Intervista Rhapsody of Fire (Alex Staropoli)
Iniziamo parlando della vostra intensa attività live; già la pubblicazione di “Live – From Chaos to Eternity” mi sembrava un manifesto programmatico per una spinta molto più vigorosa che in passato verso il palco: oltre alle date degli ultimi due album con Luca, dopo lo split avete ulteriormente incrementato la presenza live anche qui in Italia… ricorderai che dopo il periodo buio con la Magic Circle per noi italiani vedervi dal vivo era un’impresa quasi impossibile. Oggi siete finalmente molto presenti, invece, fino alle ultime tre serate di un mese fa con gli Scorpions [l’intervista risale al 1 dicembre n.d.M.]. Come vedi il rapporto della band coi live show?
Lo vedo meglio che mai, perché questo punto era fondamentale nel nostro nuovo programma: essere una band pronta a suonare in qualsiasi momento e dovunque. In passato, più di un decennio fa questo non era possibile per vari motivi; ora con questa lineup e con tutto l’entusiasmo che abbiamo e la voglia di suonare è un aspetto primario. Molto spesso suoniamo alla grande anche senza prove! Certo prima di un tour o se non suoniamo da un anno per via della produzione e varie cose proviamo un paio di pomeriggi, il punto però è che sembra davvero incredibile il tiro che riusciamo ad avere spontaneamente in sala prove e poi sul palco. Siamo una bella macchina da live, è bello dirlo perché dieci anni fa non era così, siamo finalmente una band pronta sia in studio che sul palco.
Hai detto la parola magica “studio”, quindi veniamo al nuovo album. Il prossimo 15 gennaio uscirà il nuovo disco “Into the Legend”. Quali sono le tue sensazioni nell’ascoltare oggi il lavoro finito? Ti senti pienamente soddisfatto?
Ho cominciato a lavorarci su due anni fa, e il disco ha visto anche la collaborazione di mio fratello; anche Roby [De Micheli n.d.M.] mi ha dato parecchi stimoli chitarristici. È stato un bel percorso…
“Stimoli” nel senso che tu scrivi anche le parti di chitarra, giusto?
Beh in “Dark Wings of Steel” avevo scritto parecchie cose di chitarra, devo dire la verità. Soprattutto assoli che ho composto in un lungo periodo durante il quale mi divertivo a simulare le chitarre con vari plugins. Alla fine tante idee son piaciute anche a Roby per cui dopo averli sentiti per mesi ci siamo resi conto sempre di più che funzionavano bene. Anche stavolta ho composto alcuni passaggi, anche se il grosso del lavoro è stato arrangiare l’orchestra. Poi nelle parti di chitarra quando ci suona su un chitarrista vero è tutto migliore. Roby mi ha dato parecchi spunti e riff, il tutto si è rivelato davvero stimolante: non ricordavo di avere tutto questo grande entusiasmo in sede compositiva. Ho ritrovato proprio la voglia di scrivere musica. Dopo “Dark Wings of Steel” che è un album che adoro che ho voluto fare, e del quale non mi pento nel modo più assoluto; dopo quel disco ho sentito il bisogno di fare qualcosa di ancor più cinematografico ed arrangiato, di qualcosa di più complesso ma al contempo più accessibile… e quindi mi son dato da fare, ho lavorato tantissimo con passione e entusiasmo, e devo dire che sono davvero volati questi due anni. La produzione anche se è durata sette mesi è stata fantastica. Abbiamo registrato tutto a Trieste, anche la batteria che per “Dark Wings of Steel” avevamo fatto in Germania.
Insomma è diverso lavorare in casa piuttosto che prendere varie parti e poi assemblare.
Si, si, anche perché a Trieste ho potuto essere presente per tutto, ho seguito ogni passaggio della produzione e anche durante il mixing mi son venute delle idee, ho chiamato dei solisti per fare alcuni interventi… per cui fino all’ultimo giorno del mixing c’è stato il processo compositivo, davvero fino all’ultimo momento!
Perdonami se faccio un piccolo passo indietro e torno all’immagine dell’artwork: è dello stesso autore di “Dark Wings of Steel”?
Si, che è anche l’autore degli album precedenti…
Il buon Felipe Machado Franco…
Si, esatto. Alex Holzwarth mi ha dato l’idea di fare qualcosa di più futuristico… in quel periodo era uscito “Terminator Genisys”, così ci era piaciuta quest’idea del drago metallico e mi ha detto: “prova a fare qualcosa in quella direzione lì”.
Sul forum di Truemetal i ragazzi si chiedevano se fosse o meno una versione alternativa del drago del disco precedente, quindi mi confermi che la risposta è “no”.
Esatto, si, è diverso, una cosa differente.
È stato un po’ un parto questa copertina. Felipe per quanto bravo è comunque una persona che tende ad avere sempre il suo gusto personale. Per cui ad un certo punto mi ha consegnato la copertina ma non è che fossi contento al cento per cento. Allora gli ho detto: “perché non fai degli interventi di questo tipo?”. Ma ho visto che anche così non ha recepito. Allora è successa questa cosa davvero incredibile: mi son messo a studiare dei tutorial di grafica, roba che non ho mai fatto in vita mia, e ho detto “ca**o voglio aggiungere delle cose perché sento che non va bene così”… e mi son messo a lavorare con dei layer di neve, di scintille e varie cose, e gli ho detto “guarda questo!”. Così da un esperimento stupido ci sono stato diversi giorni e credo di aver dato più dinamicità e più vita alla copertina. Prima era troppo monocolore e si vedevano dei particolari taglienti, dovevi vederlo! Del resto non stiamo parlando di fotorealismo ma di grafica creata al computer… quindi ho aggiunto io questi elementi di dinamicità e di colore, lui tende ad avere i suoi colori, qui sul grigio-verde…
Quindi sei co-autore dell’artwork…
Sisi non lo dico per vanto, però mi son stupito anch’io del risultato, anche l’AFM Records è molto contenta… sulle dimensioni in vinile renderà parecchio!
In effetti è davvero notevole! A proposito, è stata dell’etichetta l’idea di realizzare la statuetta del drago in edizione limitata?
Diciamo che son stato ad Amburgo una volta e già mi avevano proposto un anno fa di fare qualcosa, però un po’ dipendeva anche dalla copertina, anche io avevo quest’idea in testa e devo dire che sono stato molto contento!
A differenza di “Dark Wings of Steel” avete anticipato i tempi con la release del videoclip della titletrack e dei trailer; nel precedente disco ho avuto l’impressione, correggimi se sbaglio, che siate arrivati un po’ in ritardo sia con la comunicazione che con la promozione. L’avete pure scritto nella pagina Facebook relativamente alla statuetta del drago. Stavolta invece siete sulla cresta dell’onda e ben più puntuali… è solo una mia impressione?
In realtà anche qua abbiamo avuto un ritardo colossale, anche sul mixing… quasi due mesi abbiamo sforato! Abbiamo dovuto lavorare itensamente… praticamente il booklet è stato finito ieri. Un vero tormento [ride], comunque sono molto contento. Del resto non tutte le persone lavorano come lavoro io o ai miei ritmi, certo che in parte è colpa mia anche delle persone che scelgo… per dire anche con Felipe avremo fatto un ritardo di due mesi.
Sareste usciti a novembre?
Beh forse addirittura un po’ prima, almeno con la promozione, ma a gennaio va bene comunque, alla fine l’album mi sembra molto positivo quindi siamo tutti contenti. I ragazzi della band che hanno sentito il lavoro finale son tutti rimasti a bocca aperta, il feeling è positivo e c’è della buona energia e questo è quello che conta.
Avete in serbo qualche nuovo videoclip?
L’idea ovviamente c’è ma va ancora girato, si vedrà.
Ho ascoltato alcune volte il disco, l’impressione è che le composizioni siano più varie ed articolate anche del recente passato, quasi progressive. In questo hanno un ruolo molto importante gli assoli incrociati di chitarra e tastiera. Come ti sei gestito la composizione di queste parti assieme a Roberto?
Tutto è venuto in maniera assolutamente naturale. Non è stato programmato. È stata una cosa che ho lasciato che si evolvesse quasi da sola. Anche la suite: mi ero ripromesso di non fare mai più una suite in vita mia, ne ho fatte dieci e ora basta… invece ascoltando il brano [“The Kiss of Light” n.d.M.] e avendo in mente come dovesse suonare “Into the Legend”, un album epico e mastodontico sotto tutti i punti di vista, mi son detto: “qua ci vuole qualcosa che duri parecchio di più!”. Questo solo per farti un esempio di quello che è stato il processo lavorativo e compositivo. Programmato davvero poco. Certo, questo a parte l’orchestra e i cori. Per quanto riguarda la scrittura non mi sono dato limiti, ho provato a fare quello che è umanamente possibile fare nell’arco di questo tempo e componendo questo tipo di musica!
Come è venuta fuori quella sezione clavicembalo e flauto, nella suite? Sempre con tuo fratello Manuel? Mi è sembrato di sentire diverse sezioni molto barocche all’interno del disco.
Si, si… alle volte basta riprendere un tema: il tema del ritornello di “The Kiss of Light” è un tema bellissimo, l’ho ripreso semplicemente adattandolo all’enseble barocco e si da vita a tutta un’altra atmosfera. Abbiamo tantissimi ospiti che ho avuto il piacere di ospitare grazie a Manuel: abbiamo il bordone che è una specie di cornamusa, tantissimi strumenti a fiato, il violone, viola da gamba… tutti strumenti originali, non tipici dell’orchestra come violino, violoncello o contrabbasso, ma proprio strumenti che si usano nella musica antica… poi abbiamo anche un’arpa celtica quindi il barocco è diventato anche un po’ celtico; è proprio quello che volevo e che mi mancava. Li avrei voluti ancora più presenti ma bene così, abbiamo già superato i settanta minuti [ride].
Per quanto riguarda i testi è tutta opera di Fabio o hai scritto qualcosa pure tu?
Si in “Into the Legend” come per “Dark Wings of Steel” ha seguito tutto Fabio. Gli ho girato tutti i brani, tutte le melodie anche per la voce, e lui ha fatto un gran lavoro per adattare i testi alle melodie: è venuto a Trieste e in tutta tranquillità abbiamo registrato ogni brano. Contando i giorni lavorativi, sarà stato a Trieste due settimane, cantando quattro/sei ore al giorno. È stato tutto molto fluido. Questa parte della produzione sono riuscito ad anticiparla: sono riuscito a dargli i brani in modo tale che avesse tutto il tempo di ascoltarli, recepirli e scrivere le liriche. Anche stavolta ha scritto dei testi molto belli, soprattutto sono molto cantabili. C’è molta comunicatività, i testi sono fantasy… quello che conta per me è che diano la possibilità all’ascoltatore di ricevere delle immagini, non solo dalla musica ma anche dalle parole. Non è una saga ma si sente che c’è quel tocco italiano-poetico-fantasy che Fabio ha sempre avuto.
Un ruolo sempre più importante nella band è quello assunto da tuo fratello Manuel, presente negli ultimi show dei Rhapsody of Fire… lo rivedremo in sede live?
Si, anche se lui è molto impegnato, insegna in conservatorio… chiaramente ci siamo già messi d’accordo che per un tour europeo ci seguirà in alcune date.
Sono molto belle le parti dei fiati in “A Voice in the Cold Wind”, mi puoi dire qualcosa di più su questo brano?
Qui ho usato un tema che ho trovato, davvero molto bello e l’ho riarrangiato.
“Trovato” in che senso? Era un tema classico?
Nel senso che fa parte di una libreria di melodie libere da copyright, librerie di piccole melodie celtiche che non sono arrangiate. Proprio delle note semplicissime. Io poi l’ho presa e riarrangiata completamente per l’ensable barocca.
C’è anche la voce in backing di una soprano in alcuni pezzi… puoi dirmi qualcosa in più su di lei?
Si, lei è una sorpresa veramente incredibile, si chiama Manuela Kriskak, Roby conosceva il marito. Mi servita una soprano solo per fare vocalizzi, senza parole e senza testo. Poi alla fine quando l’ho sentita cantare mi son detto “qui devo assolutamente richiamarla per farle fare altre cose!”, e la cosa si è evoluta anche lì. Come vedi anche in questo caso la produzione ha seguito questo iter: siamo partiti da una piccola idea per poi evolvere. Ho richiamato spesso dei musicisti perché son rimasto colpito davvero dalla loro bravura. Non sei il primo a farmi questa domanda, moltissimi mi hanno già chiesto di chi fosse questa voce meravigliosa.
In “Valley of the Shadows” sono presenti dei cori stile carmina burana in lingua latina molto emozionanti, cosa puoi dirmi sui cori?
I cori che abbiamo fatto sono clamorosi. Abbiamo avuto tre tipi di cori in “Into the Legend”. Cori operistici, cori epici e cori di voci bianche. È stato un bel lavoro sia di arrangiamento, scrittura, stesura parti e registrazione. Finalmente sono riuscito a trovare le voci giuste e con le parole in latino si crea una sonorità che è davvero… unica!
Invece la “Volar Sin Dolor” sarà proposta in tre lingue… in quali versioni e su quali mercati?
Si tratta della ballad “Shining Star” che ho voluto rifare in tre lingue: inglese già presente nel disco, spagnolo in edizione limitata e italiano, con quest’ultima che uscirà nella versione giapponese del CD.
Cambiando argomento: hai ascoltato l’ultimo disco di Luca? L’ho intervistato qualche mese fa e spende sempre bellissime parole su di te, vi fate ancora qualche epic pizza in Tieste?
Ultimamente no. Devo dire che siamo stati entrambi molto impegnati. Posso dirti che l’ho ascoltato una volta in auto, in quanto è l’unico momento in cui riesco ad ascoltare musica. Ma come ben sai come abbiamo concordato io e Turilli non diamo pareri sui nostri reciproci lavori. Io comunque negli ultimi due anni non ho ascoltato quasi niente. Tutto quello che ho ascoltato è distante dal metal. Colonne sonore o cose comunque che non hanno nulla a che fare con il metal, questo per restare davvero pulito sotto ogni punto di vista. Mi son preso alcuni dischi metal recenti che ancora non sono riuscito ad ascoltare.
Niente? Neppure un ascoltino di sfuggita all’ultimo Iron Maiden?
No, no. Figurati, è appena uscito! [ride] Del resto ho passato le ultime settimane a seguire i processi del nuovo disco, fino agli ultimi tempi davvero tutto il giorno sul booklet fino a notte fonda… guarda l’ho fatto volentieri ma è stata davvero dura.
Le ultime soundtrack che hai ascoltato allora cosa sono?
Qualsiasi cosa di Brian Tyler, che è l’uomo che ha scritto varie cose interessanti tra cui “Thor: The Dark World”, “The Avengers” o “Fast and Furious 7”.
Ricordo che anni fa leggevo una tua intervista in cui non nascondevi questo fatto di ascoltare quasi esclusivamente soundrack cinematografiche… andrai a vedere “Il Risveglio della Forza”, immagino!
Penso proprio di sì. Il cinema ancora ha un grande appeal per me, in particolare film d’azione, sci-fi etc., soprattutto quando le colonne sonore sono anche importanti. Sicuramente è una cosa che mi attrae parecchio!
Credi che siano anche fonte di ispirazione per la musica che fai?
A questo punto no. Molto spesso se ho delle idee o degli spunti sono di colonne sonore che ho ascoltato venti anni fa o quindici anni fa. Oggi è molto diverso, la colonna sonora si è modernizzata, c’è tanto di elettronica, di batteria e chitarre soprattutto, il lavoro che fa Brian Tyler è fantastico… ad esempio in “Fast and Furious 7” pur avendo l’orchestra ha tantissime cose più moderne. Io invece per certi versi resto legato a “Conan il Barbaro”, “Gladiator”, “Braveheart”… colonne sonore di quello spessore lì. Per la band preferisco una sonorità di quel genere..
Qual è il tuo rapporto con l’attuale mercato musicale? Sei un supporter dei nuovi servizi tipo Spotify o iTunes o resti più legato al passato?
Io sono legato a una cosa sola: la qualità della musica. Nel senso che se ho speso parecchi soldi per avere il mio sistema in auto e in casa, non ho voglia di ascoltare un ca**o di mp3, appena sento che mi taglia delle frequenze mi arrabbio. Ho bisogno di avere un CD e che la qualità sia al massimo. Altrimenti non avrebbe senso avere un impianto. Puoi essere interessato agli mp3, iTunes, le librerie e così via, ma se vuoi ascoltare davvero ci vuole un CD, non voglio un .mp3 neanche a 320Kbps,… voglio un file wave senza perdita! Non penso di essere di vecchia scuola, penso solo di voler sentire musica di qualità. Mi infervoro su questo argomento! [ride]
State lavorando anche sul prossimo tour?
Ci stiamo pianificando su, abbiamo già il “70000 Tons of Metal”, la crociera. Abbiamo una data in Messico con Stratovarius e Hammerfall. Poi abbiamo due date per il Giappone in marzo e stiamo pensando ad un tour in Europa per la prossima primavera: non vediamo l’ora di suonare il nuovo album! Penso di non aver mai avuto in vita mia questo feeling ed entusiasmo verso il disco, abbiamo già suonato la titletrack “Into the Legend” in occasione dei concerti di apertura degli Scorpions ed è stata un’emozione incredibile. Ci sono parecchi brani che potremmo suonare da questo nuovo album, e che sicuramente suoneremo!
Ultima domanda di rito: un saluto ai lettori di Truemetal.it!
I Rhapsody of Fire sono una band pronta sia su studio che sul palco, quindi speriamo di vederci presto in sede live!
Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini