Intervista Roommates
Dopo averli incontrati di persona a metà Luglio 2022, sotto al palco dello Shock’ Metal Fest di Camporosso (IM), abbiamo contattato i rockers liguri Roommates per fare due chiacchiere riguardanti il presente, il passato ed il futuro della band…tutti pronti? Avanti con le domande!
Ciao Ragazzi, ben ritrovati su Truemetal.it! Ci siamo salutati il 16 Luglio 2022, protetti dalla cornice dello Shock’ Metal Fest in quel di Camporosso in Liguria…com’è andata l’Estate, musicalmente parlando? Siete saliti su qualche altro bel palco o Vi siete goduti un po’ di meritato riposo?
Eccoci, questa Estate è stata caratterizzata da due eventi particolarmente significativi per noi. Il primo l’hai già menzionato ed è lo Shock’ Metal Fest con Phil Campbell & The Bastard Sons, il secondo (appena passato) è stato il Pistoia Blues Festival dove abbiamo diviso il palco con Joe Bastianich e La Terza Classe e con (mi tremano i polsi ogni volta che lo scrivo) i Gov’t Mule di Warren Haynes. Per noi è stata una emozione devastante condividere il palco con un mostro della chitarra del suo calibro. Oltre a questi due eventi abbiamo goduto della bellezza di suonare nella nostra Riviera Ligure, dove d’estate prolificano eventi ed occasioni di condividere ottima musica.
Su Truemetal.it siete apparsi sporadicamente, talvolta per annunciare l’uscita di qualche Vostro singolo o, come accennavo poco fa, in occasione della Vostra partecipazione allo Shock’ Metal Fest. Praticamente è la prima volta in cui siete veramente ‘protagonisti’ di un Nostro articolo: vorrei che ripercorreste la Vostra Storia, a beneficio dei Lettori che ancora non Vi conoscono. Come, quando, dove e perché sono nati i Roommates? Mi incuriosisce parecchio il nome della band: perché la scelta è caduta sulla parola ‘coinqulini’ (roommates in inglese)?
Ormai siamo insieme da un decennio, il nome prende origine dalla condizione in cui è iniziata la band, infatti i chitarristi vivevano nella stessa casa a Genova. Il bassista era di fatto loro convivente (essendo con loro ogni giorno) e lì hanno conosciuto Alessio Spallarossa, all’epoca batterista dei Sadist. La scelta del nome è quindi nata dal fatto che i 4 musicisti praticamente vivevano insieme la loro quotidianità, non solo musicale. Abbiamo all’attivo due dischi in studio, un disco live (registrato proprio nell’arena dove si tiene lo Shock’ Metal Fest) e due dischi di cover in digitale. In questi anni abbiamo avuto una intensa attività live e modo di condividere serate con i Gov’t Mule, Joe Bastianich, Mondo Generator, Superdownhome, Casablanca, Pino Scotto e molti altri. Suoniamo un genere che ci piace e non disdegniamo (soprattutto sui nostri canali digitali) rivisitare brani in chiave acustica o unplugged.
Parliamo del Vostro ultimo album, “Roots”, uscito nel 2020. Musicalmente parlando sembra che le Vostre sonorità si siano, per così dire, ‘inasprite’ rispetto al precedente “Fake”, datato 2017: considerando quest’evoluzione, di quali radici (roots) stiamo parlando? Le tematiche approfondite nei testi delle canzoni passano dalle radici letterarie della tradizione dantesca a quelle culturali, evocate dalla trattazione dei Sette Peccati Capitali. Sono queste le ‘roots’ tratteggiate nella copertina del disco?
“Roots” nasce da un lungo lavoro, la scrittura si è molto evoluta nei tre anni che lo separano da “Fake”. Nei dieci brani del disco si percorre un cammino dell’uomo, una discesa che rende consapevoli di essere peccatori e dover conoscere uno ad uno quelli che sono i vizi dell’uomo. La chiave di lettura, seppur passando per Dante, non è cattolica né cristiana. Il cammino di consapevolezza è volto alla conoscenza dei vizi e dei peccati per poterli capire e interiorizzare, in modo da fortificare le proprie radici e poter scegliere deliberatamente come proseguire la propria esistenza, consci di quelli che sono i mali che possono colpire lo spirito. Le radici in copertina, con la mano che affonda nel terreno, vogliono costituire la presa che l’uomo deve compiere su se stesso, prima di poter uscire in quello che è il mondo che lo circonda. Mi fermo, sto già spoilerando ‘qualcosa’…
Spostiamo per un attimo l’attenzione su di un altro argomento: la Vostra esperienza con il produttore Pietro Foresti. Una volta iniziata la collaborazione con lui immagino si sia nettamente percepito un ‘prima’ e un ‘dopo’. Da quando scrivo per Truemetal.it, dal canto mio, incontro moltissimi gruppi che ‘fanno tutto in casa’, produzione musicale e promozione commerciale incluse…cosa succede quando ci si affida a produttori musicali professionisti del settore?
Il cammino con Pietro Foresti ha impresso una svolta al nostro modo di comporre e di concepire il processo che porta dalle idee alla realizzazione di un intero disco. La tecnologia attuale permette di registrare interamente un lavoro, di mixarlo, e di arrivare ad un master completo, quello che però spesso (molto spesso) manca è un’idea che si possa reggere ad una direzione lavorativa ben precisa. Questo è ciò che nasce dal collaborare con professionisti del calibro di Pietro Foresti. In caso voleste assaggiare una pillola di cosa significa lavorare con un produttore, vi consiglio la lettura di Rock Star? Come fare successo con la tua musica (QuiEdit, Verona, 2021). E’ un libro che permette di vedere uno spiraglio di questo mondo, con le vere problematiche centrate sul 2022 (perché potrà sembrare strano e bizzarro, ma non viviamo più negli anni ’70…). Hai citato anche la promozione commerciale, per quello (e non solo) vale anche la figura di un’etichetta ed una comunicazione efficace. Per quello ci siamo affidati a David Bonato (VRec) e Davvero Comunicazione, in quanto avere professionisti intorno permette di vedere soluzioni a problemi che spesso non si sa di avere.
Tornando alla Vostra produzione artistica: “Roots” è un bel disco, ben prodotto e riascoltabile più o meno un milione di volte…il fatto è che lo stesso discorso vale per il succitato “Fake”! Volete fare qualche passo indietro e parlarci anche dei contenuti del Vostro primo album?
“Fake”è un primo lavoro nato in acustico e reso poi in elettrico in base a quella che è stata la nostra evoluzione personale, artistica e musicale. E’ un disco morbido, che evoca immagini meno cupe di “Roots”, e per noi è stato il primo momento in cui ci siamo esposti ad un mondo estremamente variegato e profondo. Chissà che futuri lavori non virino ancora altrettanto…
La Vostra pagina su Spotify è ricchissima di contenuti: oltre agli album, mi si passi il termine, ‘regolari’ come “Roots” e “Fake”, ciò che mi è balzato subito agli occhi è la rilevante quantità di brani cover…con i quali avete praticamente centrato il 50% dei miei gusti musicali! Giusto per fare qualche nome fra i molti: Lynyrd Skynyrd, Foo Fighters, The Cult, Motörhead, The Who, Creedence Clearwater Revival…e ne sto citando una minima parte. Cosa vi spinge a pubblicare così tante versioni di grandi classici? Comunicazione di servizio: continuate così, vi vengono proprio bene…
I dischi di cover e rivisitazioni sono elementi del nostro bagaglio musicale, buona parte del lavoro è nata durante il lungo e triste periodo che ha ammantato l’Italia e il mondo intero di paura. Infatti dal 2020 abbiamo pubblicato circa 100 cover (ed altrettanti contenuti alternativi) sul nostro canale YouTube. Da qui abbiamo selezionato elementi da condividere su altre piattaforme, anche grazie alle guide artistiche che abbiamo citato qualche domanda fa. In sintesi: ci piace suonare, ed è bello condividere la musica con persone che abbiano una sensibilità simile alla nostra.
Può essermi sfuggito, e in tal caso Vi prego di correggermi, ma non credo abbiate mai usato l’Italiano nella stesura dei testi delle Vostre canzoni. A cosa dobbiamo la scelta della lingua d’Albione per veicolare il Vostro messaggio?
A parte una collaborazione con i Casablanca la scorsa primavera, non abbiamo mai registrato nulla in Italiano. L’Inglese è una lingua che permette una maggiore diffusione del messaggio, mentre l’Italiano costringe alla nostra penisola. Le sonorità della lingua stessa sono molto differenti e l’Inglese è sempre suonato meglio in quello che ci piace. A ciò si aggiunge che il nostro Bel Paese e la vicinissima Città dei Fiori [Sanremo (ndr)] hanno sempre valorizzato una serie di generi che non ci sono particolarmente congeniali. Proprio no.
Curiosando sul Vostro profilo Facebook è pressoché impossibile non notare i molti ricordi di Pistoia Blues 2022, grande kermesse in cui, come si diceva poco fa, avete calcato il palco poco prima dei mitici Gov’t Mule e della band napoletana La Terza Classe, accompagnata per l’occasione da Joe Bastianich. Ci raccontate la Vostra esperienza pistoiese? Che sia stato una gran figata, per dirla in modo altamente professionale, lo posso già immaginare…
Condividere un momento musicale con tanta gente e con artisti di prima categoria è una occasione di emozione e crescita. L’intera organizzazione ha la cura di considerare ogni musicista identico ad ogni altro, questo ha fatto si che venissimo trattati come Jorgen Carlsson, Matt Abts o Warren Haynes, che scambiassimo parole con loro e fossimo trattati con incredibile professionalità. L’intera esperienza è adrenalinica e allo stesso tempo rilassata, è impressionante vedere il soundcheck di una delle band che abbiamo più seguito nella nostra vita e vedere poi quei musicisti che ascoltano il tuo. L’impatto col pubblico è poi appagante come pochissime cose nella vita, è la consapevolezza di fare qualcosa di bello, e ciò non è forse la cosa più importante?
“Fake”: 2017. “Roots”: 2020. “Album Nuovo”: quando? Trattasi di maniera più o meno originale per chiedervi qualche anticipazione sul Vostro prossimo futuro: tra i due lavori in studio sono passati 3 anni, il che mi spinge a pensare che il 2023 potrebbe riservare qualche sorpresa…
Premetto che in questa intervista ne parlo per la prima volta, quindi non ditelo troppo in giro…stiamo lavorando allo step successivo a “Roots”, e i lavori sono a buon punto. Come abbiamo detto precedentemente, è basilare la collaborazione con figure professionali come Pietro Foresti e David Bonato e anche questa volta entrambi saranno con noi. Per gli altri dettagli…ci sarà da aspettare ancora un po’, ma non tanto…
Rimaniamo in tema di progetti per il futuro: avete già in programma qualche concerto per la stagione autunno/inverno? Ho notato che la chiusura del periodo estivo si è svolta in grande stile: avete conquistato l’Hard Rock Cafè di Nizza!
Si, abbiamo chiuso la stagione ‘dai nostri cugini’ e siamo felici di poter rifiatare per un breve periodo per preparare una nuova stagione di live. Come preannunciato dalla domanda scorsa, ci saranno novità e numerose serate interessanti, cominciando dal primo weekend di ottobre con Pino Scotto all’Airone di Pietra Ligure e proseguendo in Arena con Maurizio Solieri…per il resto, seguite le date su Spotify, sul nostro sito o sui nostri social.
La nostra chiacchierata con i Roommates, purtroppo, giunge qui al termine. Come è ormai Nostra consuetudine lasciamo che sia la band a dire l’ultima parola: a Voi il compito di mandare un saluto ai Nostri Lettori…e speriamo di rivederci presto sotto al palco con (almeno) un paio di birre in mano! Alla prossima!
Alziamo per primi le birre a voi di Truemetal.it e alla bellezza di poter scambiare idee. Il nostro augurio è di vederci questo inverno, su tutti i palchi che la prossima stagione ci permetterà. A presto!
I Roommates sono:
- Danilo Bergamo – chitarra e voce
- Marco Oreggia – basso e voce
- Alessio Spallarossa – batteria
- Davide Brezzo – chitarra e voce