Heavy

Intervista Nereis (Andrea Barchiesi)

Di Andrea Bacigalupo - 7 Giugno 2018 - 8:30
Intervista Nereis (Andrea Barchiesi)

Ho conosciuto personalmente i Nereis durante il W:O:A Metal Battle 2018 – Semifinale di Genova. Durante l’esibizione il gruppo è riuscito a suscitare nel pubblico una grande emozione grazie alla loro professionalità e passione e ad un sound energico e grintoso. Due chiacchiere fatte al bar hanno fatto venire l’idea di proseguirle e di trasformale in una breve intervista.

Ciao Ragazzi, benvenuti sulle pagine di TrueMetal.it. Iniziamo subito con una domanda scontatissima: avete iniziato nel 2007 con il nome di Black Star e solo l’anno scorso avete deciso di cambiarlo in Nereis. Come mai questa scelta? Volete raccontarci la vostra storia?

Banalmente, come tante volte accade, alcuni ragazzini con la passione per il rock formano una band e si cimentano nel suonare i miti del rock e dell’heavy metal. Così ha inizio la nostra storia. Poi, crescendo, arriva per tutti il momento di rivedere le proprie priorità e le strade si dividono. Da una parte quelli che hanno visto la band come un semplice hobby o attività di svago, dall’altra quelli che fin da piccoli era chiaro che strada dovessero prendere, nel bene e nel male. Nel 2014 ha origine la formazione attuale, cinque membri determinati a portare la loro musica alle grandi masse in un modo o nell’altro. Armati di pazienza e grande volontà ma soprattutto consapevoli che sia una missione quasi impossibile.

Una volta finito di realizzare il nostro primo album full length, abbiamo cominciato a cercare un’etichetta che potesse rendere giustizia al nostro lavoro, a nostro modesto parere molto valido. Una volta trovata abbiamo cominciato a definire i piani di promozione dell’album con la statunitense Eclipse Records. Il nome della band dev’essere registrato come marchio dal momento in cui vuoi fare sul serio e cominciare a commerciare la tua musica. Devi quindi assicurarti che il tuo non sia già stato occupato e procedere con la registrazione. Purtroppo “Black Star” non era disponibile e abbiamo dovuto abbandonarlo.

 

Cosa significa Nereis?

Nella mitologia greca “Nereis” è una delle nereidi figle di Nereo, divinità del mare tranquillo. Nella band è fortemente presente il tema del viaggio, dell’avventura e della scoperta, rispecchia molto il nostro modo di fare musica e scrivere i testi. Per questo abbiamo scelto come tema per la band una dimensione marinaresca.

 

L’8 giugno esce ‘Turning Point’, il vostro album d’esordio. Quanto tempo avete impiegato tra la composizione dei brani e la loro incisione?

Il nostro obbiettivo era di trovare la nostra identità di gruppo dopo il cambio formazione avvenuto nel 2014. I due nuovi membri avevano portato una ventata di aria nuova e gli equilibri erano cambiati. Nel 2015 abbiamo portato in live “From the Ashes“, una raccolta di brani classici della band reinterpretati dalla nuova lineup racchiusi in un EP uscito nel 2014. Durante il 2016 ci siamo dedicati alla composizione e arrangiamento del nuovo album, Turning Point. In autunno di quell’anno siamo entrati in studio e alla fine del 2017 avevamo le tracce pronte e finite. Un processo complessivamente durato all’incirca due anni. Abbiamo visto tanti album di realtà emergenti uscire mentre noi eravamo ancora in alto mare, ma non ci siamo allarmati. Sapevamo che stavamo lavorando bene e che richiedeva tempo arrivare ai risultati che ci eravamo prefissati. Alla fine siamo stati pienamente soddisfatti del nostro lavoro. 

Nerei album

Come nasce un vostro brano?

Il più delle volte qualcuno confeziona un riff o una linea melodica e poi lo si lavora tutti in sala, se questi scatena l’entusiasmo di tutti. Abbiamo una politica nella band: se un passaggio, un riff, un ritornello o una frase non convince qualcuno, bisogna cambiare direzione e trovare altre soluzioni affinchè tutti siano soddisfatti. Questo alcune volte richiede un pochino in più di tempo, ma alla fine dà i suoi frutti. Il suono così si arricchisce di tutte le sfumature in maniera più o meno uniforme e nessuna influenza personale prevale sulle altre. Noi siamo molto avvantaggiati perchè come per magia riusciamo sempre a trovare la soluzione approvata all’unanimità, almeno fino ad oggi!

 

Di cosa parlano i Nereis? Da cosa traete ispirazione per i vostri testi e cosa volete comunicare con essi? In particolare quali sono i contenuti di ‘Overdrive’, ‘Two’ Wolves’ e l’incredibile ‘The Wave’?

L’ispirazione arriva dalla vita di tutti i giorni, oltre che dal contributo importantissimo dei grandi artisti del mondo della musica. Sarò banale, ma il mondo che ci circonda fornisce tantissimi stimoli,

Basta sapere ascoltare e l’ispirazione arriva, arriva nella sua forma più pura.

In questo nuovo album affrontiamo temi sulla natura umana, a livello individuale e collettivo. Il tema è “la svolta”. Tutti noi abbiamo bisogno di un punto di svolta nella vita, la storia dell’umanità ne ha bisogno. Una svolta verso un futuro più radioso, una rotta verso acque più calme. Tutti meritano una seconda possibiltà, la redenzione o il riscatto, anche l’umanità intera. Se il presente è cupo e tempestoso bisogna cercare di cambiare rotta, una rotta verso il sole. Di questo parla l’album, rivela che esiste la possibilità di cambiare la propria esistenza, lottando contro se stessi e contro il mondo intero se necessario, per una felicità individuale e collettiva.

Cerco di essere conciso: “Overdrive” è una spinta a superare i propri limiti per vincere una sfida apparentemente impossibile, “Two Wolves” è l’interpetazione di una leggenda Cherokee che racconta dell’eterna battaglia interiore che avviene dentro di noi, una battaglia tra due lupi, rappresentanti il bene e il male. “The Wave” ci ricorda che abbiamo una possibilità soltanto di vivere appieno la nostra vita, consigliandoci di vivere ed assaporare ogni momento nella sua essenza, come se fosse l’ultimo.

 

Cosa ci dite di ‘Breaking Bad’, da cui è stato estratto un video? Di cosa parla il brano?

Breaking Bad” parla di un individuo che è stato oppresso per molto tempo. Schernito, ingannato, deriso e maltrattato, questo individuo ridotto allo stremo, raccoglie le sue ultime forze per ribellarsi, riuscendo infine a prevalere sui suoi avversari. E’ dedicato a tutti coloro che sono stufi di subire sopprusi e sono determinati a riscattarsi.

 

In molti brani si sente l’uso del synth, strumento che, a parere del sottoscritto, tende ad ammorbidire un po’ i suoni. Come mai questa scelta?

Credo che qui conti molto il gusto personale. A nostro parere i brani arricchiti dal synth del geniale Davide dal Piaz e dei bravissimi Vètsera, hanno ora molta più personalità, sono stati completati e definiti da questi arrangiamenti. E’ quello che stavamo cercando, un suond nel quale un nostalgico può riconosersi ma che allo stesso tempo un amante dell’innovazione può assaporare come nuova linfa. L’importante per noi era che nessuno arrangiamento moderno o inusuale risultasse forzato o potesse sembrare un mero tentativo di rendere un brano originale e fine a se stesso. Per noi la missione è stata compiuta.

 

I vostri progetti per il futuro? Avete in programma delle attività live?

Ora che i NEREIS sono sulla piazza, qualunque risultato i Black Star abbiano raggiunto non conta più niente. E’ triste da pensare, ma al contempo c’è gioia nello scrivere una storia tutta nuova, con in più in saccoccia l’esperienza preziosa di un percorso sotto la stella nera, ricco di conquiste ed emozioni. Non potremo dunque essere troppo schizzinosi, la gavetta non è di certo finita e il nostro curriculum ha bisogno di un nuovo storico di esperienze sotto il nuovo nome. Il nostro obbiettivo è comunque quello di portare il nuovo show derivato dall’album in uscita sui palchi che contano, in occasioni come l’apertura a band di rilievo, anche all’estero. Stiamo organizzando proprio in questo periodo la promozione live conseguente al release.

Nereis 1075

Avete suonato con gruppi di notevole fama (Chris Slade, Riot V e Royal Hunt ad esempio). Avete qualche aneddoto da raccontarci?

Da cantante, mi ha stupito molto D. C. Cooper, voce dei Royal Hunt. Ricordo di averlo visto girare nel backstage con fare anonimo, al club Colony di Brescia. Ascoltava musica con degli auricolari e fumava una sigaretta dietro l’altra. Non essendo un fan sfegatato dei Royal Hunt non l’ho riconosciuto subito. Quando è salito sul palco per il soundcheck ha sfoderato una voce incredibile, senza riscaldamento e dopo aver fumato diverse sigarette. Alcuni hanno davvero un “fisico bestiale”. Io ad esempio ho dovuto smettere di fumare, avendo riscontrato grandi difficoltà in passato.

 

Una domanda per i giovani che hanno voglia di formare una band: quanto tempo dedicate alle prove? Come vi preparate ai concerti? In poche parole, quanti sacrifici deve fare una band italiana di Heavy Metal per continuare a rimanere in piedi, visto che programmi come Xfactor e simili non prendono assolutamente in considerazione l’Heavy Metal?

Il fattore fondamentale che tiene in piedi una band è l’unione dei membri. Il 99% delle cause dell’insuccesso di una band è legata allo scioglimento della band stessa. Se la band ha obbiettivi modesti, è più facile ovviamente affrontare la vita di gruppo. Ci si vede un volta ogni settimana o addirittura ogni due settimane, e si hanno poche faccende da portare a termine. Questo alleggerisce di molto l’impegno. Quando invece l’obbettivo di una band è quello di cercare di portare la propria musica sui grandi palchi e alle grandi masse, tutto diventa più difficile. La band diventa una vera e propria azienda e i compagni di gruppo dei colleghi. Si deve affrontare una divisione equa dei compiti come in un formicaio, le faccende da sbrigare sono moltissime: gestione della promozione online e live, di burocrazia, relazioni, scenografia, immagine della band, preparazione dello show sotto l’aspetto tecnico e artistico e molte altre sfaccettature ancora. Lo stress che questo carico di lavoro può procurare e le innumerevoli delusioni che inevitabilmente si incontrano sul proprio cammino possono creare molta tensione tra i componenti. L’importante è quindi non perdere di vista l’obbiettivo primario, suonare e divertirsi. E’ la passione per la musica il collante, non bisogna mai dimenticarselo. E questo non è facile. Parlando dei talent show come XFactor, posso solo dire che sono degli specchi per le allodole. Media e signori del mondo discografico attirano artisti sconsolati stufi di essere nell’ombra. Promettono loro il successo e la visibilità, di fatto però manovrandoli come marionette per i loro scopi di lucro. Alla fine li buttano via come fazzoletti usati e cercano altri miti del momento da sfruttare economicamente. Situazioni da evitare assolutamente. Nella vita nulla è facile, non esistono scorciatoie, ricordatelo!

 

Cosa ne pensate dell’attuale scena Metal italiana?

Rischio sempre di essere molto cinico su questo argomento, questo perchè a mio parere la situazione è molto grave. La scena Metal italiana sta affrontando da tempo un buio declino, le tribute bands la fanno da padrone e a parte gli ambiti underground popolati dalle branche più estreme del genere, ancora in vita, le band metal e rock italiane devono affrontare situazioni live sempre più povere sia dal punto di vista del pubblico, della location e del cachet. Il pubblico si lascia sempre meno “trasportare” dall’ascolto di band con repertorio originale ed è facile incontrare “quelli con la penna rossa”, come li ha definiti una volta un mio collega chitarrista che ora fa avanti e indietro da New york. Sono gli invidiosi e frustrati musicisti che trovano benessere nello scovare gli errori tecnici di chi sta sul palco. La morte dell’arte.

 

Quanto può essere importante un mezzo come la rete per promuovere una band? Ritenete che il suo largo uso abbia avuto, come conseguenza, un minor afflusso di gente ai concerti?  

Adesso è sulla rete che si affrontano le battaglie per la visibilità della propria realtà. E’ il nuovo (si fa per dire) campo da gioco. Una volta c’erano le riviste, la radio e la televisione, e questo tipo di divulgazione era riservata ai pochi fortunati finanziati dalla grandi realtà discografiche. Ora è l’era dei social, dello streaming e del digitale. Tutti, ma proprio tutti hanno accesso a questo tipo di mezzi. Questo dà la possibilità alle piccole realtà come ad esempio la nostra di rendersi visibili sulla scena mondiale a costi relativamente contenuti. Questo implica però che ci sia un numero infinitamente più elevato di realtà concorrenti con le quali competere. Emergere dunque è sempre più difficile. Io credo infine che il largo uso di questi social network abbia in generale ridotto la voglia delle persone di uscire e mettersi in gioco nella vita reale. le persone trovano conforto e sfogo attraverso internet e non hanno più quell’impellente bisogno di uscire, incontrare, condividere, andare ad un concerto e lasciare che la musica e il divertimento prendano il sopravvento.

 

Il tempo a disposizione è finito. Ringraziamo Andrea per la sua disponibilità, lasciando a lui i saluti finali ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!

A nome di tutta la band saluto e ringrazio Andrea Bagicalupo, autore di questa intervista, è stato un vero piacere fare due chiacchere con te. Ringrazio anche tutto lo staff di TrueMetal.it e ovviamente saluto tutti i lettori, date un ascolto al nostro nuovo album “Turning Point” e seguiteci sui social per rimanere sempre aggiornati!