Death

Intervista Meghistos

Di Mickey E.vil - 19 Febbraio 2024 - 8:00
Intervista Meghistos

Oggi abbiamo con noi una one man band già nota ai nostri lettori. Come di recente ha affermato il nostro Fabio Vellata: «Il nuovo capitolo della one man band Meghistos orbita per intero attorno all’idea di ciò che è malvagio, tenebroso e contro la morale. Il male, appunto. Quasi un rito, una sorta di esorcismo praticato lungo l’arco di nove tracce permeate da un death metal monolitico, dai riflessi ancestrali, selvaggi, al limite dell’animalesco. Un’immersione malvagia e caliginosa nei suoni primitivi del metal estremo come si era soliti ascoltare nei primi anni novanta». Anni a noi molto cari! La parola, dunque, a Meghistos!

Raccontaci qualche cenno biografico del progetto Meghistos!

Ho iniziato a suonare la chitarra elettrica nella seconda metà degli ’80 sull’onda dell’entusiasmo generato da dischi ormai considerati dei classici, tra cui naturalmente gli Slayer di Reign In Blood, splendido spartiacque tra il thrash Bay Area e quello che verrà successivamente in ambito estremo. Un altro evento chiave della mia evoluzione è l’uscita di Neurodeliri dei nostri Bulldozer: su suggerimento di Metal Shock andai a comprare il vinile che ancora oggi custodisco gelosamente. Le ritmiche serrate unite a potenti incursioni d’organo mi stregarono e volli conoscere Panigada. Presi il disco e chiamai la Discomagic e, destino, Andy era lì. Ho citato questo episodio perché Andy Panigada è stato parte integrante del mio cammino artistico. Nell’89 I Morbid Angel partorirono Altars Of Madness, quello che per me è il primo disco di death metal puro: in quel momento decisi che volevo cercare una band. Iniziai quindi a suonare con i Neophyte fondati da Andy Soresina dedicandomi prevalentemente all’attività live: composi solo un brano, ‘Hate Made Flesh’, che verrà pubblicato su una compilation di una label americana, Razorback Records. Contemporaneamente facevo musica per me ma mi limitavo a riportarla e a conservarla su un modesto 4 tracce. Poi, decisamente in ritardo sui tempi ma forte degli strumenti tecnici moderni, mi è venuta voglia di pubblicare e ho rispolverato parte di quella musica archiviata per anni integrandola con nuovi pezzi. Il risultato sono i due album che potete ascoltare.

Ci racconti invece la genesi, l’evoluzione e la registrazione/produzione di The Reasons?

Questo disco è espressione della volontà di affermazione che è in ognuno di noi, parla di come realizzare i propri desideri in modo alternativo, senza meritocrazia, impegno, sforzo… Ma imponendosi sugli altri grazie ad un patto con il Male. Insomma, non tiene conto di questi cazzo di valori, ma solo dell’obbiettivo finale che, stante la pochezza temporale del percorso terreno a cui l’uomo è condannato, è la sola cosa che conta. Il disco nasce appunto intorno a questo concetto su cui ruotano quasi tutte le tracce. Mentre componevo ho cercato di dare un’identità forte a tutti brani in modo che ognuno rappresentasse musicalmente al meglio le umane pulsioni sottostanti. Questa necessità di diversificazione si è spinta ad abbracciare anche generi estranei: un esempio evidente è ‘Black Blues of Death’. Per quanto riguarda la registrazione ho allestito nel tempo un mio piccolo studio personale dove ho cercato di ricreare un suono potente e pulito; oggi sporcano le produzioni perché dicono che il death old school, o come cazzo lo chiamano, suonasse così ma non è assolutamente vero: nei primi ’90, quando il genere raggiunse il suo apogeo, al netto delle eccezioni i suoni erano potenti, puliti e analogici.

Come descriveresti l’aspetto visuale dell’album, artwork e copertina?

Lo scopo che mi ero prefissati sin dall’inizio era quello di rappresentare l’accesso ad un pantheon demoniaco. Girando per Roma mi sono imbattuto nel portone che vedete in copertina, l’ho fotografato e ho chiesto al mio amico Andy Soresina, che oggi è un bravissimo grafico e fotografo nonché fondatore di Hellucination Photography, di renderlo al meglio; pure le foto sono opera sua coadiuvato da Francesca Donzuso, anch’essa fotografa eccellente. Il messaggio è: «Di cosa hai bisogno? Bussa, vedi la merce e paga il prezzo richiesto».

Che argomenti hai affrontato nei testi dell’album?

Come anticipato si tratta, ad eccezione di un paio di brani, di un concept album: ogni canzone racchiude un desiderio, uno scopo e, naturalmente poiché nulla è gratis, un prezzo da pagare. Ad esempio ‘Faust’ parla del patto per arrivare alla conoscenza assoluta, mentre ‘Black Blues of Death’ tratta del desiderio di successo attraverso l’affermazione artistica ed è dedicata a Robert Johnson, mentre ‘Bless My Hands’ rappresenta la sete di vendetta con un conseguente dramma esistenziale, ovvero il prezzo da corrispondere.

Cosa ci racconti della collaborazione col mitologico Andy Panigada dei Bulldozer?

Già in passato Andy aveva dimostrato interesse per alcuni miei pezzi e quando in occasione del primo disco, The Evil Sound of Hidden Demons, gli chiesi di partecipare ad un brano si dimostrò disponibile. Fece in quell’occasione un assolo in ‘Nasu’ e prestò la sua immagine nel relativo video che potete trovare in rete. In The Reasons gli chiesi di partecipare con un altro assolo, e direi che, come potete ascoltare in ‘Marriage for Evil’, lo ha fatto alla grande! Poi un giorno mi mandò un’email con all’interno un file audio: era ‘Meat Grinder’, traccia interamente composta e suonata da lui. Il fatto che volesse partecipare al progetto mi gratificò molto perché oltre a essere un amico è un grande musicista e proponendosi di sua sponte ha confermato l’interesse che nutre verso la mia musica.

Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione, sia in termini di musica che di testi?

Dovendo citare dei nomi, ma la lista sarebbe lunghissima, direi principalmente Morbid Angel, Deicide e Suffocation. Per quanto riguarda le derive più melodiche del genere chiamerei in causa i primi Septic Flesh, quelli con il nome separato per intenderci, che a mio avviso hanno raggiunto il loro apice con Esoptron, vera e propria avanguardia. L’uso delle tastiere, elemento ai miei tempi severamente bandito dal metal tutto, l’ho mutuato dagli Iron Maiden di Seventh Son Of a Seventh Son, dai Nocturnus e dai Bulldozer di Neurodeliri. I testi sono molto personali e hanno come scopo di farsi portavoce del mio rancore.

Come nasce e si sviluppa la collaborazione con gli amici di Nadir Music? Ma anche quella con Built2kill Records?

Cercavo un’etichetta fatta di persone che amano profondamente questo genere e il nome di Trevor non può che essere una certezza. Il fatto che mi abbia dato fiducia è stata una ulteriore conferma della bontà della mia proposta. Lui, che questo genere lo promuove da sempre come protagonista, avrà certamente notato la genuinità del mio lavoro: dopotutto questa musica è nata fondamentalmente per me ed è espressione del buio che mi vive dentro.

Su quali canali social possono trovarti gli ascoltatori? Quali strategie segui per la promozione online?

Anche in questo devo ringraziare Buil2kill in quanto, in parte per motivi anagrafici, non sono molto avvezzo all’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione. Attualmente ho un canale YouTube ufficiale, un profilo Facebook che seguo personalmente cerando di mettere sempre nuovi contenuti (a proposito, ho appena rilasciato una cover molto personale di ‘Cut Throat’ dei Bulldozer, la potete trovare sulla pagina) e una serie di piattaforme che ospitano i miei dischi tra cui Spotify, Apple Music, Amazon Music, Deezer. Sempre per motivi anagrafici sono affezionato alla copia fisica e, pertanto, è possibile acquistare anche il cd nei principali store. Per la promozione mi sta aiutando anche Ezio, fondatore di Wine and Fog, grazie al quale ho partecipato ad eventi dove ho potuto farmi conoscere. Penso che questa collaborazione avrà sviluppi futuri in quanto stiamo già discutendo di nuove iniziative decisamente interessanti.

Quale saluto e messaggio finali manderesti ai lettori di TrueMetal?

Ringrazio tutti coloro che vorranno ascoltarmi e che lasceranno traccia del loro passaggio seguendomi. Esortandovi ad ascoltare The Reasons vorrei inoltre farvi riflettere sull’opportunità di scendere a patti prima che la carne inizi a puzzare di morte. Grazie inoltre a TrueMetal per avermi concesso questa opportunità.

Dunque supportate Meghistos e acquistate solo musica originale: https://www.facebook.com/meghistos

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Band: Meghistos
Genere: Death 
Anno: 2023
72