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Intervista Paul Chain (1991) e Titti Angeramo (2015)

Di Stefano Ricetti - 27 Maggio 2020 - 7:50
Intervista Paul Chain (1991) e Titti Angeramo (2015)

Intervista a Paul Chain da parte di Tiziana “Titti” Angeramo tratta dalla rivista H/M numero 115 del 1991.

Il periodo artistico del musicista pesarese è quello successivo all’uscita di Opera X.

In coda alla chiacchierata apparsa su H/M c’è l’intervista alla stessa Titti Angeramo, che ripercorre mentalmente l’incontro avuto con Paul Chain – e non solo quello – attraverso un viaggio a ritroso di quasi venticinque anni.

Buona lettura, per entrambe…

Steven Rich  

      

PAUL CHAIN HM COPERTINA

La copertina di H/M numero 115, anno 1991

 

 

Paul Chain

Policromie…

 

MILLE MODI DI LEGGERE E “SENTIRE” UN SOLO MODO DI INTERPRETARE SE STESSI. UN PERSONAGGIO CONTROVERSO MA SERIO, IMPEGNATO E CREDIBILE; SENSIBILE E SCHIVO, IL CHITARRISTA RESTA COERENTE CON SE STESSO E, COME AL SOLITO, IN ARMONIA COL SUO PASSATO…

 

La casa di Paul Chain si trova in una trasversale di una delle vie più trafficate di Pesaro. E’ un appartamento grandissimo, del ‘600, in cui predomina il colore bianco. Paul Chain mi fa entrare in una stanza in cui, un po’ alla volta, “mi perdo”. Biglietti di concerti, copertine di dischi, poster, foto, manifesti. La storia musicale di Paul Chain è appesa su quattro pareti. Mi siedo e continuo a guardarmi intorno. Sulla parete di fronte a me ci sono le copertine dei dischi di Paul Chain e l’ultima è quella di “OPERA X”. E’ un viaggio allucinante attraverso i meandri della mente umana, attraverso la psiche, attraverso il labirinto del pensiero. E’ un intreccio di suoni, di rumori e di voci. Un disco morboso e patologico, ma affascinante. E’ un incontro tra regressione ed evoluzione, tra passato e futuro, un crescendo continuo di immagini contorte, nervose e caotiche. “OPERA X” ha nei suoi solchi un meccanismo sconosciuto, un potere di suggestione, un effetto sempre diverso. Non ci sono controlli, né azioni volontarie. E’ un disco psicologico, un disco che dilata la mente, che può provocare una sorta di catalessi un minuto dopo, una serie di allucinazioni dove anche i suoni più semplici diventano complessi.

E’ un insieme di percezioni distorte, violente emozioni, alterazioni psichiche. Provate, se possibile a dare a questo lavoro un’immagine farmaco-parapsicologica, fate pure vagabondare la mente e… lasciate materializzare i vostri pensieri…

Ho letto l’intervista allegata a “Violet  Art of Improvisation”

, quella a Ted Bunty.  Credo sia una delle cose più impressionanti che abbia mai letto.  

Paul Chain – Ted Bundy è morto sulla sedia elettrica a 42 anni. Ha ucciso non so quante donne, quante bambine… La cosa angosciante è che, apparentemente, lui un era uomo senza turbe psichiche. Ha avuto una vita agiata, un’ infanzia serena… Poi si è innescato chissà quale meccanismo nella sua mente. E’ questo che tento di capire ogni giorno: come cambiano i pensieri, come nasce un’idea, come la mente umana si evolva.

Un viaggio nel cervello dunque?

Si, quasi. Una ricerca continua di risposte. Vorrei ripercorrere varie teorie, studiare il sistema nervoso, capire.

Non pensi sia un argomento un po’ troppo complicato? Anche da “vendere”?

A me non interessa la fama, il successo, la gloria, i soldi sono l’acido della società.

Però in Italia tutti sanno chi sei. In Germania molti ti considerano uno dei più bravi chitarristi d’Europa, e in Svizzera i tuoi dischi vanno benissimo. Come mai, secondo te?

Non lo so. Non l’ho mai capito. Mi hanno attribuito aggettivi strani, come diabolico, satanico, allucinato…

Beh, ammetterai di avere un passato con un che di diabolico…

Ho cominciato a suonare quando ero proprio un ragazzino. Ero attratto da tutto ciò che poteva essere nuovo e soprattutto strano. Ho conosciuto il male, la falsità, l’ipocrisia. Ho sperimentato l’occulto, ho studiato la filosofia della morte. I tempi dei Death SS per me sono finiti. Ho semplicemente capito di non voler più avere a che fare con gli argomenti che trattavano e trattano i Death SS.

Molte persone hanno paura di te. Io stessa ho faticato non poco a sentirmi a mio agio vicino a te. Tu hai mai avuto paura di qualcosa?

Paul Chain accenna un sorriso, ndr – Si, come no. Ho avuto paura. Una grande paura, ma ti dispiace se lasciamo stare?

Nessun Problema. Sei un grande ammiratore di una fotografa, Diane Arbus che coglieva nelle sue immagini le mostruosità della vita. Ma non ti viene mai voglia di avere un’immagine più serena dell’esistenza?

Non si tratta di serenità. Io credo molto nell’evoluzione, nei cambiamenti della mente. Purtroppo vedo molta corruzione, molto marcio… Hai notato a cosa dà la colpa Ted Bundy? Alla pornografia, ai mass media. Io non credo che sia una scusa di comodo. Io credo, purtroppo, che sia la verità. La mente umana è contorta, mutevole. Le continue immagini violente trasmesse in TV o stampate portano ad un deterioramento interiore.

 

PAUL CHAIN HM 1

La pagina di apertura dell’intervista realizzata su H/M da Titti Angeramo a Paul Chain 

 

Quanto tempo hai lavorato su “Opera X”?

Un po’ del materiale ce l’avevo da anni; poi molto è improvvisato. Vedi, quei nastri sono tutto materiale già pronto per i prossimi lavori. Ogni volta che sento nascere dentro di me la musica, registro.

Dopo tanti anni di attività hai mai pensato di non suonare più?

Si, certo, ci ho pensato spesso. Ho spesso idee contrastanti riguardo alla mia carriera. Io sono un tipo estremamente vulnerabile, cambio idea e sentimenti con facilità. Ma non per questo mi ritengo superficiale. Amo ascoltare i miei istinti, i miei impulsi. Amo sapere che ciò che faccio nasce dà dentro di me. Ricordi quando è uscito il mio disco “Ash”? In quanti credi abbiano capito il suo vero significato? Pochi, in pochi davvero. Sai cosa mi è stato detto? Che era un disco di comodo. Andava “di moda” lo speed ed io mi sono adeguato. Ma io avevo quel materiale pronto da tanto tempo e “Ash” (ristampato recentissimamente da Minotauro Records su cd anch’esso – ndSteven) aveva un significato che andava ben oltre lo speed metal.

Perché hai dedicato “Opera X” a Bach?

Perché ha fatto della musica l’espressione dei suoi sentimenti più profondi. Perché è stato capito solo quando è morto. L’arte tiene vivi i ricordi. Invece la morte è una specie di trasformazione. Un uomo ha dei diritti intimi, ha un mondo interiore proprio. Bach è stato “osannato” solo dopo sua morte. La sua musica, la sua arte tengono vivo il suo ricordo.

Sembra quasi che tu abbia letto e riletto certe liriche di Foscolo: la morte, le illusioni, l’arte, la memoria…

Non mi ritrovo in nessuna corrente letteraria. Amo molto la filosofia, la psicologia e altre materie, ma la letteratura non mi interessa come corrente di pensiero. Mi piace leggere, certo, ma non mi immedesimo, soprattutto nella letteratura classica.

In “In The Days of Snow” dici che la neve è cieca. E’ solo un ricordo dei Black Sabbath (Snowblind) o c’è qualcos’altro?

C’è che la neve quando scende sembra cieca. L’hai mai osservato un fiocco di neve? Gira su se stesso vorticosamente, velocemente, poi finisce su un manto bianco insieme agli altri fiocchi. La neve è cieca. E se la osservi quando è tanta ti sembra quasi di diventare cieco…

Gran parte dei discorsi che hai fatto fino ad ora si possono racchiudere nella frase che c’è in “Opera X” e cioè “Il problema dell’uomo è l’uomo stesso”.

Si, sono convinto di questo. L’uomo non impara mai a conoscersi;  i suoi sogni, le sue idee, le sue reazioni cambiano continuamente. Tutto dentro di noi cambia. Accadono delle cose che non riusciamo a spiegarci, captiamo dei messaggi particolari, ci stressiamo. Io credo che oggi la maggior parte della gente faccia uso di droghe perché è stressata.

E tutti i discorsi fatti sulla musica che è energia, che dà carica ecc.?

E’ un’altra cosa. La gente è stanca, non riesce a star dietro nemmeno alle sue stesse idee. Ma hai visto il mondo? Hai visto che fine sta facendo il mondo?

Ma tu sei sempre stato così apocalittico e pessimista?

Ma io non sono pessimista, io mi guardo intorno e mi accorgo del male che c’è in giro.

Dunque secondo te il bene è solo il male che indossa il vestito della festa?

Paul Chain accenna un sorriso – ndr. Io desidero solo essere sincero. Con me stesso e con tutti quelli che hanno in qualche modo a che fare con me. Vedi vorrei dirti tante “belle cose”, ma non è questo ciò che vedo. Vorrei parlarti di sincerità, di amicizia. Ma io non le vedo queste cose.

Vuoi dirmi che in tutti questi anni che. hai passato a fare un’attività che ti ha sicuramente permesso di conoscere un sacco di gente, non hai trovato un amico? O una sola persona sincera?

Sarei cattivo se ti dicessi di non aver trovato un amico. Melzi della Minotauro, è un amico. Lui, come me, non crede al Business, non vive per la fama e il successo. Lui ha sempre creduto nel mio lavoro.

 

PAUL CHAIN HM 3

Paul Chain alive

 

Perché cambi spesso musicisti?

Perché cambio io. Cambio idee, cambio modo di fare musica; hai fatto caso all’evoluzione che ho avuto nella musica dai tempi di “Chains of Death”? (Brano storico dei Death SS – ndr).

Ma sono passati tanti anni…

(P. Chain): Si ma non è questa la cosa importante. Potevano passare anche due giorni; dentro di me le cose sarebbero ugualmente cambiate.

Bene, adesso, visto che tu credi anche negli sdoppiamenti di personalità, tu diventi Titti ed io Paolo… chiedimi quello che vuoi.

Descrivimi con un’immagine “Opera X”.

Una pietra preziosa trasparente dalle mille sfaccettature. Se la metti contro luce avrai una serie di cromie e di colori… se solo qualche minuto più tardi metti contro la stessa luce la stessa pietra non avrai gli stessi medesimi effetti perché l’angolazione con tutta probabilità non sarà identica… io credo che la tua musica possa avere milioni di effetti.

Ah! Ho trovato una persona che mi ha capito!

E finalmente sorride. Mi accompagna alla porta, prima di farmi uscire di casa mi fa vedere il suo ultimo acquisto: un fantasmino nero che emette un divertente ululato ad ogni rumorino che percepisce nei paraggi. Mi guarda e mi dice sorridendo:

Lo sai che in questa casa ci sono gli spiriti?

Non avevo dubbi Paolo. Proprio non ne avevo.

Titti Angeramo

 

Paul Chain logo3

 

Dicembre 2015: intervista a Tiziana “Titti” Angeramo, ventiquattro anni dopo…  

 

Sono passati tanti anni dalla tua chicchierata con Paul Chain ma, nonostante questo, ricordi come nacque la cosa?

Beh, si, nella maniera più ovvia possibile. La mia famiglia si è trasferita a Pesaro quando avevo due anni e Paolo vive lì. Avevo quasi 14 anni la prima volta che l’ho incontrato e come puoi intuire per me era (e in qualche modo è) un mito. Paolo non è affatto una persona scontrosa ma l’alone di mistero e magia che si portava dietro peraltro accanto a Stefano (Steve Sylvester) lo rendeva una persona veramente affascinante e passavo le ore a sentirlo parlare. Con gli anni poi, un po’ con la radio un po’ con HM, è stato un attimo chiedergli di poterlo intervistare…

 

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Tiziana “Titti” Angeramo (2015)

 

Immagino tu serbi ancora dei ricordi nitidi degli incontri con un personaggio di quel calibro…

Calcola che io ho festeggiato con Paolo il mio sedicesimo compleanno e ora di anni ne ho 46. Ho passato diverse fasi con lui… ho avuto anche paura a un certo punto. Non che mi avesse fatto qualcosa, anzi ti dirò che è sempre stato molto protettivo nei miei confronti ma tipo ricordo che una sera mi stava insegnando e contemporaneamente leggendo i tarocchi e siccome facevo domande lui iniziò a tirare fuori gli arcani uno dietro l’altro sbattendoli sul tavolo e a guardarmi in un modo strano… Paolo ha uno sguardo assente ma profondo e mi fece paura… casa sua era una specie di museo. Un appartamento antico con un soffitto molto alto e un corridoio lungo dove campeggiava Fulmine mummificato. Fulmine era il suo gatto. Mentre lui componeva io divoravo i suoi libri, imparavo le arti magiche, leggevo le storie, trascrivevo le formule. Paolo scriveva musica sempre. Non ricordo una sola volta che abbia chiesto a qualcuno: cosa ne pensi? Lui scriveva e basta. Un genio. Era ed è un genio.

Qualche anno prima per esempio dopo uno show avevo Sanctis Gorham appiccicato e lui non gradì. Non per gelosia, assolutamente! Credo fosse per protezione, come dicevo prima. Ha anche ascoltato per ore il racconto di qualche mia tormentata love story ah,ah! Vedi un po’ tu…

Quindi, di fatto, lo frequentavi regolarmente…  

Finché sono rimasta in Italia e in zona ci si vedeva spessissimo. Poi, insomma, il giro era quello: Paul Chain, Revenge… la città è anche piccola quindi ci si incontrava talvolta anche con i “metallari” di Rimini che scendevano il sabato da noi per un concerto o semplicemente per un cinema, quindi si!

Quando lo incontrasti eri già fan di Paul Chain e dei Death SS?

Io non mai stata una fan né di Paolo né dei Death SS, ne riconosco semplicemente la superiorità artistica. Ma io sono una nostalgica del Serpente Bianco quindi ho sempre ascoltato cose diverse, per intenderci ero fan dei Revenge nello stesso periodo ma ovviamente non mi perdevo un concerto di Paolo o dei Death SS. Ad uno di questi show nacque una mia “fobia atavica” che risolsi dopo con la terapia. Un giorno ero sul palco e mi arrivò un pezzo di carne putrefatta addosso. Non ci ho dormito per settimane… mi sentivo i vermi dappertutto. A un certo punto i miei furono costretti a portarmi in terapia dove con il training superai questa cosa, ma non smisi di andare ai loro concerti, semplicemente non andavo più sul palco ma lontano. Anche discograficamente non ho molto di loro, probabilmente però ho qualche rarità e non lo so… 😉

Hai seguito la carriera artistica di Chain?

Non con assiduità.

Cosa pensi del suo percorso?

Paolo è un uomo profondo e versatile. Penso che ha fatto le cose che ha voluto, ha seguito il cuore, l’istinto, l’emozione e solo per questo ha fatto bene. Avrebbe potuto sfruttare situazioni, elementi, scelte ma ha scelto altro, ha scelto se stesso.

E dei Death SS?

Sostengo Stefano a prescindere. Poi ti ripeto, non sono una grande estimatrice del genere, è solo il cuore che parla

A livello di HM italiano a che punto collochi Paul Chain?

Non saprei… lo colloco finché è voluto restarci.

Fino a quando durò la tua avventura all’interno della redazione di HM?

Io sono entrata ad HM nel e ci sono rimasta quasi fino alla fine. Il giorno del mio “ingresso” me lo ricordo benissimo: ero al Monster of Rock, ero pronta a vedermi i Whitesnake. Vincenzo Barone mi trovò sulla collinetta e mi disse: Paolo (Piccini) se ne va. Io sarò il nuovo caporedattore. “Metallo Italiano” me lo fai tu. Piansi di commozione per tutta la durata di “Still of the Night”.

Come mai a un certo punto fini?

Perché è finita? Problemi di editoria.

 

PAUL CHAIN HM 2

Paul Chain

 

Sei nell’ambiente da un po’, che differenze “macro” riscontri fra la situazione heavy metal del periodo dell’intervista a Chain e il momento attuale?

La più grande differenza è il cuore. Non ce n’è più. Tutti prontissimi a buttarsi merda addosso, a vendersi interviste, a comprarsi recensioni. Di cuore non ce n’è più. Neanche un po’.

A livello di riviste cartacee secondo te come siamo messi, in Italia attualmente?

Esistono ancora riviste cartacee in Italia?

Di cosa ti occupi, al momento, Titti?

Gli ultimi dieci anni per me sono stati un inferno vero. Amori sbagliati, compagnie sbagliate… così ho sbagliato anch’io! E ora mi occupo di rimettere a posto la mia vita. Ho ricominciato a scrivere e dunque scrivo come freelance per chiunque necessiti di ironia, autoironia, spudoratezza, perfino per Cosmopolitan, per qualche quotidiano, per Sdangher, una webzine che adoro. Traduco documentari e adattamenti di programmi assurdi tipo “i miei parassiti” e cose del genere… raccolgo asciugamani come solo una plurilaureata può fare!

Chiudi l’intervista come vuoi, grazie.

Temevo questa “domanda”. Ma l’unica cosa, ovvia e diretta che mi viene in mente è: grazie per questo spazio, e grazie per avermi ricordato che sono anziana. E sappi che uno di questi giorno chiamerò Paolo. Sai com’è, certe cose, quelle vere, restano intatte…   😉

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti