Intervista Royal Air Force/R.A.F. (J.L. Battaglion)
C’era un tempo nel quale i Royal Air Force stazionavano in cima al movimento heavy metal italiano. La cosa durò poco, però. Scelte azzardate da parte di alcuni componenti della line-up e invidie varie provenienti dall’esterno fecero precipitare il consenso dei R.A.F.
A mantenere in vita il combo milanese restò però lo zoccolo duro dei fan, quello che si sapeva ancora emozionare sui ritmi dell’inno metallico Royal Air Force e riusciva a farsi una ragione di un cambiamento.
La parabola del gruppo si chiuse definitivamente intorno al 1991 dopo aver consegnato alla storia dell’HM tricolore un Ep e due Lp.
La notizia vera,però, è un’altra: in occasione del prossimo festival Italian Metal Legends che si svolgerà il 21 e 22 luglio a Boscaccio di Bereguardo vi sarà l’inaspettata reunion dei RAF.
Di questo e altro si è parlato con J.L. Battaglion, storica ascia della band, oggi con venti chili di capelli in meno rispetto a gli anni Ottanta ma ancora in possesso della grinta di sempre.
Buona lettura.
Steven Rich.
Raccontami per filo e per segno come è riuscito Paolo Scuri a far avvenire quel miracolo chiamato “RAF, reunion per una notte”.
Paolo è un amico più che ventennale, ci ha ospitato tante volte nei suoi locali a suonare. Solo lui poteva riuscirci… appena ci ha chiamato e ci ha proposto l’idea abbiamo accettato.
Chi ci sarà oltre a te in formazione?
La formazione sarà quella originale, Sgroi-Signorini-Riso-Battaglion, non escludiamo di far partecipare qualche ospite, in particolare Giovanni Frigo che nell’ultimo periodo dei RAF è stato il secondo chitarrista e poi ha seguito me e Mario nell’avventura Movida.
R.A.F.
Avete già in mente la scaletta? Ci saranno sorprese clamorose?
La sorpresa clamorosa sarà ricordarsi bene tutti i pezzi… ah,ah,ah! La scaletta sarà breve, ma intensa!
State già provando insieme?
Abbiamo cominciato questo mese, compatibilmente con gli impegni di tutti. Davvero emozionante dopo più di venti anni.
C’è da sperare in altri concerti dei RAF?
Non ne ho idea, per ora è solo puro piacere di incontrarsi di nuovo su un palco. Poi chi può dirlo al momento?
La tua definizione di un dannato dell’heavy metal per giunta pure sognatore come Paolo Scuri, organizzatore e factotum dell’Italian Metal Legends.
Paolo è innanzitutto un amico. Direi che ha messo insieme questo festival con coraggio e noi speriamo di far parte di quelli che hanno contribuito a far sì che questo coraggio venga ripagato alla grande.
Dividerete il palco di Boscaccio di Bereguardo (PV) domenica 22 luglio 2012 insieme con Cayne, Danger Zone e Pino Scotto. Un tuo pensiero su ognuno di Loro.
Non conosco gli altri ragazzi se non di nome. Con Pino invece condividiamo spesso il palco Rezophonic e io e Mario abbiamo il piacere di suonare alcuni suoi pezzi. Che dire di Pino? Lui è la storia del rock in Italia. La sua presenza televisiva ci fa dimenticare spesso che questo signore è l’unico che ha portato un album metal italiano nella top ten di vendite. Una leggenda del rock’n’roll.
Stessa domanda per il bill del 21 luglio, ossia Myland, Revenge, Crying Steel e Strana Officina.
Anche i Myland non li conosco di persona. Dei Revenge ho ben presente Red Crotalo, un chitarrista eccezionale. I Crying Steel hanno condiviso con noi un sacco di palchi nei festival metal degli anni ‘80. Così come la Strana Officina. Con loro, e lo dico per autocritica, ci ha legato per molto tempo una rivalità tutta italiana e purtroppo un po’ provinciale. Ma hanno sempre spaccato e continuano a farlo.
Parlami del tuo periodo musicale post-RAF.
Il gruppo si è sciolto definitivamente nel ‘91. Con Marco e Mario abbiamo provato alcuni progetti, ma solo nel ‘95, con i Movida, Mario ed io abbiamo ritrovato una situazione che ci ha permesso di fare dischi, concerti e di avere riconoscimenti in Italia e all’estero. Il genere però si discosta molto dall’heavy metal dei RAF. Oggi facciamo concerti in Italia e all’estero sia con i Movida che con il progetto Rezophonic. E adesso con i RAF… 😉
Movida
In tutti questi anni al di fuori dalle scene tipicamente HM hai seguito l’evolversi delle cose?
Oggi è un pianeta diverso. Immaginate un mondo senza YouTube, senza Social Network, senza cellulari, senza tablature, senza MTV, Rock TV, senza nulla di quello che un musicista heavy metal può avere a disposizione oggi. Noi eravamo i primitivi, che stavamo in piedi la notte perché Franz Di Cioccio (produttore del secondo disco dei Movida) trasmetteva un video degli Iron Maiden su una TV libera (così si chiamavano allora). Ed era l’unico modo di vederlo.
Una cosa positiva dell’heavy oggi: sono crollati i confini e il mondo è tutto a disposizione di chi suona. Nell’85 i RAF diventarono un caso perché erano riusciti a fare un contratto con una casa discografica francese e avevano suonato a Parigi. Degli alieni…
Una cosa negativa: il tempo che ci mettevamo noi a digerire la musica era molto più lento. Ma questo lasciava spazio alla creatività. Oggi è tutto fast food e l’ispirazione ne risente tanto. Non vedo per ora gruppi che segnano un’epoca come furono gli Iron Maiden e i Metallica ai tempi.
Cosa ti manca del periodo RAF anni Ottanta?
A parte i capelli intendi?…;) Allora i metallari erano una tribù, con tutti i pro e contro dell’esserlo ( e i RAF hanno avuto il massimo sia dei pro che dei contro). Mi manca quella parte romantica, quell’emozione di aspettare il nuovo disco di un gruppo, di averlo fra le mani, non vedendo l’ora di arrivare a casa per ascoltarlo 30 volte di seguito. Mi manca quella consapevolezza di sentirsi comunque diverso dagli altri grazie all’orgoglio di essere un metallaro.
La tua più grande soddisfazione durante la militanza nei RAF.
Aver suonato al Monsters of Rock con gli Iron Maiden e i Kiss e nella tournée con i Metallica. Mentre succedeva mi continuavo a domandare: ”è vero o sto sognando?”
Cosa pensi dell’uscita su Cd di Leading The Riot e Fasten Your Seat Belts da parte della Minotauro?
Innanzitutto è stato un buon modo per me di riascoltarli, visto che ai tempi avevamo solo il vinile. Fasten aveva delle ottime idee, non me lo ricordavo così. Invece mi ricordavo i suoni, terribili… Spero che i giapponesi sappiano andare oltre e apprezzare la composizione e le canzoni. Una delle ragioni nel non essere riusciti a entrare nel mercato internazionale con i RAF è stata sicuramente non avere trovato in Italia qualcuno che ai tempi sapesse produrre decentemente un disco HM.
Si può sperare di veder su Cd anche il primo Ep “RAF”?
Penso sia molto difficile, perché i master sono della casa discografica francese e non credo neanche esista più.
Sono rimasti nel cassetto brani inediti dei RAF o avete pubblicato tutto quanto già in passato?
Abbiamo dei demotape con degli inediti, magari un giorno li metteremo in rete, just for fun…
Uscirà mai un nuovo disco dei RAF?
Se dovessi pensarci razionalmente direi assolutamente di no, ma la vita mi ha insegnato che la ragione alcune volte si sbaglia.
I RAF in ambito italiano hanno più seminato o raccolto?
Non l’ho mai pensata in questo modo, ma, riflettendoci, se suoniamo ancora in giro per l’Italia è probabile che abbiamo fatto entrambe le cose.
Parliamo anche delle note dolenti relative ai RAF. Foste duramente contestati durante i vostri concerti dopo che alcuni membri della band parteciparono a dei progetti, per così dire, “extrametallari” con personaggi legati a strette logiche commerciali.
Fu un peccato di umiltà che pagammo caro. I nostri manager di allora (Barley Arts) vennero da me dicendomi di andare a Sanremo a suonare con Jovanotti, che allora era l’uomo più odiato dai metallari. Di fronte alle mia perplessità mi dissero “ma chi ti credi di essere, pensi davvero che qualcuno ti riconosca?” e io pensai che in fondo avevano ragione. Si sbagliavano… E’ divertente pensare a tutto il putiferio che ne scaturì, ai giornali che ne parlarono per mesi… oggi sembra fantascienza. Ma erano le leggi della tribù. Se fossimo stati meno modesti avremmo agito diversamente.
Ci sono dei dischi di artisti italiani che ti hanno favorevolmente impressionato negli ultimi anni?
Non conosco tutta la scena, ovviamente i Lacuna Coil sono i nostri portabandiera. Ma girando con i Rezophonic sento davvero tanti gruppi che ci fanno da supporter e sono davvero bravi. Sono ottimista sul rock (quello vero)e l’heavy metal tricolore.
Quali sono le band italiane che meritavano di più negli anni Ottanta?
Tante, tutte. Ogni nota suonata da una band heavy metal allora era una goccia di sangue versata in termini di impegno e fatica, in una scena discografica che ci ignorava completamente. Solo per questo meriteremmo un monumento tutti noi delle band HM italiane degli anni Ottanta.
Ricordo una tua bella intervista sulla rivista H/M anni fa ove dicesti che i tuoi idoli erano i Saxon. Hai continuato a seguire la loro carriera?
Li ho seguiti negli anni, e nonostante tutto il tempo passato, l’intro con la radio e la chitarra registrata al contrario di Dallas 1 PM mi fa ancora venire i brividi… Per me erano la giusta miscela di cattiveria e melodia. A 14 anni vidi il loro concerto e non dormii per tre giorni, un po’ per l’emozione un po’ perché le orecchie mi fischiavano per il volume…. Mi consolo pensando che anche loro sono stati a Sanremo… 😉
Chiudi come vuoi l’intervista, JL.
Mi ripeto, ma per me e per noi sarà davvero un’emozione molto forte salire insieme sul palco il 22 luglio. Venite a supportarci, ne avremo veramente bisogno!
Stefano “Steven Rich” Ricetti