Intervista Rude (1987)
Intervista ai romani Rude da parte di Paolo Piccini, risalente al 1987 e tratta dalla rivista H/M numero 21.
Buona lettura.
Steven Rich
Rude sono un quartetto romano formato da Gabriel Cannone (drums), Joe Balzotti (guitars), Andrew De Martino (vocals) e Frank Sciannameo (bass). La loro data di formazione risale al 31 Dicembre del 1984 e, da allora, attraverso vari cambiamenti di line-up, la band ha cominciato ad agire all’interno del panorama underground italiano. Già apparsi su H/M (n° 2) in occasione del loro primo demo, che ha ottenuto diversi consensi sia in Italia che all’estero (sono stati recensiti fra l’altro sull’ottima “Kick Ass” di Bob Muldowney), i Rude si ripresentano su nastro con un nuovo 5-tracks demo. Nell’Aprile scorso la band ha intrapreso un viaggio a New York, dove era previsto un tour di 15 date che, a causa del forfait dell’ex lead singer, non si è potuto effettuare. La spedizione newyorkese si è rivelata però ugualmente proficua per il quartetto, che ha avuto occasione di entrare in contatto con il mondo dell’underground americano (stringendo contatti con band come Battalion, TT Quick e Kix), traendone positivi spunti per lo sviluppo del loro Metal’N’Roll. Attraverso l’intervista i membri del gruppo ci informeranno più dettagliatamente su questa esperienza statunitense che sembra dover avere un futuro…
Anzitutto una curiosità: cosa significa e perché avete scelto il nome RUDE?
Allora, Rude in senso lato significa tutto ciò che va fuori dagli schemi, come ci hanno spiegato negli USA; abbiamo scelto questo nome perché rispecchiala nostra musica…
Come definireste esattamente il vostro tipo di musica e attraverso l’ascolto di quali band siete arrivati alla sua definizione?
Il Nostro sound è difficile da etichettare, secondo noi si tratta di heavy metal a sfondo rock and roll; per quanto riguarda, eventuali influenze da parte di altri gruppi diciamo che la musica delle nostre band preferite non si rispecchia molto nel nostro sound. Comunque apprezziamo Van Halen (early days!), Sweet, Raven, Metallica, White Lion, Tesla…
Avete avuto occasione di constatare lo stato dell’underground newyorkese. Come vedete questa importante metal scene?
A New York esiste una scena attivissima. Ci sono vari club come l’Amour che offrono grosse possibilità ai gruppi emergenti, sia a livello di stage che di suoni, possibilità che le band locali non sfruttano appieno. In effetti ci sono molti gruppi underground tecnicamente validi ma piatti a livello compositivo. In questo senso vedrei molto bene l’affermazione in quel circuito di gruppi italiani.
Come si è concretizzata l’opportunità del tour americano, poi annullato per i motivi già menzionati?
Tutto è nato da un contatto romano con un addetto ai lavori di una grossa label americana, vecchio amico del gruppo, che ci ha esortato ad intraprendere il viaggio, assicurandoci di essere sottoposti all’attenzione della label stessa. Sul posto siamo stati presi in consegna da un importante manager che ha fatto ascoltare il nostro first demo a diverse persone (fra cui anche Gene Simmons) che ci hanno organizzato date a New York, Boston e Philadelphia, che poi purtroppo non si sono potute effettuare… Comunque fra un anno si ripeterà per noi la stessa situazione, che affronteremo al meglio.
Sulla base di queste esperienze, come vedete orala scena heavy italiana?
In termini non troppo positivi. In Italia esistono gruppi molto validi che però non hanno mezzi sufficienti per promuovere la propria attività. In più esiste una rivalità molto accesa fra le band che preclude a molti l’affermazione.
E per quanto concerne l’organizzazione di concerti?
In Italia un gruppo heavy metal, invece di essere remunerato materialmente e moralmente, va incontro solo a spese e umiliazioni. Spesso ci si trova ad intraprendere un viaggio a proprie spese per poi suonare di fronte a cinquanta persone, magari senza PA. Il minimo da offrire a un gruppo dovrebbe essere: rimborso spese, impianto e pubblicità adeguati al tipo di manifestazione che il pubblico attende.
Altre dichiarazioni?
Abbiamo voglia di suonare e vogliamo far conoscere la nostra musica a più gente possibile. Un ringraziamento a tutti coloro che ci hanno sostenuto dai tempi del primo demo.
PAOLO PICCINI
Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti