Intervista Psychostasy (Francesco)
Intervista a cura di Alessandro ‘Alex’ Marrone
Ciao ragazzi e benvenuti! L’attesa è stata lunga, anzi lunghissima, ma sembra proprio esserne valsa la pena. “Unworthy Grave” è un disco di debutto a dir poco sensazionale.
Cosa ci potete raccontare di questa lunga gestazione?
Innanzitutto grazie per i complimenti e per lo spazio che ci avete concesso! Per rispondere a questa domanda devo fare un piccolo riassunto della storia della band: abbiamo rilasciato un demo nel 2012 e fatto alcuni concerti a suo supporto, poi a causa dell’abbandono del nostro batterista e di altri problemi personali abbiamo a tutti gli effetti accantonato il progetto per dedicarci ad altre band, ma buona parte dell’album era già stata scritta e quindi si trattava solo di trovare il momento giusto per riunirci e completare il lavoro. Diciamo che il periodo di pausa forzata a causa del coronavirus ci ha fatto pensare “se non lo facciamo adesso, quando?”
Pensate che il risultato sarebbe potuto essere diverso, qualora aveste accelerato i tempi di realizzazione?
I tempi di realizzazione sono stati incredibilmente veloci se escludiamo la pausa in cui, a parte la composizione di alcuni brani poi utilizzati nell’album, non c’è stata alcuna attività. L’idea di finire tutto è nata in aprile di quest’anno e le registrazioni sono state brevi e senza intoppi.
Quanto è cambiato il vostro approccio musicale in questi anni di attesa? Non soltanto a livello tecnico.
E’ naturale che un po’ sia cambiato su alcune cose, ma abbiamo sempre avuto un’idea molto chiara di quale fosse il sound degli Psychostasy e quindi non abbiamo dovuto rilavorare praticamente nulla. Non siamo persone che cambiano gusti musicali da un giorno all’altro quindi, a parte qualche rifinitura per correggere alcune sbavature dettate dall’inesperienza degli inizi, credo siamo riusciti a rimanere coerenti con l’idea iniziale.
Siete soddisfatti del risultato ottenuto?
Estremamente soddisfatti soprattutto se consideriamo il costo totale dell’album, che non si avvicina neanche lontanamente alle 4 cifre. Potersi registrare in casa e rilasciare un disco senza dover avere a che fare con etichette o agenzie per noi è una benedizione, perché permette di concentrare le energie e i tempi nella composizione e produzione della musica, che alla fine è quello che davvero conta per l’ascoltatore.
In un periodo così difficile per la musica dal vivo e non solo, quali piani avete per spingere a tavoletta, sfruttando l’ottimo prodotto che ha dato il via alla vostra discografia e come intendete mantenere alta l’attenzione su di voi?
Non abbiamo grosse aspettative di “successo” in quanto preferiamo dedicare le nostre risorse alla creazione della musica e quindi siamo un po’ carenti su tutto quello che riguarda la promozione sui social. Diciamo che la nostra speranza è che la musica “parli per sè”, anche se ci rendiamo conto che è parecchio difficile!
Molti sfruttano il periodo per lavorare in studio e dove possibile cominciare a scrivere materiale per un nuovo album. Voi ci state già pensando?
Abbiamo alcuni pezzi in versioni non definitive e un’idea al momento un po’ vaga sugli argomenti da trattare, è ancora presto per sapere se sarà un secondo LP oppure solo un EP, ma la composizione per noi è un processo continuo dettato all’ispirazione, quindi sempre attivo anche se abbiamo appena rilasciato un album. La band per noi esiste per creare musica e quello non si ferma mai! Nella migliore delle ipotesi speriamo di pubblicare qualcosa di nuovo già nel 2021.
Se doveste scegliere una canzone che vi rappresenti al meglio tra quelle di “Unworthy Grave”, quale sarebbe? Perché?
“Eternal Recurrence”, perché contiene un po’ tutti gli elementi che definiscono il nostro sound. Questo lo rende anche uno dei brani più ambiziosi e complicati, ma abbiamo voluto comunque rilasciarlo come primo singolo proprio per mostrare in meno di 4 minuti tutto quello che la band può offrire.
Quali sono le vostre maggiori influenze artistiche e come pensate che questo aspetto possa evolversi adesso che avete finalmente creato un sound personale con il quale avere un punto di riferimento per il futuro?
I nostri gruppi preferiti in ambito metal sono molto diversi e credo sia proprio l’ingrediente fondamentale per avere un sound personale e vario. Io sono un grande fan dei Meshuggah e del progressive e ascolto veramente poco death metal, mentre Marco è un’enciclopedia del technical death e Stefano ha contribuito soprattutto nelle parti più mathcore e caotiche. Abbiamo comunque anche tante band preferite in comune, di cui sicuramente si sente l’ispirazione sull’album, mi viene da dire ad esempio Between The Buried And Me, The Contortionist, Meshuggah, Beneath The Massacre, Necrophagist e tante altre!
Fatta eccezione per la traccia conclusiva, le canzoni dell’album sono tutte compatte eppure riescono a svilupparsi senza lasciare alcun senso di incompiuto. La scelta di mantenere un minutaggio ridotto è dovuta a qualche decisione particolare, oppure è casuale?
“Limestone Empire” è stata scritta con la precisa intenzione di chiudere l’album in modo più lento e opprimente, quindi era la più adatta per espandere i tempi e puntare a qualcosa di più “epico” in un certo senso. Gli altri brani credo abbiano delle durate comprensibili in base alla loro intensità, in particolare abbiamo cercato a tutti i costi di lasciare solo l’essenziale che permettesse alle canzoni di scorrere in modo naturale senza che l’ascoltatore a un certo punto pensi “ma quando finisce?”
Cosa vorresti dire a chi deve ancora conoscervi? Cosa ci si può aspettare dagli Psychostasy e perché vale la pena mettere “Unworthy Grave” nella playlist dei preferiti?
Siamo sicuramente molto belli, questo è certo! In caso non bastasse, speriamo che l’album possa offrire qualcosa di non troppo “già sentito” e che abbia qualcosa di appetibile per amanti di diversi sottogeneri.
Ok, direi che siamo ai saluti. Volete dire qualcosa di particolare ai lettori di TrueMetal?
L’Italia in particolare è piena di artisti che non godono di gran esposizione mediatica ma non hanno nulla da invidiare ad altri ben più blasonati. Anche se richiede un impegno, date sempre una possibilità alle band underground!
Grazie per il vostro tempo ragazzi, in bocca al lupo per ciò che verrà e complimenti per l’ottimo lavoro svolto. Aspettiamo con ansia di sentire ancora parlare di voi!
A presto.