Intervista Organizzatori Rock Metal Fest 2019 (Pulsano, TA)
Paolo e Maria Cristina arrivano assieme, camminano adagio verso il pub situato accanto al castello di Pulsano, provincia di Taranto. L’appuntamento lo abbiano fissato lì.
Lui ha la faccia di un ragazzino cresciuto controvoglia, lei possiedo un timbro di voce rassicurante, un po’ psicologa e un po’ risorse umane, roba da spingerti a confessare qualche cazzata che hai combinato sul posto di lavoro. O da bambino.
Angelo arriva per ultimo, barbone scuro e maglietta nerd degli Avengers. Mi ricorda un po’ Kim Thayil dei Soundgarden. Parla adagio, sorride spesso e pare studiarti. Se non fossi immune ai luoghi comuni, direi che sembra un bassista.
Infatti suona il basso, ma è una coincidenza.
Questi tre individui organizzano, con ruoli diversi e identica passione, il Rock Metal Fest di Pulsano (per gli amici RMF). L’undicesima edizione si terrà il 13 agosto, io ho deciso di scambiarci due chiacchiere per capire di cosa si tratta, visto che non ci sono mai stato.
Ordiniamo una birra e l’intervista ha inizio. La prendo da lontano:
Toni Iommi e Rob Halford sostengono che la presenza di industrie pesanti nella loro città-Natale, Birmingham, abbia fortemente influenzato il sound dell’heavy metal. A Taranto c’è l’ILVA, eppure quando si parla di “musica” la gente tira fuori tamburelli e fisarmoniche. Cos’è ‘sta storia?
PAOLO: basi culturali differenti. A Taranto siamo passati di colpo dalla campagna all’industria. Anche se moltissima gente lavora all’ILVA, nel DNA abbiamo i suoni tranquilli della natura, o quelli allegri della sagra.
MARIA CRISTINA: noi italiani, in generale, abbiamo avuto tutta una serie di fenomeni storici e culturali votati alla tradizione, al conservatorismo, e ne portiamo i segni anche a livello musicale. Il rock e il metal sono musiche ribelli e qua in Italia stiamo andando sempre più indietro, in quell’ottica.
Ma a Taranto come siamo messi?
MARIA CRISTINA: a Taranto non ci sono locali che ti fanno suonare dal vivo, innanzitutto. Ed è un bel problema.
ANGELO: eppure negli anni Novanta e all’inizio del 2000, le opportunità c’erano. Poi è cominciata la fase del “quanta gente mi porti”…
PAOLO: la nostra sensazione è che la scena si sia impoverita. Da un lato non c’è più la collaborazione di una volta, tra le varie band. Dall’altro c’è una triste verità, e cioè che gruppi e musicisti si rompono di attendere dei riconoscimenti.
MARIA CRISTINA: c’è molta disgregazione. Qui abbiamo dei bravissimi turnisti ma viene instillata la cultura della mediocrità: dal momento che – pare – il merito non esiste, molti ragazzi che potrebbero dare tanto, tantissimo, non vengono educati a farlo. In fondo basta il minimo sindacabile, no?
E il pubblico?
ANGELO: gli appassionati ci sono, il RMF per esempio è cresciuto molto negli anni. Il problema sono i musicisti, che dovrebbero darti una mano a creare la scena ma talvolta vivono del proprio ego.
MARIA CRISTINA: il RMF è nato per creare alternative, recuperare ragazzi. Questa non è una zona facile, per tante ragioni. Il problema è che quando un musicista ti aiuta a organizzare un festival, poi pretende di suonarci. Non pensa agli altri. E se non inviti lui e il suo gruppo, lui e il suo gruppo non vengono nemmeno a vederti. Se poi sono loro a organizzare un concerto, evitano di chiamare chi non li ha chiamati.
PAOLO: siamo molto provinciali, a Taranto. I bill vengono spesso stabiliti sulla scorta di simpatie o di conoscenze. Se organizzi un concerto e hai un amico musicista, l’amico si riterrà automaticamente invitato sul palco. Il punto è che tu non hai bisogno che stia lassù, ma laggiù.
Proprio l’altro giorno c’è stato il concerto di Patti Smith, a Taranto. Tantissima affluenza, molti hanno parlato di città rinata o roba del genere. Io sono dell’idea che se ci fosse stato Al Bano, il numero di presenti sarebbe stato identico se non superiore.
PAOLO: ma c’era Patti Smith! E l’evento è stato organizzato benissimo. Per questa città il terzo settore può diventare un volano, creare lavoro e indotto.
MARIA CRISTINA: il territorio tarantino è autoescludente, nonostante sia palese la necessità di costruire una terza via fatta di turismo, cultura, libera iniziativa.
PAOLO: siamo bravi a essere contro, mai pro. Solleviamo problemi che non sappiamo risolvere.
In tal senso mi incuriosisce la gratuità del “Rock Metal Fest”. In che maniera riuscite a rientrare nei costi? Siete ricchi?
ANGELO: no (ride, N.d.A.). Rientriamo grazie al merchandising, a tutto ciò che riusciamo a vendere nell’ambito della serata in cui si tiene il concerto.
MARIA CRISTINA: per noi l’autodeterminazione è un elemento importante. Il fatto è che talvolta la gente non apprezza il valore delle cose gratuite. Anzi, la gratuità diventa un incentivo a parlar male.
PAOLO: aggiungo che il RMF è gratis per motivi ben precisi. L’idea è diffondere il più possibile questa musica, attirare gente di ogni età, anche se a molti metallari integralisti questa cosa non piace perché in un concerto metal vogliono vedere un pubblico metal, non le famigliole coi passeggini.
MARIA CRISTINA: tra l’altro gli integralisti della zona definiscono il Rock Metal Fest una “sagra” e non un “festival”. In modo spregiativo, naturalmente.
Detta così sembra che vogliate quasi prendere le distanze dal mondo metal.
MARIA CRISTINA: prendiamo le distanze dai fanatismi. Non ci piacciono gli steccati e non li tiriamo su. Poi tu sei libero di non venire, al concerto: rispetto la tua scelta. L’importante è non chiederci di creare steccati, che sono del tutto contrari allo spirito del RMF.
Perché, qual è lo spirito del Rock Metal Fest? Se doveste convincere uno coi miei gusti (orientati su generi non presenti nel RMF di quest’anno) a fare comunque un salto a Pulsano il 13 agosto, con quali argomenti provereste a convincerlo?
MARIA CRISTINA: c’è un bel clima. Non è il classico concerto. Da noi viene anche gente che non ascolta metal. È una festa in musica organizzata con professionalità: abbiamo cambi-palco velocissimi, uno spazio ampio da sfruttare, diversi stand con merchandising, cibo e birra. Ci sono controlli per assicurarsi che tutto si svolga in un clima tranquillo. Siamo persone precise. Poi col RMF ha collaborato gente del calibro di Enzo Rizzi. Abbiamo ottimi rapporti con le altre associazioni del territorio e tieni conto che a Pulsano abbiamo una realtà associativa importante. Ottenere rispetto, in un ambiente del genere, non è una cosa scontata.
PAOLO: il RMF di Pulsano può essere descritto così: gente diversa che organizza qualcosa di bello per tutti, non per soddisfare se stessi, i propri gusti, il proprio ego. Non è autoreferenziale. La differenza per noi è motivo di vanto, da sempre. All’interno stesso dell’associazione (quella che organizza il RMF, N.d.A.) c’è gente che col metal non c’entra nulla. Ma il loro lavoro e le loro idee restano fondamentali.
Tornando alla gratuità del RMF: i concerti a ingresso gratuito sono in aumento. Un segno dei tempi? La musica oggi viene accettata solo se è gratis?
MARIA CRISTINA: no, non credo. Se si sono inventati i pacchetti VIP…
ANGELO: i “golden pit”…
MARIA CRISTINA: sì, quelli… allora significa che la gente è ancora disposta a spendere soldi per un concerto. Restano comunque canali diversi.
ANGELO: bisogna vedere pure che c’è sotto. Perché se l’evento è gratuito ma c’è dietro il “pay to play”…
PAOLO: o sponsor enormi…
ANGELO: anche i nostri primi RMF avevano degli sponsor ma capirai, gli sponsor non sono tutti uguali. Siamo a Pulsano, dobbiamo restare coi piedi per terra e gestire con la massima attenzione tutti gli aspetti del festival, perché se andiamo in perdita tocca a noi aprire il portafogli e metterci una pezza.
È mai successo?
PAOLO: il secondo anno.
MARIA CRISTINA: eppure avevamo un patrocinio che avrebbe dovuto essere economico. Macché: abbiamo preso solo una gran fregatura.
Questo non vi ha impedito di compiere dei passi avanti. Da un paio d’anni avete un nome relativamente più grosso, in cartellone. Special guest. L’anno scorso i Necrodeath, quest’anno i Furor Gallico. Avete scorto delle differenze tra l’atteggiamento del gruppo sconosciuto e quello del gruppo rodato?
ANGELO: sta tutto nella mentalità di chi suona. Diciamo che i professionisti hanno una mentalità da professionisti. Sono molto precisi, talvolta ai limiti dell’ossessivo… tipo Peso dei Necrodeath, che è un tipo un po’… come dire…
Rompipalle?
ANGELO: all’incirca. Ma l’anno scorso, quando ha visto la nostra prontezza nel risolvere i piccoli inconvenienti che si erano presentati, si è subito tranquillizzato. Anche i musicisti hanno bisogno di tempo per capire chi hanno di fronte. In generale, quelli un po’ più spocchiosi sono i principianti.
PAOLO: l’esperienza fa la differenza.
MARIA CRISTINA: comunque nel nostro RMF bisogna attenersi a delle norme. C’è un regolamento che chiediamo di rispettare. I gruppi devono suonare lo stesso numero di minuti, per dire. Tutto viene calcolato al secondo, non è che andiamo a gusti: tu mi piaci e suoni un’ora, tu non mi piaci e suoni dieci minuti…
A proposito di gusti: Angelo, tu sei il responsabile delle scelte compiute in materia di bill. Segui dei criteri particolari quando stabilisci chi invitare a Pulsano e chi no?
ANGELO: come ti accennavano loro, non è semplicemente una questione di gusti personali. Se il criterio fosse stato solo quello, molta gente non avrebbe suonato in queste undici edizioni del RMF perché, come tutti, anch’io ho le mie preferenze. Quindi le scelte vertono su altri fattori.
Tipo?
ANGELO: diciamo che innanzitutto devi saper suonare; poi valuto il progetto che c’è dietro una band, ciò che crei… l’impatto. Vado a cercarmi i live, faccio ricerca personale, non mi fido solo del file che mi inviano.
MARIA CRISTINA: Angelo è un musicista, conosce i trucchi del mestiere. Lo sa che con un PC, oggi, puoi creare di tutto.
Prima mi dicevi che tu, Maria Cristina, ti occupi di interagire con gli enti locali durante la fase preparatoria e di “cronometrare” i gruppi durante il RMF, oltre a varie mansioni collaterali. Rimane Paolo, che ancora non s’è capito che fa.
PAOLO: io sono il presidente dell’associazione ma nel contesto del RMF non ho un compito specifico. Sono un coordinatore. Mi metto lì e do indicazioni, pur lasciando margini di iniziativa a tutti. Intervengo solo se è necessario. Se vedo qualcosa che potrebbe essere migliorato, chiedo lumi; se mi viene fornita una risposta esauriente, lascio fare. In una realtà associativa occorre dare e ricevere fiducia.
Su facebook ti definisci “uno scapocchione che non sa fare nulla ma che ci prova”…
PAOLO: (ride, N.d.A.) tutti noi abbiamo imparato strada facendo. Io non ero un presidente di associazione, Angelo non era un direttore artistico. Ci piace pensare di essere migliorati pian piano, anno dopo anno.
Avete mai pensato di fidelizzare il pubblico con un Fest incentrato solo su determinate sonorità, tipo il Keep It True o il Black Winter Fest?
ANGELO: sarebbe una cosa un po’ contraria, nello spirito, ai nostri obiettivi. Vogliamo dare una visione ampia del rock/metal, ma posso dirti che un anno è successo involontariamente che quasi tutto il bill fosse di thrash metal puro, genere che qui in zona tira. Eppure quell’edizione è stata un po’ sottotono. Variare la proposta è meglio.
Sempre a livello di ipotesi: avete mai pensato a un’edizione primaverile del RMF, oppure a una versione al chiuso?
ANGELO: nel periodo di Halloween abbiamo organizzato spesso degli eventi, con l’associazione, ma non è semplice trovare locali adatti.
MARIA CRISTINA: volevamo metter su un “Metal for oncology”, purtroppo non ci siamo mai riusciti. Però una volta abbiamo supportato il cantante dei Symphony X, Russell Allen, che è venuto qui a Talsano (tecnicamente un quartiere di Taranto, in realtà è più un paese di provincia, N.d.A.) per raccogliere fondi in favore di un’associazione italiana che si occupa di autismo. Russell Allen infatti ha una bambina autistica.
E ovviamente i metallari di Taranto si sono fatti vivi…
Sì, col cazzo. (francesismo pronunciato all’unisono da tutti e tre, N.d.A.)
PAOLO: il prosciutto sul cervello, altro che sugli occhi…
MARIA CRISTINA: abbiamo toccato con mano l’indifferenza della gente, specie dei cosiddetti “appassionati”, che si sono tirati indietro perfino quando si è trattato di ascoltare dal vivo un musicista incredibile come Allen e fare al contempo della beneficenza.
Davvero un peccato. Organizzavate voi?
MARIA CRISTINA: no, eravamo solo di supporto, ma la delusione è stata grande ugualmente.
Ci credo. Dev’essere castrante. Su queste basi risulta quasi utopistico pensare di smuovere le acque, di compiere il proverbiale salto di qualità. Paolo, tu che sei il presidente: ti piacerebbe guadagnarci qualcosa, un giorno, col Rock Metal Fest?
PAOLO: solo se la crescita del Rock Metal Fest portasse alla creazione di lavoro, di opportunità per altra gente.
Perché alla buona riuscita del concerto contribuiscono già un po’ di persone, mi dicevi. Facciamo qualche nome? Chi c’è dietro il “Rock Metal Fest”?
ANGELO: innanzitutto c’è una onlus, la Rock Metal Events, il cui presidente è Paolo. Il nocciolo duro è composto da tre-quattro persone, poi abbiamo vari collaboratori.
PAOLO: grossomodo siamo una ventina.
MARIA CRISTINA: posso citare Vincenzo Pavese, che si occupa delle relazioni coi media (è l’autore dei nostri trailer, tra le altre cose). Poi c’è Ilaria Sardella (gestione sito) e Stefania Sardella (area grafica), Ilaria Leone (pure lei area grafica), Alba Tomai Pitinca (gestione stand), Mariangela Leone (la nostra tesoriera), Giuseppe Laterza (che aiuta Angelo nella scelta delle band)… dimmi tu se devo fermarmi…
Direi che siamo a posto.
MARIA CRISTINA: Lasciami citare solo Rosemary e Alberto. Alberto si occupa del crowdfunding assieme a me.
Ah, quindi c’è una raccolta-fondi che anticipa ogni edizione?
MARIA CRISTINA: donazioni libere per il nostro concerto, sì. Ci rivolgiamo a tutti quelli che conosciamo, ovviamente in un contesto imprenditoriale, aziendale. L’avrai capito: abbiamo a cuore il concetto di “territorialità”. Per quanto riguarda le persone fisiche, possono aiutarci devolvendo alla nostra ONLUS il 5 per mille. Quando possiamo, partecipiamo anche a qualche bando regionale.
Restando in tema “soldi”, vi faccio un’ultima domanda, la più importante: per poter suonare al “Rock Metal Fest”, i gruppi devono pagare una tassa d’iscrizione o qualcosa del genere?
PAOLO: assolutamente no.
Beh, di questi tempi non è mica una risposta scontata.
Quasi quasi gliela scatto, una foto.
Da sinistra a destra: Paolo Ventruti, Maria Cristina Tomai Pitinca e Angelo Lippolis.
Meglio immortalare adesso quei sorrisi, ché il 13 agosto si avvicina e tra qualche settimana lasceranno spazio a ghigni isterici e rughe da reparto geriatrico. Organizzare un evento musicale non è roba che ti fa dormire tra due guanciali.
Ma oggi è l’11 giugno, c’è ancora tempo per preoccuparsi. Anzi no, è il 12 giugno perché la mezzanotte è trascorsa da un pezzo.
Molliamo il pub, la piazza vuota. Altre due chiacchiere per strada, poi saluto tutti e mi avvio verso l’auto; ho parcheggiato in una via parallela ma vai a ricordare in che punto.
Un vecchietto in bicicletta mi supera sulla destra, fischietta il tema di una canzone che conosco benissimo. È un brano di Modugno. Riconosco le strofe.
Si spengono i rumori, le strade son deserte, deserte e silenziose.
Beh, magari se la piantasse di fischiare così forte…
La luna splende in cielo, dorme tutta la città.
Quello è vero. Ma solo perché il Rock Metal Fest è ancora lontano.
Appuntamento fissato per il 13 agosto: vediamo se anche quest’anno riusciranno a svegliare tutti.