Intervista Of The Muses (Cristina Rombi)
Oggi abbandoniamo l’ovvio, abbandoniamo il quotidiano. E ci immergiamo in una di quelle dimensioni che possono aver vita solo grazie al coraggio ed all’intraprendenza della storica My Kingdom Music. Oggi lasciamo che atmosfere silvestri ci inebrino grazie ai suoni ultraterreni ed alieni prodotti dal progetto Of The Muses…
In quale dimensione (fisica e non) nasce il progetto Of The Muses?
In uno spazio liminale, un cono d’ombra che in quanto tale non é né completa oscurità, né luce. Direi un non-luogo, in cui le distinzioni tra quelli che percepiamo essere poli diametralmente opposti appaiono incredibilmente sfumate e irreali. Nessun grado di separazione tra estasi e disperazione, guarigione e autodistruzione, sopravvivere o morire. Se parliamo di luoghi fisici, i semi di questo progetto sono stati piantati all’ombra delle Prealpi Lecchesi, in tempi non sospetti, ed é qui, al limitare estremo della foresta, che idee e propositi viscerali ma vaghi hanno iniziato a consolidarsi in una forma definita. C’é molto di liminale anche qui, la presenza ristoratrice della Natura con torrenti, boschi e cascate a due passi da casa e lunghi, sfibranti inverni in cui ti ritrovi spesso a chiederti chi te l’abbia fatto fare di venire a vivere qui.
Raccontaci la genesi, l’evoluzione e l’effettiva registrazione e produzione di Senhal.
É stata una genesi davvero lunghissima. Per anni, ho scritto e composto brani destinati a questa o quell’altra band, esperimenti estemporanei messi in piedi con le migliori intenzioni di cui, puntualmente, non se ne faceva nulla. Alcuni dei brani di Senhal sono nati in circostanze simili, il più datato risale addirittura all’estate del 2012. Poi, a un certo punto, é successo che ho capito che la formula band non avrebbe mai e poi mai funzionato, perché non sono tagliata per un contesto simile, e mi sono detta: o adesso o mai più. Per cui, ho scavato tra tutto il materiale che avevo accumulato nel corso degli anni, ho selezionato i brani che più mi sembravano rispecchiare le emozioni e sensazioni che volevo esprimere in quel momento, e li ho affiancati a nuovi pezzi composti espressamente per il disco che avevo in mente di fare. A quel punto (stiamo parlando di fine 2020), mi é stato necessario “rimettermi in carreggiata”, per così dire, visto che, per esempio, non toccavo una chitarra (e per la verità nemmeno un basso) da anni. Ho iniziato quindi a esercitarmi quotidianamente per circa un anno in vista delle registrazioni, e, quando mi sono sentita pronta, ho iniziato a creare dei demo dei brani di quello che sarebbe diventato Senhal.
Come nasce un brano di Of The Muses, da quale strumento musicale per lo più?
In realtà nessuno, perché gli spunti per iniziare a scrivere un nuovo brano emergono nella mia testa, in maniera totalmente fortuita e imprevedibile. Mi viene in mente una melodia, un giro armonico, un mood, e decido di sviluppare l’idea e vedere dove mi porta. Ma, se dovessi scegliere uno strumento che gioca un ruolo principale rispetto agli altri, direi la tastiera, seguita dal basso; la prima perché cristallizza il mood sognante dei brani, il secondo perché aggiunge profondità e calore.
In generale che strumentazione viene utilizzata per registrare?
Senhal é stato registrato con un set up a dir poco rudimentale che includeva una Focusrite, una vecchia BC Rich Warlock, un Thunderbird e un microfono a condensatore AKG. Il tutto nel salotto di casa mia, a ridosso del bosco (mi sono recata in studio solo per registrare lo screaming, in quanto non volevo turbare i vicini dato che screaming é una parola che prendo estremamente alla lettera). Questa, comunque, é una situazione destinata a cambiare, in quanto il secondo disco verrà registrato interamente in studio, con strumentazione e gear di livello decisamente superiore.
Quali sono le tematiche affrontate e messe in musica nell’album?
L’amore, la passione carnale e divorante, l’aggrapparsi tenacemente alla speranza di veder realizzati i propri sogni, il senso di privazione che da una parte ti strangola e dall’altra ti sprona, l’impulso a vivere, lottare e morire per l’oggetto del tuo desiderio.
Raccontaci della collaborazione con la storica My Kingdom Music. Com’è nata e cosa ha apportato al progetto?
Mi piace pensare che, in un certo senso, sia cominciato tutto tanti e tanti anni fa, quando scrissi a Francesco per la prima volta e lui si rivelò gentilissimo e cordiale come del resto é, pur avendo ricevuto un prodotto che definire imbarazzante sarebbe un eufemismo. Fast forward al 2023, non appena mi sono ritrovata con qualcosa di ascoltabile tra le mani, lui é stata una delle primissime persone che ho contattato. Gli ho spiegato il perché, cosa mi avesse portata a pensare che i brani potessero essere di suo gradimento, e le motivazioni del desiderio di collaborare con lui. In quell’occasione, abbiamo avuto modo di scambiare due parole, a cui é seguito l’ascolto del disco da parte sua, con responso favorevole. Ed eccoci qui. Di Francesco posso dire che é una persona di cuore, che mette il fattore umano al centro di tutto. Il che é molto importante anche per me. C’é un forte senso dell’etica, una genuina attitudine all’ascolto e alla collaborazione, tutte cose che ti danno quasi la sensazione di essere in famiglia. Per me, insicura cronica e alquanto timorosa nel muovere i primi passi come musicista solitaria, é stato ed é ancora fondamentale poter contare sul suo supporto e sulla sua empatia.
E’ prevista per il futuro una dimensione live di Of The Muses, magari in un contesto stile performance all’aperto?
Sarebbe il mio sogno, ma, purtroppo, in questa sede, gli aspetti pratici e logistici prevalgono sui desideri. Dovrei innanzitutto trovare delle persone con cui suonare, il che é complicato per questioni geografiche ma anche per il fatto che sono praticamente una monaca di clausura e la mia cerchia sociale non é esattamente nutrita. Poi comunque sono una persona molto ansiosa, avrei bisogno di passare molto tempo in sala prove, e questo richiederebbe ulteriori capacità e risorse organizzative. Mi pare sia necessario un miracolo per rendere possibile tutto questo, ma vedremo cosa riserverà il futuro. Mai dire mai.
Cosa possiamo aspettarci per il futuro prossimo e venturo da Of The Muses?
Nuova musica, ma soprattutto evoluzione. Sto lavorando al successore di Senhal, é una sorta di concept album che tratta di temi a me molto cari legati a un periodo abbastanza specifico e circoscritto della storia recente. Con tutto ciò che ne consegue a livello di sound, che di black metal conserverà forse echi distanti ma che perlopiù si spingerà oltre. Senhal é un punto di partenza e un qualcosa che non si ripeterà più.
Su quali canali possono trovarti i lettori, online?
Sicuramente su Instagram, é da lì che condivido la maggior parte degli aggiornamenti. E poi ci sarebbe Facebook, anche se tendo a usarlo di meno. Ovviamente non posso non menzionare Spotify, che ha pur sempre la sua rilevanza anche se non é un social.
Quale messaggio e saluti finali manderesti ai lettori di TrueMetal?
Innanzitutto voglio ringraziarli dell’attenzione, così come voi per l’opportunità di esprimermi, e se mai volessero unirsi a me in questo viaggio, il piacere e l’onore sarebbero miei.