Intervista Moonspell (Fernando Ribeiro)
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Verso le battute conclusive del mese di luglio, a pochi giorni dall’uscita del live “Lisboa under the Spell”, abbiamo contattato per voi Fernando Ribeiro, mastermind dei leggendari Moonspell, una delle figure più affascinati che il mondo del metallo pesante possa vantare. Con lui abbiamo parlato dei Moonspell, del suo nuovo progetto, la Alma Mater Records, approfondendo musica e letteratura, cercando di conoscere ancora più a fondo la figura di Fernando Riberiro, sia come uomo che come artista.
Non rimane che augurarvi buona lettura!
Intervista a cura di Marco Donè
Ciao Fernando, sono Marco di Truemetal.it, come va?
Molto bene, grazie per averci invitato ancora qui.
Questo è un periodo veramente intenso per te, sei attivo su tantissimi fronti e ci sono tante cose di cui parlare. Inizierei partendo dai Moonspell e dal vostro imminente DVD live “Lisboa Under the Spell”, in uscita il prossimo 17 agosto. Il DVD ritrae la vostra esibizione all’arena Campo Pequeno di Lisbona, del 4 febbraio 2017, un evento storico nella storia della band. Che emozioni e quali ricordi porti con te, di quella data?
Penso che solo ora, con il pezzo finito in mano, posso davvero vivere le emozioni di quella giornata e di tutto quello che è successo. In realtà, molto di quello che abbiamo provato è raccolto nel rockumentary film che precede lo show, quindi se lo guarderai te ne potrai accorgere. C’è un sentimento che non è filmato, ma il fatto è che è il più forte di tutti, ed è quel tipo di unione che hanno i Moonspell e che fa davvero la differenza per noi, in ogni situazione, che sia perdere gli strumenti in un volo aereo o un grande evento. Suonare questo tipo di show e registrarlo in Portogallo comporta sempre molti problemi e abbiamo trascorso la nostra giornata tra lo stare in scena e il sistemare le cose ed essere diplomatici. Sappiamo che alla fine della giornata in fondo tutto dipende da noi e dobbiamo far funzionare le cose.
La copertina di “Lisboa Under the Spell“
In quella notte speciale, in cui avete festeggiato i vent’anni di “Irreligious”, vi siete esibiti in uno special show, dove avete suonato per intero “Wolfheart” e “Irreligious”, due classici della storia del metal, e “Exctinct” che, all’epoca, era il vostro ultimo studio album. La scelta di inserire “Extinct” nella sua interezza, sta a significare che il lavoro del 2015 rappresenta una tappa fondamentale nella carriera dei Moonspell, paragonabile ai vostri primi due album?
È quello che crediamo. Per noi “Extinct” è un disco fantastico, con un ottimo suono e alcune delle migliori canzoni che abbiamo mai scritto, era importante fosse lì, proprio per far sì che i fan non perdessero il nostro percorso musicale iniziato con “Under the Moonspell”, e poi, certamente, “Wolf” e Irreligious”, che sono due cardini del nostro sound e della nostra fan base. Era anche l’ultima data di quel tour, per “Extinct”, quindi c’è stata una sorta di continuità. Ogni band sarà sempre in competizione con quello che ha pubblicato ai suoi esordi e i Moonspell non fanno eccezione; al giorno d’oggi le persone si fermano alle proprie opinioni e non vanno oltre ciò che si aspettano, decidono che debba essere così e basta. Per me la musica, sia da musicista che da ascoltatore, è sempre stata una questione di ricerca di nuovi elementi, è così che facciamo crescere la nostra band, pagando il prezzo che dobbiamo, senza fare confusione.
Se non erro, in origine era prevista la presenza di un bonus disc per “Lisboa Under the Spell”, un bonus disc che con l’andare del tempo si è tramutato in “1755”, quello che al momento è la vostra ultima fatica in studio. Un lavoro unico nella vostra discografia, cantato in portoghese e incentrato sul terribile terremoto che distrusse Lisbona nel 1755. Com’è stato accolto e che impatto ha avuto in Portogallo?
Molto bene. Non solo in Portogallo, ma qui soprattutto. Penso sia dovuto al modo in cui è avvenuta questa tragedia nella nostra capitale, nel nostro paese e alle onde d’urto che si sono propagate nel mondo intero, contribuendo a plasmarne la sua forma sociale e religiosa. L’attrattiva per il fan portoghese sta nel fatto che questo argomento salta fuori dai libri di testo e dalle aule di scuola e viene trattato all’interno di un disco, che è molto apprezzato qui, e che ha già il suo posto nella storia della musica portoghese, non solo metal, esattamente per il modo in cui è stato fatto e pensato.
La copertina di “1755“
E per te e per i Moonspell che significato ha? Che sensazioni e che emozioni provi nel suonare quei pezzi dal vivo?
Siamo a nostro agio, come sempre. Talvolta dobbiamo pianificare gli album, ma visto che adoriamo scrivere musica è una cosa che non ci pesa. Con “1755”, invece, tutto è stato abbastanza imprevisto. La “musa” ha indicato la direzione e noi abbiamo preso il comando e realizzato questo disco, anche se avremmo dovuto pubblicare il DVD (che è stato posticipato) e andare in tour. L’aver preso quella decisione è stato un successo per noi e, inoltre, un altro aspetto che voglio sottolineare è che, probabilmente, abbiamo trovato un ulteriore sbocco per il sound dei Moonspell oltre che il nostro profondo interesse per la storia del Portogallo. Potremo fare un altro album come questo, in futuro.
Qualche mese fa, in una intervista a LoudTV.net, Ricardo Amorim ha detto che bisogna iniziare a pensare a cosa verrà dopo, a quando, in un prossimo futuro (speriamo il più lontano possibile), potreste non essere più in grado di portare avanti la band. Sembra che anche tu ci abbia pensato e che non ti voglia far trovare impreparato. Hai infatti lanciato la “Alma Mater Books & Records”, casa editrice e discografica attraverso cui unirai le tue grandi passioni: musica e letteratura. Ti andrebbe di parlarci di questa tua nuova esperienza e di come sia nata l’idea?
Penso che Ricardo sia un uomo davvero saggio e che i fan debbano cercare di capire che le band non possono durare per sempre. La loro eredità può durare, ma questo dipende dalle persone, non dalle band. E poi c’è da dire che non siamo i Maiden, i Sabbath, i Metallica, e nemmeno i Sabaton, senza dimenticare i Nightwish; la grandezza di quelle band potrebbe fare in modo che possano andare avanti per anni. Per i Moonspell il futuro sembra diverso e sicuramente molleremo quando ci sentiremo di farlo, non quando il mercato ce lo imporrà. In realtà l’etichetta non era un’idea di scorta, ma più un ricordo dei vecchi tempi del tape trading e la ricerca di nuovo materiale che si è trasformata in un’etichetta che si occupa di dischi e libri. Lo spirito che sta alla base di Alma Mater è lo stesso che abbiamo avuto agli esordi dei Moonspell, un autentico amore per fare le cose dentro l’infinità di opzioni che abbiamo scelto. Lo faccio con gusto e, allo stesso tempo, per colmare la lacuna della cultura alternativa qui in Portogallo, e anche per motivare le nostre band a essere migliori e a imporsi nel nostro paese.
Il logo di “Alma Mater Records”
Quali saranno le prime uscite che curerai?
Inizieremo con alcune collector edition dei Moonspell: “Irreligious” in formato LP e il 12” EP di “Opium”. Sono esauriti/fuori catalogo da tempo e, siccome i Moonspell stanno andando avanti, abbiamo distribuito “1755” qui in Portogallo e abbiamo anche un nuovo LP dorato di “Wolfheart” e, dopo l’estate, pubblicheremo l’EP dei Moonspell “Halloween” e “Clouds” dei Tiamat in vinile. Questo è uno dei volti dell’etichetta: le riedizioni. Abbiamo anche ristampato in LP “Infinity…”, disco del 1996 dei Desire. È stato un successo, tanto che hanno iniziato a lavorare a un nuovo album per il 2019. La nostra prima formazione inedita con cui abbiamo iniziato a lavorare è una death metal band chiamata Okkultist, sono molto giovani ma di estremo talento nel campo del death metal, così questa sarà la nostra prima scommessa per quanto riguarda il lancio di nuovi gruppi. Abbiamo anche un artista di Fado, Paulo Bragança, insomma, staremo a vedere cosa accadrà, finchè tutti si troveranno bene con la filosofia dell’etichetta, espanderemo di sicuro il nostro roster di band e artisti.
Tra l’altro, hai da poco pubblicato “Purgatorial”, la tua raccolta di poesie, ti andrebbe di parlarcene?
È un’antologia di tutti i volumi di poesia che ho scritto tra il 1999 e il 2007 e che erano stati pubblicati da diverse etichette e quindi erano andati esauriti diversi anni fa. Avevo fatto la stessa cosa per il Portogallo, in portoghese, ma poi li ho tradotti in inglese io stesso in modo che le persone a cui piacciono i testi delle mie canzoni e i miei scritti potessero finalmente entrarci in contatto tramite una lingua che comprendiamo tutti. Per quanto riguarda la mia poesia nello specifico, non c’è poi molto da dire, dato che si tratta di poesia e di conseguenza è aperta alle interpretazioni, con la stessa libertà che io ho avuto nello scriverla. Ho scritto poesie sui gatti e sui bambini vittime della guerra; la poesia è come una sorta di grande brodo primordiale da cui puoi ricavare ogni cosa, ed è lo stesso per tutti i poeti, lo percepisci, lo scrivi.
Quali sono le attuali letture di Fernando Ribeiro e qual è il tuo periodo letterario preferito?
In questo periodo sto leggendo soprattutto saggistica. Sto scavando a fondo “The Denial of Death” di Ernest Becker, un saggio che ha vinto il Pulitzer e parla del nichilismo e dell’esistenzialismo come forme di negazione della morte. È una teoria che fa piuttosto meditare. Sto comunque leggendo anche altri libri, al momento sono a metà di “The Skeptical Environmentalist” di Lomborg e ho appena finito “American Wolf”, di Nate Blackslee, un gran libro sui lupi di Yellowstone.
Un autore del passato e uno contemporaneo a cui ti senti legato.
Del passato: Nikos Kazantsakis (Grecia); del presente: Michael Houellebeck.
Fernando Ribeiro
Fernando, levami una curiosità: lo scorso anno vi siete esibiti al Metalitalia.com Festival, suonando prima dei Death SS, quello che può essere considerato il gruppo più importante nella storia del metal italiano. Ricordo come li presentasti, con quel “the legendary Death SS”, e mi sono subito chiesto se fossi un fan della band di Steve Sylvester… Che mi dici in tal proposito?
Con tutto il rispetto per i miei grandi amici Lacuna Coil, che sono la band italiana che la gente conosce di più, sono sempre stato molto interessato alla scena underground italiana ed è stato davvero bello condividere il palco con simili leggende, senza dubbio. I Death SS sono sempre stati una sorta di shock rock à la Alice Cooper dell’underground italiano e lo show è stato fantastico e orrorifico come doveva essere. Quindi è stato davvero bello esserci e poterlo guardare, perché sapevo che sarebbe stato un momento speciale. Sono anche riuscito a vedere un’altra delle mie band preferite, i Mortuary Drape, e a incontrarli dopo venticinque anni e so che anche i Bulldozer dovrebbero suonare proprio quest’anno; sembra che io sia stato in giro per i festival più come spettatore.
Fernando, nel 1998, con il nome Daemonarch, avete dato alle stampe “Hermeticum”, un disco a cui sono legatissimo. Ci sarà mai un secondo capitolo?
No, non credo. Mi fanno molte domande riguardo ai Daemonarch, ma a essere onesti ci penso solo nel momento in cui mi chiedono qualcosa a riguardo. I Moonspell e l’etichetta e, naturalmente, la famiglia (in italiano anche nell’originale, ndr) occupano il mio corpo e la mia mente da quarantaquattrenne per la maggioranza delle loro, seppur minime, dimensioni. Se i Daemonarch avranno mai un futuro, sarà qualcosa di meno Black e Death, più strumentale, quasi una colonna sonora, ma immagino che i fan vorranno solo un’altra esplosione come quella di “Hermeticum”, che però non penso accadrà in questo secolo.
Torniamo a parlare dei Moonspell. Tra pochi giorni uscirà “Lisboa Under the Spell”, e poi? Quali i progetti futuri?
Anzitutto spero che le persone si prenderanno del tempo per guardare e godersi il film finché non ci ritroveremo ancora sul palco. Sono certo che la prossima volta saremo più amici di prima. Stiamo anche per partire, condivideremo il palco con gli Amorphis, i DT e gli Omnium Gatherum in quello che sembra essere un tour del Nordamerica molto promettente. Prima della fine dell’anno faremo avanti e indietro per concerti e termineremo l’anno in Messico. Staremo tranquilli nei primi mesi del 2019, ma poi ricominceremo ad andare in tour e a lavorare sul seguio di “Extinct”.
Fernando, siamo arrivati alla fine della nostra intervista. Ti ringrazio per il tempo dedicatoci e, come da tradizione, lascio a te le ultime parole per un saluto ai nostri lettori.
Grazie per l’intervista, spero che apprezziate il film e il concerto di “Lisboa Under the Spell”. Ci vediamo più prima che poi in Italia (in italiano nell’originale, ndr), statemi bene, siate positivi e non lasciate che nessuno vi butti giù. Siete l’Italia!
Marco Donè