Intervista Nebrus (Mortifero)
Intervista ai Nebrus da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio.
Buona fruizione,
Steven Rich
I Nebrus, ormai da quasi due lustri, fanno sul serio. Il Black Metal primordiale scorre fiero nelle vene di Noctuaria e Mortifero, oscura coppia di creatori di atmosfere criptiche, fosche, angoscianti, perturbanti come quelle che ogni progetto serio di tale genere musicale – oggi spesso preda di derisioni – dovrebbe offrire. L’intenzione è quella del primo Burzum, dei primi Mayhem, il tutto aggiornato col giusto sincretismo che include certo doom catacombale e il sound di realtà attuali legate al Black più nichilistico e dissonante. Vederli dal vivo, sinora, è stata un’esperienza elitaria che speriamo sarà possibile vivere ancora in futuro. Per adesso scendiamo nell’Abisso in compagnia del nostro oscuro Virgilio: Mortifero dei Nebrus!
Dunque, caro Mortifero, l’anno prossimo si parla già di un bel decennio di Nebrus…giusto?
Sì! Ormai sono dieci anni nel 2018, anno in cui si è formata la band e successivamente è arrivato il primo demo, nel 2009… sono già passati dieci anni!
E in questi dieci anni c’è stata un’evoluzione, a livello di sound?
Sicuramente c’è stata una grossa evoluzione, anche se le fondamenta sono rimaste quelle: principalmente il fare una musica oscura ed alienante con una voce sicuramente particolare, utilizzata in modo un po’ fuori dai canoni rispetto al classico genere Black Metal e poi Death Metal. Nel demo facevamo una sorta di Black-Doom-Avantgarde un po’ particolare e via via ci siamo evoluti verso sonorità più vicine al classico Black Metal però sempre con l’utilizzo di una voce molto personale come quella di Noctuaria. Via via, il sound si è ulteriormente appesantito grazie ad influenze Death Metal e anche Doom pur mantenendo le nostre caratteristiche iniziali.
Sulla vostra pagina YouTube c’è una sorta di doppio documentario sul viaggio tuo e di Noctuaria in quel di Oslo, sulle tracce di Euronymous…
Sì, all’inizio del 2009 facemmo questo viaggio a Oslo proprio per la nostra grande passione che avevamo per il Black Metal norvegese, in particolare per la figura di Euronymous ma anche di Dead in quanto rappresentanti, a nostro parere, di quel particolare periodo degli anni Novanta. Riuscimmo a vedere una parte di quei luoghi che per noi erano mitici nei primi anni Novanta, per esempio il negozio di Euronymous che nel periodo in cui lo visitammo era adibito a paninoteca, però la parte della cantina aveva ancora la stessa atmosfera, con le stesse scritte che c’erano ai tempi. Così come altri posti, che so, il famoso “sepolcro” di Euronymous piuttosto che la sua ultima abitazione e alcune chiese che erano state date alle fiamme da lui e dal Conte Grishnackh.
…che ora vediamo in improbabili video, sul trattore, nelle foreste norvegesi…
Sì, è abbastanza cambiato quest’uomo seppur comunque abbia una forte personalità – condivisibile o meno – e certamente porta avanti le sue idee con una coerenza più o meno lucida.
Come descriveresti Exta Malorvm ad un nuovo possibile fan dei Nebrus, dato che è qualcosa di non immediatamente classificabile come il classico Black Metal?
Con Exta Malorvm abbiamo fatto un passo doppio rispetto all’album precedente, From The Black Ashes. Mentre quest’ultimo è un album puramente Black Metal, a parte l’uso vocale che ricorda più Attila Csihar piuttosto che altre sperimentazioni vocali, in Exta Malorvm il tutto si evolve ma per un motivo: tra Exta Malorvm e From The Black Ashes manca un album di evoluzione, mai registrato per varie ragioni. Uscirono altre release, dei singoli, degli split, degli EP e alla fine questo album che non solo raccoglie influenze Black Metal ma ci sono anche pesanti influenze Death e Doom chiaramente sempre con l’intenzione di creare una musica molto oscura e criptica, con un forte uso di parti dissonanti e di chitarre ribassate che non è più prerogativa del Black Metal mentre lo è piuttosto del Death.
C’è stato un aspetto dei Nebrus legato alle esibizioni live, anche fuori dai confini italioti: cosa ci puoi raccontare di questa esperienza?
Abbiamo avuto la fortuna di poter suonare in Francia, a Nizza. Questo grazie anche a degli amici, eravamo molto legati ad un gruppo francese di Black Metal brutale che si chiamano – o meglio si chiamavano – Odium, che ci invitarono a suonare a Nizza, senz’altro una delle più belle esperienze mai vissute dal vivo.
Siete tornati ad essere a tutti gli effetti un duo. Una dimensione live è ancora prevista per i Nebrus oppure no?
La dimensione live sarà sicuramente prevista quando troveremo delle anime affini alle nostre, con le quali poter portare sul palco le atmosfere che ci caratterizzano. Purtroppo in passato abbiamo dovuto prendere questa decisione di smettere con i live proprio perché i musicisti coi quali ci esibivamo non erano completamente in sintonia con noi e questo si rifletteva poi sulle performance dal vivo. Adesso l’intenzione sarebbe ancora quella di portare la nostra musica dal vivo, anche perché stiamo ultimando la composizione del nuovo disco però al momento non ci sono musicisti che fanno parte della nostra line-up in modo da poterlo fare. Ciò non esclude che in futuro lo faremo, anzi è sicuramente la nostra intenzione.
In questa bizzarra epoca digitale, come può trovarvi il pubblico online? Ci sono i video, le pagine dei social network?
Noi di base non siamo molto legati ai social network, anzi, siamo piuttosto avversi a questo anche se abbiamo una pagina che però non è molto aggiornata. La utilizzavamo soprattutto nel periodo in cui avevamo la line-up, quando suonavamo dal vivo e dunque Facebook era utile per dare tutte le informazioni a chi ci seguiva. Adesso preferiamo sicuramente un sito come Bandcamp, grazie al quale riusciamo ad arrivare a più persone, a far sentire la nostra musica con una certa qualità nonché a distribuirla. Abbiamo anche un canale YouTube sul quale ci sono alcuni video, anche dal vivo. Penso che sicuramente queste siano tutte risorse in più che chiaramente vent’anni fa non c’erano: a mio parere vanno utilizzate per quello che sono e sfruttate per quello che possono fare e non viceversa, non dobbiamo farci da loro possedere!
Esattamente…! Per salutarci vorrei far ascoltare Psalm Of Abhorrence: ce la presenti tu e ce ne parli, Mortifero?
Certamente! Psalm Of Abhorrence è proprio un brano che va a legare il Black Metal al Death Metal, certe atmosfere dissonanti con altre cupe e tristi, se vuoi. E’ uno dei miei testi preferiti e quella che andate ad ascoltare è Psalm Of Abhorrence!
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