Intervista Sadist (Trevor)
Abbiamo scambiato due parole con Trevor, leader dei genovesi Sadist, dopo la pubblicazione del loro ultimo album ‘Spellbound’. Di seguito il risultato della chiacchierata. Buona lettura.
Sono trascorsi poco più di tre anni tra gli album ‘Hyaena’ e ’Spellbound’. Cosa hanno fatto i Sadist in questo lasso di tempo, a parte lavorare all’ultima fatica discografica naturalmente?
Di seguito all’album ‘Hyaena’ abbiamo fatto molte cose legate alla promozione dell’album stesso. Un tour in Italia di circa venti date, uno in Europa, diversi open air, tra questi: Hellfest, Brutal Assault, Prog Power Fest, e tre date come unica band di supporto agli Slayer. Personalmente il 2 febbraio scorso è uscito il mio album solista ‘Road to Nowhere’ corredato da un tour in Italia. Come vedi non riusciamo a stare fermi.
Quali sono le principali differenze, a livello di sound, tra il sofisticato ma solido ‘Hyaena’ ed il nuovo impattante ed angosciante ‘Spellbound’?
‘Hyaena’ e ‘Spellbound’ sono due album diversi. Mi piace assegnare ai dischi dei colori. ‘Hyaena’ veste certamente un colore chiaro, toni accesi, sole e fuoco. Il concept è incentrato su di un brutale predatore che vive nelle pianure
africane, la iena! Abbiamo utilizzato strumenti etnici e la necessità era di averevuna produzione più nitida, che potesse esaltare il nostro istinto primordiale. Si tratta di un album meno diretto, come si suol dire ‘per musicisti’.
‘Spellbound’ ha colori profondi, scuri, abbiamo riguadagnato il nostro lato più claustrofobico e cerebrale, del resto il concept lirico ci portava a tutto questo.
‘Spellbound’ è il punto d’incontro tra due dischi come ‘Above the Light’ e ‘Crust’!
Come è nata l’idea di ‘Spellbound’, che ha come unico tema la vita ed i lavori di Alfred Hitchcock, conosciuto come ‘il maestro del brivido’? Chi è per voi il famoso regista?
Sono un grande fan del Maestro Hitchcock, era doveroso questo passo. La musica metal da sempre è stata accostata al male, anche all’horror, questo ‘matrimonio’ era scontato. Hitchcock è l’icona del film giallo, noir, credo che non poteva esserci connubio migliore. E’ stato molto divertente ripercorrere le fasi salienti della carriera incredibile del Maestro! ‘Spellbound’ riassume alcuni tra i suoi film più noti, per l’ennesima volta ho provato le sensazioni di allora, quelle di un bambino angosciato. Ero un bambino quando vidi per la prima volta alcuni suoi film, davvero spaventosi, oggi a mente più o meno lucida apprezzo le trame, il mistero che avvolge le sue regie. ‘Spellbound’ è un
tributo al grande regista, undici brani che riassumono undici suoi film indimenticabili.
Come avete scelto i film da trattare e trasformare in musica?
Semplicemente ho tradotto in parole le pellicole che conoscevo meglio e certamente tra le mie preferite del regista inglese.
Come avete proceduto per trasferire nei brani le sensazioni forti che il cineasta riusciva a trasmettere attraverso la pellicola?
Inutile dire che i contenuti lirici hanno influenzato la musica. Abbiamo cercato di scrivere brani misteriosi, ricchi di suspense. Non è stato difficile, del resto Sadist non è una band adatta ai deboli di cuore!
Ed ancora, per la parte relativa ai testi, è stato difficile riuscire a comprimere, in pochi minuti, le diverse emozioni che il regista trasmetteva in tempi ben più lunghi?
Si tratta di due cose ben diverse, musica e cinema. Tradurre nei pochi minuti significa cercare di riassumere il più possibile, le fasi salienti delle pellicole, il concetto di quello che è la trama e specie il significato. In alcune occasione come per ‘The Birds’ nel solo chorus arriva in maniera molto esplicita il dramma geniale della regia.
Avete scelto di suonare Death e Progressive amalgamandoli assieme in un periodo dove effettivamente c’era bisogno di qualcosa di nuovo (all’inizio degli anni ’90). Quale è stata l’intuizione che vi ha fatto credere in questo progetto che, soprattutto oggi, si sta dimostrando positivo?
Ho vissuto gli anni ottanta e poi novanta in prima linea, ero un giovane metalkid. Era tutto diverso, i ragazzi si avvicinavano alla musica senza porsi troppe domande, per il solo piacere di suonare uno strumento e condividere la passione con altri. Suonare Death Metal è nato molto naturalmente, era parte di te. I primi anni novanta il Death Metal era molto brutale, dai Morrisound Sudios, che erano la mecca del genere, venivano fuori band come: Deicide, Morbid Angel, Obituary, Cannibal Corpse… quando Cynic e Atheist negli States e Pestilence, Sadist in Europa hanno provato a contaminare il Death Metal c’è stato uno scossone, non dobbiamo dimenticare che i Sadist sono stati la prima band europea a mettere le tastiere.
Siete di Genova, se vi dico ‘Disco Club’ cosa vi viene in mente (negozio di dischi storico che, agli inizi, era tra i pochi a trattare Heavy Metal … ndr)?
‘Disco Club’ ha rappresentato e rappresenta da anni un punto fermo della musica nella nostra città e non solo. Il sabato pomeriggio era giorno di acquisti, ci s’incontrava fuori dal negozio e ognuno di noi esibiva i nuovi vinili acquistati. Intere compagnie si radunavano lì fuori, c’era un vero e proprio movimento, c’erano i metallari. ‘Disco Club’ ancor oggi riesce a sopravvivere, da parte mia massima stima e rispetto, avere oggi un negozio di dischi significa essere degli eroi!
Come intendete promuovere ‘Spellbound’? Avete in programma un tour o qualcosa di analogo?
Per prima cosa abbiamo intensificato l’attività ai Nadir Music Studios, stiamo provando i nuovi brani, vogliamo portare on stage uno show davvero esclusivo e questo richiede anche una buona preparazione. Ovviamente il discorso non si esaurisce solo tecnicamente ma anche pensando a una scenografia. Insieme al nostro management stiamo lavorando anche su quest’aspetto e quello che posso dirvi è che ci saranno delle belle soprese in sede live. A oggi insieme alla ‘Vertigo’, che è la nostra agenzia di booking, abbiamo confermato diversi show nel nostro paese e altri sono in via di conferma.
Quanto all’estero è probabile che nel 2019 faremo qualche tour e festival open air, sono arrivate alcune proposte, stiamo valutando le opportunità. Come dico sempre l’aspetto più appagante per un musicista è salire sul palco, posso confermarti che non vediamo l’ora di farlo, manchiamo da troppo tempo!
Come vedete la scena Metal italiana?
Ci sono ottime realtà nel nostro paese, non mancano le band. Negli ultimi l’Italia può concorrere con il resto del mondo, semmai è l’assenza di valide strutture capaci di supportare i musicisti. Credo che stiamo migliorando anche su quest’ultimo aspetto ma tempo dietro abbiamo fatto un errore imperdonabile, per troppi anni abbiamo creduto che la musica fosse un gioco e questo non ha giovato alla scena. L’Italia ha perso vent’anni, ora è difficile recuperare, ma tutti ci stiamo provando. Per troppi anni stupida invidia e gelosia verso il vicino di casa hanno fatto dimenticare le cose importanti. Assurde perdite di tempo.
Quanto tempo riuscite a dedicare ai Sadist tra prove, registrazioni e concerti?
Sadist è la nostra vita, tutti noi dedichiamo parecchio tempo alla band. Specie a ridosso delle registrazioni intensifichiamo l’attività in studio, è tutto più semplice avendo la fortuna di poter contare sui Nadir Music Studios, da sempre quartier generale della band. Certo crescendo non mancano le difficoltà, fa parte della vita, ma fortunatamente riusciamo a far collimare tutto, per il bene di Sadist. Quando si parte per lunghi tour abbiamo bisogno di organizzarci, ma come sempre volere è potere!
Oggi si ascolta molto attraverso il computer o altri lettori analoghi che non hanno certo le caratteristiche del buon vecchio stereo casalingo. Questo ha comportato un abbassamento della qualità delle registrazioni?
Il mondo è cambiato, e così i modi di fruire la musica. Oggi si tende ad ascoltare attraverso supporti che abbassano la qualità dei brani ma non solo, sembra non ci sia mai il tempo di ascoltare un disco per intero. Questo fa parte di quello che siamo diventati, sono lontani i tempi in cui si ci metteva in poltrona a centro stanza, godendo delle sensazioni che ti dava quella band. Non amo fare dietrologia ma questo è un dato di fatto. Quanto a noi cerchiamo sempre di fare del nostro meglio, così in fase di registrazioni, crediamo che il prodotto finale debba avere la migliore qualità, sempre! Per riuscire a vincere la grande concorrenza e cercare di emergere vuol dire non lasciare nulla di intentato.
Quanto può essere importante internet per promuovere il lavoro di una band?
E’ molto importante, assolutamente. Ricordo bene cosa voleva dire fare un’intervista, ore ed ore passate al telefono. Oggi è tutto più veloce, più arrivabile, con un solo click puoi far conoscere la tua musica dall’altra parte del mondo all’istante. Sono davvero lontani i tempi in cui si passavano intere giornate a preparare pacchetti e pesare le buste.
Secondo te, una band che oggi vuole iniziare ‘a fare sul serio’ ha più possibilità di riuscire di un tempo, oppure, visto la gran quantità di musicisti che affollano il settore, è diventato più complicato?
Come sempre la ragione sta nel mezzo. Da una parte i mezzi di oggi hanno semplificato la vita di tutti i musicisti, dall’altra essendo più semplice tutti sono motivati a provarci e il rischio di saturazione è alto. Alla fine la selezione è dettata dalla qualità e dallo spirito di sacrificio, la strada è lunga e tortuosa, bisogna avere tanta pazienza ed essere consci che portare avanti un progetto musicale non è uno scherzo, anche se oggi si tende a volere tutto e subito, ma non è così!
Chiudiamo questa breve intervista ringraziando Trevor della sua disponibilità e lasciamo a lui i saluti ai lettori di TrueMetal.it
Grazie a te e a tutta la redazione di True Metal, come dico sempre il vostro lavoro è molto importante. Un abbraccio a tutti i lettori e come sempre… In alto il nostro saluto!!