Black

Intervista Nott (Mortifero)

Di Orso Comellini - 1 Dicembre 2019 - 8:22
Intervista Nott (Mortifero)

Intervista ai Nott da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM).

 

La Morte è servita da Nott sin dal 2002, grazie al lavoro indefesso di Mortifero (già intervistato da TrueMetal per i suoi Nebrus) che in 17 anni ha regalato gelo ed oscurità con 6 uscite tra album, demo ed EP. Si respira area rarefatta norvegese nella musica di Nott, progetto però sempre attento ad accogliere sincretisticamente influenze di vario genere senza auto-costringersi in gabbie stilistiche più o meno “rassicuranti”. La parola, anzi il Logos a Mortifero

 

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4 è il titolo del nuovo lavoro di Nott, trattandosi del quarto lavoro. Il numero 4 veniva considerato da C.G. Jung un archetipo legato alla completezza ed alla stabilità (così come nella cultura Hindu). In contrapposizione al modello ternario infatti, associato all’ambito spirituale, il modello quaternario è collegato all’intellettuale razionalistico: ciò che poggia su 4 piedi e ha 4 angoli è stabile e completo. Conoscendoti personalmente credo che sia un numero che ben ti rappresenta, che ne pensi? 

Innanzitutto buongiorno, questo è uno spunto interessante per iniziare. Il numero 4 ha molteplici significati e chiavi di lettura, anche opposti a quelli da te citati, ad esempio al 4 è legata alla figura geometrica del quadrato o del rettangolo e, nella scienza delle costruzioni, questa è una struttura estremamente labile, a differenza del triangolo che invece è indeformabile, quindi tutto l’opposto di quanto asserito dal Sig. Jung! Ciò premesso, dici bene, la tua chiave di lettura direi che nei miei confronti calza a pennello anche se in ambito musicale cerco di uscire da questo schema razionalistico. Tornando invece al nocciolo della questione, ossia 4 come titolo dell’album, in realtà la mia scelta è stata quella di dare meno indizi possibili all’ascoltatore e lasciar parlare la musica: questo è il mio quarto lavoro sulla lunga distanza e la scelta è ricaduta naturalmente su questo numero.

Come è nata la collaborazione con la label Third I Rex / Imperatrix Mundi? Sei soddisfatto del loro lavoro?

Conobbi Roberto (il boss della Third I Rex) oltre dieci anni fa grazie all’ormai purtroppo caduto in disuso Myspace, allora lui era impegnato in due realtà musicali, a mio avviso notevoli, ossia i Locus Mortis e gli Urna. Con lo stesso spirito entusiasta per la musica e per la particolarità e qualità delle proposte ha intrapreso questo nuovo percorso di label manager con la Third I Rex, stavolta non solo a servizio della musica direttamente ma anche a servizio dei musicisti: in neanche un lustro ha pubblicato dei lavori veramente validi e soprattutto personali. Da pochissimo ha dato vita ad una sottoetichetta, la Imperatrix Mundi, attraverso la quale con la stessa dedizione della Third I Rex si è concentrato su un genere ben preciso, ossia il puro Black Metal. Premessa necessaria per manifestare la mia soddisfazione di collaborare con una persona che ama e che crede fermamente in quello che fa, che si traduce con un supporto totale per le bands con cui collabora. Questo è un caso ormai più unico che raro nell’ambito delle etichette molto underground, le quali, nel migliore dei casi, stampano il cd e lo utilizzano come merce di baratto  per le rispettive distro, naturalmente con zero supporto, zero pubblicità, zero interesse reale nella musica dell’artista: altre addirittura chiedono un contributo economico per la stampa del CD, come se non bastassero le incombenze della registrazione/artwork/autopromozione.  Racconto brevemente un caso al limite del comico, nel quale, anni fa, una etichetta mi chiese un tot per l’agognata stampa in cd, e questo tot guarda caso era la cifra media necessaria per la stampa del cd nella sua nazione: in pratica avrei dovuto finanziare la produzione fisica al 100%, avrei avuto in ritorno un 10% delle copie e loro si sarebbero tenuti a gratis il 90%!!! dei cd. Bene, io in risposta proposi al fenomeno di fare il contrario, cioè chiesi a lui lo stesso tot che lui mi aveva cercato e in cambio gli avrei dato non il 10% delle copie, ma addirittura il 50%…naturalmente si dileguò con la coda tra le gambe…

Come descriveresti ai lettori di TrueMetal il nuovo album? Soprattutto a livello musicale dato che per quanto riguarda l’aspetto lirico percepisco un’aura di grande mistero…

Esatto, togliamoci subito questo sassolino riguardo l’aspetto lirico: ho deciso di non rendere direttamente disponibili i testi, da un lato in quanto non li ritengo indispensabili per fruire l’opera,  dall’altro in sfregio a una serpeggiante superficialità che caratterizza in nostri tempi. Quello che mi sento di dire è che sono perfettamente in linea con quanto già scritto e, per i più curiosi e perspicaci, all’interno dell’opera è nascosta la chiave per poterli carpire; tutto sommato poi altri gruppi hanno fatto una scelta analoga, vedi ad esempio i Gorgoroth.
A livello musicale non c’è molto da aggiungere a quanto già detto su Nott, si tratta sempre di Black Metal vecchia scuola con tanti riferimenti allo stile primordiale della Norvegia: ovviamente c’è sempre lo sforzo di progredire da un punto di vista compositivo ed esecutivo, ma sono aspetti secondari rispetto alla visceralità della mia proposta.

Di recente hai realizzato il live Vitam Mortis. Come si approccia una one man band come Nott ad una performance dal vivo? 

Diciamo che si approccia come tante altre bands underground, fondamentalmente  per il piacere di condividere la propria passione con i pochi umani interessati a questo tipo di musica che, spesso sono a loro volta musicisti. Certo, il caso di Nott è un po’ particolare, e ancor più particolare è la scelta di suonare la batteria nelle retrovie (con tutto lo sbattimento che ne consegue…solo i batteristi possono capire…) e lasciare ad altri la prima linea: scelta dettata sia dalla mia predilezione per la batteria sia dalla fiducia e stima oltre che grande amicizia che nutro per gli altri interpreti sul palco…poi diciamocela tutta, con alla guida del palco l’ugola di Noctuaria, vinci facile! Scherzi a parte,  trovo questa caratteristica unica e che dà la possibilità di fruire la musica live di Nott in una dimensione diversa dallo studio e, proprio per questo, ho voluto suggellare questa bella collaborazione con l’album live Vitam Mortis, disco in cui si ripercorre tutta la storia di Nott con estratti da tutti gli albums, interpretata oltre che da me, da Noctuaria alla voce, Abraxas alla chitarra e Amon al basso.

Da sempre, oltre ad occuparti della musica di Nott, ti occupi anche dell’aspetto grafico e visuale di tale progetto. Che importanza riveste quest’ambito nella tua opera d’arte?

La grafica è importante quasi quanto la musica e un gradino sopra i testi, nessun dubbio. Ho sempre curato la grafica perché è una mia grande passione insieme alla musica: nel caso di 4 è una semplice rielaborazione di una fotografia che ho catturato nella mia città natìa poco prima dello scoppio di un violentissimo temporale.

Insieme a Noctuaria da molti anni porti avanti il progetto Nebrus, dedito ad un Black Metal molto sperimentale, creativo ed originale: cosa possiamo aspettarci da tale progetto in futuro?

Ti ringrazio per la domanda perché ne approfitto per pubblicizzare l’uscita del nostro terzo album, intitolato “Dark Forces Reign”, tra l’altro sempre il 30 novembre in concomitanza con Nott, in questo caso direttamente sotto Third -I-Rex. Posso anticipare che abbiamo proseguito lungo la strada già tracciata dal precedente “Exta Malorum”, dando meno spazio alle soluzioni tipicamente Black e valorizzando invece le atmosfere stranianti che già erano presenti in quel lavoro. E’ stato un lavoro dalla lunga genesi ma che oggi mi soddisfa pienamente, abbiamo voluto evitare errori fatti nel passato causati dalla fretta: sarà banale, ma in questo disco penso di aver raggiunto il mio picco compositivo e dubito che potrò ripetermi nel futuro. Una menzione speciale va alla voce di Noctuaria, mai così matura, sicura dei propri mezzi e curata negli arrangiamenti.

Dal 2002 dai vita a quello che hai definito Primitive Black Metal. Quando nasce il tuo amore per questo genere musicale e come hai vissuto la sua evoluzione da quasi 30 anni a questa parte?

Il primo disco Black Metal che acquistai fu Pure Holocaust degli Immortal, grazie ad una recensione che mi aveva colpito particolarmente: in quel periodo ero un deathster incallito e Pure Holocaust al primo ascolto mi deluse assai. Non mi persi d’animo, e dedicandogli ascolti e tempo adeguati lo apprezzai talmente tanto che anche oggi lo ritengo uno dei migliori dischi di quel periodo. Da questo allo scoprire il genere, e soprattutto il sottogenere Black Metal Norvegese, il passo fu breve, anche perché nel ’93/94’ questo stile musicale ebbe una fortissima espansione in breve tempo. Ho seguito la sua evoluzione sino ad oggi, il momento più critico secondo me fu la fine degli anni ’90, un momento in cui molti gruppi storici persero la bussola anche a causa dell’imprevisto successo, a mio parere. Successivamente a partire dal secondo millennio ripartì con nuove idee, vedi il filone religious per esempio, e  tutt’oggi gode di ottima salute, forse per assurdo troppa, in quanto è davvero difficile orientarsi nella moltitudine di valide proposte.

A quali band del passato ti senti più legato e quali nuove realtà consiglieresti agli amanti del Black Metal in cerca di qualcosa di nuovo? 

Oltre che i grandi nomi norvegesi d’epoca ai quali aggiungerei i coevi e meno conosciuti Gehenna, Trelldom, Ved Buens Ende, Isvind, Kvist, direi per il periodo inizio secondo millenio  gli svedesi Craft, Avsky, Onskapt, gli americani Judas Iscariot e Leviathan, Akerbeltz dalla Spagna, Deathspell Omega e Blut Aus Nord dalla Francia…sono tantissimi i nomi meritevoli, troppi da menzionare.
Oggi il fenomeno Black Metal interessa più o meno tutto il globo, io apprezzo molto la scena islandese ed in particolare gli Svartidaudi che hanno saputo fondere lo spirito della vecchia scuola norvegese con le dissonanze religious per giungere ad un sound molto personale e coinvolgente. 

Grazie per il tuo tempo, a te carta bianca (o meglio, schermo bianco) per un saluto ed un messaggio finale da parte di Mortifero e Nott!

Rompo i miei consueti schemi e aggiungo ai dovuti ringraziamenti finali a te e a True Metal, il consiglio di cercare e visitare su YouTube il Museo del Black Metal Italiano, un archivio che sta crescendo giorno dopo giorno e che restituisce una dimensione tutt’altro che marginale del Black Metal Italiano nel mondo. Supportate la scena locale!

Ascoltate la Premiere di 4 su No Clean Singinghttps://www.nocleansinging.com/2019/11/21/an-ncs-premiere-and-a-review-nott-4/
 

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