Intervista Ross The Boss
Intervista a Ross The Boss di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltarla in versione audio con sottotitoli. Buona fruizione.
Era da tempo che desideravo fare quattro chiacchiere con Ross Friedman, incontrato brevemente qualche anno fa ad un incredibile concerto dei Dictators, band proto-Punk che ha lasciato un segno indelebile sulla “nuova ondata” del 1976-77. Ancora più indelebile è il solco tracciato pochi anni dopo dai Manowar nell’ambito a noi caro, quello Hard’N’Heavy. Sì, perchè questo musicista è in grado di passare con nonchalance dalla furia Punk minimalista di Two Tub Man (The Dictators) alle elaborate ed epiche trame di Battle Hymn (Manowar). Oppure al contrario: dalla lineare violenza “metallica” di Fast Taker (Manowar) alle sperimentazioni armonico-melodiche di Steppin’Out (The Dictators). Insomma, sorprenderci è il mestiere di Ross The Boss, che si “svela” per i lettori di TrueMetal!
Dunque caro Ross, siamo più o meno “colleghi” radiofonici, diciamo: come vanno le cose con Gimme Radio?
Effettivamente sta crescendo, Gimme Radio cresce costantemente. Raggiungiamo un bel po’ di persone e i dj sono molto bravi, tante cose diverse vengono trasmesse il che mi piace, è una vetrina per nuove band. Stiamo lavorando bene anche sui vecchi standard e le band della vecchia guardia, sono fantastiche ma ci piace trasmettere nuove band.
Perciò credi che la radio sia ancora un buon mezzo di promozione per la musica?
Sicuro! Gimme Radio è su internet, ma la radio in sé è fantastica: voglio dire, quando entri in macchina accendi la radio, no? Io ascolto molta radio a casa mia, dunque è sempre una buona cosa!
Born Of Fire è finalmente disponibile, anche in molti formati fisici. Come descriveresti il disco ai fan e qual è l’importanza dell’aspetto fisico del disco, secondo te, in questa bizzarra era digitale?
Beh, tu vedi il cd, vedi la bella copertina, ok? Vedi l’incredibile artwork di Stan Decker, dalla Francia. Ma dentro cosa trovi? Ci sono dodici canzoni, ci sono dodici fantastiche canzoni, dodici canzoni ben fatte suonate da musicisti davvero validi, cantate da un grande cantante e autore di testi. Probabilmente è il disco migliore mai fatto sinora, so che è così, davvero potente: non si può negare quando lo ascolti, proprio no!
Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro futuro tour europeo?
Dovete aspettarvi una grande band, abbiamo suonato per due anni e mezzo con questa formazione e con questo batterista, Steve Bolognese: la band è compatta, unita, un vero e proprio martello sul palco! Abbiamo una fantastica reputazione dal vivo e miglioriamo ogni volta che saliamo sul palco.
Sei soddisfatto del lavoro della AFM Records?
Finora hanno fatto tutto quello che avevano promesso, sai, hanno molte band e non hanno un grosso budget da investire su ogni gruppo. Ma, voglio dire, la risposta al nostro lyric video è stata fantastica, oltre 100.000 visualizzazioni in due settimane e inoltre c’è Maiden In The Shadow per cui abbiamo registrato un video. Lavorano e stanno facendo quello che avevano detto, io sto rilasciando interviste in giro…è più di quanto abbia mai avuto dalla AFM, dunque funziona! Ma onestamente credo che il disco si venderà da sé…
Quali sono le tue principali ispirazioni come compositore e come chitarrista?
Sono ispirato dalle persone con cui sono cresciuto: BB King, Robert Johnson…sono un grande fanatico del Blues! Poi le band degli inizi come i Black Sabbath, Peter Green (dei Fleetwood Mac, n.d.M.)…non ascolto molta musica moderna anche se ci sono un sacco di belle cose come il nuovo delle Burning Witches, amo quelle ragazze! Ma non sono un grande ascoltatore di cose moderne, lo ammetto…ascolto Peter Townsend e la vecchia musica, non credo che nessuno si avvicini ad essa: intendo dire, chi può avvicinarsi a Jimi Hendrix?
Proprio nessuno…missione impossibile!
Esatto, impossibile! Come compositore sono lo stesso ragazzo che trae ispirazione da un riff che sente, oppure un riff che può venirmi in mente, è quello che scatena il tutto! Una linea vocale, un film, il titolo di un libro, l’argomento di un libro, la lettura…sono ispirato dalla musica classica, Richard Wagner, Beethoven…di base sono un tipo all’antica, non ho cambiato le mie formule (ride, n.d.M.) sin dai tempi dei Manowar e dei Dictators!
L’anima Heavy Metal e quella Punk Rock: come coesistono nella tua arte?
Entrambe esistono nel mio cuore perchè rappresentano quello che sono! Metto l’attitudine Punk nella Ross The Boss Band: niente stronzate, si suona senza effetti, si sale per far saltare in aria il locale, ecco la mia specialità! Le persone mi chiedono “Come puoi fare entrambe le cose”? Posso farle entrambe perchè sono in grado, è facile per me: sto registrando per i Dictators mentre parliamo, l’altra sera ho registrato qualcosa dato che la band originale è tornata, facciamo musica e si spera di fare un tour! Vivo dunque in entrambi i mondi e in più farò un disco Blues, trovo tutto questo semplice per me! Non saprei, vedo certe persone fare e rifare sempre le stesse cose senza che nulla cambi…lo trovo noioso!
Parlando dei Dictators vorrei menzionare un album perchè lo trovo davvero speciale: Manifest Destiny. Che ricordi hai di esso e del lavoro con Sandy Pearlman?
Che dire, è stato fantastico! Quel disco lo considero sperimentale, audace, era davvero ben prodotto e fu incredibile lavorare con lui, Sandy produsse i primi tre dischi. Credo sia un grande album, avevamo Mark Mendoza dei Twisted Sister al basso…è davvero un bel disco, io lo ascolto ancora! Registrai molte tracce sovrapposte di chitarra solista, nel ’77 facevo cose che la gente fa ora, ne sono davvero orgoglioso! L’altro giorno stavo ascoltando Steppin’ Out…
Anche io! Proprio Steppin’ Out!
(ride, n.d.M.)… Davvero l’hai ascoltata? Ti piace, vero?
Decisamente, perchè specialmente l’inizio della canzone mi ricorda i duelli di chitarra tra Dick Wagner e Steve Hunter (chitarristi di Lou Reed e Alice Cooper, n.d.M.)!
Sì, sì, assolutamente! Ascolto ancora oggi quel disco e alle mie orecchie suona bello come quando fu realizzato…sono fiero di quello che ho fatto, credimi!
Mentre quali sono i tuoi migliori e peggiori ricordi dei giorni coi Manowar?
Beh, il giorno in cui me ne andai ovviamente…che mi fu chiesto di andarmene, effettivamente fui licenziato: Joey mi disse “Bene, credo sia meglio che tu te ne vada dalla band”… ma “Credo sia meglio che sia io a controllare tutti gli incassi” era quello che voleva dire sul serio, odio doverlo dire ma è andata così! Le cose migliori: firmare un contratto, lavorare con Orson Welles, fare il primo concerto nel Regno Unito, gli inizi della band complessivamente…il fatto che abbiamo fatto ciò che era reputato impossibile: firmare un contratto a New York…è stato fantastico!
Com’era Orson Welles?
Oh amico, lavorare con un genio immortale è stato incredibile, uno dei migliori momenti della mia vita, della mia vita professionale…è stato incredibile!
Come va la vita musicale a New York di questi tempi?
Oh…non è come una volta, voglio dire, la scena dei club è terribile…non è così bella ma ci sono dei locali Metal dove suonare: a Brooklyn e nel Queens ci sono bellissimi posti Metal.
Dunque il “vicinato” piuttosto che Manhattan?
Sì, beh, Manhattan ha la Bowery Ballroom e qualcos’altro sulla Bowery…c’è ancora qualcosa, sai, ma non è come allora! Non c’è molto ma qualche posto dove suonare lo si trova ancora, non è una sconfitta totale!
Quale messaggio e saluto finali manderesti ai fan italiani di Ross The Boss?
Vorrei dirvi: resistete e sarà un grande anno, venite a vederci in tour e mi raccomando comprate i nostri lavori e Born Of Fire! Sarà un anno fantastico, venite a vederci dal vivo e supportate la band…noi non vi abbandoneremo mai, non c’è alcun dubbio!