Intervista Memoriam (Karl Willetts)
Intervista a Karl Willetts (Memoriam) da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli. Buona fruizione.
Dunque caro Karl, cosa devono aspettarsi i fan dal vostro nuovo album, To The End è l’inizio di una nuova trilogia, giusto?
Esatto, un nuovo inizio dato che abbiamo completato i primi tre album e dovevamo decidere cosa fare e dove andare. Dato che abbiamo cambiato etichetta e ciò è un nuovo inizio per noi, abbiamo voluto continuare con le tematiche coinvolgendo Dan Seagrave nella creazione dell’aspetto visivo. I primi tre album esplorano il tema della morte e del lutto, cinque anni fa abbiamo perso Martin (Kearns, batterista dei Bolt Thrower) e sono dunque nati da un periodo oscuro, esplorano quelle tematiche e l’aspetto visivo centrale è la bara; sul primo disco viene trasportata attraverso il campo di battaglia, viene esposta sul secondo e sul terzo viene inumata, dunque è una sorta di viaggio. Ora, in retrospettiva, mi riferisco a quei dischi come la “trilogia del ciclo della morte”. Ora cinque anni sono passati e abbiamo vissuto nuove esperienze come il Covid che è qualcosa di difficile ma si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel; questa nuova trilogia che inizia con To The End è un prequel in stile George Lucas! E la copertina è appunto l’inizio di questa trilogia alla quale ci riferiamo come “ciclo della vita”: in questa copertina la figura centrale è quella del leader, ancora vivo e non nella bara. Una sorta di istantanea che rappresenta la fine della sua vita – To The End – dato che parteciperà alla battaglia in cui verrà ucciso dando vita alla sequenza For The Fallen / The Silent Vigil / Requiem For Mankind. Si tratta del momento finale della sua vita ma credo che in questa copertina ci sia un pizzico di speranza: c’è un globo verde in mezzo che cattura il tuo sguardo e per me quel verde brillante è un simbolo di vita; e sullo sfondo brilla una luce, qualcosa di molto diverso dai primi tre album che avevano un’atmosfera molto cupa. Con questi tre album in programma celebreremo la vita attraverso il Death Metal, frase che ho usato spesso in passato e che ora metteremo in pratica, non vediamo l’ora: c’è tanta vita nei Memoriam, altri due dischi saranno registrati per completare la trilogia, sembra perfetto!
Cosa ci racconti a proposito della produzione di Russ Russell ai Parlour Studios?
Con il disco precedente ha messo in gioco molte cose che forse credevamo mancassero, come i pezzi finali di un puzzle. Aver coinvolto Russ è stato quasi come scoprire quale fosse il nostro sound, è fantastico perché è coinvolto in quello che facciamo sin dalle primissime fasi del processo: quando scriviamo i pezzi gli mandiamo con Dropbox i demo e lui si fa un’idea di quello che vogliamo ottenere ancora prima di entrare in studio e propone cose bellissime che aiutano a mettere insieme i pezzi. L’aveva già fatto con il disco precedente poi ha rinnovato lo studio e noi siamo stati la prima band ad entrare nei nuovi Parlour Studios di Kettering, è stato fantastico ritornare e incontrare la splendida persona che è: ha un grande senso dell’umorismo ed è una gioia lavorare con lui in studio. Lui sa quello che fa e se hai dei problemi per esempio con la chitarra, la batteria o che altro, mentre tu ancora stai pensando a come risolverli lui ha già trovato la soluzione con il digitale, incredibile! È quasi un quinto membro della band in questo senso, per quello che vogliamo fare coi Memoriam porta sempre molte idee: siamo felici di lavorare con Russ e lavoreremo ancora con lui in futuro perché ci ha dato molto e ci divertiamo ad andare nei suoi studi una volta all’anno o ogni anno e mezzo!
Hai parlato di una “trilogia della vita” ma quali sono i temi effettivi che hai affrontato nei testi di To The End?
Sì, ci sono tre aree tematiche nei testi che scrivo: c’è sempre il tema della guerra per il quale sono conosciuto negli ultimi trent’anni, potrei farlo nel sonno (ride)! È qualcosa che le persone si aspettano da me e non amo deludere la gente e non soddisfare le loro aspettative. È anche un modo di dare continuità ai dischi dunque quella tematica sarà sempre dominante nei testi che scrivo! Oltre a ciò ci sono un altro paio di cose che sono per me importanti, come la possibilità di pontificare a proposito della mia visione politica, cosa molto importante di questi tempi dato il mondo in cui viviamo: riferirmi a cose che succedono davvero è per me importante come musicista e artista, come autore di testi; il mio ruolo è portare avanti le cose in cui credo e dichiarare ciò che funziona e ciò che non funziona nel mondo in cui viviamo! Dunque il contenuto politico sarà sempre presente nei testi che scriverò… Per me scrivere canzoni sulla vita in generale è la cosa più gratificante: scrivere brani sulla gioia, il dolore, le cose di tutti i giorni, le esperienze che viviamo, specialmente ora che sono più vecchio mi sento più sicuro nel descrivere le mie esperienze degli ultimi trent’anni tra alti e bassi, gioie e dolori! Credo siano brani coi quali le persone possano relazionarsi in modo diretto perché condividi con loro le tue esperienze. Dunque troverete queste tre tematiche-chiave nel disco e credo che quanto lo faccia funzionare sia il grande equilibrio, si tratta di un bel viaggio, ci abbiamo lavorato a stretto contatto e abbiamo avuto un sacco di tempo per prepararci a questo disco! E per la prima volta, perché normalmente quando scriviamo un disco abbiamo da gestire le date dal vivo: soprattutto nel weekend siamo occupati con le prove o con i concerti e tutto questo normalmente impegna la maggior parte del nostro tempo. Ma questa volta non c’erano concerti a distrarci (ride), le ultime cose sono del marzo scorso perciò abbiamo avuto virtualmente un intero anno per prepararci: credo che questa cosa si rifletta nel prodotto finale che abbiamo messo insieme; penso sia stata una lezione per noi anche per il futuro, dedicare più tempo alla registrazione, alla scrittura e alla preparazione, ha funzionato molto bene per noi. Sono molto fiero di quanto è uscito, è un album potente con varie tematiche nei testi; credo che l’ascoltatore debba prepararsi all’ascolto di un album molto vario, più di quanto non abbiamo fatto prima: le canzoni hanno una varietà di atmosfere, trame e sensazioni che trasportano l’ascoltatore su un interessantissimo ottovolante che viaggia tra alti, bassi, velocità, lentezza. I brani sono stati ispirati anche da cose che non abbiamo mai fatto, come One Step (Closer To The Grave) …
Un brano Doom…
Esatto. E’ da tempo che volevamo fare una cosa del genere ma non ne abbiamo mai avuto l’opportunità, ci abbiamo lavorato ed è uscita molto bene, una delle mie canzoni preferite del disco! Ci sono brani lenti ed epici come l’ultima canzone, As My Heart Grows Cold…
Molto melodica!
Sì, non l’avevamo mai fatto prima, ci sono tanti brani con tante sensazioni: ecciteranno, scioccheranno e sorprenderanno da un certo punto di vista. Dunque non vediamo l’ora di sentire quale sarà la ricezione generale del pubblico quando uscirà il 26 Marzo!
Adoro l’influenza dei Killing Joke in Mass Psychosis, avevo già percepito qualcosa del genere su Weaponised Fear (tratta da The Silent Vigil) …
Assolutamente, è proprio lì! È la mia band preferita dei vecchi tempi, ho sempre cercato di iniettare degli elementi Killing Joke in quello che facciamo ma credo che quella canzone specifica funzioni così bene perché abbiamo con noi Spike (T. Smith, il batterista) …
…questa era la prossima domanda: com’è lavorare con Spike alla batteria?
Lo faccio sempre, tendo a… beh, tu fai partire la registrazione dell’intervista e per rispondere alle tue domande parlo per almeno 45 minuti. Alla fine ti chiedo: “Hai altre domande?” … e tu: “No…” (ride)! Comunque sì, Spike è un’altra aggiunta a questo album e la ragione che siamo ad un livello diverso, con tutto il rispetto per Whale, grande batterista e mio migliore amico per sempre! Ma Spike interpreta la batteria in un modo differente donando anche un carattere diverso al disco e per questa canzone in particolare, Mass Psychosis, suoniamo sui suoi standard perché ha suonato con così tante band che per me sono iconiche…
I Sacrilege…
I Sacrilege, i Conflict, ha suonato con gli English Dogs, con i Damned ma più importante ancora, ha suonato dal vivo nel tour cinese dei Killing Joke! Ha la capacità di fare qualsiasi cosa praticamente e ha portato questi ritmi intensi e tribali nella canzone, esaltandola e rendendola ancora più Killing Joke di quanto avessimo in mente! Ne siamo molto contenti e non vedo l’ora di lavorare con Spike dal vivo magari, se fosse interessato. Cosa ancora più importante, sul prossimo disco che stiamo iniziando a mettere insieme per un futuro non lontano il suo input sarà molto più rilevante diventando parte del processo creativo, dunque vedremo cosa metterà in gioco, magari qualche follia jazz… (ride)
Sei sempre in contatto con Andy Whale?
Assolutamente sì, gli ho parlato mezzora fa! Se ne è dovuto andare dalla band per il problema legato all’infortunio alla spalla: il suo fisioterapista fondamentalmente gli ha detto che non c’è una cura veloce per questa situazione; non riusciva a suonare intensamente la batteria per periodi estesi e gli cadevano le bacchette, una cosa non piacevole per un batterista! Dunque ha preso la decisione di uscire per farci continuare il viaggio e fare il disco, non potevamo ritardare la registrazione perché eravamo già ai Parlour Studios che erano pieni di prenotazioni dai diciotto mesi precedenti! Perciò abbiamo mantenuto la nostra programmazione con lo studio, con l’etichetta discografica e via dicendo… Sì, ha deciso di lasciare il posto di batterista per concentrarsi a ritrovare la forza per la spalla e lo sta facendo: da sei mesi ci sta lavorando con buoni progressi, concentrandosi anche sul suo progetto parallelo, i Darkened che sono fenomenali, si sta divertendo con loro! Per essere onesti è il mio migliore amico e lo sarà per sempre, niente cambierà: chi lo sa cosa succederà in futuro? La vita è una strada piena di incognite, non sai mai cosa troverai dietro l’angolo e perciò mi piace pensare che un giorno nel futuro lavorerò ancora con lui, musicalmente, sia che si tratti dei Memoriam o di un progetto parallelo separato… non vedo l’ora!
https://www.youtube.com/watch?v=dWA-1Q4FWnU
Una domanda fuori contesto: quali sono i tuoi ricordi riguardo i rapporti tra i Bolt Thrower e la Games Workshop, ai tempi?
Non ricordo, è passato del tempo…! Era buona, qualcosa di diverso per i tempi, diede alla band un taglio diverso per la promozione e la pubblicità. E cosa ancora più importante ci diede quell’artwork pazzesco che di distinse dalle altre band con qualcosa di differente. Quell’artwork per me è importante, un tema importante per uno come me che viene da un’epoca in cui dominava il “tangibile”: andavi in un negozio di dischi, compravi il disco, guardavi il disco e lo mettevi su ascoltandolo mentre studiavi la copertina…
…tutti i dettagli!
Sì, lo “sentivi” davvero ed è sempre stato molto importante per me, altra ragione per cui abbiamo continuato a lavorare con Dan Seagrave: i suoi lavori sono a livello di quelli della Games Workshop, è difficile mantenere così alta la qualità se non impossibile trovare qualcun altro! Sai, se provi a lavorare con un altro e il risultato non è così buono, automaticamente la gente ancor prima di ascoltare il disco direbbe: “Ah ok, grande il nuovo disco dei Memoriam ma l’artwork non è bello come quello del disco precedente!” …Per noi è molto importante mantenere quegli standard, la storia che Dan ha raccontato è incredibile ed essere parte di quel processo insieme a lui: è sempre un’avventura nuova ed eccitante perché all’inizio abbiamo delle idee generali in testa per la copertina di un album e gliele comunichiamo via email… “Vorrei questo, questo e quest’altro, con quel colore…”! Poi lui ti manda degli schizzi grezzi con tre o quattro idee, ne seleziona uno e aggiunge dei dettagli; man mano aggiunge cose e col passare del tempo lo vedi svilupparsi verso ciò che diventerà…essere parte del processo artistico è molto entusiasmante! Dan è davvero popolare ed impegnato ma ce l’ha fatta a modificare la sua tabella di marcia per noi, riuscendo allo stesso tempo a realizzare quella che dal mio punto di vista è una delle più belle copertine da lui realizzate sinora!
Ho avuto la fortuna di realizzare una splendida intervista con Dan Seagrave perché volevo esplorare il suo mondo anche nella mia trasmissione radio! È stato molto gentile e ci ha raccontato tutto quello che volevamo sapere!
Sì, effettivamente è un genio con un approccio intellettuale alla sua arte: ha un’incredibile varietà di stili e il dettaglio è uno dei suoi modi preferiti di fare le cose. È incredibile, puoi guardare le sue copertine per ore e notare cose che non avevi visto prima: l’altro giorno ho scovato sulla copertina un cane morto con una maschera antigas (ride)!
Sì, mi ricordo certe facce buffe sulla copertina di Altars Of Madness!
È vero! Altars Of Madness è uno dei miei dischi preferiti di tutti i tempi e ha seriamente influenzato la mia decisione di farmi questo tatuaggio (lo mostra in webcam) che è molto ispirato al lavoro di Dan, con le facce che si mescolano. Ci sono connessioni che affondano nel passato anche riguardo Dan, volevamo ricreare quelle atmosfere Death Metal Old School e nessuno sul pianeta può meglio ricrearle se non Dan!
Assolutamente! Salutiamo Dan!
Ben fatto, Dan!
Quale urlo e messaggio finale manderesti ai fan italiani che non vedono l’ora di vedere un concerto dei Memoriam?
Sì, assolutamente…ci rendiamo davvero conto di non essere ancora riusciti a venire in Italia ed è qualcosa che dobbiamo sistemare, abbiamo ricevuto un sacco di mail, messaggi e follower su Facebook; abbiamo anche venduto molto merchandise in Italia, paese che adoro: adoro la cultura, la passione…sono un grande fan di scooter e amo la Lambretta e la Vespa, sono un ragazzo da scooter ed era uno dei miei hobby quando ero giovane, ne avevo un po’, bella passione…comunque sì, lo stile, la cultura, il cibo e davvero vogliamo venire a visitare l’Italia. Dunque se in ascolto ci sono dei promoter che ci vogliono offrire delle date in Italia saremmo più che felici di accettare. Ed è il tuo lavoro diffondere il verbo, dillo alla gente! Ringrazio le persone, so che sono stati tempi duri…lo sono stati anche per noi sulla nostra piccola e solitaria isola Brexit, non abbiamo più amici e siamo tristi…
Posso immaginarlo! (risate)
Sono fortemente contro la Brexit – mi fa davvero incazzare – e abbraccio i miei cugini europei in Italia, vorremmo davvero suonare là! Grazie davvero per il supporto non solo odierno ma troughout the ages…
Through The Ages (tratto da The IV Crusade dei Bolt Thrower)!
Esatto, hai indovinato! Che possa durare a lungo questo supporto e speriamo di poter suonare nella vostra bella nazione possibilmente entro i prossimi dodici mesi, mi piace pensarla così!