Hard Rock

Intervista Sarayasign (Jesper Lindbergh)

Di Fabio Vellata - 18 Agosto 2023 - 8:00
Intervista Sarayasign (Jesper Lindbergh)

Novità interessante dall’infinito calderone scandinavo, i Sarayasign propongono un’unione insolita tra melodic rock e tematiche fantasy.
Un lungo concept della durata teorica di quattro album del quale abbiamo parlato con l’ideatore Jesper Lindbergh.

 

Intervista a cura di Fabio Vellata con la collaborazione di Francesco Maraglino

Ciao qui è Fabio di www.Truemetal.it, è un piacere fare la tua conoscenza.
Benvenuto sulle nostre pagine!

Partiamo dall’inizio. Vuoi darci qualche informazione sulle origini della band? Ad esempio quando e come si sono formati i Sarayasign?

L’idea dei Sarayasign è nata nel 1994, ma siamo diventati davvero una band solo nel 2022.
Ho iniziato a scrivere le prime idee per il mondo di Saraya nel 1994 ed ora ho finalizzato tutto nel 2023.

Che esperienze avete avuto individualmente prima di formare i Sarayasign?

Abbiamo lavorato professionalmente nella musica da sempre.
Stefan ha lavorato come cantante professionista ed è stato sul palco per tutta la vita in diversi scenari.
Lo stesso per Daniel Lykkeklev che è stato bassista freelance e ha suonato con alcuni degli artisti più conosciuti in Svezia. Io ho scritto e prodotto molta musica per altre band, la più nota sono gli Smash Into Pieces: ho co-scritto tre tracce dal loro album ‘Rise and Shine’ nel 2017. Peter è stato coinvolto in cover band, ma ha anche registrato un album nel 2002 insieme a me e alla band che avevamo allora, chiamata ‘The Painted Man’. Insomma, siamo stati tutti un po’ dietro le quinte fino alla creazione dei Sarayasign.

Avete esordito con l’album “Throne Of Gold”, con il quale avete iniziato a narrare le storie di un regno chiamato Saraya. Proprio per questo vi considerate una band di “cinematic melodic hard rock”. Cosa significa precisamente questa definzione?

Siamo una concept band e cerchiamo di spingere la narrazione verso l’ascoltatore attraverso le storie. Tutte le canzoni che produciamo sono collegate in una narrazione più ampia: quando la nostra quarta e ultima puntata di questa vicenda sarà pubblicata, tutte le 38 canzoni si troveranno legate in un unica trama. È tutto collegato a The Story of Saraya e The Book of Wisdom. Cerchiamo di mediare le emozioni, come succede nel cinema, stratificando la nostra musica con effetti sonori, loop, paesaggi sonori e arrangiamenti di archi. Tutto questo cercando il più possibile il lato emotivo della musica.

Alla base di tutto c’è un concept. Vorresti darci qualche dettaglio in più al riguardo?

In breve, all’inizio e nei tempi antichi, c’era un’enorme massa continentale chiamata Saraya, creata dagli antichi dei e architetti di quel tempo. Durante la creazione della vita, qualcosa andò terribilmente storto. Tra gli abitanti di Saraya fu generata un’entità paranormale che ora sta cercando di impossessarsi delle menti dei vivi mentre oscura il sole con la sua ombra, lasciando tutto nell’oscurità totale. Il suo intento finale è quello di usare il suo potere per convertire ogni cosa vivente all’oscurità.

Prima di abbandonare la loro creazione come esperimento fallito, gli architetti hanno donato all’uomo un libro che avrebbe custodito i segreti su come resistere e infine sconfiggere l’oscurità. Di quel libro, 32 pagine casuali sono state strappate dall’uomo e nascoste nel mondo di Saraya, impedendo loro di essere localizzate dalle entità oscure che ora si stanno moltiplicando in tutto il paese. E dove ogni pagina è stata sepolta, è stata collocata una runa con un collegamento a uno specifico cerchio di rune, nascosto in un tempio segreto chiamato “Il Tempio della Restaurazione”. Proprio come una bussola o un dispositivo di localizzazione. Quando qualcuno o qualcosa si sposta nel mondo, nell’area in cui è nascosta una pagina, la runa si attiva e la stessa runa corrispondente all’interno del cerchio runico si illumina. Con l’oscurità che si sta diffondendo a un ritmo enorme, ora è necessario trovare tutte le pagine per poter sconfiggere l’oscurità. Storie antiche raccontano del pieno potenziale del cerchio runico nel tempio. Si dice che quando tutte le rune verranno trovate e tutte le rune all’interno del cerchio saranno accese, verrà creata un’enorme onda d’urto che distruggerà completamente l’oscurità.
Ora è in atto una gara da entrambe le parti e il tempo sta per scadere. Tutte le pagine devono essere trovate, ma chi o cosa le troverà per primo? L’uomo sopravviverà alla sua stessa estinzione o prevarranno le entità oscure?

In che modo “The Lion’s Road” si collega e continua le storie dell’album precedente?

Nel primo disco, le prime 8 rune sono state trovate e collegate alle canzoni di quell’album. In “The Lion’s Road” tutto è sulle successive otto rune. Ogni canzone rappresenta un evento specifico che porta all’attivazione di una runa e al ritrovamento di quella specifica pagina. “The Lion’s Road” è il capitolo 2 di 4.

Dal punto di vista musicale siete caratterizzati da un hard rock ad alto tasso di melodia, nel solco di una certa tradizione scandinava, che oggi ha anche una scena molto fiorente.
Quali sono le vostre radici musicali e cosa ascoltate con più interesse al momento?

Sono cresciuto ascoltando band come Kiss, Dio, Black Sabbath e tutto ciò su cui potevo mettere le mani da adolescente negli anni ’80. Un certo disco ha attirato la mia attenzione nel 1988. I potenti Queensrÿche hanno pubblicato un album chiamato Operation: Mindcrime, e da allora è sempre stato un mio sogno avere un concept tutto mio, e quel sogno si è avverato 32 anni dopo!

C’è qualche artista o musicista che vorresti coinvolgere per rendere ancora più efficace la tua proposta?

Non al momento. Vogliamo costruire qualcosa di unico e da soli. Non abbiamo bisogno di un artista “con un nome più grande” per farlo. Vogliamo creare il nostro percorso e questo significa fare le cose a modo nostro.

Come nascono le tue composizioni? Partite dai testi, che per te sono così importanti, o dalla musica?

Tutto inizia con la narrazione: gli otto capitoli della storia sono stati prima scritti.
Dopodiché estraiamo un certo evento o sentimento dalla storia e lo trasmettiamo in parole, trasformandolo in una canzone. E questo significa anche che i riff o le melodie che scriviamo devono corrispondere a quella sensazione. Il sentimento e la narrazione della storia sono molto importanti per noi. Ma dovresti essere in grado di ascoltare le canzoni senza essere coinvolto nella nostra storia. Se però la storia ti affascina e fa per te, c’è molto da scoprire se sei abbastanza coraggioso da saltare nella “tana del coniglio”!

Visto l’impatto narrativo dei brani userete effetti e scenografie particolari dal vivo?

È qualcosa su cui stiamo lavorando. Non abbiamo ancora suonato dal vivo e, si spera, nel 2023 ci sarà la nostra prima volta…

Il nuovo album esce per Frontiers. Come siete entrati in contatto?

Un giornalista inglese si è avvicinato a Mario De Riso della Frontiers. E poi Mario ci ha cercati…

Avete già qualche idea su come proseguire la narrazione? Nell’arco di quanti album dovrà estendersi la narrazione della storia di Saraya?

Sì, i primi quattro capitoli iniziali sono stati tutti scritti, ma c’è molto da scoprire nell’universo di Saraya. Chissà dove ci porterà in futuro…

Quali aspettative e speranze hai per i Sarayasign?

Spero di creare musica che tutti noi amiamo ascoltare e interagire con le persone in un ambiente dal vivo. Se posso continuare a scrivere queste cose per gli anni a venire, sarò felice più che mai!

Sono molto lieto di aver fatto la vostra conoscenza e vi auguro un sincero in bocca al lupo per il vostro ambizioso progetto.
Puoi aggiungere il tuo pensiero personale, se vuoi…

A tutti voi che ci avete dato una possibilità nel 2022 vi ringrazio e faremo del nostro meglio per offrirvi la migliore musica che possiamo creare. Con un “pugno” emotivo faremo di tutto per mantenere le storie abbastanza coinvolgenti e interessanti, senza perdere le melodie che tutti voi sembrate amare.

Ci vediamo su “The Lion’s Road”, ciao!
Jesper “Jeppe” Lindberg

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