Intervista Racket (Stefano Mini)
Dopo aver ascoltato ‘Open For Stud’ non potevamo non fare due chiacchiere con Stefano Mini, frontman dei trentini Racket.
Ciao Stefano, prima di tutto benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it.
Ciao Andrea! Benritrovato. E’ sempre un piacere parlare di musica con te.
Allora, partiamo subito, chi sono e perché nascono i Racket?
I Racket nascono nel 2015 per suonare dell’Heavy Rock’n’Roll “molto diretto e di pancia”. Negli anni ci sono stati alcuni cambi di formazione, ma poi abbiamo trovato la quadratura ottimale. Che dire? Io, prima di fare del Thrash con i National Suicide, ho cantato questo genere per anni e con piacere torno a cimentarmi nell’impresa. Sto migliorando prova dopo prova. Fabio Sebastiani, alla batteria, è il nostro Leader indiscusso, la Legge e l’Ordine cui i Racket si sottomettono supini, ed il motore della Band (ahahah). Alle chitarre troviamo Paolo Marchi ed Alessio Boato, rispettivamente sinuoso Sex Symbol e Cane Rabbioso della combriccola, due veri e non presunti animali da palco, nonché “Rockers To The Bone” e ottimi musicisti. Completa la formazione Carmelo Tommasino, altro personaggio estremo davvero e non per finta, uno che col basso ci sa fare alla grande, costantemente fuori di cranio, parecchio “caldo” se capisci cosa intendo, ma preciso come pochi ogni volta che è chiamato ad imbracciare lo strumento. Inutile dire che questo Gruppo dà il proprio meglio dal vivo; ma mi pare che anche l’Album giri molto bene, grazie a 9 composizioni semplici nel concetto, potenti, dirette, mai pretenziose, di quelle che tocca per forza cantare con il boccale in mano. Siamo gente da Bar, chi ci conosce lo sa; e nel Bar, nel Music Pub per la precisione, ci troviamo a nostro agio come gli squali nell’Oceano. Che poi comunque non ci siamo trovati male neppure a suonare con Phil Campbell a Parma, qualche anno fa! Cazzo che Festa anche quella volta! Speriamo di poter tornare presto a far ballare, pogare e scapocciare la gente come è giusto che sia. A tal proposito, stiamo studiando un piccolo Tour nazionale in compagnia di Band favolose. Stay Tuned.
Ho letto, su qualche comunicato stampa, che ‘Open For Stud’ è il vostro debut-album. Mi risulta, però, che nel 2016 è uscito ‘A Bad Case Of Rock ‘N’ Roll’, contenete, tra l’altro, i pezzi ‘Make This City Bleed’ e ‘Rocker To The Bone’, facenti anche parte della Trackilst di ‘Open For Stud’. Cosa mi dici?
“A Bad Case Of Rock’n’Roll” del 2016 è un Demo, registrato a casa di Fabio. Serviva solo ed esclusivamente a noi, come esperimento compositivo e Promo per rimediare qualche data. “Open For Stud” è perciò da considerarsi il nostro primo vero lavoro. Abbiamo deciso di riregistrare “Make This City Bleed”, “A Bad Case Of Rock’n’Roll” e “Rockers To The Bone” proprio perché sta nella natura delle cose di provare sul demo quel che poi proporrai sull’Album. Non escludo che ne suoneremo delle altre sul prossimo Full Lenght.
Come è nato ‘Open For Stud’? Quanto c’è d’istintivo e quanto di ‘ragionato’ in questo lavoro?
Racket è una Band esclusivamente istintiva e penso sia chiaro dal primo ascolto. In effetti, potevamo soffermarci di più sui dettagli, sugli arrangiamenti. Ma è che proprio non sarebbe stato figlio dell’Energia ad alto voltaggio che l’ha prodotto, di quelle notti, di quelle bevute, di quelle compagnie, di quelle riflessioni, di quegli stati d’animo. No, siamo contenti di come suona: “Open For Stud” doveva uscire proprio così.
Parlaci un po’ dei testi. Di cosa parlano i Racket?
La vita di un Rocker, cioè di uno che passata la moda dei suoi 15 anni non finisce a fare il collezionista nerd di vinili costosi, ma sceglie contesti ed amicizie di un certo tipo, è ricca di aneddoti e di esperienze spesso anche estreme. Ora: si tratta di catturare un mood, fare un frullato di tutte quelle avventure (tue o di altri) e trarne un cortometraggio, una Storia, che deve avere la giusta colonna sonora per arrivare dritta al cuore. Quindi le 9 canzoni contenute in “Open For Stud” sono come 9 telefilm dalla sceneggiatura ricca di colpi di scena, violenza, frustrazione, amarezza, ironia, ma anche voglia di lasciarsi tutto alle spalle e di fare Festa; 9 storie dalla colonna sonora intensa, impattante e coinvolgente. Insomma, si tratta né più né meno che di un Album di Heavy Rock’n’Roll.
Avete scelto di produrvi autonomamente e di occuparvi direttamente della promozione. Cosa comporta tale scelta?
A dirti la verità avevamo firmato per MASD Records, che però ha chiuso i battenti. In seconda battuta ci siamo proposti a Scarlet e a Jolly Roger, che però avevano altri progetti editoriali. Così abbiamo fatto da soli, nel senso che abbiamo registrato il tutto con i pochi soldi a disposizione e a Marzo eravamo pronti ad uscire. Fatto sta che è arrivato il Covid. Allora abbiamo aspettato; dato il periodo abbiamo anche rinunciato a spendere soldi in promozione (anche se oggi la promozione è tutto) e ci siamo semplicemente affidati alla gente, agli stessi che ci vengono a vedere dal vivo, che incontriamo in giro per i Bar, a qualche giornalista di settore illuminato par tuo, nonché ai nuovi Amici incontrati negli ultimi mesi in Internet. Fra questi vorremmo ricordare il Gruppo WFR, ragazzi davvero splendidi e grandi appassionati di musica.
Come è stato collaborare con Fabio Sforza dei NoLogo Recording?
Fabio Sforza è un gran figo. Bravo, umile, veloce. E poi, ad ogni passo, si mostrava entusiasta di quel che usciva dalle casse, in un vortice di Energia positiva e contagiosa. Torneremo certamente da lui anche in futuro.
Quanto è importante la scena Underground italiana? Secondo te, c’è il giusto supporto?
Da molti anni vado dicendo che l’Underground deve essere considerato quale Scena a sé stante e non come trampolino di lancio per improbabili successi. Purtroppo, la fame di like porta i giovani ad investire sproporzionatamente su se stessi e questo alla fine logora. Io credo che, se vali, devono essere i Professionisti di settore (Label, Agenzie, Management, Promoter) ad investire su di te! Purtroppo però il mercato discografico non esiste più, ed oramai i clienti di Label ed Agenzie sono per lo più le stesse Band, le quali d’altro canto difficilmente riescono a garantire buoni affari sia con le vendite che con i Live. L’Underground, quindi, per il Metal e per il Rock genuino, è semplicemente tutto. Non c’è altro, se non in apparenza! A meno che non ci si rivolga al passato remoto, cioè ai soliti Mostri Sacri. Rimane il fatto che il Supporto non è dovuto e te lo devi guadagnare. Come ai vecchi tempi.
Quanto è dura non poter suonare i pezzi di ‘Open For Stud’ dal vivo?
Ah beh, è un’agonia. I Racket sono nati per suonare dal vivo: l’Album è per noi solo un biglietto da visita per invogliare la gente a venirci a sentire, ed i gestori a pagare il giusto compenso. Quel che trovi sull’Album, lo ritroverai superamplificato dal vivo. Questo è quanto.
Mi sembra che tu abbia adattato molto il tuo stile vocale al sound dei Racket, più Rockers e meno Thrash diciamo (Stefano è il vocalist dei National Suicide). Mi sbaglio?
Sai Andrea, ogni Genere richiede una vocalità differente, che sappia esprimere il mood dell’Album. A dirti la verità non sono totalmente soddisfatto (non lo sono mai) del mio lavoro su “Open For Stud” e mi sto già dando da fare per migliorare. Però te lo ripeto: abbiamo fatto tutto di getto e va bene così. L’immediatezza è la forza di questo Disco.
I primi Motorhead dicevano di essere ‘solo’ un basso, una chitarra ed una batteria. I Racket hanno una chitarra in più ma il concetto è quello. Cosa ne pensi dell’uso di tastiere, synth, drum machine, effetti elettronici e sofisticati nel Metal?
In assoluto dipende da come li usi, dal senso del loro impiego. Direi però che, nel caso dei Racket, sarebbero assolutamente fuori luogo (ahahahah). I Racket piaceranno a chi è abituato ad andare a vedere la Musica Underground dal vivo e a chi, più in generale, ha amato i primi AC/DC, i primi Motorhead, gli anelli di congiunzione fra Rock’n’Roll e Metal Music.
Il momento storico è quello che è. Per rimanere visibili qualcosa bisogna inventarsi. Cosa ne pensi dei live Streaming, concerti in cui il pubblico è a casa?
Nel nostro caso sarebbero una boiata; mentre penso siano necessari a chi di Musica ci campa; e non mi riferisco solo a Band e Cantanti famosi, ma anche agli Insegnati di Musica che con le loro Lezioni online provano almeno a tirare avanti. Ai veri Professionisti, va tutta la nostra solidarietà!
Con questa ultima domanda abbiamo finito. Ringraziamo Stefano per il tempo che ci ha dedicato e lasciamo a lui i saluti ai lettori di TrueMetal.
TrueMetal è da tanti anni un punto di riferimento per tanti appassionati. Salutiamo tutti i lettori, i frequentatori del Forum e chi ci lavora; e soprattutto ringraziamo te, per questa Intervista e per la bella Recensione che hai voluto dedicare ad “Open For Stud”. In attesa che aprano i cancelli, ed il cane possa tornare a correre, mordere ed ululare.
Rock’n’Roll! A presto e buona vita.