Heavy

Intervista Saxon (Biff Byford) 2025

Di Stefano Ricetti - 29 Gennaio 2025 - 8:33
Intervista Saxon (Biff Byford) 2025

Una carriera, mai interrotta, nata negli anni Settanta, che sinora ha portato a ventiquattro uscite ufficiali e migliaia di concerti in tutto il mondo: questi sono i Saxon, dallo Yorkshire, ambasciatori senza macchia e senza paura dell’heavy metal più tradizionale e tradizionalista, che si apprestano alla loro ennesima calata italiana nell’unica data ricompresa dentro l’Hell, Fire & Steel Tour, il prossimo  26 febbraio 2025 presso il Live Club di Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano. Qui di seguito la cronaca della nostra recente chiacchierata con Peter “Biff” Byford, cantante sin dagli inizi e unico membro della formazione originale rimasto.

Buona lettura

Steven Rich      

 

 

WHEELS OF STEEL

Il vostro “Hell, Fire & Steel tour” toccherà l’Italia per una sola data, al Live Club di Trezzo sull’Adda in provincia di Milano il prossimo mercoledì 26 febbraio 2025 e suonerete per intero “Wheels of Steel”. Oltre a essere l’album che vi “ha fatto diventare i Saxon”, è anche quello che dei vostri ha venduto di più nella storia?  

No, a livello mondiale quelli che hanno maggiormente venduto sono stati “Denim and Leather” e “Crusader”. In Italia permane invece imbattuto “Strong Arm of the Law”, che ha raggiunto vette ragguardevoli nelle  classifiche generaliste, nonostante noi fossimo una band heavy metal. Probabilmente godette anche del fatto che proprio a supporto di “Strong Arm of the Law” ci imbarcammo in un tour nel 1980/1981 e quella fu la nostra prima volta nel vostro Paese.

 

Saxon, Hell, Fire & Steel Tour 2025

 

Nel vostro comunicato ufficiale c’è scritto che oltre a tutti i pezzi di “Wheels of Steel” eseguirete anche brani tratti dall’ultimo album “Hell, Fire and Damnation” e altre hit. Fra queste hit vi sarà anche “Stallions of the Highway”?

(Risata!) Mmmhhh… penso faremo “Backs to the Wall”, dal primo album.  Oppure no, vedremo, comunque il ballottaggio sarà sicuramente fra “Stallions of the Highway” e “Backs to the Wall”, ma sappi che io preferisco quest’ultima… Ah,ah,ah!

 

Nel concerto al Live Club ci sarà anche la vostra aquila d’acciaio?

No, l’unica aquila che possediamo è quella gigantesca e pesantissima che utilizziamo generalmente nei grandi festival all’aperto. Non ne abbiamo un’altra, più piccola, per i locali al chiuso. Quindi proprio per questioni legate al peso e all’ingombro non ci è possibile farne uso nel tour che passerà da Trezzo.

 

Saxon Paul Quinn

Paul “Blute” Quinn

 

Dopo l’abbandono di Paul Quinn per il posto come chitarrista avevate in mente qualche altro candidato oltre a Brian Tatler oppure avete subito puntato su di lui?

Ci abbiamo pensato su un bel po’, non è stata una decisione presa in fretta, ma il candidato ideale per noi è sempre stato Brian Tatler, uno con il nostro stesso background, un chitarrista fatto su misura per i Saxon. Non vi è stata nessuna audizione con nessun altro, quindi, siamo andati dritti su Brian e lui ha accettato sin da subito.

 

Diamond Head Brien Tatler

Brian Tatler

 

In che rapporti siete rimasti con Paul Quinn? Collaborerà ancora con i Saxon in qualche modo?

Ottimi, ci siamo sentiti anche oggi. Rispettiamo la sua scelta, voleva staccarsi dall’heavy metal per esplorare altri ambiti musicali, ha un suo progetto ed è soddisfatto di quello che fa, senza lo stress che inevitabilmente richiedeva il fatto di essere nei Saxon, fra scadenze, tour e tutto quello che gira intorno a una band. Non escludo che possa tornare a suonare con noi dal vivo, in qualche occasione particolare. Paul comunque rimane e rimarrà “Saxon” per sempre, per noi ne fa ancora parte…

 

Forniscimi il titolo di tre canzoni di altre band che avresti voluto scrivere come Saxon. 

“Breaking the Law” dei Judas Priest, “Ace of Spades” dei Motorhead, “Smoke on the Water” dei Deep Purple e anche qualche pezzo dei Led Zeppelin.

 

Saxon, live 1979 con il “Warrior” backdrop sullo sfondo

 

Io sono la persona che anni fa, insieme con un altro grandissimo Saxon fan, Alessandro Pacella, una volta notato il backdrop “Saxon” con il guerriero – raffigurante la copertina del primo album – in vendita su E-Bay, abbiamo prontamente contattato il vostro manager di allora, Thomas Jensen affinché lo sapesse. La cosa è poi andata a buon fine nel giro di breve perché lo avete subito acquistato voi per poi utilizzarlo in tour, anche nelle date in Italia successive. Che fine ha fatto il backdrop? Lo utilizzerete ancora?

Quello con il guerriero, l’originale? È qui nel mio studio, se vuoi lo puoi comprare, stavolta! Ah,ah,ah! Scherzi a parte, probabilmente lo useremo ancora, non è grandissimo, è facile da trasportare, il problema è che è molto molto delicato: è un dipinto su tela a tutti gli effetti, vecchia maniera al 100% e adesso ha una certa età, ormai, risale alla fine degli anni Settanta.

 

Rolling Stone, Corso XXII marzo, Milano

 

Il famoso locale Rolling Stone a Milano, tanto caro anche a voi Saxon, è chiuso dal 2009, quindi da sedici anni. Al suo posto è stato eretto un condominio di dodici piani. Che ricordi hai di quel posto?

Il Rolling Stone mi è sempre piaciuto, ci abbiamo suonato varie volte, è un vero peccato che, come altri, non esista più. Lo consideravo uno dei posti ideali ove potersi esibire, sia per la band che per il pubblico. Poi aveva una capienza ragguardevole.

 

Anni fa asseristi che arrivaste vicino a sciogliervi per sempre nel periodo successivo all’album “Destiny”. Poi però la cosa rientrò. Quello è stato l’unico momento nella vostra carriera dove avete rischiato di chiudere per sempre oppure ve ne sono stati anche altri?   

Fu un periodo davvero travagliato, per noi, quello, segnato da cambi di line-up consistenti e problemi vari. Entrarono un nuovo batterista e un nuovo bassista che, nonostante gli inizi incoraggianti si dimostrarono nel tempo non adeguati ai Saxon. Ma non ci siamo arresi: abbiamo tirato fuori i coglioni, da buona band proveniente dalla working class e in modalità “Backs to the Wall” siamo tornati a essere quelli di un tempo. Altri momenti così bui non ne abbiamo più passati, fortunatamente, poi ovvio, viviamo anche noi gli alti e bassi normali e fisiologici tipici di qualsiasi altro gruppo.

 

Peter “Biff” Byford, 2025

 

Quali secondo te quali sono state le band più sopravvalutate della New Wave of British heavy metal e quali invece quelle più sottovalutate?

Band sopravvalutate? Secondo me nessuna! C’erano un sacco di gruppi fortissimi, in quel momento: Def Leppard, Iron Maiden e noi stessi e  meritavamo tutti quanti ampiamente il posto che ci eravamo conquistati. Di sottovalutate invece ce n’erano parecchie, questo sì: Tygers of Pan Tang, Blitzkrieg, Diamond Head, solo per elencarne tre. È altresì vero che non c’era posto per tutti a determinati livelli, fortunatamente noi ottenemmo quel grado di successo che ci permise di approdare al mainstream.

 

Come è andato il tour con i Judas Priest dell’anno passato?

Molto bene! Abbiamo suonato in grandi arene insieme, molto affollate, è stato un successo. Noi amiamo i Judas Priest, sono nostri grandi amici e nutriamo grande rispetto per loro. Ci accomuna l’attitudine “mai arrendersi e scrivere sempre musica per i fan”.

 

Hai qualche aneddoto da raccontare a riguardo?  

Nulla di particolare, il tour è stato lungo, le venue di grandi dimensioni, il clima fra noi era alquanto rilassato, cenavamo insieme e ci siamo scolati un po’ di boccali di birra con loro. Rob Halford molto spesso prima di salire sul palco passava nel nostro camerino e ci faceva i complimenti per lo show. D’altronde quando un tour è a certi livelli le situazioni sono scandite: bevi, mangia, suona, dormi, poi si fa un po’ di festa, ovviamente. È sempre un grande party che però si ripete ogni giorno.

 

Saxon, live 1983: Graham Oliver, Biff Byford, Steve Dawson

 

Parliamo ora di Steve Dawson: è stata anche per te un’autentica sorpresa venire a sapere dei fatti che lo hanno accusato e che poi hanno portato alla sua carcerazione o negli anni passati con i Saxon qualche segnale delle sue devianze era emerso?

Quando era con noi, da giovane, si è sempre comportato in maniera assolutamente normale, non ha mai dato adito a nessun sospetto di quel tipo. Nessuno si sarebbe potuto immaginare nulla del genere, insomma. Per noi ovviamente, quando abbiamo saputo, è stato un vero shock, una situazione del tutto inaspettata. Onestamente penso che sia impazzito, altra spiegazione non riesco a dare…

 

Russ North, il cantante dei Cloven Hoof, è morto il 2 di gennaio. Lo conoscevi di persona? Cosa ne pensi di lui come cantante?

No, non mi sovviene, potrei anche averlo incontrato a qualche concerto anni e anni fa ma la cosa è finita lì. Non sono addentro ai Cloven Hoof per poterti rispondere compiutamente.

 

Iron Maiden, live 1979 con il “Warrior” backdrop Saxon sullo sfondo,

Paul Di’Anno e Steve Harris

 

Invece Paul Di’Anno?

Conoscevo Paul, un grande cantante! Amo i primi due album degli Iron Maiden. Con loro abbiamo suonato tante volte, sia alla fine degli anni Settanta che dopo. Nel periodo della Nwobhm era facilmente intuibile che gli Iron Maiden con Paul Di’Anno alla voce avrebbero fatto una grande carriera. Ho avuto e avrò sempre un grande rispetto per Paul. Lo vidi per l’ultima volta e parlammo per un bel po’ insieme l’anno scorso, ad un festival.

 

Music Machine, Londra, calendario concerti 1979

20 agosto, HEAVY METAL NIGHT: Saxon, Iron Maiden, Witchfynde

 

Ritengo che tu, in totale controtendenza rispetto ai tuoi illustri colleghi canti meglio oggi che non nel 1983. Concordi? Se sì, qual è il tuo segreto?    

Non ci sono segreti. La voce è, come ogni altra parte del nostro corpo, una cosa che può funzionare bene per tanti anni piuttosto che no. E se non va è difficile “ripararla”. Io sono stato fortunato: la mia voce si è mantenuta bene nel corso degli anni, non fumo e se bevo evito di ubriacarmi marcio. Al momento ho un po’ di infezione alle vie respiratorie ma non crea problemi alle corde vocali. La voce è la voce: o c’è o non c’è! La tengo allenata, faccio esercizio, ma nulla di più. Concordo con te quando dici che adesso canto più potente che non negli anni Ottanta, ho imparato a farlo nel tempo. Suono la chitarra, le tastiere, scrivo musica, ma cantare è il mio vero amore, non c’è nulla da fare!

 

Biff e Lemmy, anni Novanta

 

I Saxon, a mio modo di vedere, sono stati gli unici in grado (ma soprattutto titolati a farlo) di raccogliere in un certo qual modo l’eredità musicale lasciata dai Motorhead. Cosa ampiamente confermata negli ultimi anni. Che ricordo hai di Lemmy?  

Lemmy è stato fondamentale per me, come musicista, ci siamo conosciuti nel 1979 e da lì abbiamo mantenuto la nostra amicizia ben cementata negli anni. E siamo ancora amici, anche se non è più  fra noi! Era come me su moltissime cose: la principale penso sia lo spirito indomito che ci anima, quello che non ci fa mai mollare, che porta a non arrenderci. Quando iniziammo a farci un nome, alla fine degli anni Settanta, ci vennero offerte molte possibilità ma non avemmo dubbi nel momento in cui si palesò l’opportunità di imbarcarci in un tour con i Motorhead. Fu la miglior decisione che potessimo prendere: i Motorhead erano una vera forza della natura, totalmente devastanti! Facemmo comunella sin da subito e iniziammo a prenderci per il culo come si fa fra amici. Lemmy è stato un grande amico, era uno che nutriva il massimo rispetto per i suoi fan, quando poteva non si è mai negato per un autografo o una foto, ha sempre dato consigli disinteressatamente e… aveva anche un debole per le belle signore. Ah ah, ah! Ha inoltre codificato quello che viene definito il rock’n’roll lifestyle.

 

Cos’è, per te, il successo?

Essere in grado, ancora oggi, di fare quello che facevo da ragazzo, cioè far parte di una band e suonare musica in giro per il mondo. Questo per me è il miglior regalo che la vita mi potesse offrire. Come Saxon abbiamo fatto bingo nel 1979 e non è ancora finita adesso, che siamo nel 2025!

 

 

Sei d’accordo con chi, come me, considera i Black Sabbath con il loro album omonimo gli inventori dell’heavy metal?

Domanda spinosa. È difficile rispondere in maniera secca e univoca. Probabilmente sì, perché è indiscutibile che l’heavy sound sia nato con i Black Sabbath ma è stata la combinazione fra loro e i Led Zeppelin a dar piena tonalità all’heavy metal tout court, per il tramite della carica rock’n’roll che hanno portato Robert Plant e soci. Ritengo Jimmy Page e Tony Iommi vicinissimi nella gerarchia dei più grandi chitarristi della storia.

 

Saxon, 2025

 

Quale la maggiore soddisfazione raggiunta in carriera con i Saxon e quale la maggiore delusione patita, sempre con i Saxon?      

La più grande soddisfazione è essere ancora qui a rispondere alle tue domande in qualità di musicista, andare in tour, scrivere nuova musica. La più grande delusione? Aver fallito l’ultimo step, cioè salire al gradino superiore, quello dei record raggiunto da Whitesnake e Iron Maiden, ad esempio. La stessa cosa la diceva anche Lemmy, riguardo i Motorhead. Con loro abbiamo fatto un ultimo tour in America ed è stato il nostro più grosso ed esteso negli Usa, ove abbiamo raccolto un gran successo. In America, comunque, abbiamo ancora numerosissimi fan.

 

Saxon, Hell, Fire and Damnation, 2024

 

Uscirà un nuovo vostro album dopo “Hell Fire & Damnation” (qui recensione) dell’anno scorso?

Stiamo già scrivendo nuova musica, dovremmo entrare in studio fra un anno, a gennaio del 2026 e l’album dovrebbe poi uscire lungo l’anno. Quando si ha l’ispirazione essa va cavalcata, subito, senza esitazioni, trasformandola in canzone.

 

 

Prossime vostre mosse? Puoi anticipare qualcosa?

La notizia è che non ci scioglieremo! Ah,ah,ah! È ancora presto per ritirarci! Abbiamo già fissato moltissime date dal vivo, in cantiere vi sono ancora un paio di video clip da realizzare riguardanti pezzi tratti da “Hell, Fire and Damnation” e poi, siamo gasatissimi in vista dell’imminenza dell’inizio dell’Hell, Fire & Steel tour.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti