Hard Rock

Intervista Midnite City (Rob Wylde)

Di Stefano Ricetti - 22 Luglio 2023 - 10:15
Intervista Midnite City (Rob Wylde)

In occasione dell’uscita del nuovo album degli alfieri dell’Hair Metal britannico Midnite City, intitolato “In At The Deep End” (qui recensione), abbiamo scambiato molto più che due battute con il cantante Rob Wylde, uno che per dieci anni è anche stato il frontman dei veterani dell’hard rock Tigertailz.

Buona lettura

Steven Rich

 

  

“In At The Deep End” ha un suono veramente di ottimo livello, che ha determinato un deciso salto di qualità rispetto alle vostre uscite precedenti. Spiega come siete arrivati ad ottenerlo, Rob, grazie. 

Prima di tutto mi fa piacere tu abbia notato la cosa, ci siamo fatti un mazzo tanto e quando viene riconosciuto non può che far piacere!  Concordo sul fatto che sia il nostro miglior lavoro fino ad oggi, a livello di suoni. Per quanto riguarda il resto, invece, nulla è realmente cambiato in termini di band stessa o delle nostre modalità di approccio. A parte la separazione dal nostro vecchio batterista, è sempre la stessa formazione dei tre album precedenti, io scrivo ancora tutte le canzoni e lavoriamo con la stessa formula che abbiamo adottato fin dal primo giorno. Immagino che l’unica vera differenza sia che questa volta abbiamo prodotto l’album da soli e abbiamo speso molti più soldi per ottenere il mix giusto, coinvolgendo il leggendario Chris Laney per mixarlo.

E penso che sia quello che abbia marcato la differenza sul materiale precedente. Personalmente desideravo lavorare con Chris da oltre 20 anni poiché sono un grande fan di ogni album in cui è stato coinvolto e sapevo che sarebbe stato perfetto al 100% per i Midnite City. Quando ha accettato di mixare l’album, ci ha chiesto che tipo di suono stavamo cercando e gli abbiamo detto che volevamo inserire le tastiere nel mix e renderlo il più possibile anni ’80. Quindi Chris ha fatto cose come riattivare la batteria dal vivo usando la batteria Linn, che i Def Leppard hanno usato in tutti i loro grandi album negli anni ’80 e nei primi anni ’90, ha anche usato un Rockman per le chitarre e piccoli trucchi qua e là per farlo suonare come un album che sarebbe potuto uscire nel 1988. Inutile sottolineare che ha fatto un lavoro incredibile. Penso che questa volta abbiamo fatto tutto bene in termini di canzoni, suono, atmosfera e mix e finora addetti ai lavori e fan sembrano essere d’accordo, dal momento che stiamo raccogliendo le migliori recensioni della nostra carriera.

 

In At The Deep End, 2023 

 

Affermare di essere 100% Hair Metal come avete fatto voi è scelta per certi versi coraggiosa, anche se da tempo non esistono più le divisioni degli anni passati. Puoi spiegarmi da dove nasce questa vostra appartenenza così viscerale al genere?

È la musica con cui sono cresciuto, semplicemente. Ho adorato tutte le band Hair Metal della fine degli anni ’80/primi anni ’90 e mi considero un’enciclopedia ambulante riguardo quel genere. I miei gruppi preferiti quando avevo 12 anni sono ancora i miei gruppi preferiti oggi, quindi immagino di aver scelto bene.

Per me niente batte l’eccitazione e il glamour sprigionati in quell’e-poca. Le canzoni erano così melodiche, orecchiabili e divertenti, e accanto alla musica, l’immagine esagerata di quelle band rappresentava la classica la ciliegina sulla torta. Ogni gruppo si atteggiava da rock-star e un concerto non era solo un concerto, ma un evento e una festa senza sosta 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Voglio dire, cosa c’è che non si possa amare di tutto ciò che ho appena menzionato sopra?

Ovviamente l’intera scena è morta nel 1992, ma lentamente ma inesorabilmente, soprattutto in Europa, l’Hair Metal sta in qualche modo tornando. Ovviamente non sarà mai così grande come lo era allora, ma è bello che alla gente piaccia di nuovo questa roba e i Midnite City sventolano quella bandiera più in alto di qualsiasi altra band sulla scena. Penso che, a differenza di altri che provano a fare queste cose, noi siamo molto più genuini e autentici in quello che facciamo. Molte persone ci stanno riferendo che, specialmente con questo nuovo album, che se avessimo pubblicato ‘In At The Deep End’ nel 1989, avremmo venduto milioni di copie e so bene che è vero. Ovviamente questo non acca-drà al giorno d’oggi, ma stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per riportare in vita questo stile musicale e rendergli giustizia.

 

Rob Wylde

 

Quali sono, per te, le migliori cinque band Hair Metal della storia?

Poison – The kings of Hair Metal. Nessuno meglio di loro.

Danger Danger – I più sottovalutati. Grandi canzoni. Grande immagine.

Bon Jovi – Non ora ovviamente, ma nel 1985-1988, erano senza dubbio la più grande band Hair Metal sulla terra e hanno reso questo genere mainstream.

Warrant – Tutto ciò che dovrebbe essere una band Hair Metal.

KISS – Senza i KISS l’Hair Metal non sarebbe mai esistito.

 

Com’è avvenuta la tua entrata nei Tigertailz nel 2012?

Un giorno ho ricevuto una telefonata dal batterista originale Ace Finchum. Stavano mettendo insieme una formazione e all’epoca avevano bisogno di un secondo chitarrista e lui mi ha chiesto se fossi stato interessato. Sapeva delle mie precedenti band, TCC e Sins Of America e pensava che sarei stato perfetto per il ruolo. Da adolescente ero un grande fan dei Tigertailz e avevo dei loro poster sul muro della mia cameretta, quindi ho colto al volo l’occasione e ho accettato l’ingaggio. Abbiamo fatto un tour nel Regno Unito e poi in Europa con quella formazione, poi la line-up è cambiata. Ace se n’è andato, il bassista è stato licenziato e mi è stato chiesto di passare al basso nel 2013. Abbiamo fatto molti tour con quella formazione, innumerevoli nel Regno Unito e in Europa, e abbiamo anche suonato ai KISS Kruise nel 2014, il che è stato incredibile. Poi, nel 2015, il cantante se n’è andato e mi è stato chiesto di fare il frontman, cosa che in realtà avrei dovuto fare fin dall’inizio. Quindi dal 2015 al 2022 sono stato il cantante principale dei Tigertailz. Con loro ho pubblicato 2 Ep e l’album “Blast” del 2016 e ho suonato su alcuni dei più grandi palchi del mondo. È stato un periodo divertente finché è durato e non ho rimpianti.

 

Tigertailz con Rob Wylde

 

Mi confermi quindi che con loro è finita?

Si, il discorso si è chiuso l’anno scorso. Non entro volutamente nei dettagli, ma era ora che me ne andassi.

 

La tua definizione dei loro lavori.

Young and Crazy (1987) – Il primo e il loro miglior album. Nonostante la band lo negasse sempre vigorosamente, per me questo era il più vicino a “Look What The Cat Dragged In” dei Poison, sin dalla copertina. I Tigertailz erano più duri dei Poison, indubbiamente, ma i rimandi erano evidenti. L’ho adorato e lo amo ancora oggi. Quando facevo parte dei Tigertailz, mi ha sempre elettrizzato interpretare quelle canzoni.

Bezerk (1990) – Un seguito di alto livello ma inferiore al suo predecessore. L’album ovviamente suona molto meglio, anche perché l’etichetta ha dato loro circa 5 volte il budget che aveva il primo. Sono anche diventati una band completamente diversa dopo che Steevi è stato licenziato, si sono allineati ai Motley Crue, un po’ più heavy metal e molto meno “bubblegum”. Detto questo, non si può negare che ci siano alcune canzoni enormi dentro Bezerk. Quando ero nei Tigertailz lo abbiamo praticamente saccheggiato, in sede live, tranne per forse una canzone. Permane il loro album più conosciuto, nel mondo.

 

Da autentico cavallo di razza quale sei, in qualità di cantante di hard rock melodico, forniscimi la tua definizione dei seguenti colleghi.

 

Beh, prima di tutto ti ringrazio per l’apprezzamento, che per me significa molto…

Allora:

Ronnie Atkins (Pretty Maids) – Devo essere onesto, non sono mai stato un fan dei Pretty Maids. Sono un po’ troppo heavy metal per me, quindi non posso davvero entrare nel merito di Ronnie, anche se so che è un grande cantante. Chris Laney suona la chitarra per i Pretty Maids, adesso, quindi forse è giunto il momento, per me, di approfondire quella band!

Joe Elliot (Def Leppard) – Fantastico in quello che fa. In un certo senso ha reso lo stile del cantato degli AC/DC molto più melodico e di più facile fruizione. Nei primi anni della carriera era molto più ruvido, ma poi si è evoluto, alla grande. Personalmente penso che la linea di demarcazione del suo percorso artistico sia stata incarnata da “Adrenalize”. Da lì in poi è stato un’altra cosa, Joe. Un grande. Grande rispetto per lui.

Steevi Jaimz (Tigertailz) – Adoro la voce di Steevi. E’ un cantante che non possiede una grande estensione, ma riesce a compensare in termini di feeling espresso e atteggiamento dal vivo, caratteristiche che sono sempre state fondamentali anche per me. Ho avuto la fortuna di suonare la chitarra per Steevi durante i suoi spettacoli legati a “My Private Hell” nel 2009. Inoltre è un’ottima persona. Se non hai ancora ascoltato il suo album, per l’appunto “My Private Hell”, ti consiglio vivamente di farlo, ne vale la pena!

Kim Hooker (Tigertailz) – Mai piaciuto. Ho sempre sostenuto che fosse il cantante sbagliato per i Tigertailz. Sorry Kim!

Phil Lewis (L.A. Guns) – Un altro grande. Adoro la sua voce. Vale lo stesso discorso fatto per Steevi poc’anzi. Phil nella sua interpretazione è uno davvero “cool”. La gente dirà che tecnicamente non è il miglior cantante del mondo, ci sta, ma quello che fa lo fa benissimo. Ed è il frontman perfetto per gli L.A. Guns, nessun altro lo potrebbe sostituire. E’ anche uno dei pochi della vecchia guardia che riesce ancora a toccare determinate note alte. Nella mia top ten personale Phil ci sta alla grandissima!

 

In qualità di cantante, chi erano i tuoi idoli e i tuoi modelli?

Più di uno. Ogni cantante possiede degli idoli e nel tempo si tende ad avvicinarsi a chi ti ha ispirato e influenzato. I miei sono Ted Poley, Bret Michaels, Mike Tramp, Paul Stanley e Jani Lane. Diversi fra di loro, evidentemente. Personalmente ho preso dei piccoli pezzi da ciascuno di essi, li ho amalgamati e ne ho fatto la mia ricetta. Oltre a essere dei grandi cantanti li ritengo anche degli ottimi animali da palco, un ingrediente estremamente importante in quello che faccio. Puoi anche essere il miglior interprete del pianeta ma se poi sul palco non dimostri personalità è meglio cambiare mestiere. Quando fai Hair Metal devi non solo cantare bene ma anche padroneggiare il pubblico, molti piccoli trucchi in questo senso li ho carpiti dagli artisti che ho menzionato prima. Ritengo di avere imparato dai migliori.

 

Midnite City, line-up 2023

 

Da inglese, cosa rappresentano per voi i Saxon?

Molti potrebbero restare delusi dalla mia risposta ma onestamente non mi sono mai appassionato più di tanto a Biff e soci. Def Leppard a parte, le mie influenze provenivano dall’America, poiché ho sempre pensato che le band americane prendessero quello che stavano facendo le band britanniche e lo rendessero più grande, migliore e più affascinante. Dei Saxon ho apprezzato “Destiny”, per i motivi che facilmente potrai intuire ma in generale tutta la NWOBHM non era cosa per me.

 

Conosci band italiane?

Ad essere sincero non mi viene nessuno. Mhhh… mi sa che mi sto perdendo qualcosa… Bellissimo Paese, comunque, il vostro!

 

Dammi la definizione dei vostri album.

Midnite City (2017) – Colà dove tutto è iniziato, per noi. Un album di cui sono ancora incredibilmente orgoglioso. Suonava un po’ AOR ma aveva anche molti momenti di puro Hair Metal. Era l’album che avevo voluto fare da una vita e quando è stato pubblicato è decollato inaspettatamente come un razzo. Suoniamo ancora tonnellate di canzoni prese dal nostro debutto.

 

There Goes The Neighbourhood

 

There Goes The Neighbourhood (2018) – Per me, insieme con il nuovo album, è il mio preferito. Abbiamo semplicemente reso il tutto più ficcante del debutto. Lo considero molto più Hair Metal del suo predecessore e portatore di quella carica che si può riscontrare in “Screw It” dei Danger Danger, sia in termini di canzoni che di atteggiamento generale. Ha anche venduto più del debutto ed è quello che ci ha fatto conoscere per davvero là fuori.

Itch You Can’t Scratch (2021) – Un album molto più pesante e leggermente più oscuro dei due che lo precedono. È stato scritto e registrato durante gli anni del Covid, quindi non ci siamo mai trovati per registrare insieme ed è figlio del lavoro di cinque studi diversi nel Regno Unito. È stato un periodo strano per tutti quanti e penso che ciò che stava accadendo intorno a noi abbia sicuramente influenzato il nostro songwriting, aumentando il grado di durezza e spigolosità delle varie canzoni.  Molti giornalisti lo considerano il nostro miglior album, io no, preferisco il materiale antecedente, più classico, più Midnite City.

In At The Deep End (2023) – La quintessenza dei Midnite City e il mio album preferito finora insieme con Neighbourhood. Non a caso possiede molte affinità con il nostro secondo disco e in un paio di occasioni pare che peschi dal repertorio nostro debutto. Un lavoro 100% Midnite City, fresco, accattivante, melodico, eccitante, buono per far festa, contiene degli ottimi ritornelli e qualche ballata top. Suona anche nel modo in cui ho sempre immaginato che suonassimo. È di gran lunga il nostro miglior album fino ad oggi a livello di suoni. Non ho assolutamente dubbi!

 

Il miglior momento e il peggiore, sinora, per i Midnite City.

Il migliore: esserci esibiti in Giappone nell’ottobre del 2019. Un mio sogno sin da bambino che si è avverato. Abbiamo fatto due concerti sold out a Tokyo e Osaka. I fan sono stati incredibili e il solo fatto di stare per qualche giorno in Giappone ci ha portato in un’altra dimensione: salire sui treni ad alta velocità, visitare i templi e così via. Un qualcosa che non dimenticherò mai. Per le rock band ancora oggi il Giappone è la terra promessa e, da parte nostra, ha sicuramente superato tutte le nostre aspettative iniziali. E sono felice di poter dire che ci torneremo a dicembre per altri due spettacoli, a siglare il nostro momento clou dell’anno.

Il peggiore: il festival a Ibiza l’anno scorso. Il tecnico del suono non parlava inglese e ha completamente rovinato il suono non solo nostro, ma anche di tutte le altre band in cartellone. Un vero schifo, durante la nostra prima canzone abbiamo dovuto smettere di suonare e ci siamo rifiutati di continuare finché non fosse migliorato qualcosa.

 

Esiste la possibilità di vedervi in concerto dalle nostre parti?

Mi sono esibito e ho fatto tournée in Italia molte volte in passato con i Tigertailz, insieme con il Giappone e l’Australia è il mio posto preferito in cui suonare. Siete delle persone appassionate e il vostro Paese è di una bellezza mozzafiato. I Midnite City non hanno ancora suonato in Italia, ma speriamo di rimediare presto. Abbiamo un nuovo agente che al momento sta lavorando per portarci nel maggior numero possibile di festival europei, quindi si spera che includa anche l’Italia!

 

Prossime mosse?

Abbiamo appena completato un tour di quattro settimane qui nel Regno Unito con degli ottimi riscontri. Ci siamo divertiti moltissimo, di fronte a un pubblico entusiasta. Suoneremo poi al festival HRH Sleaze ad agosto. Del Giappone ti ho già riferito e, sul fine anno, abbiamo in programma uno show a Sheffield sotto Natale, il 16 dicembre. Altro bolle in pentola, di grosso, per gennaio, ma per ora non possiamo svelare ancora nulla, poi ad aprile 2024 ci imbarcheremo per un ulteriore tour nel Regno Unito.

 

E’ tutto, Rob, spazio a disposizione per chiudere l’intervista a tuo piacimento.  

Prima di tutto ringrazio te e Truemetal per lo spazio e l’interessamento nei mei confronti e nei confronti dei Midnite City. Poi mando un grande saluto a tutti i nostri fan in tutto il mondo accompagnato da questo messaggio: “non potremmo fare nulla di tutto questo senza di voi e speriamo che amerete il nostro nuovo album tanto quanto noi, continuate ad acquistare la nostra musica!”.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti