”. [Di nuovo in italiano] [ride]
Ti lascio terminare questa intervista con un messaggio per i nostri lettori.
Non vedo l’ora di suonare dal vivo questo album, sarà qualcosa di davvero speciale, davvero unico, e sarà fantastico tornare in Italia, è sempre bello!
Ci vediamo dal palco.
Venite ad esaltare i demoni, liberate il Demone insieme a noi!
Sarà molto intenso e grandioso, non vedo l’ora.
“Saluti” [in italiano] [ride] okay, non voglio più parlare in italiano [ride].