Intervista Rob Moratti
Un cantante di prim’ordine spesso poco considerato. Rob Moratti è un frontman di classe, esperienza e talento che non ha mai conosciuto la fortuna di un riconoscimento davvero commisurato alle sue abilità.
Protagonista di “Epical”, nuovo album, come al solito molto buono e ricco di spunti interessanti, l’accomodante e serafico artista canadese ha risposto a qualche nostra domanda su presente e passato della sua invidiabile carriera.
Intervista a cura di Fabio Vellata con la collaborazione di Francesco Maraglino.
Ciao Rob, sono Fabio Vellata di www.Truemetal.it è un vero piacere poterti intervistare. Benvenuto sulle nostre pagine! Come stai? Come vi state preparando per le vacanze di Natale? Hai intenzione di fare qualcosa di speciale, come concerti o eventi in questo periodo?
Sto alla grande grazie per averlo chiesto! Spero sia lo stesso per te! Sì, Natale è uno dei miei periodi dell’anno preferiti e qui in casa si comincia presto con tutte le decorazioni. I miei bambini lo adorano! Quest’anno niente eventi fuori dalla residenza Moratti. Solo tempo in famiglia.
Se non sbaglio questo è il tuo sesto album da solista, il primo per una grande etichetta come Frontiers. Come sei entrato in contatto con loro e quali differenze hai riscontrato rispetto alle etichette con cui hai lavorato finora?
In realtà è il mio quinto album da solista… A volte mi dimentico ma per quello che vale sto lavorando al mio sesto album mentre parliamo. Ad essere onesto, ho contattato io Frontiers…la mia etichetta precedente aveva chiuso e quindi ero a spasso ed ho deciso di vendere il mio materiale al miglior offerente. Ho contattato alcune etichette e tra esse Frontiers è quella che mi ha fatto l’offerta migliore.
Ora che sono con loro realizzo quanto sono professionali come squadra. Si assicurano che l’artista ottenga il massimo riconoscimento possibile con ogni nuova release. Ed in effetti grazie a loro il mio numero di fan sta di nuovo crescendo…gli sono davvero molto grato. Era esattamente ciò di cui avevo bisogno!
Parliamo del nuovo album “Epical” allora: ancora una volta il disco testimonia il tuo amore per il rock melodico più cristallino. A cosa si riferisce il titolo?
Grazie mille! Quando ascolti il disco capirai come ogni canzone ha un’importanza “epica”. Anche la produzione è stata un’esperienza epica. Non potrei esserne più orgoglioso!
Non ho informazioni a riguardo: le canzoni sono opera tua? Dove hai tratto idee e ispirazione per comporre il tuo nuovo materiale?
Ho collaborato con alcuni dei migliori songwriters del genere. Ho scritto la maggior parte delle canzoni con Ulrick Lonnqvist ed è stata un’esperienza fantastica, la chimica che abbiamo è sorprendente. La collaborazione reciproca ci ispira l’un l’altro e rende le canzoni quello che sono. Poi ci sono anche Pete Alpenborg e Felix Borg con cui e’ stata una gioia lavorare. E Fredrik Bergh, con cui ho collaborato sin dall’inizio della mia carriera da solista. È il lavoro di squadra quello di cui sono molto orgoglioso. Sono grato a ciascuno di loro…
In Epical sono presenti musicisti di grande talento: li hai scelti personalmente o Frontiers te li ha suggeriti?
Grazie mille, sono mie scelte personali. Ho fatto suonare la maggior parte delle canzoni su “Paragon” a Joel Hoekstra e ora suona per intero su “Epical”. Ed ho fatto suonare Tony Franklin su tutti e 5 i miei dischi da solista. Lavorando con Pete Alpenborg mi sono innamorato del suo suono di chitarra e ho sentito che era perfetto per quello che avevavmo composto. Felix Borg è un grande batterista: come accennavo prima, abbiamo co-scritto un paio di canzoni insieme. È devastante su “Epical”. Fredrik Bergh infine suona le tastiere su “The Rest of my Life”. Abbiamo scritto questa canzone insieme al grande Steve Augeri, ex dei Journey…
Nel dettaglio qual è stato il contributo proprio di Joel Hoekstra e Tony Franklin?
Joel ha aggiunto strati di over dubbing in ogni canzone ed ha aggiunto un’intera nuova dimensione ritmica che per me è straordinaria. Poi le sue performance da solista, dalle melodie agli armonici sono fantastiche. Un aspetto che lo rende unico e diverso da tutti gli altri. Sarò per sempre grato per la sua presenza e per poterlo considerare un amico.
Con Tony invece, risulta incredibile come con il basso possa costruire o distruggere una canzone in tanti modi. Più di una volta è capitato di non inserire una pezzo su di un disco fino a che non l’avevo inviato a Tony. E quello che lui rispondeva era determinante al punto da riuscire a farmi cambiare idea su molti dettagli. Ha il suo suono personale ed è sempre unico.
Cinque album insieme e ora siamo come una famiglia…una gran bella avventura!
Il tuo grande amore per i Journey è evidente dalla tua discografia, e anche dal nuovo “Epical”: tra l’altro hai dedicato loro un vero e proprio tributo in passato. Sono sempre determinanti per te, vero?
Assolutamente! Penso sempre che siano grandi. Neal Schon ci mette il cuore come tutta la band, Arnel ha dimostrato di essere un ottimo cantante e sta andando forte. Abbiamo ancora bisogno di loro!
Hai avuto una carriera ricca di partecipazioni a vari gruppi e progetti, e non possiamo resistere alla tentazione di farti qualche domanda sul tuo passato artistico. Con Final Frontier hai realizzato quattro album di culto assoluto tra gli appassionati di hard rock melodico. Puoi raccontarci qualcosa di quell’esperienza?
Grazie mille! Quelli sono stati tempi meravigliosi. Lavorare con Mladen è stato davvero magico. A quel tempo, scendevo nel suo studio e ci sedevamo lì e scrivevamo. Ci sorprendevamo a vicenda con quello che riuscivamo a creare e ricordo che andavo a casa sentendomi in estasi per una settimana. Ho avuto il piacere di sperimentare vocalmente e scoprire la mia estensione con quel progetto ed è grazie a quella esperienza che sono quello che sono oggi!
Pensi ci potrà essere un sequel in futuro o è un nome da considerare ormai solo legato al passato?
Non si può mai dire mai…ma sarebbe un ritorno verso il passato. Va bene così, abbiamo vissuto un gran bel momento.
Noi di TrueMetal siamo molto affezionati al progetto Phenomena di Tom Galley, a cui hanno contribuito nel tempo le voci di personalità del calibro di John Wetton, Glenn Hughes e Ray Gillen…. Come è avvenuta la tua partecipazione a grandi album come “Blind Faith” e “Awakening”?
Oh certo, anche io adoro tutte le cose dei Phenomena! A quel tempo fui avvicinato dalla mia etichetta e direttamente da Tom. Mi chiesero se mi avrebbe fatto piacere farne parte e così ho finito per cantare tre canzoni in quei due dischi. Il risultato è stato incredibile.
Non può mancare una domanda sulla tua partecipazione, nel 2009, con i gloriosi prog-rocker Saga di The Human Condition, in sostituzione di Michael Sadler. Che ricordi hai di quell’esperienza? Come sei entrato nella band e perché la collaborazione non è continuata?
Mi ricordo di aver sentito alla radio che i Saga stavano cercando un cantante ed ho pensato, “oh beh, quali potranno mai essere le mie possibilità…?” Ed ho lasciato perdere.
Poi ho incontrato un mio amico, David, che mi ha detto che i Saga erano ancora alla ricerca. E in quel momento è scattata la scintilla: ho contattato Ian Crichton e lui mi ha tenuto in considerazione per le audizioni dal vivo. Sono stato il primo a partecipare ai provini che sono durati per tutto il fine settimana. Dopodiché, Ian mi ha contattato la stessa sera dell’audizione e mi ha detto che nessuno si era avvicinato al mio livello.
Inosmma, ero il suo vincitore anche se dovevo ancora ottenere il consenso dgli altri. In un modo o nell’altro ce l’ho fatta e così abbiamo scritto e prodotto “The human condition”, un disco fantastico a cui hanno fatto seguito un bel po’ di tour in Europa dove ho conosciuto moltissime belle persone. A quel punto però Michael ha deciso di tornare in scena dopo un breve periodo di ritiro. Ian, essendo il suo migliore amico non ha potuto fare altro che prenderne atto, mettere da parte gli eventuali dissapori e riaccoglierlo.
Non ho rimpianti, sono molto felice di aver vissuto quel momento. È stato bello.
Sei ancora in contatto con loro?
Si, parlo spesso con Ian Crichton. Grande ragazzo, è una benedizione per me aver lavorato con lui e alcuni dei migliori musicisti che io conosca.
Per quanto riguarda la tua carriera da solista, a quale disco sei più legato? Noi siamo innamorati di “Victory”…
Sono tutti speciali, ci sono dei punti di forza in ognuno di loro ma per me “Victory” è quello che sento più vicino perché l’ho scritto quando mia mamma non stava bene. Dalla sua morte ho trovato le parole di “Lifetime”. Un pezzo che ho composto solo per lei. Non penso ci sia null’altro che mi è più “vicino”.
Ci sarà un sequel dal vivo di “Epical”? Se sì, passerai in Italia?
Spero ci sarà, teniamo le dita incrociate…
E per intanto grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato Rob. Ti auguro tutto il meglio e delle vacanze fantastiche. Ciao!
Sei sempre il benvenuto Fabio e grazie anche per il tuo tempo e per l’intervista. Buon Natale e felice anno nuovo anche a te!
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Discografia Rob Moratti:
- Victory (2011)
- Tribute to Journey (2015)
- Transcendent (2016)
- Renaissance (2019)
- Paragon (2020)
- Epical (2022)